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Esca di stratii per l’amor de Dio.

Nel documento GIORGIO VASARI, Poesie (pagine 43-46)

Fonte: Ms Riccardiano 2948, cc. 3v – 4v col titolo non d’autore e fuorviante A Pio quinto. Metro: sonettessa , cioè sonetto caudato con coda reiterata.

Note: da datare ai primi mesi del 1550, quando fu presentato al papa Giulio III un esemplare delle Vite con dedica della terza parte a Giulio III. Vasari, illuso dalle promesse e dalla familiarità con Giulio III, avrebbe potuto presentare questo componimento scherzoso, ma non troppo, al papa: tuttavia, Vasari si aspettava un riconoscimento per gli sforzi fatti per accontentare il papa, e il cavalierato sarebbe stato un riconoscimento adatto a lui che si era appena sposato e non poteva aspirare a benefici ecclesiastici. Gli eredi di Vasari equivocarono leggendo la richiesta di un cavalierato: infatti sapevano che era stato Pio V nel 1571 a nominare Vasari cavalier dello Speron d’oro e Cavaliere di San Pietro. Così intravidero il destinatario in Pio V e posticiparono la datazione della sonettessa di 21 anni.

2.Cosmo duca: Cosimo I, duca di Firenze dal 1537 al 1574.

2.al primo: Cosimo il Vecchio, fondatore del potere della famiglia Medici che sempre ha protetto Vasari (da Ottaviano

de’ Medici, al duca Alessandro, al cardinale Ippolito, fino al duca Cosimo I).

5.Io gli ho come secondo: la dedica principale delle Vite (ed, Giuntina del 1568) è agli Artefici del disegno. Il secondo

libro è dedicato a Cosimo I.

6. Il terzo a voi: nell’indecisione riguardo alla dedica delle Vite, Vasari decise di dedicarle a Cosimo I duca di Firenze.

Quando si seppe dell’elezione di Giulio III al soglio pontificio, Vincenzio Borghini redarguì Vasari per aver avuto troppo fretta nel dedicargli l’opera, mentre una dedica al nuovo papa avrebbe dovuto aver più frutto; Così infatti scriveva il 22 febbraio 1550:

“Voi avesti la fretta maggiore a prometter, Voi m'intendete, che avete persa un'occasione d'utile e d'onore, che Dio sa, quanto Ve ne verrà simile in mano; e più ora lo conosco, che veggo quello mi scrivete, ancor che, subito che fu creata Sua Santità, io ci corsi con l'animo. Or sia con Dio! Noi siamo qui; et in quanto a me non mi dispiace punto il disegno Vostro, e per me lo farei in ogni modo. E così si potessi far di tutta, che sarebbe un principio forte di qualche edifizio buono per Voi; ancor che, per la grazia di Dio e per le qualità Vostre e per l'animo, che si vede in Sua Santità, spero, che non Vi sia per mancare nessuno buono et onorevole partito appresso di lui. Né dico questo, che ella non sia ottimamente allogata per mille conti, dove l'avete disegnata. Ma, per esser questa cosa del Papa cosa nuova, e questa altra, per tanti libri dedicatili, quasi oramai stucca, quelle cose che vengono prime e fresche hanno un certo che di buono; che poi, quando si è fatto il callo, non si stimon tanto. Voi m'intendete meglio che io non dico”.

Per ovviare al problema, Vasari e i suoi collaboratori fecero allestire per il nuovo papa un volume con dedica speciale alla terza parte delle Vite. La dedica fu collocata a tergo del frontespizio della Terza parte e si trova in un esemplare della Biblioteca Vaticana (Riserva IV.5) probabilmente l’esemplare donato al Papa. Un altro esemplare con la stessa dedica aggiunta si trova sempre preso la Vaticana (Rossiana 4811 (III)).

