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L'analisi di Marx

IV. Seguito. Spiegazioni complementari di Engels

6. Engels sul superamento della democrazia

6. Engels sul superamento della democrazia

Engels ha avuto modo di pronunciarsi su questo punto trattando della inesattezza scientifica della denominazione "socialdemocratico".

Nella prefazione alla raccolta dei suoi articoli degli anni 1870 su diversi temi, dedicati in prevalenza ad argomenti "internazionali" (Internatiolanes aus dem Volkstaat [48]), - prefazione in data 3 gennaio 1894, cioè scritta un anno e mezzo prima della sua morte, - Engels scrive che in tutti i suoi articoli egli ha impiegato la parola "comunista" e non "socialdemocratico", perchè a quell'epoca si chiamavano socialdemocratici i proudhoniani in Francia e i lassalliani in Germania.

"...Per Marx come per me, continua Engels, - era dunque assolutamente impossibile adoperare un'espressione così elastica per definire la nostra posizione. Oggi la cosa è diversa, e questa parola"

("socialdemocratico") "può forse andare [mag passieren] per quanto rimanga imprecisa [unpassend, impropria] per un partito il cui programma economico non è semplicemente socialista in generale, ma veramente comunista; per un partito il cui scopo politico finale è la soppressione di ogni Stato e, quindi, di ogni democrazia. Del resto, i veri (il corsivo è di Engels) partiti politici non hanno mai una denominazione che loro convenga perfettamente; il partito si sviluppa, la denominazione rimane."

Il dialettico Engels nel declino dei suoi giorni rimane fedele alla dialettica. Marx ed io, egli dice, avevamo per il partito un nome eccellente, scientificamente esatto, ma allora non c'era un vero partito, cioè un partito proletario di massa. Ora (fine del secolo decimonono) esiste un vero partito, ma la sua denominazione è scientificamente inesatta. Non importa, essa "può andare" purchè il partito si sviluppi, purchè l'inesattezza scientifica del suo nome non gli sfugga e non gli impedisca di svilupparsi in una giusta direzione!

Qualche burlone potrebbe forse venirci a consolare, noi bolscevichi, alla maniera di Engels: noi abbiamo un vero partito; esso si sviluppa nel migliore dei modi: dunque il nome assurdo e barbaro di "bolscevico", che non esprime assolutamente nulla se non il fatto puramente accidentale che al congresso di Bruxelles-Londra del 1903 avemmo la maggioranza, può anch'esso "andare"... Forse, ora che le persecuzioni del nostro partito da parte dei repubblicani e della democrazia piccolo-borghese "rivoluzionaria" nel luglio-agosto 1917, hanno reso così popolare, così onorevole il titolo di bolscevico e hanno inoltre confermato l'immenso progresso storico del nostro partito nel corso del suo sviluppo reale, io stesso esiterei forse a proporre, come in aprile, di cambiare il nome del nostro partito. Proporrei forse ai compagni un "compromesso": chiamarci Partito comunista, conservando, fra parentesi, la parola "bolscevico"...

Ma la questione del nome del partito è infinitamente meno importante di quella dell'atteggiamento del proletariato rivoluzionario verso lo Stato.

Discutendo sullo Stato si cade abitualmente nell'errore contro il quale Engels mette qui in guardia e che noi abbiamo già prima segnalato di sfuggita: si dimentica cioè che la soppressione dello Stato è anche la soppressione della democrazia, e che l'estinzione dello Stato è l'estinzione della

democrazia.

A prima vista questa affermazione pare del tutto strana e incomprensibile: alcuni potrebbero forse persino temere che noi auspichiamo l'avvento di un ordinamento sociale in cui non verrebbe

osservato il principio della sottomissione della minoranza alla maggioranza; perché in definitiva che cos'è la democrazia se non il riconoscimento di questo principio?

No! La democrazia non si identifica con la sottomissione della minoranza alla maggioranza. La democrazia è uno Stato che riconosce la sottomissione della minoranza alla maggioranza, cioè l'organizzazione della violenza sistematicamente esercitata da una classe contro un'altra, da una parte della popolazione contro l'altra.

Noi ci assegniamo come scopo finale la soppressione dello Stato, cioè di ogni violenza organizzata e sistematica, di ogni violenza esercitata contro gli uomini in generale. Noi non auspichiamo

l'avvento di un ordinamento sociale in cui non venga osservato il principio della sottomissione della minoranza alla maggioranza. Ma, aspirando al socialismo, noi abbiamo la convinzione che esso si trasformerà in comunismo, e che scomparirà quindi ogni necessità di ricorrere in generale alla violenza contro gli uomini, alla sottomissione di un uomo a un altro, di una parte della popolazione a un'altra, perchè gli uomini si abitueranno a osservare le condizioni elementari della convivenza sociale, senza violenza e senza sottomissione.

Per mettere in risalto questo elemento di consuetudine, Engels parla della nuova generazione,

"cresciuta in condizioni sociali nuove, libere" e che sarà "in grado di scrollarsi dalle spalle tutto il ciarpame statale", ogni forma di Stato, compresa la repubblica democratica.

Per chiarire questo punto dobbiamo analizzare le basi economiche dell'estinzione dello Stato.

Note

27. F. Engels, La questione delle abitazioni, Edizioni Rinascita, 1950, pp. 43-44.

28. Op. cit., pp. 131-132.

29. Op. cit., p.108.

30. L'Almanacco repubblicano per l'anno 1874, Milano-Lodi, 1873. Vi apparvero un articolo di Marx, L'indifferenza in materia politica, e uno di Engels, Dell'autorità.

Ripubblicati in K. Marx-F. Engels, Contro l'anarchismo, Roma, Edizioni Rinascita, 1950.

31. Contro l'anarchismo, cit., p.10.

32. Op. cit., p.46.

33. Op. cit., pp. 47-48.

34. K. Marx-F. Engels, Il partito e l'internazionale, cit., pp. 250-251.

35. Per la traduzione italiana cfr. F Engels, Per la critica del progetto di programma del Partito socialdemocratico - 1891 (a cura di E. Ragionieri), in Critica marxista, a. I, n. 3, maggio-giugno 1963, pp. 118-132. Si tratta del progetto di programma della socialdemocrazia tedesca discusso al congresso di Erfurt nell'ottobre 1891.

36. F. Engels, Op. cit., p.125.

37. Op. cit., p. 127.

38. Op. cit., pp. 127-128.

39. Op. cit., p. 128.

40. Op. cit., pp. 128-129.

41. Op. cit., pp. 129-130.

42. Op. cit., pp. 130-131.

43. K. Marx, La guerra civile in Francia, in Il partito e l'Internazionale, cit., p. 131.

44. Op. cit., p. 136.

45. Op. cit., pp. 139-140.

*. Ciò che fa circa 2400 rubli al corso nominale, e 6.000 al corso attuale. I bolscevichi che

propongono, ad esempio nei municipi, stipendi di 9.000 rubli, invece di proporre per tutto lo Stato un massimo di 6.000 rubli - somma sufficiente -, commettono un errore imperdonabile.

46. Op. cit., pp. 140-141.

47. Op. cit., p. 141.

48. Traduzione italiana di questa raccolta: F Engels, Cose internazionali estratte dal Volkstaat (1871-1875), Roma, L. Mongini ed., poi riunito in Marx-Engels-Lassalle, Opere, a cura di E.

Ciccotti, vol. IV, Milano, Società Editrice Avanti!, 1914.