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Epilogo di un'esistenza alla ricerca di un'etica delle connessioni Attorno al 1960 Bateson ritorna a svolgere delle ricerche sulla comunicazione

animale, questa volta affiancato da un’assistente sociale psichiatrica, Louise Cammack, che, nel 1961 diviene la sua terza moglie. I due si trasferiscono alle Isole Vergini e lavorano con i delfini nel Communication Research Institute di John Lilly. Nel 1968 nasce Nora, terza figlia di Gregory.

Nel momento in cui l'Istituto è costretto a chiudere per carenza di fondi, la famiglia Bateson si sposta alle Hawaii presso l’Ocean Institute (diretto da Karen e Taylor Pryor), dove Gregory lavora fino al 1972.

Nel frattempo, nonostante la lontananza dalle scene accademiche, Bateson mantiene fervidi contatti con gli intellettuali e gli scienziati del suo tempo, muovendosi in sintonia e contribuendo al sorgere di quella che viene definita la

87 Ivi, p. 21 88 Ivi, p. 22

“seconda cibernetica” e di cui fanno parte, tra gli altri, Von Foerster, Pask, Maturana e Varela.

È proprio in questa fase, scrive Deriu, che Bateson

inizia a connettere organicamente in una riflessione unitaria, le varie esperienze e idee maturate negli anni sui diversi terreni biologico, antropologico, psichiatrico, legando insieme le teorie della comunicazione, le riflessioni sui processi dell’evoluzione, la teoria dei tipi logici, i modelli cibernetici e così via. Un primo tentativo di sintesi è costituito dalla riflessione sulla critica del predominio della dimensione conscia e razionale a discapito dell’unità e della complessità dell’esperienza del vivente89.

In considerazione delle riflessioni epistemologiche che viene elaborando, in particolare sul pensiero e sulla finalità cosciente, Gregory viene invitato ad organizzare in Austria un simposio residenziale nel castello di Burg Wartenstein, a cui prendono parte psicologi, matematici, cibernetici, ecologisti, antropologi e linguisti, dal titolo “Effetti della finalità cosciente sull’adattamento umano” (1967). Dal Simposio, i cui atti vengono curati dalla figlia Mary Catherine, viene tratto un libro “resoconto” che uscirà nel 1971 con il titolo di Our Own Metaphor.

Gregory tracciava il confine dei suoi interessi estendendosi ad abbracciare l’intero mondo biologico, ma spesso si ritraeva disgustato dagli esseri umani, preoccupato dal fatto che proprio la caratteristica peculiare dell’essere umano – la coscienza – sia la sorgente del nostro potenziale distruttivo90.

Nel 1969 viene ripetuta l'esperienza del simposio, questa volta sul tema “La

struttura morale ed estetica del adattamento umano”. L'anno prima, inoltre, Bateson ha

la possibilità di tenere presso il Dipartimento di Antropologia dell'Università

89 Ivi, p. 23. Gli aspetti citati in questo paragrafo sugli sviluppi maturi del pensiero e dell'epistemologia di Gregory Bateson (e le relative pubblicazioni) saranno oggetto di trattazione e approfondimento nel Secondo Capitolo

delle Hawaii un corso sperimentale sulla tematica “Sistemi viventi”, ma questo è uno degli ultimi lavori che gli vengono commissionati, poiché perde, soprattutto a causa del fatto che le sue ricerche non sono più basate su dati sperimentali, l'appoggio economico sia del National Institute of Mental Health sia, nel 1971, dell'Ocean Institute. A questo punto, anche per ragioni di scarsa salute, Gregory ritorna in California.

Il 1972, nonostante rappresenti un anno di forzata inattività e depressione, segna la data della pubblicazione di Steps towards an Ecology of Mind, raccolta di successo di saggi e riflessioni messa insieme con l’aiuto di alcuni studenti. Questa uscita fa sì che Bateson, nel 1973, per la prima volta riesca ad ottenere un riconoscimento ufficiale dal mondo accademico: gli viene proposto, infatti, di gestire un corso dal titolo “Ecologia della Mente”, presso il Kresge College dell'Università della California. Nello stesso periodo, il Governatore J. Brown gli offre, dopo una vita passata completamente nell'indifferenza delle istituzioni accademiche, la possibilità di entrare a far parte del Consiglio dei Reggenti della stessa Università: questa è la prima vera opportunità per ostacolare l'obsolescenza del mondo scientifico. Gregory diviene una sorta di guru per i suoi studenti, ma gli scienziati del tempo continuano a prendere in scarsa considerazione le sue idee etichettandole come “visionarie”91.