9. Un cavalier: un cavalierato, con tutte le prebende in denaro che il titolo comportava e che avrebbe “acconciato” la

situazione economica di Vasari. Questa richiesta provocò la confusione degli eredi di Vasari, che riferirono la richiesta al pontificato di Pio V: infatti, il 27 giugno 1571, monsignor Guglielmo Sangalletti avrebbe annunciato a Vasari cha il papa, motu proprio, lo nominava cavaliere dello Speron d’oro.

12. il terzo in sul Grisello: Raffaele Griselli, uno degli amici romani di Vasari; cfr. II, nota al v. 169. Era il responsabile del fondaco di Bindo Altoviti ai banchi a Roma e vendeva in quel momento il terzo libro delle Vite. Già citato nelle ottave II, non sembra che i rapporti di Vasari con lui siano sopravvissuti dopo la rottura con Bindo Altoviti, per il quale Griselli lavorava.

15. Ché se ’l gran Raffaello: la fortuna di Raffaello è stata anche quella di trovare un grande committente come Papa Giulio II. Vasari sembra qui citare un concetto già espresso nella Vita di Raffaello della Torrentiniana: “Mentre che la felicità di questo artefice faceva di sé tante gran maraviglie, la invidia della fortuna privò de la vita Giulio secondo, il quale era alimentatore di tal virtù, et amatore d'ogni cosa buona”.

21-22: le mia arme… pennello: le insegne di Vasari saranno i due strumenti con cui eccelle: la penna e il pennello. 25-26. sol del vostro… mostro: se vivo in Roma grazie alle vostre sovvenzioni e potrò farmi vedere per strada a cavallo e accompagnato da un servitore. Si confronti con la risposta di Vasari a Iacone che lo voleva beffare: “Per che, entrato egli così a cavallo fra loro gli disse Iacone: “Orbè, Giorgio”, disse, “come va ella?”. “Va bene, Iacone mio”, rispose Giorgio; “io era già povero come tutti voi et ora mi truovo tre mila scudi o meglio: ero tenuto da voi goffo, et i frati e preti mi tengono valentuomo; io già serviva voialtri, et ora questo famiglio, che è qui, serve me e governa questo cavallo; vestiva di que’ panni che vestono i dipintori che son poveri, et ora son vestito di velluto; andava già a piedi et ora vo a cavallo, sì che, Iacon mio, ella va bene affatto; rimanti con Dio.” (Vita di Bastiano detto Aristotele da

Sangallo).

27-29. Colui… perduto: di colui che già fu nostro servitore, dirà Farnese, sono state riconosciuti i suoi meriti: ora l’abbiamo perduto. Farnese è probabilmente da identificare con Alessandro, per il quale Vasari aveva lavorato negli anni Quaranta del Cinquecento. Il rapporto con i Farnese fu interrotto da Vasari che, per tentare un ritorno in Toscana, cercava committenti meno impegnativi e meno ostili al duca Cosimo I.

31. Datario: il cardinale datario presiedeva all’ufficio della dataria apostolica nella Curia romana, ufficio che dispensava anche pensioni e benefici non concistoriali.

32. Leggendario: di solito indica un libro contenente leggende agiografiche, ma qui indica un libro di grandi dimensioni in cui vengono registrati i benefici ecclesiastici.

33. cubiculario: cameriere del papa o di altri prelati, addetto a uffici particolari.

34. cameriere: titolo con cui, nella famiglia pontificia, erano designati vari dignitari laici o ecclesiastici (es. cameriere segreto).

35. vo’ lavorar, non voglio esser messere: Vasari nelle Vite ripete spesso che occorre ricompensare gli artisti degnamente, ma senza dar loro un vitalizio che li porti a non lavorare più. L’esempio negativo, da questo punto di vista, è quello di Sebastiano del Piombo, che dopo aver avuto dal papa il beneficio del “piombo”, smise di dipingere.

XIII

Angelo, a noi par a Michel divino,

Nel documento GIORGIO VASARI, Poesie (pagine 43-46)