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Esiti occupazionali dei laureati ad un anno dal conseguimento del titolo

performance universitarie ed esiti occupazionali dei laureati

4. Esiti occupazionali dei laureati ad un anno dal conseguimento del titolo

Come descritto nelle pagine precedenti, gli studenti che usufruiscono di una borsa di studio provengono generalmente da contesti socio-culturali meno favoriti e per i quali quindi un inserimento nel mercato del lavoro risulta ancor più necessario, magari anche in tempi relativamente brevi, rispetto ai colleghi provenienti da altri contesti. D’altra parte, è però vero che esiste una molteplicità di fattori che incidono sulle chance occupazionali e, tra questi, anche la famiglia d’origine. L’analisi degli esiti occupazionali dei laureati che hanno usufruito di borsa di studio risulta dunque di primaria importanza, anche al fine di una valutazione dei servizi di orientamento al lavoro.

Lo studio di seguito descritto è stato possibile grazie all’unione della banca dati AlmaLaurea e gli archivi ER.GO: la prima contenente i dati amministrativi dei laureati degli Atenei aderenti al Consorzio, nonché i dati provenienti dalle indagini annuali sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati. Dagli archivi ER.GO si è invece desunto l’elenco della coorte dell’a.a.

2007/08 degli studenti beneficiari di una borsa di studio, immatricolati ad un corso di primo livello o iscritti al primo anno ad un corso specialistico nei quattro Atenei emiliano-romagnoli 46.

4.1. Contesto di riferimento

Le indagini AlmaLaurea sulla Condizione occupazionale dei laureati permettono il monitoraggio degli esiti occupazionali dei laureati italiani e la verifica degli effetti della Riforma universitaria. L’ultimo rapporto sottolinea il persistere della crisi e i suoi effetti sui principali indicatori relativi alla situazione occupazionale dei laureati. Per tutti i tipi di corsi di laurea (di primo e secondo livello) si osserva un calo della quota di occupati ad un anno dal titolo: tra i laureati del 2011 è pari al 66% per i triennali (-12 punti percentuali rispetto ai colleghi del 2007), al 59% per gli specialistici (-4 punti) e al 36% per gli specialistici a ciclo unico (-10 punti percentuali rispetto ai laureati del 200747; Graf. 4.1.).

E’ opportuno segnalare che i laureati di primo livello proseguono in larga parte i propri studi iscrivendosi alla laurea specialistica/magistrale, rimandando così l’ingresso effettivo nel mondo del

46 Sono stati esclusi dalle analisi gli immatricolati a corsi specialistici a ciclo unico e al corso in Scienze della Formazione primaria, a causa della ridotta numerosità di coloro che risultano già laureati negli anni considerati e per i quali sono dunque disponibili i dati sugli esiti occupazionali ad un anno dal conseguimento del titolo.

47 A causa della ridotta numerosità e della peculiarità del collettivo, in questo articolo non si riportano le considerazioni relative ai laureati del corso in Scienze della Formazione primaria. Per approfondimenti si veda AlmaLaurea (a cura di), (2013), XV Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati, disponibile su www.almalaurea.it/universita/occupazione/occupazione11.

lavoro. Per tale motivo, nel confronto tra i vari tipi di corso, i laureati di primo livello sono circoscritti alla sola popolazione che non risulta iscritta ad un altro corso di laurea48.

Inoltre, si sottolinea che la maggiore occupazione dei laureati di primo livello rispetto agli specialistici e specialistici a ciclo unico trova spiegazione da un lato nella maggiore prosecuzione del lavoro precedente al conseguimento del titolo tra i laureati di primo livello, che risultano quindi avvantaggiati in termini occupazionali; dall’altro, nella maggiore partecipazione dei laureati di secondo livello ad attività di formazione post-laurea anche retribuita (quali tirocini o praticantati, dottorati di ricerca, scuole di specializzazione e stage in azienda).

Graf. 4.1. Laureati 2011-2007 intervistati ad un anno: occupazione per tipo di corso. Confronto con la definizione ISTAT sulle Forze di Lavoro (valori percentuali)

Nota: per il primo livello si sono considerati solo i laureati non iscritti ad altro corso di laurea.

