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Inizialmente, quando il luogo è ancora adibito a salone di bellezza, i servizi proposti sono disponibili a entrambi i sessi, ma: “Sin embargo era muy reducido el número de hombres que cruzaba el umbral. Sólo las mujeres parecía no importarles la atención de unos estilistas vestidos casi siempre con ropas femeninas”121. Nel periodo antecedente alla malattia sono

ammessi anche gli uomini, ma il microcosmo creato all'interno del salone gira intorno alla donna: i gestori lavorano vestiti da donna e la clientela è esclusivamente femminile. Il lavoro giornaliero del proprietario ha come unico obiettivo la cura della bellezza femminile e le clienti si sentono rivitalizzate grazie al suo operato. Inoltre, una volta terminato il lavoro, il desiderio più grande è uscire coi colleghi per andare in città e vestirsi da

121Mario Bellatin, Salón de belleza, Tusquets Editores España, Barcelona, 2009, pp.23- 24.

donna; è una sorta di liberazione per il protagonista.

Quando il luogo si converte in Moridero, il gestore chiude la porta al mondo femminile in ogni sua forma, negando categoricamente l'ingresso alle donne malate. Il salone passa letteralmente da unisex a “monosex”122:

Uno de los momentos de crisis por los que pasó el Moridero fue cuando tuve que vérmelas con mujeres que pedían alojamiento. Venían a la puerta en pésimas condiciones. Algunas traían en brazos a sus pequeños hijos también atacados por el mal. Pero yo desde el primer momento me mostré inflexible. El salón en algún tiempo había embellecido hasta la saciedad a las mujeres, no iba pues a echar por la borda tantos años de trabajo sacrificado. Nunca acepté a nadie que fuera de sexo masculino123.

Non si fa scrupoli a negare l'aiuto persino a madri con bambini in braccio. Il proprietario, sebbene la morte e il degrado che lo circondano lo rendano insensibile, segue un ideale estetico superficiale che lo rende sordo alle suppliche: si rifiuta di “gettare via” tanti anni di duro lavoro dedicati alla conservazione e rivitalizzazione della bellezza femminile e del corpo delle clienti. Questa scelta comporta una riflessione molto importante all'interno del panorama sieropositivo latinoamericano: la comunità omosessuale infetta, seppur abbandonata da famiglia e società, ottiene almeno un posto in cui poter morire, mentre per la controparte femminile non è disponibile nemmeno questo. Questa doppia esclusione genera un'angosciante frustrazione nella comunità sieropositiva femminile: è un'altra testimonianza della situazione allarmante esposta da Lemebel nelle sue cronache e nelle performance de Las Yeguas del Apocalipsis. Le femministe e la comunità gay inizialmente rivendicavano insieme i propri diritti, ma con la comparsa del virus la lotta omosessuale getta ombra sul mondo femminista e l'alleanza tra i due gruppi finisce. Lo scrittore cileno, seppur criticato dal mondo femminista per portare avanti “solo” la lotta

travesti, teorizza più volte che la globalizzazione, il capitalismo e l'HIV

122Cfr. Lina Meruane, Viajes Virales. La crisis del contagio global en la escritura del sida, Fondo de cultura económica, Santiago de Chile, 2012, pp.246-247.

mirino allo “sterminio” della rappresentazione femminile dell'omosessuale sudamericano, ovvero del travestito stesso.

Bellatin crea un personaggio totalmente inglobato nel sistema capitalista, che agisce secondo le nuove tendenze sociali: le donne sono sempre state simbolo di bellezza e fertilità ed esaltate per questo in tutte le arti; con la comparsa dell'AIDS la donna malata perde queste qualità e viene quindi ignorata all'interno della letteratura sieropositiva. L'ideale estetico del protagonista non gli permette di ospitare le donne infette che non conservano più niente di quella bellezza che precedentemente rappresentavano e di cui lui stesso si occupava124:

Al descubrir las heridas en mi mejilla las cosas se acabaron de golpe. Llevé los vestidos, las plumas y las lentejuelas al patio donde está el excusado e hice una gran pira. Olió horrible125.

