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marzo 1994 fu emessa la sentenza del commissario regionale per il riordinamento degli usi civici in Abruzzo, D’Aloysio Ugo, 65 in merito

Nel documento La Grotta a Pereto (L Aquila) (pagine 59-88)

IO SONO L’IMMACOLATA CONCEZIONE

Il 16 marzo 1994 fu emessa la sentenza del commissario regionale per il riordinamento degli usi civici in Abruzzo, D’Aloysio Ugo, 65 in merito

59 Partita 81 dal titolo: I beni dell’Abbazia Curata di S. Salvatore goduta dalla Mensa Vescovile dei Marsi.

60 Foglio 21, particella 40.

61 ARCO, delibera del 17 novembre 1979, numero 51: Vertenza Comune Pereto Abazia Curata S. Salvatore.

62 ARCO, delibera del 21 giugno 1980, numero 35: Proposta transazione Curia Vesco-vile.

63 Sentenza dell’anno 1994.

64 Sentenza dell’anno 1994.

all’occupazione della Grotta. Questa sentenza è citata in alcune parti della presente pubblicazione con la dicitura Sentenza anno 1994.

La sentenza stabiliva definitivamente che tutta l’area (Grotta, Casa del pellegrino e terreno circostante) era di proprietà comunale (Demanio).

Questa decisione scaturiva dal fatto che, secondo quanto riportava il ver-bale dell’anno 1956, l’area era stata intestata erroneamente alla Abbazia Curata, mentre in realtà era adibita a pascolo del bestiame. Così la Casa del pellegrino, essendo costruita su terreno demaniale diventò di pro-prietà del comune di Pereto.66

Si racconta che don Enrico avrebbe potuto acquistare la Grotta, Casa del pellegrino e terreno circostante versando un controvalore stimato in di-versi milioni. Don Enrico, o chi per lui, doveva trovare questi soldi per riprendere quanto “confiscato” dal Demanio. La cifra era enorme per quell’epoca, non per l’importo, ma per le possibilità economiche dei fe-deli del paese. Non fu possibile recuperare la somma e per questo l’area ed il fabbricato realizzato divennero di proprietà dell’amministrazione comunale.

Sulla “confisca” da parte del Demanio di quanto realizzato, don Enrico non si diede pace. Fu una controversia legale durata 17 anni, dal 1977 al 1994. In compenso la Grotta non fu demolita; fu concesso il culto in quest’area e così fu negli anni a seguire.

66 Sentenza dell’anno 1994.

Anno 1979: Cartoncino stampato

Figura 60 - Cartoncino anno 1979, fronte e retro

In occasione del Cenacolo del Movimento Sacerdotale Mariano, svolto il giorno 9 ottobre 1979, don Enrico fece stampare un cartoncino, all’in-terno del quale vi sono riportati un inno ed una sua composizione poe-tica.67 L’inno è una parte di quello riportato a pagina 36 e da questo car-toncino si ricava che la musica e le parole furono scritte da don Enrico.

Nella prima pagina è mostrata una foto della Grotta e nell’ultima è ripor-tata il testo inciso della lapide di Figura 24.

È possibile che questo cartoncino sia stato stampato per raccogliere fondi dai fedeli in merito alla controversia della Grotta (vedi capitolo prece-dente).

67 Entrambi inediti.

Anno 1980, 11 maggio: Celebrazione dei 25 anni

Figura 61 - Volantino per i 25 anni della Grotta

Nell’anno 1980 ricorreva il venticinquesimo anno di inaugurazione della Grotta. Per l’evento don Enrico fece stampare un volantino (Figura 61) che ripercorre a grandi linee la storia della Grotta. Di seguito è trascritto integralmente il testo del volantino in quanto riporta date, considerazioni e lo spirito per cui don Enrico aveva realizzato questo luogo.

li 31-3-1980 Parrocchia del SSmo Salvatore

Con tanta gioia, mista ad un sentimento di delusione e di tristezza vengo ad avvisare, con la presente, tutti i miei parrocchiani e tutti i paesani che l’11 maggio prossimo, (seconda Domenica di Maggio), intendo festeg-giare le NOZZE D’ARGENTO della costruzione e della consacrazione della GROTTA DI LOURDES, eretta nel territorio della Parrocchia del SSmo Salvatore (ANNO 1955).

