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– Elementi costitutivi e di finitura dell’organismo edilizio

art. 22 Coperture

1. Nelle tipologie edilizie di valore storico:

a. il rifacimento del manto di copertura deve riproporre la tipologia tradizionale o la conformazione delle falde esistenti o documentate, salvo le necessarie modifiche utili all’adeguamento della componente edilizia alla regola dell’arte, normative, standard ambientali e tecnica costruttiva contemporanea;

b. è ammesso esclusivamente l’impiego di coppi in laterizio di fattura tradizionale con la disposizione cosiddetta “alla sarda”, composta da filari concavi e convessi alternati; è comunque vietato l’impiego di materiale diverso dal laterizio, di tegole piane o di forme diverse da quelle tradizionali;

c. nei rifacimenti del manto di copertura è obbligatoria la riutilizzazione, per quanto possibile, di coppi “sardi” di recupero per il manto superiore, utilizzando nuovi coppi solo per la formazione dei canali;

d. l’orditura della struttura portante deve essere realizzata in legno; sistemi che prevedono l’utilizzo di solai in latero-cemento potranno essere adottati purché siano fatti salvi gli aspetti geometrici e formali propri della tipologia edilizia storica di riferimento;

e. è consentito il posizionamento di lucernai in copertura, purché sempre giacenti nel piano della falda; negli edifici a un solo piano fuori terra i lucernai sono ammessi solo nella falda che prospetta verso l'interno dell'isolato a meno che i lucernai piani siano invisibili dalla strada e la collocazione sia funzionale all’utilizzo di spazi abitativi indispensabili.

2. In tutti i Centri Matrice la realizzazione di abbaini e cartelle può avvenire esclusivamente nei prospetti posteriori degli edifici, al fine di consentire l’accesso e realizzazione di terrazzi/ spazi tecnici.

3. La copertura a tetto piano è consentita solo quando si dimostri che sia compatibile con la tipologia dell’edificio, ad esclusione degli edifici di tipologia tradizionale e di quelli ricompresi negli Organismi Storici e nelle QUS; è consentita la realizzazione di terrazze praticabili a copertura parziale dell’edificio esclusivamente nei prospetti

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posteriori.

4. Nelle ricostruzioni, nelle sopraelevazioni e nei rifacimenti totali delle coperture non afferenti alle tipologie edilizie di valore storico o ad edifici specialistici:

a. la pendenza massima non deve essere superiore al 35%;

b. le coperture devono essere a falda singola, a capanna e a paglione, realizzate a gronda e colmo costante;

c. per gli edifici con facciata allineata allo spazio pubblico, in caso di presenza di falde di copertura, la pendenza della falda deve essere sempre perpendicolare allo spazio pubblico.

art. 23 Attacco tetto-muratura

1. L’attacco del tetto alla muratura caratterizza formalmente i prospetti degli edifici, oltre a rivestire fondamentale importanza per lo smaltimento delle acque meteoriche e per la protezione della muratura della facciata.

2. Nelle tipologie edilizie di valore storico le soluzioni ammesse sono le seguenti:

a. attraverso tegole sporgenti dal filo del muro, prolungando semplicemente i coppi che formano i canali oltre il filo della muratura;

b. attraverso un canale di gronda contenuto all’interno del cornicione di coronamento e muretto d’attico;

c. In considerazione dell’importanza di allontanare le acque meteoriche dalla facciata si consente, in casi eccezionali, l’utilizzo del canale di gronda in lamiera sagomata con modanatura semplice o a sezione circolare, dipinto nei colori utilizzati per gli elementi decorativi (cornici e cornicioni), collocato al di sotto dei canali laterizi sporgenti in facciata.

3. In tutti i Centri Matrice in nessun caso è consentita la realizzazione di aggetti delle falde di copertura, in quanto non riconosciuti come elementi costruttivi tradizionali.

