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Encefalomielite Aviare

3. Malattie Virali

3.5 Encefalomielite Aviare

L’encefalomielite aviare (AE) è una malattia infettiva di natura virale che colpisce principalmente i pulcini, fagiani, quaglie e tacchini e come dimostrato recentemente anche il piccione. E’ caratterizzata da atassia e tremore, specialmente a carico della testa e del collo; per questo è chiamata spesso “tremore epidemico”. Nessuna importanza per la salute pubblica è stata attribuita a questa malattia. L’Encefalomielite Aviare ha avuto una grande importanza economica per l’industria avicola nei primi anni ’60 quando non era ancora diffuso l’uso dei vaccini (Toplu et al., 2004) (Calnek et al., 1997).

Storia.

• Jones ha osservato per primo la AE, nel 1930, in pulcini Rhode Island Red di 2 settimane d’età colpiti da tremore.

• Nel 1931 sono stati osservati altri due episodi in pulcini di 1 e di 4 settimane d’età, allevati in differenti aziende, ma provenienti dallo stesso allevamento di riproduttori; questi soggetti presentavano sia tremori che atassia.

• Durante i successivi 2 anni (1932-33) è stato osservato un crescente numero di episodi in Connecticut, Maine, Massachusetts e New Hampshire che hanno portato AE ad essere qualificata come “ malattia della Nuova Inghilterra”.

• Nel 1934, Jones ha riprodotto la malattia in pulcini suscettibili mediante inoculazione endocerebrale (IC) di filtrati di materiale cerebrale prelevato da soggetti ammalati spontaneamente. Comunque è stato solo dopo il 1950 che Schaaf ha riportato il primo successo nel controllo della malattia con la vaccinazione.

• La epizoologia di AE è stata chiarita da Calnek e coll. nel 1960. A questo è seguita subito dopo la preparazione di un vaccino orale che ha posto le basi del controllo moderno dell’infezione negli allevamenti commerciali (Calnek et al., 1997).

• Ad oggi AE è diffusa in tutto il mondo.

Eziologia.

Il virus dell’Encefalomielite Aviare (AEV) appartiene alla famiglia Picornaviridae, la classificazione all’interno della famiglia è ad oggi ancora in fase di studio; precedentemente questo virus apparteneva al genere Enterovirus, ma da studi recenti è stata messa in evidenza la somiglianza con virus dell’Epatite A, per cui attualmente AEV si trova nel genere Hepatovirus. Questo virus presenta genoma RNA, senza envelope, diametro 20-25 nm (Marvil et al, 1999) (ICTV, 2009) (Zanella, 2005).

Figura 10-Picornaviridae (Fonte: www.musee-afrappier.qc.ca)

Il virus è resistente all’etere, al cloroformio, a pH acido (pH3), mentre è sensibile ai più comuni disinfettanti; viene inattivato dal calore a 56° in 6 ore (Asdrubali et al, 1996). Nessuna differenza antigenica sostanziale è stata apparentemente rilevata nei vari isolati, ma solo due differenti patotipi (neuro- ed enterotropo) (Zanella, 2005). Uno di questi, rappresentato dai ceppi di campo, è enterotropo. Tali ceppi infettano rapidamente il pollo per via orale e si diffondono con le feci; inoltre sono relativamente non patogeni tranne che per i polli sensibili infettati per via verticale o mediante una precoce trasmissione orizzontale, in cui provocano sintomi nervosi. La forma nervosa della malattia può verificarsi nel caso di una infezione sperimentale provocata con inoculazione intracerebrale di polli sensibili.

I ceppi adattati agli embrioni costituiscono l’altro patotipo: quello neurotropo. Questi virus sono altamente neurotropi e provocano gravi sintomi nervosi in seguito ad inoculazione intracerebrale (incidenza invariabile) o per le vie parenterali come la sottocutanea o la intramuscolare (incidenza variabile). Tali ceppi inoltre non provocano infezione quando sono somministrati per via orale eccetto per le dosi molto alte e non si diffondono per via orizzontale. L’adattamento può essere fatto dopo passaggi multipli in embrioni di pollo privi di anticorpi, probabilmente come

conseguenza di una selezione dei mutanti di laboratorio. Il ceppo adattato più comunemente usato è il ceppo VR, passato ripetutamente nel pollo per inoculazione intracerebrale. Il ceppo VR presenta già il fenotipo dei ceppi adattati quando viene prima inoculato in embrioni dopo 150 passaggi nel pollo.

Entrambi i patotipi possono replicare in embrioni derivati da un allevamento sensibile, ma ceppi naturali non causano segni evidenti o lesioni anatomo- patologiche. Del resto i ceppi adattati sono patogeni per gli embrioni, poiché causano distrofia muscolare ed immobilizzazione dei muscoli dello scheletro. Il virus è stato riscontrato nel cervello di embrioni infettati, 3-4 giorni dopo la inoculazione (PI) ed il picco del titolo fu osservato 6-9 giorni PI. Le lesioni istopatologiche negli embrioni infetti con il ceppo virale adattato all’uovo, erano contraddistinte da encefalomalacia e distrofia muscolare e risultavano uniformi nelle caratteristiche, ma variabili nella intensità ed ubicazione. Le alterazioni muscolari erano rappresentate principalmente da rigonfiamento eosinofilico e necrosi, da frammentazione e perdita della striatura delle fibre interessate, con rara proliferazione del sarcolemma e infiltrazione di eterofili. Le alterazioni neurali erano caratterizzate da grave edema locale, gliosi, proliferazione vascolare e picnosi(Calnek et al., 1997).

