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Capitolo 3: Società d’intermediazione: il caso italiano

3.3 Il rapporto tra SIAE e i nuovi attori nel mercato

3.3.1 L’esempio Soundreef

Soundreef nasce a Londra da un’idea di imprenditori italiani nel 2011. Bisogna innanzitutto distinguere tra la società Soundreef LTD e Soundreef S.p.A: la seconda ha sede legale in Italia, nasce nel 2015 e produce la tecnologia necessaria a monitorare le riproduzioni; la prima, con sede legale a Londra e controllata dalla prima, è un ente di gestione indipendente, una figura riconosciuta nella Direttiva Barnier. Ai fini di questo elaborato si tratterà principalmente di quest’ultima in quanto soggetto deputato all’intermediazione del diritto d’autore ma bisogna comunque tenere presente anche la rilevanza di Soundreef S.p.A, in particolare per il ruolo nella qualità dell’offerta; da qui

69 SARTI, Il d.lgs 35/17 di attuazione della direttiva collecting: accesso al mercato, controlli e

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in poi si userà maggiormente la semplice nomenclatura Soundreef che verrà ulteriormente specificata solo per casi particolari.

Soundreef LTD opera con circa 35.000 autori e editori in tutto il mondo, più della metà in Italia. L’obiettivo di Soundreef è quello di «offrire una valida alternativa alle tradizionali strutture di gestione collettiva dei diritti d’autore, combinando l’utilizzo di tecnologie innovative a un customer support personalizzato e accurato»70; nel solco della liberalizzazione iniziata in sede europea, questo soggetto vuole dunque porsi come concorrente dei tradizionali organismi di gestione collettiva proponendo un’offerta migliore attraverso l’innovazione in un settore tradizionalmente rigido e restio a approcciare in modo positivo le novità.

Nel tempo la popolarità di questo soggetto è cresciuta tanto che con il passare del tempo alcuni importanti artisti italiani, come ad esempio Enrico Ruggeri, Fedez e Gigi D’Alessio hanno scelto di usufruire dei servizi Soundreef, e nel febbraio 2017 al Festival di Sanremo, la principale kermesse canora italiana, erano presenti cinque artisti legati a Soundreef.

Il primo servizio con cui si presenta a inizio 2012 è “Soundreef In-Store”, l’offerta di licenze a titolari di esercizi commerciali, per poi aprirsi agli eventi live con il prodotto “Soundreef Life!” nel 2014 e dal 2017 ha allargato il suo raggio d’azione a varie tipologie di royalty. Ad oggi Soundreef tutela gli autori per la musica In-store, esibizioni live, radio e tv, online, stampa, eventi privati e collabora con BeatPick su licenze per film, pubblicità, video internet e gaming.

Dal lato degli utilizzatori, l’offerta si differenzia per la personalizzazione del servizio e il continuo customer support: per quanto concerne il primo aspetto si può prendere come riferimento le diverse playlist tematiche (ad esempio breakfast &

brunch, relax & spa, fitness & workout) messe a disposizione degli esercizi commerciali

o la presenza di figure come i Music Supervisor destinate alla sonorizzazione e alla personalizzazione musicale di eventi; per il secondo aspetto sono rilevanti la

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convenienza, il supporto ai processi di iscrizione e acquisizione di licenze, la fornitura di garanzie e protezione legale gratuita.

Dal lato degli autori Soundreef si fa forza di alcune interessanti soluzioni tecnologiche, come la tracciabilità e l’analiticità delle informazioni e conseguentemente delle rendicontazioni, oltre alla velocità dei pagamenti. Queste funzionalità sono raggiunte attraverso la digitalizzazione dei report e l’utilizzo di tecnologia avanzata, come quella di audio monitoring (utilizzata in modo incrociato con i tradizionali report compilati dai broadcaster) che permette di eseguire una scansione dei canali radio e tv del mondo in modo che l’autore comprenda quali sue opere vengono eseguite e dove.

In questa direzione, è interessante la partnership siglata a inizio 2018 tra Soundreef e Youtube con la prima che è diventata la prima società d’intermediazione a rendicontare mensilmente le utilizzazioni delle opere sulla piattaforma di Google: grazie a tale accordo l’ente di intermediazione otterrà report riguardanti l’utilizzo delle opere da lei tutelata nei prodotti multimediali presenti su Youtube.

Il rilievo di Soundreef come player del settore viene anche testimoniato da questi accordi strategici stipulati non solo con i soggetti più innovativi ma anche con quelli più tradizionali come SIAE, il rapporto con la quale verrà analizzato nel prossimo paragrafo, o Suisa, lo storico organismo di gestione collettiva svizzero con cui ha negoziato condizioni per le utilizzazioni multi territoriali online.

Pur mancando uno storico e una letteratura che analizzi criticamente punti di forza di debolezza dal punto di vista economico-funzionale del nuovo concorrente, è comunque possibile ottenere alcune indicazioni di massima: Soundreef si è imposta come un soggetto rilevante del settore e, pur SIAE vantando un’importanza storica che le procura un vantaggio non indifferente, in un’ottica di innovazione assume il ruolo del

first mover. Agli occhi del pubblico ha assunto la figura della startup che ha sfidato i

giganti del settore attraverso l’innovazione tecnologica e che ha costretto gli enti tradizionali ad adeguarsi e a rincorrerla su tale piano; non a caso la modernizzazione dei processi del monopolista in termini di rendicontazione sono recenti e successivi all’ingresso in campo di Soundreef.

Vi è anche una diversa filosofia di fondo tra i due modelli: coloro che si affidano al nuovo ente indipendente «abbandonano non solo la SIAE ma la gestione collettiva dei diritti nel suo complesso, vertendo il modello di gestione di Soundreef non su

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un’inverosimile condivisione dei repertori con i propri concorrenti ma sulla valorizzazione del singolo autore/artista e del proprio repertorio»71; tale differenza si sostanzia sia dal punto di vista giuridico sia da quello del business in una maggiore frammentarietà e flessibilità nella tutela dei diritti con la predilezione per licenze più specifiche.

Nonostante il vantaggio tecnologico e di offerta, rimangono delle limitazioni soprattutto per quanto concerne la capillarità della struttura che non è paragonabile a quella di SIAE, dotata di ispettori sparsi in tutto il territorio e per cui l’ente tradizionale non è al momento rimpiazzabile come riconosciuto dallo stesso CEO Davide D’Atri.72