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Un esempio dalla materialità: la privatizzazione della “piazza” negli USA

CAP I – PRIVATIZZAZIONE DELLA CENSURA E SORVEGLIANZA GLOBALE

3. Sorveglianza, controllo e repressione nel contesto delle privatizzazioni

3.4. Un esempio dalla materialità: la privatizzazione della “piazza” negli USA

Prima di giungere a conclusione di questo breve percorso finalizzato all'inquadramento del fenomeno della privatizzazione della censura nella società dell'informazione, sia permesso un excursus su un fenomeno del tutto assimilabile e con simili conseguenze in termini di esercizio dei diritti fondamentali. Si intende riferirsi alle conseguenze dell'evoluzione degli spazi sociali in numerose metropoli mondiali architetturalmente concepite di modo da ridurre, o persino escludere, l'esistenza di spazi comuni di proprietà pubblica a favore di spazi privati aperti al pubblico. Al posto di piazze e strade e parchi, luoghi per eccellenza deputati al libero esercizio pubblico dei diritti di libertà da parte della cittadinanza, intere comunità hanno visto sostituirsi sale di attesa, sottopassaggi o pontili e spazi di ristoro usufruibili in termini di servizio da parte dei consumatori che vi transitano. Questo modello, che parrebbe a prima lettura da parte di una persona cresciuta nello spazio

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Il testo della Carta, elaborate in seno all’Internet Rights and Principles

Coalition, è disponibile all’indirizzo

http://internetrightsandprinciples.org/site/charter/ (verificato il 12.05.2014).

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Tra le diverse, http://buzzmachine.com/2010/03/27/a-bill-of-rights-in- cyberspace/ (verificato il 12.05.2014).

comune europeo più vicina a film di fantascienza o distopie letterarie, è applicato in una pluralità di città americane e non mancano giuristi, perlopiù costituzionalisti accorti, che sollevino la questione di quale spazio rimanga, in un simile contesto giuridico-architettonico, per l'esercizio dei fondamentali diritti di libertà dei cittadini. Tale fenomeno è stato ben affrontato da Joel BAKAN, costituzionalista canadese, che nella sua importante opera The Corporation: the pathological pursuit of

profit and power, ha modo di affermare:

La “strada” - termine che denota non solo le strade ma anche gli altri spazi pubblici quali le piazze – occupa uno spazio centrale nell'immaginario democratico. È uno spazio pubblico urbano, un luogo dove le persone si incontrano e aggregano, dove conducono battaglie, protestano, marciano, picchettano, gridano attraverso megafoni, fanno circolare varie forme di informazione, e semplicemente godono della loro libertà di essere in pubblico. L'idea della libertà di parola prende molto del suo potere evocativo dalla strada, sia attraverso immagini dei manifestanti in piazza Tienanmen,

soapbox oratori allo Speaker's Corner all'Hyde Park di Londra,

o le marce per i diritti civili e del lavoro attraverso le strade di periferia.61

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“The “street” - a term that denotes not only streets but uther public places such as plazas and town squares -occupies a central place in the democratic imagination. It is a public urban space, a place where people meet and congregate, where they rally, protest, march, picket, shout through megaphones, convey various forms of information, and simply enjoy their freedom just to be in public. The idea of freedom of speech draws much of its evocative power from the street, whether though images of protesters in

Se infatti è indubbio che, posti certi limiti distinti da Stato a Stato, ben sia ancora possibile fermarsi in una piazza qualunque di Milano, Parigi o Berlino ad esprimere pubblicamente le proprie idee attraverso la parola o la diffusione di materiali stampati, tale libertà è in dubbio o persino formalmente negata in quegli spazi privati aperti al pubblico sottoposti a regolamentazioni finalizzate all'ordinaria circolazione di merci, consumatori e capitali. Le ragioni di tale negazione, ben documentata nell'opera citata, risiedono in quel carattere necessariamente conflittuale che caratterizza il diritto alla libertà di espressione, così come gli altri diritti fondamentali di libertà, e che porta il suo riconoscimento ad un irrinunciabile margine di instabilità politica e sociale. Instabilità che è ben necessaria ad un ordinamento che rifugga la fossilizzazione all'interno di soluzioni precostituite e immutabilmente stabilite a disciplinare un presente che si vorrebbe riproposto in eterno, ma che al contrario è comprensibilmente mal vista, ed il più possibile esclusa, dagli operatori ispirati dal conseguimento di profitto sul consumo.

