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di Erb e ad ammettere queste come comuni nella miastenia, arbitrariamente supponendole fino ad

ora sfuggite all’osservazione, parmi

ripeto

che in luogo di tutto ciò, una sola conclusione sarebbe stata giustificata e cioè che i risultati ottenuti erano privi di significato e non pote-vano servire a dilucidare il problema

patogene-tico perchè il malato studiato oltre che affetto

da miastenia, era anche

ammalato

di fegato.

A

suffragio della teoria tossica però (eh’ io

mi

guardo bene dal respingere, solo mettendonein rilievo talune deficienze) ricorderò che Claude

e Blanchetière avrebbero trovato maggior tossi-cità delleorine in fase attiva del male e minore nei periodi di miglioramento, che Pel invece

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-riferisce di aver riscontrato aumento dei leuco-citi in circolo nei giorni di maggior esauri-mento, e infine la curiosa particolarità di

un

caso da

me

osservato per cortese incarico del mio Maestro e nel quale 1’astenia questo avea di particolare, che pur accentuandosi con gli esercizi e con il lavoro secondo la regola co-mune, avea il suo

massimo

di intensità durante

il periodo digestivo che compievasi tardo e la-borioso (la paziente anche soffriva di litiasi biliare e di catarro enterico), cosi come du-rante il periodo digestivo si ebbero quasi sempre a verificare i sintomi più imponenti emersi durante il lungo decorso della forma morbosa.

La

teoria timica vuole essere seriamente con-siderata per quanto con quella prudenza e

ri-serva che fanno ripetere oggi un apprezzamento avanzato or sono due anni a proposito della persistenza del timo (pag. 47) «

ma

doven-dosi pur riconoscere la relativa frequenza di tale concomitanza, stimo doveroso di rimanere su tale punto nel più stretto riserbo, che solo potranno sciogliere numerose, future osserva-zioni. » Poiché, se è vero che la persistenza di

un timo normale o degenerato si è resasempre più frequente nelle autopsie di miastenici, è al-trettanto vero che essa fu notata in altre

ma-lattie, quale l’acromegalia, in qualche caso di

morbo

di Addison (Schmidt

, Pontini e Benenati,

Descroizilte, ecc.) e con forte percentuale nei morbo di Basedoir (Marie, Weigert, Pansini,ecc.)

ove anzi secondo Capette si troverebbe ben nel 73°/0 dei casi necroscopizzati, e che viceversa in molti miastenici non è stata constatata,cosi

come

si

danno

casi di persistenza di timo che passanoinosservati oavvertiti soltantoperchè ne vien fatta ricerca per esempio per casi di

mone

improvvisa da cloronarcosi o per altro.

Comun-que il complesso delle osservazioni raccolte è tale che veramente invita la

mente

dell’osser-vatore a ben considerarne l’eventuale impor-tanza e

fa

realmente supporre che

un

qualche rapporto fra timo e miastenia debba o possa

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sussistere.

E

allora considerando tuttociò e data

la nostra ignoranza intorno al valore reale di essa persistenza del timo e la negatività dei resultati sperimentati da iniezione per via en-dovenosa (Nazari) o da protratta ingestione (Link) di polpa timica, o di tentativi di inne-sto (Link) e dato altresì che non si può a priori negare che esso abbia qualche parte nella pro-duzione della sindrome che ci occupa e in at-tesa di aver più precise nozioni, parmi

giusti-ficata la proposta che avanzo e che non

man-cherò di mettere in pratica nel primo caso che

mi

si presenterà e cioè di

un

tentativo prudente

e moderato in miastenici diapplicazioni

Rònt-genterapiche in corrispondenza della regione del timo, specie se già clinicamente questo si palesa ingrossato.

E

ciò tanto più in quanto ci è nota in via sperimentale l’influenza profondamente modifi-catrice dai raggi

X

esercitata su la sua

strut-tura, giacché Aubertin e Bordet notarono di-struzione intensa del tessuto linfoide, trasfor-mazione dello stesso in grosse cellule epitelioidi che sono verosimilmente giovani cellule con-nettivali, e ipertrofia estremamente notevole dei corpi di Hassal.

