P 2 ) sarebbe questa:
B: Entor Paris a le regne essillié / Et les frans hommes cacies hors du regnier C: Le paris ont vers Paris escillié.
- Omissioni. La valutazione delle omissioni è piuttosto scivolosa a livello classificatorio. Non è sempre perspicuo determinare dove si tratti di omissioni da parte di un codice o di un gruppo e dove si tratti invece di interpolazioni dall’altra parte. Si è esclusa la segnalazione delle molte omissioni occorse in contesti particolarmente produttivi in questo senso (liste, alcune occasioni di salto da uguale a uguale) e quindi per cui la poligenesi può essere assai probabile. Si vedano comunque alcuni casi che possiamo valutare alquanto pacificamente come omissioni da parte di A. Alcune fra queste sono inoltre provocate da saut du même au même e perciò, da manuale, di natura possibilmente poligenetica; quando, però, le omissioni sono molte e coinvolgono manoscritti fra di loro certamente apparentati, possiamo forse assegnare loro un qualche peso classificatorio:
vv. 3503 e sgg. (tav. 3) A B C E Et dit Landri: «Baron, quel la ferez» Et dit Landri: «Baron, quel le ferez» Et dit Landri: «Baron, quel le ferez» Et dit Landri: «Baron, quel le ferez»
35 Tuit estes mort se
ne vos desfendez».
Aus armes
queurent, si se sont adoubez;
Tuit somes mort se ne vos desfendez»
Dient ci (ses B2) homme: «ia mar emparleres
Ains qu’il (que B2) nos prengent (aient B2) leur ferons comparer Aus armes queurent, si se sont adoubez; Deffendes vous ou ja tout i morres Dient ci homme: «ia mar en douteres
Ains qu’il nos prengent ert si cher compares
Aus armes queurent, si se sont adoubez;
Tuit estes mort se ne vos desfendez».
Dient ci homme:
«ia mar
emparleres
Ains qu’il nos prengent lor convint comparer
Aus armes queurent, si sont adoubez;
Pare qui molto probabile un’omissione da parte di A. Il soggetto di «queurent» (ossia «ci homme») non è esplicitato;
vv. 6206 e sg. A: En l’escuële le poivre ont destrampé.
B1C: En l’escuële le poivre ont (ont le poivere C) d. (triulé C) / Quar de mortier nu ot onques parler (parle C). La lezione migliore pare essere quella di B1C124. Guillaume, giunto alle porte di Parigi, chiede ospitalità a Bernart del Fossé. Quest’ultimo, poverissimo, dispone la tavola e impiega il poco che ha per nutrire il marchese: utilizza, per sgranare il pepe, la scodella (si suppone che si tratti di quella che verrà poi usata come stoviglia per il pasto) non possedendo un mortaio. Nel testo di A non si spiega perché venga usata la scodella a questo scopo;
vv. 3359 e sgg. (tav. 4)
A B C E
A grant mesese i est li gentis hon Et de ses plaies ert a si grant dolor
Que bien se paume .II. foiz en .I. rendon;
A grant mescief i est li gentis hon Et de ses plaies est en (y a B2) si grant dolor
Que bien se paume .VII. foiz en .I. rendon;
A grant mesese i est et nuit et iour Et de ses plaies y est si grant dolor
Que bien se paume .VII. foiz en .I. rendon;
A grant mesese i est li gentis hon Et de ses plaies est en si grant dolor
Que bien se paume .VIII. foiz en .I. rendon;
36 D’un flot de mer
qui salee estoit mout;
Cele eve met Guilliaume en grant error (friçon A4)
Car il i est sovant (mout s. A4) jusqu’au menton
Une eve cort au piet desos lator
Qui par conduit court laiens de randon (a brandon
B2),
D’un flot de mer qui salee estoit mout
Cele eve met Guilliaume en male (mal B2) error
Car il i est sovant mout em parfont
Une eve cort au piet desos lator
Qui par conduit vient laiens de randon,
D’un flot de mer qui salee estoit tout
Cele eve met Guilliaume en grant error
Car il i est sovant jusqu’au menton
Une eve cort au piet desos lator
Qui par conduit court laiens de randon,
D’un flot de mer qui salee estoit mout
Cel eve met Guilliaume en grant error
Car il i est sovant jusqu’au menton
Guillaume giace incarcerato nelle prigioni di Palermo. Si descrive la penosa condizione del marchese. Piagato e sofferente, l’eroe dovrà far fronte anche a una tortura derivante dalla conformazione del carcere: sotto la torre in cui è rinchiuso passa un corso d’acqua salata, che, in base all’alternarsi delle maree, infiltra la prigione bagnando il recluso fino al mento. In A è sensibile la mancanza dei vv. 3362-63, la cui omissione (provocata probabilmente da un saut du même au même) non permette di comprendere il passaggio in questione.
