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10. Caratteristiche del lavoro svolto ad un anno dalla laurea di primo livello

10.3. Efficacia della laurea nel lavoro svolto

Oltre il 40% degli occupati già ad un anno dal titolo di primo livello dichiara di svolgere un lavoro per il quale la laurea è almeno efficace27 (ovvero “molto efficace” o “efficace”, Graf. 17). Sono soprattutto i laureati delle professioni sanitarie e dei gruppi insegnamento ed educazione fisica a dichiarare la maggiore efficacia del titolo (rispettivamente 85%, 61% e 59%). Al contrario, per i laureati dei gruppi geo-biologico e letterario il titolo conseguito non è affatto efficace: dichiara infatti che la laurea è poco o addirittura per niente efficace per il lavoro svolto, rispettivamente, il 69% e 58% degli occupati.

Il titolo risulta maggiormente efficace per coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il conseguimento della triennale (è almeno efficace per 51 occupati su cento) rispetto a quanti, invece, proseguono l’attività lavorativa iniziata durante gli studi universitari (28 su cento).

Graf. 17 Laureati di primo livello 2009-2013 degli Atenei emiliano-romagnoli occupati ad un anno:

efficacia della laurea nel lavoro svolto per fruizione di borsa di studio (valori percentuali)

* Il totale comprende anche i laureati con anno di immatricolazione diverso dall’a.a. 2007/08.

40,3 41,1 45,4

26,7 25,7 19,3

33,0 33,2 35,3

0% 20% 40% 60% 80% 100%

TOTALE ER*

senza borsa di studio con borsa di studio

immatricolati  2007/08

molto eff./efficace abb. efficace poco/per nulla eff.

Elaborazione tratta dal precedente Rapporto, riportata per agevolare il confronto con i dati più recenti qui illustrati.

Graf. 17a Laureati di primo livello 2009-2011 degli Atenei emiliano-romagnoli occupati ad un anno:

efficacia della laurea nel lavoro svolto per fruizione di borsa di studio (valori percentuali)

* Il totale comprende anche i laureati con anno di immatricolazione diverso dall’a.a. 2007/08.

Fonte: ER.GO, AlmaLaurea (a cura di), Servizi per il Diritto allo Studio in Emilia-Romagna: performance universitarie ed esiti occupazionali dei laureati, Febbraio 2014.

Analogamente, si osservano forti differenze tra chi lavora solamente (la laurea è almeno efficace per il 47% degli occupati) e quanti hanno deciso di coniugare studio e lavoro (25%), coerentemente con la natura delle attività svolte da questi ultimi.

Risulta particolarmente interessante valutare distintamente le due componenti dell’efficacia, ovvero l’utilizzo delle competenze acquisite all’università e la richiesta, formale e sostanziale, del titolo. Ad un anno dal titolo, il 35% dei laureati di primo livello dichiara un utilizzo elevato delle competenze acquisite durante gli studi, mentre il 36% un utilizzo contenuto; il restante 29% dichiara invece di non utilizzare affatto le conoscenze apprese nel triennio universitario. Sono in particolare i laureati delle professioni sanitarie e dei gruppi educazione fisica e insegnamento a sfruttare maggiormente quanto hanno appreso all’università (le percentuali di chi dichiara un utilizzo elevato sono, rispettivamente, pari a 71%, 54% e 49%). Per quanto riguarda la seconda componente dell’indice di efficacia, il 23% degli occupati dichiara che la laurea di primo livello è richiesta per legge per l’esercizio della propria attività lavorativa, a cui si aggiunge un ulteriore 13% secondo cui il titolo non è formalmente richiesto per legge ma di fatto necessario. Per il 37% degli occupati la

40,8 43,0 48,9

26,9 24,6 17,8

32,3 32,4 33,3

0% 20% 40% 60% 80% 100%

TOTALE ER*

senza borsa di studio con borsa di studio

molto eff./efficace abb. efficace poco/per nulla eff.

immatricolati 2007/08

laurea è comunque utile, mentre per il restante 27% non è né richiesta né utile per il lavoro svolto. Il titolo risulta richiesto per legge in particolare per i laureati delle professioni sanitarie (78%) e insegnamento (37%), mentre è di fatto necessario per oltre un quarto dei laureati dei gruppi scientifico ed educazione fisica.

