3.2.1 Interventi della BCE
In uno scenario pandemico caratterizzato da forte discontinuità, gli intermediari finanziari sono stati chiamati a elaborare nuove strategie di business volte sia a salvaguardare la creazione interna di valore che a non aggravare esternamente la situazione di famiglie e imprese.
A tale proposito, i provvedimenti adottati alla BCE nel corso della pandemia hanno principalmente riguardato:
1. la flessibilità ad operare al di sotto del livello di capitale definito dal Pillar II, la possibilità di operare al di sotto del buffer di mantenimento del capitale (CCB, Capital Conservation Buffer) e di quello relativo al coefficiente di copertura della liquidità (LCR, Liquidity Coverage Ratio);
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2. un orientamento favorevole all’allentamento della riserva di capitale anticiclica da parte delle Autorità nazionali;
3. il rinvio degli stress test previsti per il 2020 per la riduzione dello stock dei crediti deteriorati;
4. nuovi incentivi per le banche europee a concedere prestiti alle PMI;
5. un elevato grado di flessibilità per quanto riguarda il trattamento dei crediti deteriorati (NPL, Non-performing Loans) sia in termini di classificazione in UTP (Unlikely To Pay) sia in termini di accantonamento a conto economico.
Sul fronte italiano, il Governo, al fine di tutelare la stabilità finanziaria, ha introdotto moratorie sui finanziamenti per fornire assistenza alle micro, piccole e medie imprese danneggiate dall’emergenza epidemiologica “COVID-19” garantendo la sospensione del pagamento della quota capitale delle rate dei finanziamenti a medio lungo termine fino a un anno. Sebbene al momento non siano ancora disponibili i dati esatti sulla richiesta di moratorie, è possibile, tuttavia, analizzare i risultati di recenti indagini statistiche relative alla domanda di credito. A tale proposito, la figura 3.2.1 mostra i dati in termini di variazione percentuale annuale dall’anno 2003 all’anno in corso. Dal 2019 al 2020 si nota come la domanda di credito sia in rapido aumento e si prevede, inoltre, una variazione positiva ulteriore nei prossimi mesi tale da superare la soglia dello scorso anno. L’indagine è stata condotta dalle banche centrali nazionali dei Paesi che hanno adottato la moneta unica in collaborazione con la Banca Centrale Europea34.
Fig. 3.2.1: Variazione in % della domanda di prestiti e linee di credito da parte delle imprese, escludendo le normali oscillazioni stagionali.
34 Al momento per l'Italia partecipano le capogruppo di dieci gruppi creditizi: i responsabili del credito sono chiamati a esprimere valutazioni sia sugli andamenti del trimestre trascorso sia sulle prospettive per quello successivo.
-200,00 -150,00 -100,00 -50,00 0,00 50,00 100,00 150,00 200,00
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020
VARIAZIONE
ANNO
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Fig. 3.2.2: Domande per le moratorie nel corso del 2020.
3.2.2 Gestione del credito
Le banche italiane sono state chiamate a gestire gli impatti del COVID-19 su tre differenti direttrici:
1. La pianificazione strategica del credito e dei Non Performing Loans
Per quanto attiene ai processi di pianificazione del credito e dei NPL si è reso necessario per le banche analizzare gli impatti derivanti dal Coronavirus sulle dinamiche attese del proprio portafoglio crediti, stimando gli effetti sui flussi di nuovi default e sulle performance di recupero e regolarizzazione. Inoltre, nel rispetto delle norme regolamentari, si è reso necessario analizzare la resilienza alla crisi di ciascuna controparte in modo da mitigare l’eventuale declassamento del rating laddove necessario: a tale scopo sono stati modificati i criteri tradizionali di attribuzione del rating alle controparti senza comunque incorrere in modifiche sostanziali (soggette a un iter di approvazione presso l’Autorità di Vigilanza con tempistiche non compatibili alla celerità della reazione richiesta per affrontare gli effetti della crisi pandemica). A tale proposito, i dipartimenti di Risk Management sono stati chiamati a una serie di analisi di sensitivity essenziali per guidare l’attività creditizia sulla base di evidenze “risk driven”, e per mitigare gli impatti della crisi sul capitale, sul bilancio e sul business. In particolare, sono stati introdotti:
valutazioni di scenari, da condurre ad esempio mediante l’infrastruttura utilizzata per lo stress test regolamentare e per l’ICAAP, al fine di individuare gli effetti sul bilancio in un’ottica integrata tra conto economico e stato patrimoniale;
analisi settoriali e geografiche, idealmente basate su modelli di portafoglio, per identificare in maniera tempestiva i segmenti del portafoglio creditizio più impattati, per poi fornire indicazioni da fattorizzare nelle politiche creditizie e nelle strategie di tutela delle esposizioni già in essere;
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analisi finalizzate a verificare con precisione il beneficio sui requisiti patrimoniali delle garanzie pubbliche sulle prime perdite, utili al pricing delle nuove erogazioni che saranno fondamentali per favorire una pronta ripresa economica.
In un’ottica di medio-lungo termine, inoltre, in considerazione della previsione di aumento dei tassi di default per effetto del rallentamento del ciclo economico, le banche italiane dovranno aggiornare i propri piani e le proprie “NPL strategy”, includendo differenti scenari di stress per analizzare gli effetti della crisi e gli impatti sul proprio portafoglio crediti e naturalmente sul conto economico e sul capitale.
Le politiche di concessione
Con riferimento alle politiche di concessione, le banche italiane dovranno giocare un ruolo importante, da un lato sostenendo specifici settori e filiere produttive, dall’altro lato cercando di ottimizzare il proprio profilo di rischio. In questo contesto, l’inclusione di elementi forward looking (a tale proposito si faccia riferimento alla figura 3.2.1.1) implementati nel corso della pandemia, risultano di fondamentale importanza nella definizione delle proprie strategie creditizie per poter affrontare la sfida imposta dall’attuale quadro di riferimento.
Fig. 3.2.2.1: Rappresentazione temporale dei sistemi di gestione del credito
I processi di monitoraggio e di recupero del credito
Per quanto riguarda i processi di monitoraggio e recupero del credito, le banche italiane si sono attivate per incrementare l’efficienza dei sistemi di early warning, soprattutto sui settori più impattati dalla crisi. Nei mesi futuri, le banche dovranno anche saper valutare gli impatti dell’emergenza COVID-19 sui bilanci e sui piani dei propri debitori con particolare riferimento alle aziende di maggiori dimensioni. Sarà opportuno per le banche attivare
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specifiche analisi di “stress” e di “sensitivity” sulle proiezioni finanziarie delle aziende per valutare gli scenari prospettici e gli effetti del Coronavirus sulla sostenibilità del credito e sull’eventuale necessità di avviare opportuni interventi gestionali. Sarà, quindi, necessario rafforzare i presidi di monitoraggio, cercando di cogliere le anomalie creditizie strutturali (ovvero già in essere e non strettamente correlate all’emergenza COVID), dalle anomalie contingenti “COVID-related”, per attivare specifiche azioni di tutela del credito e di concessione di facilitazioni creditizie alla clientela rispetto agli ordinari iter di gestione del credito anomalo. Sarà, inoltre, necessario rafforzare i modelli di early warning attraverso l’inclusione di dati alternativi da affiancare alle informazioni tradizionali per anticipare ulteriormente gli effetti degli scenari di deterioramento.