La festa sarà eminentemente e solamente SPIRITUALE; e consisterà, es-senzialmente, nella preparazione individuale e Parrocchiale alla RIN-NOVAZIONE DELLA CONSACRAZIONE ALL’IMMACOLATA, PRO-MULGATA, nel lontano 1955, PER BOCCA DEL SINDACO DI AL-LORA SIGNORINA PIA VICARIO, DAVANTI A MONS. DOMENICO VALERI, AMBEDUE DI VENERATA MEMORIA, NELLA CHIESA PARROCCHIALE DEL SSmo SALVATORE.

Nella mia esperienza di ben 42 anni di Sacerdozio, trascorsi ininterrot-tamente e tutti nel servizio di Parroco (8 anni a Scanzano di Sante Marie, e i rimanenti 34 nel mio paese nativo) ho constatato chiaramente che non sono le pompe esteriori e chiassose (quando non sono peccaminose, come ormai succede da troppi anni nei nostri paesi) delle feste Patronali, ad onorare degnamente Dio e i Santi che il popolo si è scelto come pa-troni e protettori attraverso i molti secoli di vera e autentica fede.

La rinnovazione di questa nostra consacrazione all’Immacolata deve ri-cordarci l’essenza del nostro cristianesimo, veramente vissuto giorno per giorno … E, data la difficoltà di questo ideale di vita, è ottima cosa ricordare che come Gesù è Via-Verità e Vita per andare al Padre, così la Madonna è Via, Verità e Vita che ci conduce a Gesù. PER MARIAM

AD IESUM. Vi do un esempio classico; e tutto da meditare, di ciò che è la CONSACRAZIONE. Eccolo: come la consacrazione del pane e del vino nella S. Messa tramuta la sostanza del pane e del vino in CRISTO VIVO E VERO, così la nostra consacrazione rinnovata a Maria deve tra-mutare la nostra freddezza e la nostra poca fede in un perenne servizio di fede, speranza e di carità che bruci tutte le scorie della nostra povera vita di ogni giorno, per diventare veri figli dell’Immacolata; e questo sarà la certezza per la salvezza dell’anima nostra e la rinnovazione del paese intero.

Avrei da dire ancora qualche cosa di poco piacevole per la Grotta di Lourdes, ma chiudo tutto nel mio cuore amareggiato e … rinnovo, nel segreto del mio cuore, la consacrazione del luogo e della Grotta, e dei miei ideali giovanili e sacerdotali, chiudendoli nel cuore della Grande Madre che mi ha voluto suo sacerdote.

Sono sicuro che il trionfo finale sarà della Madonna; ed io sarò felice, perché la Grotta di Lourdes è la cosa più bella e pulita della mia povera vita. Auguro a tutti una buona e Santa Pasqua.

E vi scrivo il mio ARRIVEDERCI ALLA NOSTRA BELLA GROTTA DI LOURDES, L’UNDICI MAGGIO – LA BENEDIZIONE DELL’IMMA-COLATA DISCENDA SU TUTTI, E RIMANGA, DOLCISSIMA IN TUTTI I CUORI.

Aff.mo Don Enrico Penna

Il giorno 11 maggio 1980 ci fu la celebrazione presso la Grotta per i ven-ticinque anni di costruzione della stessa.

Anno 1982, 4 ottobre: Monumento a San Francesco d’Assisi

Don Enrico ebbe un'altra idea, quella di realizzare un monumento a San Francesco d’Assisi, il santo povero, patrono dell’Italia. Nell’anno 1982 ricorrevano 800 anni dalla nascita del santo.