Ancora una volta le differenze dipendono fortemente dalla prosecuzione dell’attività lavorativa iniziata prima della laurea, lavori generalmente non coerenti con gli studi, nonché dagli studi magistrali. Dichiara infatti di utilizzare in misura elevata le competenze apprese all’università solo un quarto di coloro che proseguono il lavoro iniziato prima della laurea, contro il 43% di chi ha iniziato a lavorare dopo il conseguimento del titolo. Contemporaneamente, le percentuali di coloro che non utilizzano affatto le competenze sono rispettivamente pari a 36% e 22%.

Analogamente, dichiara un utilizzo elevato delle competenze apprese solo il 22% di coloro che coniugano studio e lavoro e ben il 40% degli occupati impegnati esclusivamente in un’attività lavorativa.

A ciò si aggiunge anche una diversa necessità (formale e sostanziale) del titolo, che risulta richiesto per legge o di fatto necessario per quasi la metà degli occupati che hanno iniziato a lavorare dopo la laurea (è meno di un quinto per coloro che proseguono il lavoro iniziato prima degli studi).

Tale percentuale raggiunge il 42% tra chi si dedica esclusivamente ad un’attività lavorativa (è un quinto tra chi è impegnato anche negli studi magistrali).

Il titolo conseguito risulta almeno efficace per 45 borsisti su cento, +4 punti percentuali rispetto ai non borsisti: tale differenza dipende, tuttavia, dalla diversa consistenza nei due collettivi delle esperienze di lavoro durante gli studi e della prosecuzione degli studi di secondo livello. Tra i borsisti che hanno iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo di primo livello, infatti, l’efficacia del titolo sale al 60% (+8,5 punti percentuali rispetto ai non borsisti); contemporaneamente, sale al 59% (+9,5 punti rispetto ai non borsisti) tra i borsisti che si dedicano esclusivamente al lavoro.

La maggiore efficacia del titolo per i borsisti è confermata per entrambe le componenti dell’indice: utilizzo delle competenze apprese all’università e richiesta, formale e sostanziale, del titolo. Rispetto al primo elemento, ad un anno dalla laurea, il 38% dei borsisti dichiara un utilizzo elevato delle competenze acquisite durante il percorso di studi (contro il 35,5% dei non borsisti), mentre solo il 30% un utilizzo ridotto (è il 35% tra i colleghi senza borsa). Ma è soprattutto rispetto alla seconda componente che i due collettivi si differenziano in termini di efficacia del titolo; tra i borsisti infatti il 30% degli occupati dichiara che la laurea di primo livello è richiesta per legge per l’esercizio della propria attività lavorativa, a cui si aggiunge un ulteriore 12% di occupati per i quali il titolo non è richiesto per legge, ma di fatto necessario. Tali quote riguardano rispettivamente il 24%

e 13% dei non borsisti. Ancora una volta, ciò dipende anche dalle diversa composizione dei due collettivi rispetto alla prosecuzione del lavoro iniziato prima degli studi nonché degli studi magistrali.

L’introduzione del numero di anni di fruizione della borsa di studio permette anche in questo caso di evidenziare alcune differenze all’interno del collettivo dei borsisti. Coloro che hanno ottenuto la borsa di studio per almeno tre anni consecutivi dichiarano una lieve maggiore efficacia della laurea rispetto ai colleghi che ne hanno usufruito solo il primo anno: il titolo risulta almeno efficace rispettivamente per il 44% e il 42% degli occupati. In questo caso risulta particolarmente interessante quanto dichiarato da coloro che hanno ottenuto la borsa per i primi due anni di studio: la laurea risulta efficace per il 55% degli occupati. Ciò è legato, almeno in parte, al fatto che all’interno di questo collettivo si osserva una forte presenza di laureati delle discipline sanitarie, per i quali sono note la forte coerenza tra titolo di studio e tipo di lavoro svolto.

10.4. Determinanti dell’efficacia del titolo nel lavoro svolto ad un anno dalla laurea per i laureati