v. 3500 En (Quar B) .III. galies que vienent (venoient C) de reuber BCE. Il verso non è indispensabile alla comprensione del récit ma specifica utilmente in che modo i mozzi si trovano a dare l’assalto alla nave di Landris («Mes galïor lor convint encontrer», v. 3499). Migliore, se non autentica, sarà perciò la conformatio textus; vv. 3676 e sgg. (tav. 5) A B1 B2 C E Avis m’esteut, par Dieu de mojeté, Ains m’esteut, par Dieu de mojeté, Avis m’esteut, par Dieu de mojeté, Avis m’esteut, par Dieu de mojeté, Avis m’estoie, par Dieu de mojeté,
37 Qu’en ce palés erent François entré, Bien a .VIII. jorz acompliz (et compliz A3) et passez Qu’en ce palés avoit François entré, Li timoniers Landris avoit a els parlé, Mes cousins est et de mon parent Bien a .VII. anz acompliz et passez Qu’en ce palés avoit François entré, Li timoniers Landris avoec estoit, Mes cousins est et de mon parent Bien a .VII. anz acompliz et passez Que Franchois erent en cel palais listé, Li timoniers Landris avoec estoit, Mes cousins est et de mon parent Bien a .XV. anz acompliz et passez Qu’en ce palés avoit François entré, Li timoniers Landris avoeques ert, Mes cousins est et de mon parent Bien a .V. anz acompliz et passez
L’omissione dei due vv. 3678-79 non permette la comprensione del passo. Guillaume si trova in carcere; lì, una notte, sogna la venuta del cugino Landris, il quale si trova miracolosamente proprio nel palazzo di Synagon. Nel passo interessato è riportata una battuta dello scambio fra Guillaume e il carceriere: l’eroe franco riporta all’aguzzino il contenuto del suo sogno. In mancanza dei vv. 3678-79 il verbo avoir al v. 3680 non ha un soggetto esplicitato: il soggetto (Landris), indispensabile sintatticamente, si trova difatti al v. 3678. Rileviamo inoltre che B1 non può essere reputato come una buona base ai fini della ricostruzione del verso, giacché ne rende ipermetro di due sillabe il dettato125;
vv. 3852 e sgg. (tav. 6)
A B C E
Mes or vos mande Guilliaume le marchis,
Por l’amor Dieu qui en la croiz fu mis,
Mes or vos mande Guilliaume au fier vis (vos amic B2), Por l’amor Dieu qui en la croiz fu mis,
Et pour service, s’il onques le vous fist
Pour amour Dieu aiés (qu’a. B2) de lui mercis
Mes or vos mande Guilliaume le marchis,
Por l’amor Dieu qui en la croiz fu mis,
S’il onques fist service qui vous fist
Mes or vos mande Guilliaume le marchis,
Por amor Dieu qui en la croiz fu mis,
Et pour service, s’il onques le vous fist
Par moi vous mande et aide et merci
125 Vedremo, nella sezione a ciò dedicata, che la tendenza all’alessandrino è una peculiarità della versificazione dei manoscritti del gruppo B, e in specie di B1.
38 Ques (Quel A1A3)
delivrez desmains aus Sarrazins.
Sel delivrez desmains aus Sarrasins.
Quel delivrez des felons Sarrazins.
Sel delivrez as mains as arabis.