Volle farlo erigere in prossimità della Grotta. Il tema ricorrente era la carenza di soldi, le idee c’erano. Per questo volle creare un comitato com-posto da tutti i Francesco di Pereto. Così raduno Toti Francesco Chec-chino, Iacuitti Francesco Checco ‘e Bacurru, Sciò Francesco Checco il pompiere, Meuti Francesco Bucadinu, Vendetti Francesco Checco ‘e Maria ‘e Camilla, Iadeluca Francesco Checco ‘e Boccone, Staroccia Francesco Franco ‘e Pitrucciu u barrista.68

Ognuno di questi si tassò per £ 100.000. Meuti Francesco Bucadinu e Toti Francesco Checchino raccolsero i soldi per la realizzazione da parte di chi intendesse contribuire alla realizzazione del monumento. Con le varie offerte raccolte o pervenute fu raccolto poco più di un milione. Il resto della spesa per la realizzazione dell’opera la coprì don Enrico. Fu-rono preparati dei manifesti per l’occasione ed affissi. 69

Dondini Luigi Boss con il suo camion prese tre lastre di travertino dalle cave di Tivoli e le portò a Pereto. A Giammarco Angelo Angelo ‘ e Ovi-dio fu commissionata una lastra di bronzo con incisa la figura di San Francesco d’Assisi, mentre Meuti Pierluigi Scialuppa comprò a Roma le lettere in bronzo che furono utilizzate per comporre delle scritte sulle la-stre di marmo. La lastra di bronzo fu portata a Pereto da Toti Checchino.

I tre blocchi di travertino furono collocati all’interno di un’aiuola soprae-levata e recintata. I lavori di installazione furono eseguiti da Camerlengo Domenico Modugno. Nel blocco centrale fu apposta la lastra con San Francesco (Figura 62). Sul blocco di sinistra si trova la scritta:

PERETO 4-10-1982

68 Elenco estratto dalla lista dei contribuenti.

69 Documentazione fornita da Meuti Pierluigi.

Figura 62 – Monumento a San Francesco d'Assisi, anno 2020

Figura 63 - Monumento a San Francesco: inno, anno 2020

Nel blocco di destra (Figura 63) sono apposti dei caratteri in metallo che recano la seguente dedica, estratta dal Cantico delle creature scritto da San Francesco.

LAUDATO SI MI SIGNORE PER SORA LUNA ET LE STELLE IN CELU L’AI FORMATE CLARITATE

ET PREZIOSE ER BELLE LAUDATO SI MI SIGNORE

PER FRATE VENTO ET PER AERE ET NUBILO ET

SERENO ET ONNE TEMPO PER LO QUALE A LE TUE

CREATURE DAI SUSTENTAMENTO

Figura 64 - Monumento a San Francesco: recinzione, anno 2002

L’area fu recintata con una rete metallica e fu posto un cancello per per-mettere l’accesso all’interno (Figura 64).

In Figura 65 sono mostrati i bozzetti realizzati da Giammarco Angelo per pro-durre il modello.

Figura 65 - Bozzetti dell'opera

Il complesso fu inaugurato nel 1982 alla presenza del vescovo dei Marsi, monsignor Terrinoni Biagio. Anche in questa occasione don Enrico non si smentì. Molti giovanotti del paese si avvicinarono al vescovo e mentre questi salutavano il vescovo, lui a mezza bocca diceva al vescovo: Tutti comunisti, tutti comunisti, questo per indicare alcuni giovani che gli ave-vano creato dei problemi con la storia della recinzione. Per l’occasione don Enrico predispose un inno che fu intonato per l’inaugurazione.

INNO PER LA INAUGURAZIONE DEL MONUMENTO A S. FRANCESCO (Si canta sull’aria di: SI VA TUTTI SULLE CIME)

A messer FRATE FRANCESCO VERA COPIA DEL SIGNOR, se konfano gloria e onore e le laudi de l’amor Nel suo vivido splendor … ma Tu al Sol passi davante, Serafino del Signor.

Sii laudato o San Francesco, quando in cielo nasce il sol;

sii laudato dalle stelle, rinascenti al sol che muor!