Nel caso di edifici che possiedano tali aggetti, questi devono essere sostituiti dalle soluzioni riportate al comma 2, in conformità alle caratteristiche delle eventuali tipologie edilizie di valore storico di appartenenza.

art. 24 Canali di gronda e pluviali

1. Nelle tipologie edilizie di valore storico:

a. quando la soluzione adottata è quella che prevede lo sbalzo dei coppi canale, rispetto al filo della facciata, tale soluzione deve essere realizzata a stillicidio diretto o con gronda interna, con sottostante cornice a modanatura semplice riportata con sagome a mano;

b. quando la soluzione adottata è quella che prevede l’introduzione del cornicione, tipico dell’affaccio del prospetto su strada, l’acqua viene raccolta in un canale interno al muretto d’attico e quindi convogliata, a mezzo di un coppo canale, al pluviale in rame o in materiale metallico delle colorazioni della facciata, di sezione

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circolare, passando per un “bicchiere” a imbuto anch’esso in rame oppure con tubo a gomito rifinito da apposito collare; il sottostante cornicione viene realizzato con modanature di malta riportate con sagome a mano.

2. All’interno dei perimetri dei Centri Matrice:

c. i pluviali vanno posizionati di norma all’esterno delle murature portanti e lungo i fronti esterni degli edifici;

d. il tratto terminale dei pluviali, per un’altezza da terra non inferiore a 1,50 metri, deve essere realizzato in ghisa;

e. i pluviali devono essere collegati direttamente ai collettori stradali interrati, se esistenti;

f. il posizionamento e l’andamento dei discendenti pluviali deve essere rispettoso dei caratteri architettonici e compositivi della facciata e coerente con i medesimi; in linea generale, i discendenti pluviali devono essere posizionati secondo una linea verticale alle estremità della facciata;

g. ogni qualvolta si debba procedere alla sostituzione di canali di gronda e pluviali, devono essere conservati e restaurati, ove presenti, gli elementi accessori e decorativi tipici quali cicogne, rosoni, gocciolatoi, imbuti; qualora questi siano irrecuperabili devono essere sostituiti con elementi analoghi in rame, ferro o ghisa;

h. è consento il posizionamento canali di gronda esterni come descritto all’art. 23 punto 2 c) e secondo le indicazioni del “Quaderno per gli interventi nei centri matrice”

art. 25 Comignoli e canne fumarie

1. Nelle tipologie edilizie di valore storico e laddove non siano previsti interventi di demolizione parziale o totale, è obbligatoria la conservazione integrale dei comignoli nei quali siano rilevabili elementi costruttivi riferibili a tecniche tradizionali (cotto e laterizio intonacato a calce). Quando per l’accentuato stato di degrado ciò non fosse possibile, essi devono essere ricostruiti in maniera fedele, conservandone le forme e impiegando gli stessi materiali e tecniche costruttive.

Eventuali variazioni delle dimensioni e del posizionamento sono consentite previa dimostrazione delle reali necessità funzionali e in relazione alle esigenze di tutela ambientale.

2. Nelle tipologie edilizie di valore storico la costruzione di nuovi comignoli è ammessa solo con l’uso di forme e finiture tradizionali e previa verifica del corretto inserimento nel manufatto.

3. Sono ammesse canne fumarie costituite da condotti in acciaio o altro materiale estraneo alla tradizione locale nei soli cavedi completamente interni all’edificio e sempre che risultino del tutto invisibili dall’esterno.

4. I torrini esalatori devono riproporre le forme e i materiali dei comignoli. È in ogni caso vietato nelle tipologie edilizie di valore storico, l’impiego di torrini prefabbricati in cemento, fibrocemento, acciaio o altro materiale estraneo alla tradizione locale che non sia rivestito in muratura a riproposizione delle forme dei comignoli

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tradizionali.

5. La canna fumaria dovrà essere intonacata e tinteggiata dello stesso colore della facciata o degli elementi decorativi.

art. 26 Fondazioni e basamenti

1. Nelle tipologie edilizie di valore storico o in quelle che devono essere ad esse ricondotte:

a. dove le strutture di fondazione e il basamento sono in muratura mista di pietrame locale a pezzatura variabile e laterizio o in muratura di laterizio e possiedono, nella maggior parte dei casi, angolari o ammorsature in pietrame squadrato, gli eventuali interventi di integrazione e ripristino di elementi mancanti o gravemente deteriorati, devono essere realizzati usando gli stessi materiali e lavorazioni similari a quelli esistenti;

b. al fine di proteggere il basamento dalla risalita capillare dell’acqua, è ammesso intervenire, verificando l’esistenza del vespaio e del suo perfetto funzionamento, realizzando un taglio della muratura con interposta guaina impermeabilizzante o realizzando scannafossi drenanti, pavimentazioni esterne permeabili o vespai aerati;

c. il basamento deve essere intonacato con malta di calce finita a frattazzo, dell’altezza opportuna e proporzionata all’organismo edilizio; lo spessore è solitamente superiore a quello della muratura sovrastante, così da formare una sporgenza.