I tunnel e i passaggi sopraelevati urbani, così come i centri commerciali suburbani, sono luoghi disegnati e utilizzati per l'interazione pubblica ma di proprietà di grandi imprese private, generalmente corporazioni internazionali, che controllano cosa succeda e chi possa accedervi. Le guardie di sicurezza e i sistemi di sorveglianza sono onnipresente perché, come ha evidenziato un commentatore, “i proprietari devono mantenere un'atmosfera proficua allo svolgimento di

Tiananmen Square, soapbox orators at Speakers' Corner in London's Hyde Park, or civil rights and labor marches through downtown streets”, BAKAN J.,

The Corporation: the pathological pursuit of profit and power, Simon &

attività commerciali, che ha bisogno della proibizione di quei soggetti del pubblico e di quelle attività percepite come pregiudizievoli a questo obiettivo”62

- come, per esempio, picchettatori, manifestanti, attivisti che volantinano, e senzatetto. Siccome centri commerciali, tunnel e passaggi sopraelevati sono, si ribadisce, proprietà privata, l'esercizio dei diritti alla libertà di parola e assemblea può essere molto più facilmente limitato in questi luoghi piuttosto che nella proprietà pubblica.63

Richiamando un altro studio64, Bakan sottolinea che questa tendenza è in atto anche nei contesti abitativi, con lo sviluppo di enclavi residenziali dotate di mura, cancelli, spazi aperti e regolamenti interni, di proprietà privata, che al tempo della redazione dell'opera avrebbero ospitato circa quattro milioni di cittadini statunitensi.

Questi rappresentano, nelle parole dell’opera citata, “una tendenza all'allontanamento dall'accresciuto controllo governativo sull'utilizzo del

62

HOPKINS J., Excavating Toronto's Underground Streets: In Search of

Equitable Rights, Rules and Revenue, in City Lives and City Forms, University

of Toronto Press, 1996, p- 63

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“Urban tunnels and skywalks, along with suburban malls, are places designed and used for public interaction but controlled by private owners, generally large corporations, which control what happens and who can be on their premises. Security guards and surveillance equipment are ubiquitous because, as one commentator points out, “The proprietors must mantain an atmosphere conductive to business, which necessitates prohibiting those members of the public and activities they perceive as detracting from this objective” - such as, for example, picketers, protesters, leafleters, and homeless people. Because mall, tunnels, and skywalks are private property, citizens' exercise of rights to free speech and assembly can be more easily curtailed in these places than on comparable public property”, BAKAN J, cit., pag.131.

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Lo studio a cui fa riferimento e da cui coglie le citazioni è MASSARONN ROSS M., SMITH L., PRITT R., The Zoning Process: Private Land-Use

Controls and Gated Communities: The Impact of Private Property Rights Legislation, and Other Recent Developments in the Law, Urban Lawyers, v. 28,

territorio e sulla fornitura di servizi da parte del Governo verso una dipendenza sempre maggiore sui controlli privati e sui servizi forniti dai privati”, e “forniscono una nuova e potente strada per escludere persone

e attività non gradite”.65

Tali architetture urbane, benché in quantità molto più limitate, esistono e si diffondono anche nell'Europa continentale e nelle nostre periferie. Ma di maggior interesse per quanto qui rileva è l'estrema somiglianza di questo fenomeno di privatizzazione del territorio materiale, di sottrazione di tale territorio dall'ordinario governo pubblico, alla tendenza all'affidamento e alla crescita e allo sviluppo di territori virtuali ove l'unica normazione relativa ai diritti di accesso e di utilizzo dei servizi è affidata alle scelte, di natura privatistica e tendenzialmente insindacabili, degli operatori privati. Questi ultimi, verso gli Stati e le autorità, si limitano a fornire informazioni ed eseguirne gli ordini di identificazione, blocco dell'accesso e conservazione dei dati, senza che vi sia più controllo della legittimità delle proprie pratiche di vero e proprio governo.

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“The represent, in , in the words of one study, “a trend away from

governmental control over land use and governmental provision of services and toward an increased reliance on privately created controls and privately supplies services”, and “provide a new and more potent way to exclude unwanted persons and uses”, BAKAN J., cit., p. 131-132.

4. Legittimo o possibile: la tecnologia, l’esercizio dei diritti e la sorveglianza