È

tentativo questo del quale

non è in alcun

modo

possibile preconizzare i

resultati,

ma

che sarà logico di prudentemente tentare e che

se il timo occupasse veramente un posto nella patogenesi della forma

mor-bosa

potrebbe fors’anco riserbarci delle

sorprese.

L’amicoecollega dott. Levi nel 1906 e 1909

e assai più esplicitamente il chiaifissimo pro-fessor Massalongo nel 901

dapprima

e nel 909

dipoi, si sono espressi per

una

speciale predi-sposizione congenita del sistema nervoso dei miastenici ad ammalare, di guisa che l’equili-brio funzionale, a

mala

pena in essi

mantenuto

da condizioni di vita affatto normali, verrebbe turbato non appena o un eccesso di lavoro o fattori tosso-infettivi o coefficienti anche di as-sai lieve importanza portino a richieste

mag-giori o entri in opei’a la usura funzionale nel

senso di Edinger. Afferma Levi che (pag. 187):

«

Dobbiamo

dunque ammettere allo stato at-tuale delle nostre conoscenze che quegli indi-vidui in cui si svilupperà il

morbo

E. G. sono dotati di un sistema nervoso congenitamente debole, sia per ragioni di razza, sia per fatti di ereditarietà neuropatica » e in seguito, svi-luppando il concetto di una particolare insta-bilità di equilibrio degli apparati

neuromusco-lari per la quale essi giungerebbero a facile esaurimento anche per cause che in individui normali sarebbero a ciò insufficienti, conclude (pag. 190): « io non credo all’integrità degli ordegni nervosi nel

morbo

di E. G. e sono con-vinto che a base di questa oscura affezione de-vono sussistere sia alterazioni anatomiche sia

una una condizione di minore efficienza funzio-nale degli apparati nervosi per cui anche lievi fattori determinanti eterotossici o autotossici, traumatici (affaticamento) o psichici, sono

pie-namente

sufficienti a determinare la comparsa della sindrome che abbiamo descritto, avendo alterato le precarie condizioni di equilibrio di

un organo impari alla funzione richiestagli ».

E

il prof. Massalongo poi che in tutta la serie dei nuovi e importanti fatti obbiettivi acquisiti (a suffragio in ispecie dell’anatomia patologica dell’affezione) non ha trovata sufficiente ra-gione per modificare neppure in un dettaglio i

suoi antichi convincimenti, altresì

mantenendo

l’ espressione di « nevrosi motrice bulbo-spi-nale », è più esplicito ancora affermando i

fe-nomeni della miastenia « sostenuti da altera-zioni della funzionalità dei neuroni motori del mesencefalo e del midollo spinale » nei quali

«

ammette

1’ esistenza di alterazioni o meglio di modificazioni del loro

modo

di essere » e di una speciale predisposizione morbosa, riferendo infine la stessa affezione « ad una debolezza congenita ed esaurimento funzionale la cui causa prima deve risiedere nella morlologia stessa de-gli elementi motori del midollo e del

mesence-falo, vuoi nella loro piccolezza ed incompleto sviluppo, vuoi ecc. per particolarità anatomiche

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e morfologiche probabilmentesubordinate a de-viazioni di sviluppo nella vita fetale ».

Orbene : non v’ha dubbio che nel concetto di minorata resistenza organica, di congenita debilità e predisposizione morbosa di determi-nati organi e sistemi, è necessariamente impli-cita la maggior facilità cioè con la quale si ri-scontrano in essi abnormi reazioni morbose e anatomo-patologiche, ove analoghe cause o corrispondenti fattori morbigeni non avrebbero fatto presa o avrebbero almeno indotte lesioni

e conseguenze di minore entità qualora l’azione loro si fosse esplicata su organi e sistemi a re-sistenza normale.