2. In tutto il perimetro dei Centri Matrice non sono ammessi zoccolature o rivestimenti superficiali del basamento tramite placcaggio, decorazioni con mattoni faccia vista, materiale lapideo o altro.

3. Sono ammessi rivestimenti in intonaco tipo bugnato o a ricorsi per l’intera altezza del piano terra, se documentati per l’edificio oggetto di intervento.

art. 27 Murature

1. Nelle tipologie edilizie di valore storico deve essere conservata e riproposta la muratura tradizionale, realizzata con i mattoni crudi (ladrìni) o muratura di laterizio, o in alcuni casi con muratura mista di pietrame locale squadrato o a pezzatura variabile e laterizio. Qualora fosse di difficile applicazione l’utilizzo dei materiali tipici della tradizione costruttiva locale, è consentito utilizzare materiali e tecnologie diversi (laterizi e poroton), con attenzione alla compatibilità dei materiali introdotti rispetto a quelli esistenti e con l’uso del linguaggio proprio delle tecnologie tradizionali

art. 28 Paramenti murari

1. Nelle tipologie edilizie di valore storico non sono ammessi:

a. rivestimenti superficiali tramite placcaggio, decorazioni con mattoni faccia vista, materiale lapideo o altro;

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b. cornici, mostre e decorazioni di conformazione estranea alle tipologie riconosciute e documentate;

c. la demolizione degli intonaci per lasciare il paramento murario faccia a vista e la rimozione dell’intonaco anche da singoli elementi.

art. 29 Intonaci

1. In tutto il perimetro dei Centro Matrice per gli edifici appartenenti alle tipologie edilizie di valore storico:

a. sono esclusi i leganti cementizi, a favore di malte di calce naturale, anche con utilizzo di intonaci “premiscelati”;

b. è vietata la realizzazione di intonaci o rivestimenti plastici di qualsiasi genere, di tipo graffiato, bugnato, spruzzato, spugnato o a stucco o comunque atipico;

c. è vietata, inoltre, l’intonacatura parziale della facciata con bordi non lineari o obliqui;

d. l’intonaco dovrà essere realizzato secondo le tecnologie tradizionali, che non prevedono l’uso delle guide e dei paraspigoli, che irrigidisce l’aspetto della superficie muraria e conferisce all’edificio un aspetto estraneo al contesto.

2. Nelle tipologie edilizie di valore storico, in caso di risanamento e rifacimento dell’intonaco, si deve recuperare ogni particolare che costituisca documento dell’evoluzione storica dell’edificio e salvaguardare e/o ripristinare eventuali cornici o altre modanature plastiche tradizionali realizzate in intonaco.

art. 30 Cornici, cornicioni ed elementi decorativi

1. Nelle tipologie edilizie di valore storico, le cornici che contornano le bucature delle facciate, i cornicioni, le fasce marcapiano e gli elementi decorativi devono essere reintegrati o realizzati ex novo utilizzando i modelli e le tecnologie costruttive tradizionali, con l’uso di particolare attenzione alle proporzioni utilizzate, che devono essere calibrate rispetto all’edificio di appartenenza; le rifiniture superficiali devo essere realizzate con rasatura in malta di calce e pitturate con pitture a base di calce o ai silicati con cromatismi di tonalità più chiara rispetto al resto dell’organismo edilizio.

2. Qualora le cornici delle bucature appartenessero alla tipologia più arcaica, che presenta stipiti, architravi (anche decorati) e davanzali in pietra arenaria, queste possono rimanere a vista o possono presentare una leggera scialbatura, e devono essere riquadrate con l’intonaco come da esempi contenuti nel Quaderno.

