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ALTERNATIVI SCELTI PER CONFRONTO

8. ANALISI DI INVENTARIO, MODELLAZIONE SCENARI DI RISCALDAMENTO DOMESTICO A BIOMASSA

8.2 Modellazione Scenario di Riscaldamento domestico con stufa innovativa a

8.2.4 Efficienza ed emission

Secondo quanto riportato in letteratura (European Commission, 2009 [34;35]) una stufa innovativa alimentata a legna, con tempo di vita di 35 anni, presenta un’efficienza media del 60%, contro il 47% di una comune stufa tradizionale, pertanto si è modellato il processo e di conseguenza le emissioni in funzione di tale parametro.

105 8.2.5 Percentuale di ceneri e loro trattamento

Il quantitativo di ceneri influenza principalmente la loro fase di smaltimento, la quale può presentare o meno impatti sull’ambiente. La percentuale di ceneri prodotta dipende sia dalla tecnologia utilizzata sia dal combustibile impiegato. Nel nostro caso varie tipologie di legname hanno quantitativi differenti, pertanto per una valutazione oggettiva e sommaria dei possibili impatti sono state seguite le linee guida riportate nel documento BIOCEN-Gestione e

valorizzazione delle ceneri di combustione nella filiera Legno-Energia Regione Lombardia,

redatto dal Comitato Termotecnico Italiano e Regione Lombardia nel 2004. In esso si esplicita chiaramente che per una prova di massima, riguardo alle ceneri, si può assumere una percentuale attorno al 3% della massa iniziale di legna. Ovviamente ciò non toglie che maggiori approfondimenti possano indicarne un quantitativo più vicino alla realtà. Per quanto riguarda il destino finale delle ceneri sono stati ipotizzati due scenari: il primo in cui il 50% venga incenerito ed il restante 50% sparso nei campi; mentre nel secondo scenario tutto il quantitativo prodotto sarà inviato all’inceneritore. I motivi che hanno condotto a tale confronto ed i risultati vengono riportati nel paragrafo Interpretazione dei danni-Analisi di contributo.

106 8.2.6 Possibilità di sfruttare sfalci da potature

Negli ultimi tempi si sta consolidando una nuova risorsa, quella derivante da sfalci di potature e ramaglie. In particolare tale opportunità sta emergendo grazie ad un incremento della sensibilità ambientale, che sta investendo le amministrazioni comunali. Di fatti la tendenza è rivolta al raggiungimento di una nuova filiera città legno energia in cui si privilegia il recupero, ovvero si dà la possibilità al verde urbano, derivante dalla periodica manutenzione, di avere un nuovo impiego elargendo i suoi effetti positivi anche al termine del ciclo di vita. Ovviamente per riuscire a modellare un corretto scenario in cui si vada a sostituire il combustibile legna, da approvvigionamento locale, con altro materiale di “scarto” a chilometri zero sarà indispensabile un quadro legislativo di riferimento.

Ad ora la classificazione di questi sfalci da potatura non è ben chiara, di fatti nella parte IV, del D.lgs. 152/2006, l’articolo 184 comma 2, che si riferisce alla classificazione dei rifiuti

urbani, include anche i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali. Nel 2010 sono state introdotte due norme (n. 129 e la n. 205) che recano misure urgenti in materia di energia e disposizioni per le energie rinnovabili modificano in parte il D.lgs. 152/2006. L’elenco dei rifiuti urbani non subisce alcuna modifica, ma vengono date delle linee guida per poter classificare tali sfalci come sottoprodotto. Ovviamente,

qualora non siano soddisfatti tutti i requisiti, i materiali vegetali provenienti da sfalci e potature di manutenzione del verde pubblico e privato non rientrano nella definizione di “sottoprodotto” ma si devono classificare a pieno titolo come rifiuti. Queste

considerazioni giuridiche non possono essere generalizzate, ma si dovrà procedere con una verifica accurata caso per caso dello scenario a cui ci si trova di fronte, altrimenti si rischia di cadere in errore. Risulta azzardato, infatti, per produttori e detentori classificare a priori gli sfalci come sottoprodotti, senza legarli ad un precisa filiera o contesto di riferimento. Anche nell’articolo La filiera città-legno-energia Nuove forme di gestione ecosostenibile del verde