Il virus può essere propagato nel pulcino, nelle uova embrionate di pollo provenienti da allevamenti suscettibili e in differenti colture cellulari. I polli e gli embrioni devono provenire da allevamenti sensibili tranne nel caso in cui è prevista la inoculazione intracerebrale. Numerose vie di somministrazione sono state utilizzate, tuttavia quella considerata la via di elezione è la somministrazione nel sacco del tuorlo. Le lesioni anatomo-patologiche si osservano solo nel caso dei ceppi adattati. Tannok e Shafren hanno riconsiderato numerosi lavori riguardanti la propagazione di AEV su colture cellulari, cominciando con la prima replicazione del ceppo VR di AEV nelle colture di cervello aviare, effettuate nel 1967 da Mancini e Yates. Successivamente i fibroblasti, le cellule renali e le cellule neurogliali da embrioni di pollo e cellule pancreatiche da giovani polli, sono stati utilizzati come substrati per coltivare sia virus adattati che virus di campo. I titoli, particolarmente con i ceppi naturali, erano risultati generalmente bassi e l’effetto citopatico non era stato descritto (Calnek et al., 1997).

Epizoologia. L’Encefalomielite Aviare è essenzialmente un’infezione enterica. Il

virus viene assunto per ingestione ed eliminato con le feci per almeno1-2 settimane.

Tuttavia, la trasmissione verticale gioca un ruolo molto importante nella diffusione dell’infezione e nel provocare i maggiori danni (Zanella, 2005).

Sintomi e lesioni. Il periodo di incubazione nei pulcini schiusi da uova infette è

di 1-7 giorni, mentre nei pulcini infettati per contatto o per somministrazione orale di AEV il periodo minimo di incubazione è di 11 giorni (Calnek et al., 1997). Nei giovani pulcini infettati oralmente con AEV di campo, l’infezione primaria del tratto digerente, specialmente nel duodeno, è seguita rapidamente dalla viremia e dalla successiva infezione del pancreas e degli altri organi (fegato, cuore, rene e milza), nonché del sistema nervoso centrale (SNC) e dei muscoli dello scheletro (Calnek et al., 1997). Il virus dell’Encefalomielite Aviare è relativamente non patogeno, eccetto che nei pulcini infettatisi verticalmente, allo stato embrionale, o nei primi 10 giorni di vita; molti embrioni non si sviluppano normalmente e non schiudono; se schiudono, i pulcini presentano sintomi nervosi quali atassia, rapido tremore della testa e paralisi flaccida. Quando un gruppo di femmine, riproduttrici od ovaiole, sensibili sono esposte all’infezione dopo l’entrata in deposizione, esse presentano un rapido e temporaneo calo dell’ovodeposizione. (5-40%), senza manifestare alcun sintomo, in mancanza di alterazioni del guscio, forse con lieve diarrea. L’andamento dell’ovodeposizione in animali vaccinati e di controllo, sperimentalmente infettati con AEV virulento, viene riportato nel Grafico 3 (Zanella, 2005).

Grafico 3-Andamento dell’ovodeposizione in ovaiole vaccinate e di controllo, infettate

Una proporzione variabile di uova deposte in un arco di tempo di 15-20 giorni risulta essere infetta; tali uova schiudono al 50-70%. La trasmissione dell’infezione può avvenire anche nell’incubatrice. La mortalità della progenie può variare dal 25 al 50%, per alcune schiuse successive. Le lesioni macroscopiche in embrioni o in pulcini fino a 10 giorni di vita sono: atrofia muscolare e scarsa mobilità. Le lesioni istologiche sono presenti nel SNC (encefalite non purulenta, con infiltrati linfocitari perivascolari). Nessuna lesione è stata finora riportata a livello di ovidotto (Zanella, 2005). La morbilità nel caso della malattia naturale è stata osservata solo nei soggetti giovani. Normalmente colpisce il 40-60% dei pulcini se tutti provengono da allevamenti infetti. Il tasso di mortalità è in media del 25% e può oltrepassare il 50%. Queste percentuali risultano considerevolmente più basse se molti dei pulcini che fanno parte del gruppo in allevamento provengono da riproduttori immuni (Calnek et al., 1997).

Diagnosi e diagnosi differenziale.

È basata sulla comparsa di paralisi flaccida e presenza di lesioni istologiche nei pulcini e sul rilievo di particelle virali con test VN e/o ELISA, se il gruppo risultava negativo in test precedenti (Zanella, 2005). Il cervello è la migliore fonte di virus per l’isolamento, benché altri tessuti e organi provochino malattia quando vengono utilizzati per infettare i pulcini. Anche il pancreas e il duodeno sono ottime fonti di virus, facilmente disponibili (Calnek et al., 1997). Negli allevamenti di ovaiole da riproduzione, per valutarne il grado di immunità si può ricorrere al cosiddetto test dell’uovo che consiste nell’inoculare un ceppo di virus patogeno per l’embrione al sesto giorno d’incubazione. Le uova dotate di anticorpi specifici (provenienti da galline immuni) si sviluppano normalmente, mentre dalle altre (provenienti da galline non immuni) originano embrioni che presentano immobilità, torsione delle dita, distrofia muscolare e nanismo (Asdrubali et al., 1996). La diagnosi differenziale si pone nei confronti di tutte le malattie infettive e non infettive che possono avere sintomatologia nervosa; tra queste sono da ricordare le carenze del gruppo B (B1-B2), le carenze di vitamina E (encefalomalacia), le intossicazioni, la Pseudopeste e, negli adulti, la Bronchite Infettiva e la EDS 76 (Asdrubali et al., 1996).

Profilassi. Si ottiene con la vaccinazione dei riproduttori e, se necassario, anche

delle ovaiole, con un vaccino vivo, poco attenuato, somministrato una sola volta a 10-15 settimane d’età, non oltre. Il ceppo di virus vaccinale deve mantenere

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