Landris, lasciata Palermo, si reca a Parigi per riferire a Louis la sfida lanciata da Synagon: Guillaume è in prigione: sarà liberato se i franchi riusciranno a conquistare Palermo, in caso contrario, Louis sarà scorticato, bruciato ed esposto al pubblico ludibrio. Il timoniere prega accoratamente il re perché intervenga e salvi l’eroe franco. I due versi omessi da A (e uno solo è conservato da C) non sembrano indispensabili alla comprensione del récit, benché senza di essi la proposizione consecutiva espressa a v. 3856 sembri debolmente retta. Si osservi poi che il luogo appare molto produttivo per bordoni provocati da salto da uguale a uguale: l’omissione dei versi in A (così come, per poligenesi, quella del v. 3855 in C) sarà stata provocata dalla serie Por | Et pour | Par, probabilmente abbreviati nell’antigrafo. Reputiamo inoltre che il v. 3855 sia stato omesso per via, ancora, di un saut du même au même provocato dal verbo mande. Si riterrà, perciò, che la lezione migliore sia quella trasmessa da E;
vv. 3867-3872. L’omissione è provocata quasi certamente da un omoteleuto: il salto avviene difatti da merir, al v. 3866 («Or len doiz bien le guerredon merir»), a morir, al v. 3872 («Tant con je vive ne li lairai morir»). I sei versi omessi sono indispensabili all’intelligenza del testo: Landris invoca il soccorso del re per la liberazione di Guillaume, il quale risponde affermativamente: finché sarà vivo lui, il suo protettore-protetto non potrà morire, preferendo la morte all’abbandono del suo gonfaloniere. La lacuna non permette di comprendere chi pronunci le parole, dacché taglia metà delle battute: sembrerebbe che la parola sia di Landris, sconvolgendo il senso del dialogo;
v. 5964 Li quens Guilliaume a tost son tor repris (retour pris B2) BC126.
L’omissione del verso rende decisamente poco perspicuo il passaggio. Guillaume è alle porte di Parigi e chiede alla sentinella a guardia di una torre di avvistamento di farlo entrare, così che possa aggiungersi all’esercito degli assediati. La sentinella non concede però il passaggio notturno (temendo, per di più che possa trattarsi di un pagano travestito) e consiglia all’eroe di passare la notte presso la casupola di Bernart del Fossé, onde poi entrare in città coi primi raggi di sole. Guillaume così si allontana dalla torre, alla volta del luogo che gli è stato indicato: riprende perciò il suo errare e «A une haie les .I. gaste chemin» (v. 5965). Il verso non si regge, né sintatticamente né semanticamente, senza il precedente omesso dai relatori del gruppo A;
126 Per quanto concerne E, rammentiamo che il manoscritto è mutilo e riporta il MGl fino alla lassa LXXIV compresa (v. 4503).
39 Moltissimi altri sono i luoghi indicati da Cloetta per l’individuazione della famiglia A127 ma non li discuteremo poiché si è già sufficientemente provata l’esistenza di tale famiglia e poiché si tratta in larghissima parte di innovazioni poligenetiche. Il filologo svizzero, infatti, oltre ad appoggiarsi decisamente sulle omissioni (che, ribadiamo, non possono fornire – se non interpretate attentamente – un sicuro orientamento per la classificatio), dava enorme peso a una gran messe di varianti adiafore che, sebbene possano essere un primo strumento orientativo, non sono teoricamente dirimenti a livello classificatorio. L’antichità dell’edizione, ben precedente al dibattito inaugurato dal Bédier e alle successive messe a punto in campo ormai neo-lachmanniano, giustifica comunque ampiamente alcune incertezze metodologiche. Discuteremo però le peculiarità delle due precedenti edizioni del MGl, e in specie la loro posizione all’interno delle diverse teorie ecdotiche, in un paragrafo a esse specificamente dedicato128.
La famiglia A, adesso precisamente individuata, può essere a sua volta ripartita ulteriormente? Già Cloetta si avvide della possibilità di suggerire un raggruppamento ulteriore A1A4 vs A3, proponendo però lezioni in gran parte non significative: si vedano, per esempio, clochier vs mostier, N’il vs Il, doucement vs durement, addirittura la forma metatetica flames per famles e alcune inversioni dei componenti dei versi: nel complesso, forti sono le probabilità di una poligenesi delle innovazioni che, lo ribadiamo, non sono mai erronee e quindi direttive. Conviene invece concentrarsi di più su alcuni luoghi, non tutti rilevati dal critico:
v. 435 .I. bon somier et .II. chameus menrez A1A4 | .I. b. s. et .II. chevaus m. A3. La lezione di A1A4 è di certo erronea: non si fa mai più menzione dell’animale esotico e in seguito si menzioneranno cavalli e somiere (quest’ultimo fornirà all’eroe l’arma con cui egli sbaraglierà i ladroni della foresta). Se è erronea e difficilmente può essersi prodotta indipendentemente in A1 e in A4, difficilmente avrà valore separativo, essendo presto individuabile ed emendabile. Se le cose stessero così, si tratterebbe di errore di A corretto ex ingenio in A3;
v. 3955 De maintenant les chaillox (chevaus A1) corans gietent A1A4 | De m. l. c. cornu g. A3BCE. La lezione di A1A4, senza essere patentemente erronea, appare molto deteriore rispetto a quella di A3 e del resto della tradizione. La lezione di A1A4