Sìì laudato quando il vento va correndo appresso al sol:

e quando urla il suo tormento tra le gole del MORRON!

Per sora acqua sii laudato perché è chiara come TE, perché casta e profumata … vera immagine di TE!

O Messer Frate Francesco Te cerchiamo tutti ancor … Te sentiamo palpitare

Nel silenzio, in fondo al cuor … nel profumo delle viole

Fra le nuvole nel ciel … Al di là di Frate Sole, che s’illumina di te Tu c’illumini la notte, quandom a sera, insieme a te, nel silenzio delle cose

Ti preghiamo: non sia vano Questo nostro camminar … E .. Tu prendici per mano Finché il mondo durerà.

Quanta attesa! … Quanto ancora Nell’oblio noi vivrem

della tua luce aurora,

vero Araldo del GRAN RE! … Questo mondo non si è schiuso! … Questo mondo è chiuso ancor …

… Noi vorremmo un bel cantuccio Sì! … Vicino al tuo bel cuor! …

Perché … questo è PARADISO:

camminare insieme a Te … perché questo è paradiso:

tutti giungere con TE! …70

Iannola Carlo Carlo professore tenne il discorso ufficiale in merito a quest’opera e a questa manifestazione. Di seguito il testo della relazione.

In Assisi, esattamente 800 anni fa, l’anno 1182 nasceva S. Francesco, non solo il più illustre cittadino di quella bella città umbra, ma uno dei più illustri di tutta l’Italia e del mondo intero. Gli otto secoli di storia francescana, infatti, costituiscono un patrimonio spirituale e culturale che non appartiene soltanto ai suoi figli e continuatori o soltanto alla nostra piccola Italia, ma interessa anche la storia e la civiltà dell’uma-nità in generale.

Ci viene spontanea allora la più famosa domanda dei Fioretti rivolta da frate Leone a Francesco: Perché a te tutto il mondo viene dietro?

Perché ancora oggi tanta ammirazione e venerazione, tanto entusiasmo tributati a S. Francesco da tutto il mondo, e particolarmente dalle gene-razioni più giovani?

Quali ragioni possono spiegare e giustificare il fascino e la simpatia di S. Francesco? Non si tratta secondo noi di popolarità fatta di devozione semplice e cieca, bensì di venerazione profonda, di ammirazione sentita e disinteressata, di commozione umana verso un santo, che non distri-buisce miracoli, ma fa ad ognuno il miracolo di trovare se stesso.

S. Francesco, crediamo, è il personaggio storico, il santo che ha inter-pretato con intuizione insuperabile il bisogno di liberazione dell’uomo

70 Documento fornito da Meuti Pierluigi.

moderno; ha scoperto la sua esigenza profonda di semplicità ed essen-zialità e il desiderio perenne di ritornare alla creazione pura, quale è uscita dalle mani di Dio: “Laudato si mi Signore per tutte le tue crea-ture”.

Quanta luce può derivarci ancora oggi da questo faro! Guardiamo a Francesco, torniamo spiritualmente ad Assisi e meditiamo per un po’

sulla vita e sulle virtù del santo: potrebbe essere la cura migliore per ricostruire la nostra personalità, e per ridare forza e luce al nostro mondo sconvolto.

Il più evidente aspetto del messaggio di S. Francesco, il più tipico e a prova di secoli, è la gioia, Chiunque lo avvicini e interroghi la sua storia, i suoi scritti, tutta la sua esperienza umana, è colpito soprattutto dalla gioia che risiede nei suoi pensieri, nelle sue scelte.

Scrive Tommaso da Celano, nostro conterraneo, e primo biografo del santo: “Francesco si studiava di conservare la gioia sia interiormente che esteriormente”.

“E siano fra loro lieti” è uno dei primi precetti che dette Francesco ai frati come segno della loro identità umana ed evangelica. La gioia di Francesco è la felicità di credere, di vivere: consiste in quella sapienza del cuore che fa tornare come fanciulli: esperienza che sarà fatta propria da personaggi come Giovanni XXIII, Don Orione, Madre Teresa.