Comunque,

in corrispondenza di sezioni o di tessuti congenitamente deboli e predisposti sarà pur necessariamente logico di attenderci una reazione anatomico-patologica maggiore o al più corrispondente,

mai

poi mi-nore e tanto

meno

assente. Giacché ad es., an-che il semplice concetto dell’ usura funzionale quale fu formulato da Edinger, è appunto in

massima

svolto su esempi e fatti clinici nei quali determinati sistemi, per

un

lavoro talora anche non maggiore della norma,

ma

per essi soverchio, sono andati incontro ad alterazioni più o

meno

gravi e molto spesso irreparabili (lesioni cordonali sistematizzate del midollo spi-nale ad es.).

E

non

v’ha

dubbio che la cosa dovrebbe avere evidenza anche maggiore qua-lora

— come

nella miastenia è generalmente

ammesso —

anche si invochi,

come

causa effi-ciente e sopraggiunta, un fattore tossico eso-geno od endogeno che esso sia, in quanto che fra 1’ altro il solo concetto dell’usura funzio-nale nervosa, male si addatterebbe ai miglio-ramenti e a le lunghe soste con più o

meno

complete e durature remissioni dei sintomi tanto spesso osservate, e alle collateralmente esistenti alterazioni muscolari.

Non

solo,

ma

detta ledi—

bilità a tanta maggior ragione dovrebbe farsi

ben manifesta, se la predisposizione

morbosa

risultasse morfologicamente insita Delle cellule nervose nel senso del prof. Massalongo, giacché scorrendo le sue pagine si trae 1’ impressione

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che i miastenici più che dei predisposti siano fin dalla congenitura dei condannati al

morbo

di Erb,

come

se

data la peculiare debilità e predisposizione morbosa

1’ insorgenza o prima o poi ne fosse fatale.

Ma

allora, S3 veramente causa fondamentale della malattia è una abnorme e congenita pre-disposizionemorbosa delsistema nervoso e causa occasionalmente determinante una intossicazione esogena o endogena o altro fattore, usura fun-zionale del sistema nervoso compresa, e se al

concetto di predisposizione è

imprescindibil-mente

connesso quello di maggior morbidità e di più facile compromissione per opera dei fat-tori morbigeni, o

come

mai allora che essa in-tossicazione invece determina alterazioni diffuse e non certo indifferenti e si può dire quasi co-stanti nei muscoli, e secondo qualche A. altresi nei variorgani e viceversa lascia completamente

illeso proprio il sistema nervoso, quale viene dichiarato pur tuttavia predisposto,

organica-mente

più debole, congenitamente

meno

resi-stente?

Ma

questo e non quelli dovrebbero più specialmente reagire e se non esclusivamente, almeno con prevalenza di lesioni,

ma

non mai con l’opposto riscontro quale invece si dà.

0

io quindi

mi

inganno, o l’ ipotesi esposta si

trova in contrasto con le nostre concezioni teo-riche e con i fatti anatomo-clinici.

Io non giungerò certamente a tanto,

ma

non parmi paradosso 1’ affermare che se volesse pro-prio stabilirsi

una

scala graduale di morbidità

si dovrebbe caso mai dichiarare il sistema ner-voso per certo non più predisposto,

ma

forse anche più resistente del muscolare, in quanto esso sa indefinitamente resistere senza apprez-zabili modificazioni istologiche ad un processo morboso che induce invece gravi fatti irrita-tivi, atrofioi e degenerativi nel sistema

mu-scolare e cioè proprio in

un

tessuto che per esperienza sappiamo assai resistente e ta-lora persino quasi indifferente alle più gravi offese.

Appare

quindi non foss’ altro più probabile

-

37

l' ipotesi di Knoblanch, il quale in base al re-perto delle « heller Muskelfasern » ed alle con-siderazioni che lo inducono a ritenere la loro presenza

come

espressione di anomalia e di ar-resto da sviluppo, invoca del

pan

anche l’usura funzionale,

ma

preparata nella sua esplicazione da una congenita predisposizione del sistema muscolare e non già del nervoso, nei quale con-cetto (a parte il significato biologico delle fibre pallide che è per ora ben lungi dall’esser

chia-rito) io non potrei che associarmi.

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