2 Capitolo
3.5 L’ombra dell’intelligenza
3.5.6 Esiste la creatività meccanica?
Con questa parte si chiude un discorso attraversato da tre tematiche, ovvero coscienza, comprensione e creatività, che sono fondamentali all’interno della nostra riflessione sull’Intelligenza Artificiale. Il problema della creatività in ambito meccanico, infatti, è importante per capire il punto in cui ci si trova oggigiorno all’interno di questo settore scientifico.
Innanzitutto vogliamo chiederci in cosa consiste l’essere creativo51 di qualcuno o
qualcosa e, in secondo luogo, quali sono le motivazioni che lo fanno essere originale.
Per quanto riguarda il primo aspetto, diciamo che per “creatività” intendiamo la facoltà di realizzare qualcosa52 di originale oppure di utilizzare una maniera inedita
per raggiungere un certo obiettivo. Ad esempio, pensiamo che Turing sia stato creativo quando ha ideato la sua macchina universale, pur non avendola costruita in prima persona, poiché ne ha comunque fornito una descrizione dell’architettura e del suo funzionamento. Al contrario, non sono creativi, per esempio, tutti gli artisti che plagiano le opere altrui (grafiche, musicali e così via).
In merito al secondo punto della questione, riteniamo che la creatività nasca fondamentalmente dalle necessità. Per continuare con Turing, egli ha costruito mentalmente la macchina universale proprio per soddisfare un’esigenza, ovvero quella di trovare una risposta valida al cosiddetto “problema della decisione” o Entscheidungsproblem53. L’idea della MdT, inoltre, si è rivelata così potente da
51 Intenderemo “creativo” e “originale” come intercambiabili. 52 In modo astratto o materiale non è rilevante qui.
53 È un problema posto dal matematico tedesco David Hilbert nel 1928, che consiste nello stabilire
una procedura tramite la quale si possa decidere, per ogni formula della logica del prim’ordine, se si tratta o meno di un teorema del linguaggio formale considerato. La risposta a tale problema, dimostrata anche da Alonzo Church, è negativa, nel senso che una tale procedura rigorosa non esiste.
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diventare lo strumento mediante il quale delimitare l’ambito di ciò che è computabile54.
Ora che ci siamo intesi su cosa sia la creatività e sul perché essa venga suscitata, possiamo analizzare la ragione per la quale non crediamo possibile che una macchina esibisca un comportamento originale. Il motivo lo si può trovare sostanzialmente nell’assenza di bisogni.
Non ci sembra caratteristico di una macchina (prendiamo un computer come campione) essere soggetta a delle necessità. Senza dubbio ci sono delle condizioni da soddisfare affinché la si possa utilizzare, come la disponibilità di energia elettrica, ma non rappresenta un’urgenza dalla quale possa scaturire una forma di creatività meccanica.
Forse il fatto che una macchina non abbia esigenze come l’essere umano dipende anche dall’assenza di consapevolezza. Questo significherebbe che l’ultimo termine della relazione triadica che si sta trattando (consapevolezza-comprensione- creatività) rimanda in modo circolare al primo.
Per essere più chiari: anche se un computer avesse delle necessità impellenti non potrebbe rendersene conto, non ne avrebbe coscienza e per questa ragione sarebbe impossibilitato ad elaborare una soluzione creativa.
La creatività è un argomento che ci ricorda l’obiezione di Lady Lovelace, a proposito dell’ipotesi di una macchina intelligente, secondo la quale quest’ultima non sarebbe in grado di mostrare una qualche forma di originalità e sia costretta ad agire solo nel modo in cui è stata programmata.
Bene, noi ci poniamo a metà strada fra il pensiero di Turing e questa critica. In altre parole, da un lato non giudichiamo possibile che una macchina manifesti originalità, dall’altro le forme di apprendimento automatico che si verificano oggigiorno ci
54 Si tratta di un criterio fondamentale nella Teoria della computabilità. Difatti, questa branca della
matematica si occupa di studiare l’ambito di quel che è calcolabile, in un tempo finito, tramite una procedura algoritmica effettiva; e pertanto, se qualcosa è computabile, lo è mediante una Macchina di Turing.
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permettono di affermare che la macchina ci mette del proprio, per così dire, specialmente quando si trova sotto determinate condizioni.
Questo, però, non risolve il problema della creatività, in quanto ciò che un software può imparare da solo non basta per farcelo dichiarare capace di un pensiero originale.
Se lo facessimo, incorreremmo nell’errore di sovrapporre due aspetti della questione che non coincidono e che pertanto non possono essere considerati come un unico ambito onnicomprensivo; cioè, “automatico” e “creativo” non sono sinonimi, non per noi. E non lo sono perché i traguardi che la macchina riesce a raggiungere autonomamente, senza la supervisione dell’uomo, consistono comunque in algoritmi, seppur applicati in modo eccellente. Sono “soltanto” procedure di calcolo mediante le quali un computer apprende come svolgere qualcosa di nuovo, non costituiscono risposte che la macchina elabora per soddisfare un’esigenza di cui sente il “peso”.
Insomma, ciò che viene prodotto nel campo dell’IA non è qualcosa che possa comportarsi in maniera originale, alla luce del modo in cui noi intendiamo la creatività. Una macchina può progredire, ma attraversando una via regolata comunque dal calcolo matematico.
Questo vale anche nei casi delle tecnologie che si basano sulle reti neurali artificiali, poiché pur avvicinandosi maggiormente all’imitazione di una macchina continua, come viene inteso il funzionamento del nostro sistema nervoso, non è solo in tali reticolati che risiede la creatività. Anche qui, come nel caso della coscienza e della comprensione, qualcosa sfugge e non sembra riproducibile a livello meccanico. Qualcosa trascende gli impulsi elettrici che pervadono il nostro tessuto nervoso e dobbiamo fare i conti con questo ostacolo, nel momento in cui cerchiamo di modellare un’intelligenza artificiale imitando la nostra struttura bilogica.
Non pensiamo affatto che sia sbagliato percorrere la strada delle reti neurali artificiali, allineandoci al modello connessionista, ma è opportuno prendere consapevolezza (noi che possiamo!) dei limiti radicati negli attuali progetti dell’Intelligenza Artificiale.
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