Sotto la dicitura “Ecologia della mente” Bateson raccoglie tutta una serie di considerazioni

che radicano l’esperienza e l’azione umane sempre più intimamente nel mondo naturale, affermando tuttavia al tempo stesso una discontinuità fra le strutture di causalità materiali e quelle mentali [...]. Dal suo punto di vista non è tanto importante che il sistema in cui la mente si concretizza sia una macchina, un singolo organismo vivente, o una moltitudine di organismi quale una foresta, una famiglia, o un convegno. Con sufficiente complessità logica, un sistema mentale può diventare capace di apprendere. Quindi, per lui, la mente può essere

91 Cfr. Brunello S. “Al di là delle cose. Gregory Bateson: un profilo biografico e intellettuale” in Manghi S. (a cura di), Attraverso Bateson. Ecologia della mente e relazioni sociali, Cortina, Milano 1998

individuata in un ecosistema come in un organismo, in un gruppo come in un individuo92.

Ritiene tuttavia necessario, arrivato a questo punto sia dell'esistenza personale sia di quella professionale, pubblicare un testo dove le sue ultime idee siano presentate in maniera più sistematica rispetto agli scritti precedenti; inizia, quindi, a lavorare alla stesura di Mind and Nature, che verrà pubblicato nel 1979. Tuttavia, nel 1978 si aggravano i disturbi polmonari che confermano il sospetto di cancro: Bateson rifiuta le cure temendo di perdere lucidità e chiede a Mary Catherine di raggiungerlo da Terahn (dove svolge la professione di antropologa ed è sposata con una figlia) per aiutarlo a portare a termine la pubblicazione.

Gregory era regolarmente scettico riguardo agli effetti delle cure mediche e trascurava il suo corpo. Lasciava che i denti gli si cariassero e cadessero senza sostituirli, e una ferita infetta al piede non ricevette alcuna medicazione per quasi un anno. […] Morendo si sforzò di capire come rilassarsi e lasciarsi andare93.

Durante il periodo della malattia, che segna anche l'ultima fase della sua vita, Gregory si avvicina molto alla controcultura americana, tra i cui esponenti rientrano ecologisti, terapeuti alternativi, seguaci delle discipline religiose più diverse; costoro si mostrano molto interessati alle sue riflessioni e, nonostante parecchi punti di divergenza, Bateson si trova comunque meglio rispetto agli ambienti accademici e decide di trasferirsi presso la comunità dell’Esalen Institute. Nel 1979, dà le dimissioni dallo Special Research Projects Commitee of the Board per protestare contro l’Università che appoggia la ricerca a favore della produzione di armi nucleari. In questo stesso anno, sempre a causa del cancro, muore Margaret Mead, lasciando Gregory con un vuoto incolmabile.

Gran parte della popolarità di Gregory nell’ultimo decennio della sua vita si

92 Bateson M. C., Con occhi di figlia, op. cit, p. 188 93 Ivi, p. 175

diffuse nell’ambiente della controcultura, all’insegna del rifiuto delle forme contemporanee. Ma dietro al suo rifiuto si nascondeva un apprezzamento per la forma e un’esigenza di disciplina mentale che la maggior parte dei suoi seguaci non riconosceva94.

All’Esalen Institute, Bateson detiene il ruolo di scettico e di santone locale, proponendo conferenze dalla sua stanza di degenza; nel 1980, si ammala nuovamente di polmonite e si avvia alla caduta finale. Viene ospitato presso la comunità zen di San Francisco, dove la figlia Mary Catherine resta con lui per quasi tutto il periodo della malattia.

Gregory Bateson muore il 4 luglio del 1980.

Scrive Deriu di quest'uomo di scienza cultura e profonda sensibilità:

Tutta questa ricchezza di vissuti confusi, sofferti, dolorosi, umanissimi ha certamente contribuito alla sua ricchezza in quanto persona e in quanto scienziato. Da queste esperienze dolorose e da questi continui e apparenti “fallimenti” non è emersa una persona amareggiata e astiosa. Al contrario Bateson è riuscito ad affrontare queste difficoltà, traendone spesso degli stimoli per ripensarsi, per scoprire nuovi interessi e per incamminarsi in nuove direzioni. Le sconfitte “ufficiali” lo costringono, infatti, a non poter progettare troppo il suo futuro, ad affidarsi alle occasioni e al caso per costruire un proprio personale percorso, a dovere ogni volta ritornare da capo pur senza ripartire da zero, a dedicarsi ogni volta completamente a quella specifica occasione di ricerca che gli capitava per le mani, a entrare in contatto con molti approcci disciplinari, con diversi problemi, metodi di analisi e di lavoro, e con molteplici idee95.

94 Ivi, p. 95

CAPITOLO II