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Accanto all’esperienza descritta nel presente report relativamente alla ricerca finanziata da Regione Lombardia in materia di pianificazione di protezione civile in aree interessate dalla presenza di

“grandi dighe” [1], merita di essere fatto cenno anche al livello di conoscenza e attività maturato sul tema da parte delle altre Regioni italiane. Durante questa fase di analisi e ricerca, è stato riscontrata l’attuale grande difficoltà nel reperire informazioni web sul tema per molte delle Regioni italiane. In conseguenza, nel paragrafo si annotano i soli contributi regionali in materia di cui è stato possibile reperire informazioni; in particolare di alcune Regioni italiane che non solo si sono occupate della predisposizione - secondo le priorità di aggiornamento dei DPC - dei PED per le relative “grandi dighe” (Tabella 3), ma hanno anche definito dei modelli o delle linee guida con utili indicazioni da considerare nella redazione dei piani di emergenza per “rischio dighe”.

Regione

Tabella 3 – “Grandi dighe” italiane con indicazione della priorità di aggiornamento dei Documenti di Protezione Civile.

Fonte: Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.

[1] Sito web di riferimento per Piani Emergenza Dighe Regione Lombardia:

www.regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/DettaglioRedazionale/servizi-e-informazioni/Enti-e-Operatori/protezione-civile/piani-di-emergenza/piani-emergenza-dighe-ped/piani-emergenza-dighe-ped

È il caso per esempio della Regione Piemonte [2] che nel 2018 - oltre alla predisposizione del Piano di emergenza della diga transfrontaliera del Moncenisio (TO) - si è occupata della redazione di un

“modello di Piano di Emergenza comunale per le dighe” (approvato con determinazione direttoriale n.486 del 21/02/2018) con l’obiettivo di fornire un supporto ai Comuni per l’individuazione e l’analisi del rischio derivante dai potenziali impatti creati da sbarramenti artificiali per l’accumulo idrico presenti sul proprio territorio comunale (o che potrebbero avere influenze sullo stesso), e la definizione delle conseguenti azioni di protezione civile da adottarsi. Tenuto conto delle disposizioni di cui alla DPCM dell’8 luglio 2014 (§ 2.1.1) relative alla pianificazione e gestione dell’emergenza e l’obbligo di considerare nei piani di protezione civile comunale anche il rischio derivante dalla presenza di sbarramenti artificiali per l’accumulo idrico, la Regione ha quindi diffuso il modello di PED tra i Comuni piemontesi sottolineando loro la possibilità (non obbligo) di adozione quale allegato al proprio piano comunale di protezione civile. Il “modello di piano” si compone di 3 distinte sezioni:

A. SEZIONE DESCRITTIVA ‐ Lineamenti della Pianificazione con indicazione della tipologia di rischio, del tema e obiettivi e dell’ambito di riferimento del Piano;

B. SEZIONE ORGANIZZATIVA - MODELLO ORGANIZZATIVO e Soggetti coinvolti (Rubrica);

C. SEZIONE TECNICA - Scenario d’Evento contenente la descrizione tecnica degli scenari, le fasi di allerta, le procedure operative e le schede tecniche di ogni sbarramento.

La Regione Toscana ha invece approvato dei “criteri generali per l'elaborazione degli scenari di evento ai fini della predisposizione dei piani di emergenza per rischio grandi dighe" presentando un possibile approccio alla redazione dei piani di protezione civile che consenta di valutare l’elemento di pericolosità “diga” nel contesto nel quale si trova, evidenziando gli scenari di danno ipotizzabili.

Risultano molto interessanti le considerazioni formulate in merito agli studi tecnici e idraulici disponibili per la costruzione degli scenari di rischio. Relativamente a quelli connessi allo Scenario Rischio Diga si sottolinea “l’ampio grado di incertezza, dovuto all’accuratezza del modello matematico utilizzato e alle ipotesi di calcolo imposte (Circolare PCM/DSTN/2/22806 del 13/12/1995) che presuppongono ad esempio nella simulazione l’alveo asciutto. Pertanto, nell’utilizzare queste mappature ai fini della pianificazione d’emergenza, occorre valutare bene l’opportunità di rivedere e modificare le aree perimetrate in base alla reale morfologia del territorio anche attraverso sopralluoghi e approfondimenti. Particolare attenzione deve essere posta ai tempi di propagazione dell’onda di piena generata che possono variare in maniera consistente anche a seconda della dinamica della procedura di collasso, la cui conoscenza quindi è fondamentale per una corretta pianificazione delle procedure operative”. Per quanto riguarda il Rischio idraulico a valle, si fa presente invece che, per le ipotesi di partenza con cui viene redatta, la cartografia di allagamento per “manovra di apertura totale degli scarichi” è riferita ai soli scarichi manovrati:

“tale cartografia è quindi da ritenersi esaustiva per questo tipo di scenario solo nei casi in cui esistano esclusivamente scarichi manovrati, senza possibilità di ulteriori rilasci da soglie libere. In tutti gli altri casi in cui si hanno scarichi di più tipologie (manovrati e non manovrati), occorre

[2] Sito web di riferimento per Piani Emergenza Dighe Regione Piemonte:

www.regione.piemonte.it/web/temi/protezione-civile-difesa-suolo-opere-pubbliche/difesa-suolo/dighe/grandi-dighe

valutare la necessità di produrre cartografie ad hoc che considerino la portata effluente da tutti gli scarichi e le condizioni dei livelli in alveo a valle della diga, anche tenuto conto dell’apporto degli affluenti a valle della diga per tutto il tratto del corso d’acqua suscettibile di essere interessato dalle portate uscenti dall’invaso. In tal modo si individuerà uno o più scenari di riferimento per manovre estreme più aderenti alle possibili realtà”.

Nei Piani di Emergenza Diga di propria competenza, le Regioni Molise [3] e Abruzzo hanno inserito - oltre alle parti fondamentali della pianificazione di emergenza (i.e. descrizione ambito territoriale di riferimento, scenari di rischio, fasi di allerta, modello di intervento, etc.) - una sezione relativa all’individuazione e descrizione degli eventi storici significativi accaduti negli ultimi decenni, riconoscendo l’importanza di disporre di una conoscenza di dettaglio dei dati storici (anche recenti) al fine di rappresentare quali-quantitativamente un fenomeno in una determinata area territoriale.

Infine, va citata la Regione Emilia-Romagna [4] che sul tema di pianificazione di protezione civile in caso di “rischio diga” risulta particolarmente attiva avendo provveduto ad approvare i PED per 8 delle 10 “grandi dighe” individuate in priorità 1.

[3] Sito web di riferimento per Piani Emergenza Dighe – Regione Molise: www.protezionecivile.molise.it/19-joomla/protezione-civile-regione-molise/31-rischio-dighe.html

[4] Sito web di riferimento per Piani Emergenza Dighe – Regione Emilia-Romagna:

https://protezionecivile.regione.emilia-romagna.it/gestione-emergenze/piani-emergenza-dighe-ped

2.3 Cenni al panorama estero sulle procedure di protezione civile nei casi di