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Gli espedienti grafic

Nel documento LA DUB POETRY DI JEAN 'BINTA' BREEZE (pagine 88-93)

4. LA QUESTIOE LIGUISTICA: CREOLE O STADARD

5.3 Gli espedienti grafic

La poetessa giamaicana, nei suoi testi, utilizza svariati espedienti grafici che sottolineano la volontà di svincolarsi dalla norma poetica, persino nei minimi dettagli. Prendiamo, per esempio, la ricorrenza delle lettere maiuscole e minuscole, sia nei titoli sia nei testi, e noteremo che esse non vengono mai adoperate allo stesso modo.

La lettera maiuscola, infatti, non viene attribuita a parole specifiche, e persino il pronome di prima persona singolare, I, è riprodotto in modo diverso. È lecito chiedersi, dunque, se queste scelte siano dettate esclusivamente dalla volontà di sovvertire l’ordine prestabilito. Come ben sappiamo, però, la massima resa dei dub poems si ha durante la

capisce che le lettere maiuscole, in realtà, sono preziose indicazioni ritmiche. Tale espediente grafico costituisce quindi il primo passo verso la lettura personale, per coloro i quali non hanno la possibilità di assistere all’esibizione dal vivo.

Un altro segmento della mappa visiva tracciata dalla Breeze nei suoi testi è l’uso del corsivo, unito a una divisione dei testi in sezioni irregolari e uniche, in quanto diversificate in base al corpo ritmico della poesia. In

Riddym Ravings e Homegrown, per esempio, il carattere del ritornello è il

corsivo per differenziarlo dalle altre strofe, permettendo così al lettore di decifrare con più facilità lo schema ritmico, pur non potendo assistere alla

performance.

Non c’è, dunque, alcuna regolarità nella forma adoperata dalla Breeze nei suoi testi, a testimonianza del fatto che ognuno di essi è portatore di un messaggio e di un sentimento unici. Qui di seguito riportiamo il testo di

mansong188

, una delle tante poesie dalla struttura alquanto insolita e

‘stravagante’ che esemplifica il modo in cui la poetessa modella i testi sulla carta: lovin he was carryin water in basket ova a parch lan parch 188

im drink an drink

im parch again

Questa disposizione grafica, assolutamente originale, seppur non apporti alcun cambiamento a livello di significato, conferisce musicalità grazie all’accostamento di una disposizione audace e singolare delle parole e insinua nel lettore la sensazione di una rottura totale dei tradizionali schemi stilistici e ritmici.

Un particolare effetto grafico, che si presenta allo sguardo di un lettore un po’ distratto, come niente più di un doppio space digitato sulla tastiera, interrompe il testo allo stesso modo in cui la penna dell’autrice ha esitato sulla carta, per un pensiero, un ripensamento o un’emozione che ha sicuramente inciso sull’esito finale della poesia. Il ‘silenzio’ della Breeze appare quindi colmo d’importanza ai fini interpretativi dei testi, sia stampati sia recitati, ed è spesso usato per particolari effetti drammatici189.

is a pair a eye dat see de ball before de bowler think it

a pair a leg dat dance wid ease anywhere he lan it

a pair a hand at have more joint dan jus elbow an wris 190

189

Cfr. Jean B. BREEZE, 1992, pp. 13, 69, 78.

190

La Breeze costruisce i suoi testi in modo da sottoporli alla disamina di un pubblico eterogeneo, pronto a fornire un’interpretazione assolutamente soggettiva: proprio per non perdere il contatto con il pubblico la poetessa ricorre con frequenza all’apostrofe, l’autrice si rivolge direttamente al lettore/spettatore – yuh – per dargli la consapevolezza di essere unico ed esclusivo destinatario del messaggio veicolato dal testo.

L’esasperazione della forma è ottenuta mediante l’uso magistrale degli elementi minimi del discorso: una serie di espressioni ridotte, accostate per formare una catena, spesso provocatoria, di parole chiave debitamente intrecciate al ritmo musicale. Specialmente nei primi modelli di Dub

Poetry, alcuni poeti svilupparono una tendenza verso la minimal expression,

la predilezione per l’uso di una sola parola, spesso creola, emotivamente carica e in grado di comunicare più di una frase complessa. Questo fenomeno è portato al limite nella prima raccolta di poesie della Breeze,

Riddym Ravings and other poems (1988), dove a una difficile

comprensibilità dei testi a livello linguistico si aggiunge la difficoltà oggettiva di seguire lo sviluppo degli stessi, i quali procedono per associazioni, sovrapposte in giochi di parole non sempre percettibili logicamente. I versi della Breeze sono, in questo caso, minimalisti e offrono al lettore delle short lines, nelle quali la divisione, anche in sillabe indica il

ryhythmic flow dei ‘cuts’ and beats.

Each time I tangle

unravels with patient skill frees growing shoots with tender tips to breathe and quiver in the morning air191

Gli esempi citati finora sono una dimostrazione del modo in cui la Breeze personalizza graficamente le sue poesie che, una volta stampate, rimangono ‘sospese’ tra la pagina e il palco fino a quando la performance completerà la ricezione del testo.

Il pubblico diventa un voyauditeur192 collettivo che gode del piacere puramente estetico della capacita dell’autrice di ricreare le emozioni in modo così realistico. Ne è un esempio la famosa poesia Ryddim Ravings, dove una forza latente aspetta di essere sprigionata dalla Breeze la quale, articolando una performance minuziosamente studiata, interpreta alla

191

Ead., Riddym Ravings, cit., p. 15.

192

Carolyn COOPER, )oises in the Blood: Orality, Gender and the ‘Vulgar’ Body of

perfezione la madness di Kingston, custode dei pensieri più intimi e ‘folli’ della protagonista.

L’indiscutibile originalità della poetica della Breeze che trapela dalle pagine, quanto dalla performance, deriva dalla volontà di esibirsi in quanto artista ma, soprattutto, di rivelarsi come donna attraverso una miscela di racconti di vita quotidiana e un riddim in eterno divenire.

A un certo punto della sua ricca e variegata carriera, Jean ‘Binta’ Breeze ha cominciato a considerare il ritmo reggae della Dub Poetry obsoleto e riduttivo pertanto ‘she began to experiment with different kinds of musical styles, integrating jazz, blues, mento, and kaiso into her work’193. La sperimentazione si intreccia ad una poetica sempre più decisa a uscire dalle ristrettezze delle convenzioni, volta a personalizzare audacemente l’uso delle tecniche poetiche.

Nel documento LA DUB POETRY DI JEAN 'BINTA' BREEZE (pagine 88-93)