urbano (Colucci et al., 2010), gli autori propongono che venga incentivato un simile sistema,

in grado di chiudere il ciclo e portare dei benefici ai consumatori. Come riportato nel lavoro i fini ultimi a cui possono sottostare questi sfalci sono molteplici, dal compostaggio alla produzione di pannelli, dal cippato alla legna da ardere. In Italia, secondo i dati ISPRA, nel quadriennio 2003-2007 vi è stata una diminuzione del 6,7% degli sfalci smaltiti in discarica, mentre la frazione di essi destinata all’utilizzo come fonte di energia è aumentata dallo 0,1 allo 0,4%. Questa netta differenza è dovuta all’elevata percentuale di sfalci e ramaglie che attualmente vengono recuperati mediante il processo di compostaggio. In questo modo vengono valorizzati e possono essere gestiti come sottoprodotti e non più come rifiuti, poiché

107 hanno un utilizzo ben definito ed un valore economico, dettato dalle esigenze di mercato. Non è da escludere però che alcuni Comuni meno attrezzati non predispongano piani per il compostaggio, o non siano in grado di trattare rifiuti verdi. In questo caso gli sfalci e le ramaglie non si potrebbero più classificare come sottoprodotti, poiché necessariamente dovrebbero essere catalogati come veri e propri rifiuti. In quanto tali e conoscendo lo stato dell’arte delle tecnologie italiane, probabilmente il metodo che verrebbe impiegato per il loro smaltimento sarebbe il conferimento in discariche controllate. Tale soluzione risulta ormai ampiamente superata, poiché comporta impatti rilevanti sull’ambiente e sula salute umana. Di seguito viene rappresentato un grafico che mostra il contributo percentuale dei singoli processi sul totale.

Figura 40 Punteggio percentuale dei processi sul totale

Come mostra l’ultima colonna, colorata in verde, gli impatti associati al conferimento in discarica di tali sfalci si aggirano attorno al 10% del totale. Per questo motivo, probabilmente, nel caso in cui la valorizzazione attraverso compostaggio non fosse possibile, sarebbe preferibile sfruttare questo “rifiuto” per uno scopo più nobile. Ad esempio per la produzione di energia termica. Ovvero si potrebbe ipotizzare uno scenario alternativo nel quale essi vengano rivenduti alla popolazione locale, per essere sfruttati come combustibile dedicato al riscaldamento domestico. Ovviamente per far ciò è necessario prendere le opportune precauzioni, in modo da evitare che l’impiego come combustibile risulti svantaggioso. Prima fra tutte è la distanza tra l’approvvigionamento e l’impianto di produzione di energia, nel nostro caso le abitazioni, che non dovrebbe superare i 40 km affinché vi possa essere convenienza economica (Colucci et al., 2010 ). Altro aspetto, forse più importante, sono le caratteristiche chimico fisiche del combustibile, come il contenuto di umidità e la densità, che

0 10 20 30 40 50 60 Hardwood, standing, under bark, in forest/RER U Softwood, standing, under bark, in forest/RER U

Processi rimanenti Disposal, wood untreated, 20% water, to sanitary landfill/CH U Perc e n tu al e d i p u n tegg io si n gol o Processi

108 influiscono pesantemente sul P.C.I. (potere calorifico inferiore), parametro fondamentale per valutare l’energia sprigionata da 1 kg di combustibile. Normalmente le falciature sono caratterizzate da legna relativamente “fresca” avente un elevato tenore di umidità percentuale e di conseguenza un più basso potere calorifico inferiore.

Tabella 14 Tenore idrico e potere calorifico di differenti tipologie di legname [62]

In prima approssimazione abbiamo considerato che il PCI del legno fresco di taglio risulti la metà rispetto a quello della legna essiccata per più anni, pertanto, nel caso in cui si decidesse di riscaldare un’abitazione esclusivamente con sfalci di potatura, probabilmente il quantitativo in tonnellate/anno raddoppierebbe passando da 2,76 a 5,52 t. Questo dato di certo provocherebbe ulteriori impatti sul consumo di territorio adibito alla coltivazione di legname, in più un incremento di combustibile si tradurrebbe in un aumento nelle emissioni, pertanto avendo sotto mano questi dati è opportuno valutarne caso per caso la fattibilità.