L’esperienza della povertà è in Francesco il modello più arduo e sedu-cente del suo e nostro tempo, “Chi possiede molti beni, dice un giorno il santo, ha bisogno di armi per difenderli e così nascono le guerre”. La povertà e l’umiltà diventano così nel poverello di Assisi un segno e un progetto di pace. Per questo può nascere il saluto, che da allora vuole dire veramente un ribaltamento di valori: il saluto “pace e bene”. Il bene nasce a tutti solo dalla pace.

Nella Preghiera semplice Francesco pronuncia “dov’è odio, ch’io porti amore – dov’è guerra ch’io porti pace …”. Madre Teresa di Calcutta e molti indù e sembra lo stesso Gandhi recitavano e recitano spesso questa

preghiera. Il progetto di Gandhi è lo stesso di Francesco, quello cioè della pace, della non violenza.

Nel cercare, scoprire, adorare e seguire Cristo, Francesco non separa mai da lui il mondo stesso, il Creato. Il rapporto tra lo spirito e il corpo, vissuto in modo nuovo e originale portò il santo ad instaurare un dialogo fraterno con tutte le creature, animate e inanimate, che popolano l’uni-verso.

Il Cantico delle Creature è la somma in chiave poetica e giullaresca della fede francescana, ne è la testimonianza più bella ed eloquente e tende a ricongiungere gli uomini con tutte le creature e, gli elementi stessi, in un coro perenne di lode al Creatore. Leggere il cosmo alla luce del Vangelo, senza inquinamenti, guidò Francesco a godere della estasi di fronte allo spettacolo della natura e sviluppare una profonda simpatia con le cose.

Egli è consapevole della ambiguità morale delle realtà terrene e dello stesso corpo umano, dovuta al cattivo uso fatto dall’uomo. Tuttavia tale ambiguità non dà diritto a guardare con pessimismo le creature le quali sono belle, caste, preziose e utili, rivelatrici di Dio.

“Laudato si mi signore per sora nostra matre terra – la quale ne sustenta et governa et produce diversi fructi con coloriti fiori et erbe”.

Bisogna riconoscere che un buon apporto al recupero delle realtà terre-stri è stato merito proprio del Francescanesimo. Anche nelle creature più piccole, quelle che vivono per terra, sotto i nostri piedi, Francesco scorgeva la presenza di Cristo.

A tutti oggi è nota la voce allarmistica degli uomini di scienza di fronte alla catastrofe ecologica che minaccia di distruggere questo nostro pia-neta. Pian piano stanno sorgendo gruppi e iniziative tendenti alla tutela dell’ambiente. Ma c’è ancora molto da fare. L’atteggiamento di France-sco, mistico cantore della natura, deve illuminare l’uomo di oggi, l’umile uomo della strada e il governante, ed educarlo ad un sapiente rapporto con la natura. S. Francesco, il santo del Cantico delle Creature, amico del mondo, del cosmo, il contrario totale degli avvelenatori dell’acqua,

dell’aria, della “madre terra”, che già dal 18 giugno 1939 era stato pro-clamato patrono d’Italia, è stato propro-clamato dal papa Giovanni Paolo II patrono della Ecologia e degli Ecologi.

Abbiamo ancora bisogno di S. Francesco dice Giovanni Paolo II e in un impeto di preghiera si rivolge al santo con queste accorate parole: “Tu che hai portato nel tuo cuore le vicissitudini dei tuoi contemporanei, aiu-taci ad abbracciare le vicende degli uomini della nostra epoca, i difficili problemi sociali, economici e politici; i problemi della cultura contem-poranea, tutte le sofferenze dell’uomo di oggi, i suoi dubbi, le sue nega-zioni, i suoi sbandamenti, le sue tensioni, i suoi complessi, le sue inquie-tudini.”