3. Nelle tipologie edilizie di valore storico tali elementi decorativi, qualora originali, devono essere conservati o riproposti, con modelli coerenti con il tipo edilizio di riferimento, ed essere improntati a semplicità stilistica e sobrietà decorativa,

art. 31 Tinteggiature

1. La tinteggiatura della facciata costituisce una finitura imprescindibile dell’organismo

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edilizio. Essa si configura quale superficie di sacrificio che protegge l’intonaco e la muratura sottostante, che può essere ripristinata ciclicamente. Inoltre, è indispensabile elemento del decoro dell’edificio e della quinta urbana.

2. La tinteggiatura della facciata e in generale di tutti gli elementi architettonici e decorativi dell’edificio, deve essere realizzata secondo criteri unitari di coloritura.

3. La coloritura deve essere eseguita uniformemente, evitando tinteggiature parziali.

4. In linea generale, nelle tipologie storiche, gli interventi di tinteggiatura delle facciate dovranno prevedere la diversificazione cromatica per gli elementi architettonici e decorativi (lesene, cornici, cornicioni, davanzali, marcapiani, infissi, inferriate, zoccolature, ecc.).

5. In tutto il perimetro dei Centri Matrice:

a. le coloriture delle facciate devono essere eseguite con tecniche compatibili con l’intonaco sottostante;

b. negli edifici appartenenti alle tipologie edilizie di valore storico, le pitture dovranno possedere caratteristiche di traspirabilità, trasparenza e velatura, pertanto sono da evitare finiture al quarzo, a base di resine epossidiche o poliuretaniche, che non garantiscono una permeabilità al vapore adeguata, o silossaniche che non possiedono la giusta profondità e semitrasparenza, mentre andranno privilegiate le pitture a base calce e ai silicati;

c. sono escluse le pitture con finitura del tipo “spugnato” e “anticato dilavato” e quelle da stendere con tecniche a spatola o graffiati in genere;

d. la modalità di coloritura della facciata può contribuire a integrare nel contesto gli edifici incongrui, a tale scopo in tali edifici si dovranno utilizzare colori di gradazione chiara per l’intero organismo edilizio, con scelta di cromatismo tono su tono per gli elementi decorativi (lesene, cornici, cornicioni, davanzali, marcapiani, infissi, inferriate, zoccolature, ecc.).

art. 32 Colori ammessi

1. I colori e le modalità di coloritura (combinazione dei diversi colori) ammessi per le classificazioni edilizie ed in generale per tutti i manufatti e superfici verticali prospettanti sullo spazio pubblico, quali facciate di edifici principali, muri di cinta o perimetrali e volumi tecnici, sono indicati nel “Quaderno per gli interventi nei centri matrice”, in particolare nella “Tavolozza dei colori”.

2. L’uso di colori e modalità di coloritura differenti da quelli ivi riportati è consentito solamente qualora se ne documenti adeguatamente la coerenza con criteri di restauro filologico.

art. 33 Elementi in metallo

1. Nelle tipologie edilizie di valore storico, gli elementi in metallo dei prospetti quali grate di finestre, ringhiere, roste dei sopraluce e i piccoli elementi di arredo (ferma imposte, anelli, ecc.), se originari, devono essere conservati.

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2. In caso di documentato degrado o assenza dell’elemento, ne è ammessa la sostituzione o il reintegro con altri di tipologia, materiale, forme e colori simili e tipici del contesto (vedi “Quaderno per gli interventi nei centri matrice”).

3. In caso di edifici di nuova edificazione, che si conformano alle tipologie edilizie storiche, gli elementi in metallo dovranno possedere materiali, forme e colori tipici delle stesse.

art. 34 Aperture

Nelle tipologie edilizie di valore storico le soluzioni caratterizzanti delle aperture sono:

1. Portoni e ingressi carrabili

Le soluzioni riconoscibili come di valore storico sono le configurazioni geometriche a forma rettangolare con architrave rettilineo intonacato, oppure con arco a tutto sesto o ribassato a tre centri, con stipiti e conci talvolta costituiti da blocchi in materiale lapideo a vista o intonacato. Gli architravi in cemento armato, introdotti dagli anni ‘30 del ‘900, che presentano dei piccoli sguinci alle estremità, sono entrati a far parte del linguaggio tradizionale e possono essere riproposti per le nuove edificazioni.