Se non è permesso l'accesso alle donne al Moridero a causa del canone estetico che purtroppo non sono più in grado di rappresentare, quando il parrucchiere travesti scopre di essere stato infettato decide di sbarazzarsi di ogni sua caratteristica femminile e brucia tutti i vestiti con cui si traveste da donna126. Ciò che in un primo momento lo rendeva libero e gli

procurava piacere, adesso quasi lo disgusta: elimina così ogni traccia femminile presente nella sua vita.

Da non sottovalutare l'utilizzo specifico della parola golpe: rimanda ovviamente ai vari colpi di stato nel continente coi quali, effettivamente, si delinea la fine di un'epoca in cui il sogno di emancipazione omosessuale va in frantumi127. Allo stesso modo, il travestito brucia i suoi vestiti da

donna e questo gesto rappresenta simbolicamente la fine di tutta un'estetica associata alle conquiste sessuali e di quell'immagine proiettata

124Cfr. Lina Meruane, Viajes Virales. La crisis del contagio global en la escritura del sida, Fondo de cultura económica, Santiago de Chile, 2012, pp.248-249.

125Mario Bellatin, Salón de belleza, Tusquets Editores España, Barcelona, 2009, p.54. 126Cfr. Alicia Vaggione, Literatura/enfermedad. Escrituras sobre sida en América Latina,

Centro de Estudios Avanzados, Córdoba, 2013, pp.152-153.

127Cfr. Lina Meruane, Viajes Virales. La crisis del contagio global en la escritura del sida, Fondo de cultura económica, Santiago de Chile, 2012, p.221.

anche nelle cronache di Lemebel, ovvero la scomparsa del travestito stesso. L'autore cileno testimonia ciò che accade nella periferia di Santiago, segnala nelle sue cronache “l'estinzione” di questo soggetto e tenta di salvarlo dal mostro capitalista attraverso la sua denuncia. Bellatin, a suo modo, senza i forti e diretti riferimenti realistici tipici del cileno, documenta la scomparsa del lato femminile del travestito. Inoltre, entrambi gli autori criticano e, allo stesso tempo, biasimano il travesti che a loro avviso si è fatto ingannare dal sistema americano neoliberale e dal potere del denaro (ricordiamo il travestito nelle cronache urbane che si fa “comprare” dal ventaglio di dollari, facendosi però contagiare).

In definitiva, Lemebel si serve della cronaca come spazio immaginario dove vengono confinate e cercano di resistere las locas cilene malate di AIDS, creando una loro comunità indipendente fuori dal controllo delle istituzioni che si rifiutano di dare il proprio supporto, ma il

sidario di Lemebel rimane comunque uno spazio aperto. Bellatin, al

contrario, crea volontariamente uno spazio chiuso, lugubre e claustrofobico, che si sviluppa parallelamente su due piani (Moridero e acquari) e in entrambi i casi gli esseri sono imprigionati, col tiranno burattinaio che muove cinicamente i fili delle loro vite. In Salón de belleza la comunità che si crea non è autentica come quella del sidario cileno, bensì fittizia. Si basa su una serie di regole intransigenti in cui, ad ogni modo, gli ammessi non hanno un'identità; quel poco di personalità lasciatagli dalla società, che li ignora e li confina, viene loro tolta nel momento in cui varcano la soglia del Moridero, e questo avviene per mano di un parrucchiere che sfrutta la comparsa della malattia per poter attivare il meccanismo di esclusione degli esclusi (le donne), agendo esattamente come quelle istituzioni da lui denigrate e integrandosi nel sistema capitalista128.

Per concludere, sebbene sia il sidario, sia il Moridero denuncino

128Francesco Fasano, La costruzione dello spazio di cura in Mario Bellatin e Diamela

entrambi la scomparsa del soggetto femminile, lo fanno con modalità che si oppongono: Lemebel nelle sue cronache cerca di salvare ed esaltare il segno femminile del travesti, mettendo questo personaggio al centro della scena; Bellatin, al contrario, manifesta le sue idee e le sue critiche alla società che si sta consolidando e lo fa da un punto di vista maschile e gerarchico, tagliando fuori la donna ed ogni traccia femminile dal Moridero e dai suoi personaggi.