127 Cfr. Les deux rédactions en vers, éd. par CLOETTA, t. II, pp. 235-36. 128 Infra, §II.1.
40 sarebbe accettabile solo ove avesse funzione di aggettivo avverbiale. In più si rileva che la singularis di A1 è stata probabilmente provocata da una errata lettura di «chaillous», con abbreviazione in luogo della desinenza insieme a un trascinamento dovuto al fatto che corans è aggettivo che si trova sovente insieme a chevaus. Si noti inoltre che l’aggettivo cornuz legato a chaillox si ritrova al vicino v. 4698 («Chailloz cornuz et pierres a planté»)129, e possiamo pensare che tale sintagma fosse nella competenza repertoriale del compositore della branche di Synagon. Osserviamo poi la prossimità grafica di 〈cornus〉 e 〈corans〉, probabilmente fonte del fraintendimento130. Resta, infine, difficile pensare a un’abile congettura da parte di A3. Cloetta non rileva nulla in riferimento a questo verso;
v. 4283 Ou escorchez ou penduz ou detrez A1A4 | Ou e. ou p. et puis ars A3B131. Pare qui evidentissima l’infrazione da parte di A1A4 dell’assonanza in -a. L’infrazione è, appunto, tanto evidente da avere difficilmente valore separativo: subito individuabile, potrebbe essere stata corretta abbastanza agevolmente dal copista di A3, e perciò essere un errore congiuntivo di A. Restiamo comunque perplessi di fronte a una tale destrezza di congettura da parte di A3, in genere alquanto sciatto132;
A fronte di quanto si è qui osservato, suggeriamo, con cautela, un raggruppamento A1A4 contro A3: i luoghi da considerare saranno quello al v. 3955 e al v. 4283, entrambi di forse più solida valenza separativa rispetto alle altre lezioni discusse. Ciò confermerebbe l’intuizione di Tyssens riguardo a una ripartizione dei relatori della famiglia A in due campi: A1 + A2 + A4 vs A3133. Mentre la studiosa – ai fini di rafforzare la sua tesi sulla confezione di A1 A2 A4 nel medesimo atelier – ipotizzava che A3 rimontasse direttamente ad A, noi riteniamo probabile, con Cloetta134, che anche quest’ultimo codice sia separato dal capostipite da almeno un interpositus, a cui si dovrebbe la sistemazione ciclica che A3 riflette.
****
129 Verso omesso da C.
130 Sarà sufficiente l’esecuzione della asta della 〈a〉 più bassa perché le parole siano perfettamente omografe.
131 C omette il verso ed E reca invece: « Ou escorchez a çou pas ne faura».
132 Regnier rileva infatti che «dans l’ensemble, le manuscrit est médiocre; des mots sont omis, des vers sont passés, fréquemment es lectures faussent la mesure ou dénaturent le sens […]». La Prise d’Orange, ed. par REGNIER, cit., p. 37. Osservazioni analoghe possono essere fatte riguardo al MGl.
133 TYSSENS, La geste de Guillaume d’Orange, p. 356.
134 Il quale, sulla base di alcune osservazioni sulla Enfances Vivien, riteneva che A2A3 formassero un
41 I.4.3. Il subarchetipo B
Il gruppo B è composto dai testimoni B1 e B2, i cosiddetti «manuscrits du grand cycle»135. Analogamente ad A, B presenta una serie di peculiarità che lo rendono ben individuabile al primo sguardo: anzitutto, i due manoscritti proverrebbero dal medesimo atelier136 e per tutte le canzoni del ciclo gugliemino mostrano una vicinanza stemmatica solidissima. Macroscopicamente si osserva una tendenza al délayement di alcuni versi: da un verso trasmesso singolarmente dal resto della tradizione, sovente B ne ricava due137, fino ad arrivare a espansioni tali per cui il «grado di
collazionabilità»138 cala tanto da obbligare l’editore a relegare il dettato del gruppo B
in appendice139. Inoltre, come già osservato da Cloetta140, entrambi i manoscritti possiedono una specifica fisionomia nella strutturazione delle lasse XLIII-L, come si osserva nella tavola 7.