Il portale deve essere corredato da portone in legno a due ante, con disegno semplice, con possibilità di inserire sulle ante una piccola porta per il passaggio pedonale. Sono presenti nella tradizione costruttiva anche i portoni in lamiera metallica e telaio in ferro pitturati. (vedi “Quaderno per gli interventi nei centri matrice”).

Sono ammissibili portoni con sistema basculante a un’anta, purché riconducibili nel disegno dell’infisso alle casistiche indicate nel “Quaderno di riferimento per gli interventi nei Centri Matrice ” e con apertura non sporgente sulla strada, ma ricompresa entro la sagoma dell’edificio.

2. Porte, finestre e porte finestre

Le conformazioni riconoscibili come di valore storico, sono quelle di forma rettangolare con sviluppo verticale e rapporto altezza/larghezza molto snello.

La porta d’accesso e le finestre dell’abitazione sono proporzionate alla tipologia di appartenenza. Nelle case di minime dimensioni si riscontrano spesso aperture con dimensioni ridotte sia in altezza che in larghezza. Le proporzioni delle porte propongono un rapporto tra larghezza e altezza pari a circa 0,55 e 0,45. Le porte possono avere un sopraluce soprastante presente nella muratura, oppure incluso nel vano della porta, al di sopra dell’infisso o presentare delle aperture nelle riquadrature superiori delle ante.

Le finestre possiedono proporzioni variabili a seconda dell’evoluzione della tipologia di riferimento. Nelle case più arcaiche, che presentano piccole aperture, la proporzione tra larghezza e altezza è di circa 0,66, che può scendere a 0,77 nel caso di finestrelle ai piani superiori; nelle case più recenti di tipo classicista, le aperture sono più ampie e le proporzioni delle finestre possono essere variabili tra 0,66 e 0,55.

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art. 35 Infissi e sistemi di oscuramento

1. Fermo restando l’obbligo di procedere prioritariamente al recupero dei serramenti di valore storico esistenti, i nuovi infissi devono essere in legno, tinteggiati secondo le indicazioni della “Tavolozza dei colori” del “Quaderno per gli interventi nei centri matrice”; colorazioni differenti sono consentite previo accertamento della effettiva storicità del colore.

2. Nel rifacimento dei serramenti esterni degli edifici appartenenti alle tipologie storiche, da realizzarsi in legno, devono essere mantenute le forme e i materiali propri della tradizione costruttiva locale, che presenta riquadrature sovrapposte e scuri posti all’interno del serramento. La sezione dei telai e delle ante deve essere mantenuta il più possibile simile a quella originaria, compatibilmente con il rispetto delle normative vigenti afferenti il risparmio energetico; a questo proposito è opportuno procedere con la coloritura delle canaline di contorno dei vetri camera, negli stessi colori dell’infisso, allo scopo di minimizzane l’impatto visivo; le guarnizioni in gomma devono essere scelte con colori il più possibile simili a quelli dell’infisso. E’richiesta l’uniformità cromatica e materica tra infissi e scurini.

3. Nel caso siano presenti e/o documentati infissi e serramenti in metallo di pregio o comunque originari e propri dell’epoca di realizzazione degli edifici, tali elementi vanno ripristinati e salvaguardati.

4. Particolare attenzione deve essere rivolta alla salvaguardia e riproposizione della ferramenta degli infissi storici, quali cardini, arpioni, bandelle, squadrette, maniglie, cremonesi, spagnolette e chiavistelli.

5. Tutti gli infissi esterni di un edificio devono avere medesima tinta e tonalità.

6. Per i sistemi di oscuramento degli edifici appartenenti alle tipologie storiche sono ammessi esclusivamente scurini interni dello stesso colore della finestra;

7. Gli infissi e serramenti esterni (portelloni e avvolgibili) in legno, PVC e in alluminio finto-legno, ammessi per le tipologie edilizie recenti, devono essere realizzati nel rispetto delle tabelle cromatiche comprese nel “Quaderno per gli interventi nei centri matrice”; sono comunque vietate le veneziane esterne e i vetri a specchio.

Capo II – Altri elementi caratterizzanti i fronti sullo spazio

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