Ora è sorto questo meraviglioso monumento, opera dello scultore Angelo Giammarco, e frutto della lodevole iniziativa di Don Enrico Penna e di un gruppo di amici di Pereto molti dei quali hanno in sorte di portare il nome di Francesco; tutti questi amici di S. Francesco non sono rimasti insensibili al fervore delle celebrazioni francescane che si stanno svol-gendo in tutta Italia e nel mondo intero. Non poteva più mancare qui nel territorio di Pereto un monumento dove una tradizione viva e affermata vuole che il santo abbia poggiato i suoi passi quando andava per il mondo a fare la sua predicazione e a diffondere i suoi figli.

Immaginiamo Francesco presso le nostre umili popolazioni predicare come scrive Tommaso da Celano: “con parlare semplice ma con cuore magnifico, edificando i suoi uditori, i grandi e piccoli. La sua parola era come fuoco ardente che penetrava nel profondo del cuore, destando l’ammirazione di tutti.”

Noi non possiamo fare altro che ringraziare chi ha contribuito material-mente e moralmaterial-mente alla realizzazione di questa opera.

Saremo per sempre grati al loro entusiasmo poiché hanno donato a noi presenti, e a tutte le generazioni che verranno, un monumento di rifles-sione e di meditazione di fronte all’immagine del santo del Cantico delle Creature, ogni volta che ci soffermeremo in questo meraviglioso angolo

del paesaggio peretano e ogni volta che trascorreremo veloci su questa strada che conduce nelle nostre verdi e incontaminate montagne.

Figura 66 - San Francesco al santuario

Da segnalare che nel 1997 Giam-marco Angelo Angelo ‘ e Ovi-dio donò ai frati del santuario della Madonna dei Bisognosi il modello da cui poi Angelo fece la colata in bronzo per l’opera realizzata nel 1982.

Questo modello fu murato sulla parete di fondo dell’ingresso del convento (Figura 66), dove si trova ancora oggi.

Anno #: La fine del Mondo

Segni di invecchiamento di don Enrico si mostrarono quando disse di aver avuto un sogno premonitore che un certo giorno ci sarebbe stata la fine del Mondo attraverso un violentissimo terremoto. Un veggente, un certo frate Gino, gli sarebbe apparso in sogno segnalando questo evento.

Si sarebbe salvato solo chi pregando la Madonna si sarebbe trovato in prossimità della Grotta.

Don Enrico sparse la notizia ai suoi fedeli. Risultato che lui, la perpetua ed alcuni anziani del paese si rifugiarono presso la Grotta.

Avendo avuto notizia dell’imminente cataclisma, alcuni ragazzi del paese la stessa notte si recarono alla Casa del pellegrino, dove don Enrico ed i seguaci avevano preso rifugio per la notte, e cominciarono a gettare dei sassi contro le persiane dell’abitazione, facendo schiamazzi con trombe, bastoni, barattoli. All’interno si sentiva la voce: Eccoiu, eccoiu,

… è la finazione ‘egliu Munnu, è la finazione ‘egliu Munnu.71

Il giorno dopo … la fine del Mondo non c’era stata. Lo scherzo fatto a don Enrico ed ai suoi seguaci è ancora vivo come ricordo in paese.

Anno 2002: Sopralluogo

Nell’anno 2002 furono scattate da me alcune foto della Grotta. Sono state inserite in questa ricerca per mostrare poi come alcuni particolari sono cambiati nel tempo.

Figura 67 - La Grotta, anno 2002

Figura 68 - Nicchia con statuetta, anno 2002

La Figura 67 nostra l’interno della Grotta. La Figura 68 nostra la nicchia, posizionata ai piedi del tronco della campana, con dentro la statuetta di San Giuseppe. Questa statua inizialmente si trovava presso l’abitazione

La Figura 67 nostra l’interno della Grotta. La Figura 68 nostra la nicchia, posizionata ai piedi del tronco della campana, con dentro la statuetta di San Giuseppe. Questa statua inizialmente si trovava presso l’abitazione

Nel documento La Grotta a Pereto (L Aquila) (pagine 59-88)

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