135 Cfr. supra, I.2.; Cfr. TYSSENS, La geste de Guillaume d’Orange, p. 363. 136 Ibidem.
137 Vedremo più avanti le modalità di ciò che abbiamo chiamato ‘split versicolare’ nalle’adattamento di B.
138 Per la definizione di tale concetto cfr. CRISTIANO LORENZO BIONDI, «Collazione tra redazioni. Esempi dalle ‘Pistole di Seneca’ volgari», Studi di filologia italiana 73 (2015), pp. 99-203: 179-181. 139 Si veda per es. la lassa XXX in appendice YYY. Così anche Cloetta e Andrieux-Reix.
42 Tav. 7
A B E C
XLIII XLIII XLIII XLIII
Au matinet se leva le marchis
Mout fu li quens liez et esbaudis
De la parole que li ange li dit
Par le desert s’est richemant porquis Por son ostel acesmer et bastir
Assemble pierres et drece quaillos bis
Brise ses arbres des grans et de petis
Ces arbres fet par lui sol jus cheir
Li quens estrepe le grant ramier foilli
Branches et arbres fet a terre jalir
Tel noise fet et tel abateiz Demie liue le peut l’en bien oir
Au matinet se leva le marchis
Mout fu li quens et lies et esbaudis
De la parole que l’angle li out dit
Pour le desiert s’est ricement porquis Pour son ostel aesmer et bastir
Asamble pieres et de ces caillaus bis
Brise ces arbres les grans et les petis
Tel arbres fait par lui seul cair
.XII. vilains nel peussent iouvir (B2)
Brances et arbres fait a terre flatir
Mout a (ot B2) grant paine a faire son abit Quant l'ostel ot et fait et acomplie
Encoste lui ahance (aherte
B2) son courtil
A un grant pel l’a li quens tost (tout B2) foui Herbes i plante, que par le bos cueilli,
Et puis l’englot (l’a clos
B2) tot entor de paliz.
Je sai del ovre dire toute la fin,
Al matinet se leva le marchis
Mout fu li quens et lies et esbaudis
De la parole que l’angles li ot dit
Par le desiert est ricement pourquis
Pour son oste acesmer et bastir
Asamble pieres et de ces caillous bis
Tel arbres fet par lui seul jus cheir
Brise des arbres des grans et des petis
.XII. vilains nes pevisent iouvir
Li quens estrait le grant ramier fueilli
Brances et arbres fait a terre cair
Mult a grant paine a faire son abit
Quant l’ostel ot et fait et acomplit
Encoste lui ahenne son cortil
A .I. grant pel l’a li quens tout fouj
Arbres i plante que par le bos souj
Et puis l’enclot tout entor de par li
Ne sai des oevres dire toute la fin
Mout fu li quens et lies et esbaudis
De la parole que l’angeles li ot dit Par le desert s’est ricement pourquis Pour son hostel acessmer et bastir
Assamble pierres et de ces cailliaus bis
Tel arbre fait par lui seul ius cair
.XV. vilains nel peussent iouvir
Li quens a trait le grant ramier foilli
Mout a grant paine a faire son abit
43
[…]
L
Et mout i fait li quens bel edifi
Une capele i fait li quens gentis,
Por (La B2) servir (servi
B2) Diu au soir et al
matin.
Par tens (Mout tost B2) le sorent li gens de cel pais La vont souvent por le preudomme oir
Li ber Guillaumes li bien qu'il fait (set B2) lor dit, Quant cil le virent si grant et si forni,
Dist l'uns a l'autre coiement et seri
Sainte Marie, con grant hermite a ci
Ains si grans hom hermites ne devint. Tant le redoute (redoutent
B2) ne l'osent desmentir
Illi otroient et ses fais et ses dis,
Si li aiuent son ostel a forni,
A atirer tant qu'il fu establis.
[…]
L
Mais mult a fait li quens beladevi
Une capele i fist li quens gentil
La on siert deu a soir et al matin
Par tans les seurent li gent de cel pais
La vont sovent por le preudome oir
Li ber G. le bien qu’il set lor dist
Quant cil le voient si grant et si furni
Dist l’uns a l’autre coiement et seri
Sainte marie con grant hermite a chi
Ains si grans hon hermites ne devint Tant le redotent ne l’osent desmentir Il li otroient et ses fais et ses dis
Sil li aiue son ostel a furnir
Et a ouvrer tant qu’il fu establis
Le jor le siervent tant qu’il fu avespris La nuit revont a lor viles gesir
Quant li quens ot son voloir acompli