Considerando quindi occupati anche quanti sono impegnati in attività formative retribuite (secondo la definizione adottata dall’ISTAT nell’Indagine sulle Forze di Lavoro), il tasso di occupazione migliora considerevolmente, in particolare per i laureati di secondo livello, riducendo

le differenze tra i vari collettivi: tra i laureati del 2011 l’occupazione sale infatti al 70% per i triennali, al 72% per gli specialistici e al 60% per i colleghi a ciclo unico (questi ultimi frequentemente impegnati in attività formative non retribuite).

Il confronto con le precedenti rilevazioni ad un anno conferma, per tutti i tipi di corso un forte calo della quota di occupati. Ciò è vero in particolare per i laureati specialistici a ciclo unico (-20 punti percentuali) caratterizzati non solo dal più basso tasso di occupazione, ma anche da una forte riduzione delle attività di formazione retribuite. Le spiegazioni a questa tendenza vanno ricercate non solo nella peculiarità di tale popolazione, ma anche nella mutata composizione del collettivo stesso che negli ultimi anni è stato caratterizzato da un forte aumento del peso dei laureati in giurisprudenza (passati dal 5% fra i laureati del 2007 al 39% di quelli del 2011): questi ultimi presentano infatti il più basso tasso di occupazione e la più elevata quota di laureati in cerca di lavoro.

All’ulteriore aggravamento della situazione occupazionale si associa il peggioramento delle caratteristiche del lavoro svolto. Rispetto all’indagine 2008 la stabilità lavorativa (in particolare i contratti a tempo indeterminato) ha subìto una forte contrazione per tutti i tipi di corso (-10 punti percentuali tra i triennali, -6 punti tra gli specialistici, -3 punti tra i colleghi a ciclo unico). A ciò si è associato un aumento dei lavori non regolamentati da alcun contratto di lavoro (+3 punti per i laureati di primo livello, +4 punti per i colleghi di secondo livello), i contratti non standard (+3 punti percentuali per i triennali; +1 punto, invece, tra gli specialistici) e le collaborazioni occasionali (+3 punti tra i laureati triennali e specialisti e +1 punto tra quelli a ciclo unico).

Il guadagno ad un anno, complessivamente, supera di poco i 1.000 euro netti mensili: in termini nominali 1.049 per il primo livello, 1.059 per gli specialistici, 1.024 per gli specialistici a ciclo unico. Rispetto alla precedenti rilevazioni, le retribuzioni risultano fortemente in calo, anche considerando le retribuzioni reali, ovvero tenendo conto del mutato potere d’acquisto (OECD, 2012c; Eurostat, 2011).

L’analisi circoscritta ai soli laureati che lavorano a tempo pieno e hanno iniziato l’attuale attività dopo la laurea, seppure innalzino le retribuzioni medie mensili a quasi 1.200 euro per tutti i collettivi in esame, conferma le contrazioni qui evidenziate eccetto che per i laureati specialisti le cui retribuzioni così calcolate restano sostanzialmente stabili. Non si deve però dimenticare che i primi laureati, quelli del 2007, erano anche i migliori in termini di performance universitarie;

elementi questi che hanno esercitato un certo effetto sulla sostanziale tenuta delle loro retribuzioni.

È comunque opportuno ricordare che, con il trascorrere del tempo dal conseguimento del titolo, la condizione occupazionale tende complessivamente a migliorare sotto tutti gli aspetti considerati, confermando che il nostro è un mercato del lavoro che si caratterizza per tempi lunghi

di inserimento lavorativo e di valorizzazione del capitale umano, ma di sostanziale efficacia nel lungo termine (Cammelli, 2013).

Le difficoltà del mercato del lavoro che hanno caratterizzato gli ultimi anni sono confermate anche circoscrivendo l’analisi ai laureati degli Atenei emiliano-romagnoli. Il tasso di occupazione di questi ultimi, pur continuando a collocarsi su valori superiori alla media nazionale, subisce un forte calo per tutti i tipi di corso: è pari al 74% tra i laureati di primo livello del 2011 che non hanno proseguito gli studi universitari (con un calo di 12 punti percentuali rispetto ai colleghi del 2007), al 76% tra i laureati specialistici (meno 7 punti) e al 65% per i colleghi a ciclo unico (meno 16 punti).

Anche rispetto alla stabilità del lavoro svolto e al guadagno i laureati degli Atenei emiliano-romagnoli confermano le tendenze evidenziate a livello nazionale.