Sempre riferendosi alla confessione di Doldo, ottima fonte di informazioni per quanto riguarda il mondo della mafia nella sua accezione più generale, vediamo come il termine Dranghita compare nel glossario con il significato di Società, in riferimento ad un'organizzazione criminale operante in tutte le provincie della Calabria.
Lo stesso termine ricorre anche in un rapporto dei Reali Carabinieri, in cui si fa riferimento ad una associazione a delinquere, gli Ndranghiti appunto, operante nella zona.
A tal proposito si scrive:
“Tale associazione basata sull'onore dei soci, in seguito a vincolo di giuramento, aveva per iscopo la consumazione di delitti contro la proprietà, rispetto all'obbedienza verso i capi gerarchici e la rappresaglia contro i delatori costituiti da gravi danni alla persona degli accoliti che per avventura si rendevano indegni di appartenervi.”
Nello stesso rapporto si fa riferimento anche al gergo utilizzato dagli ndranghiti:
“e così la rivoltella veniva chiamata tufa, il coltello settesoldi, i carabinieri zazzi, il rubare azzagnari, etc.”
Nella Gazzetta delle Calabrie del 1932, viene riportata la voce 'ndrangata, poi ripresa nel 1948 come
ndranghita, entrambe si riferivano ad un'associazione a delinquere operante nella Locride.
La stessa definizione compare nel 1955 in un articolo della Nuova Stampa, scritto da Clara Grifoni, nel quale la giornalista descrive gli assetti della mafia calabrese.
La parola e il concetto di 'ndrangheta risultano problematici sia sul piano della forma che dell'origine.
La forma linguistica ha una sua etimologia, piuttosto remota e può essere ricostruita, il problema nasce invece nel momento in cui si cerca di tracciare la storia sociale e antropologica del suo significato, nelle varie epoche. Ci hanno provato gli autori di Male Lingue, che partendo dalle testimonianze dell'esistenza della parola in epoca moderna nelle fonti che ne attestano la presenza e l'uso, ovvero nei dizionari, si ritrovano le
seguenti voci di riferimento:
- Nella II edizione del dizionario dialettale di Malara, la voce Ndranàli, Ndranghiti: V. Tracandali. alla voce Tracandali, si legge 'uomo balordo, stupido, trascurato'
- Rohlfs, nel supplemento ai dizionari siciliano e calabrese che stava preparando, riporta la voce messinese
dràngada = 'associazione malavitosa'
- G.A. Crupi, nel 1981, nel libro La glossa di Bova, presenta la voce andragati= in dial. 'società deill'omini bboni'.
Per capire invece l'origine e l'evoluzione della parola e del significato, ci si rifà alla proposta di Martino nel 1988, che si basa sul concetto classico e postclassico di andragathia.
Nei successivi saggi, partendo dalla spunto fornito da Martino, si propone di partire dai verbi greci connessi con andragathia, cioè andragatho e andragathizomai > in calabrese danno il verbo andranghitiari che significa 'essere, comportarsi, anche nella postura, da malavitoso'.
Seguendo tale ipotesi andrangata è un deverbale, quindi l'evoluzione ipotizzata è che dal significato del verbo 'fare una cosa' > si arriva al nome ' chi fa la cosa'.
Naturalmente il verbo ha alle spalle una lunga storia e artificiosi passaggi di significato nel tempo, tenendo conto anche del fatto che il rapporto tra le parole e le cose non è sempre lineare.
Infatti le parole sono soggette, nel corso del tempo a riaggiustamenti, modificazioni parziali, sovrapposizioni etc. che rendono arduo il compito al linguista di ricostruire l'etimologia dei lessemi.
La storia di 'ndrangheta e del suo significato, come mettono in evidenza Trumper e colleghi, è uno degli esempi più complessi di tutte queste evenienze. Il percorso linguistico seguito per l'analisi del termine
andragathia sembra correlato alla voce andreìa (coraggio> atti di coraggio> azioni militari),
successivamente ripreso per la formazione di andragàthema (fare prodezze).
Nello stesso momento si conia il nuovo verbo andragathizomai che significa ' compiere con successo azioni militari'. Questi sono i termini e i significati che si ritrovano per tutta l'epoca bizantina e la parola si estende dall'uso militare a quello più comune, mentre per quanto riguarda il termine comune per il concetto di 'coraggio' è ormai solo andreìa e derivati.
Un altro problema è dato dalla sua ripresa a due livelli:
- livello ufficiale nel Nuovo Dizionario Geografico Universale Statistico-Storico-Commerciale del 1826, nel
- livello popolare-dialettale che sta alla base delle voci andrangatijari, andrangata, registrate tra la fine dell'Ottocento e inizio Novecento in molti dizionari.
La forma rimasta inspiegabile è quella calabrese meridionale (reggina) andrangatijari, da cui si ha
andràngata con l'inserzione di 'n', la presenza di 'n' caratterizza proprio il dialetto reggino, in cui le
consonanti 'g' e 'v' subiscono un progressivo indebolimento fino alla scomparsa totale, se non che l'unico modo per evitare che questo procedimento linguistico si applichi è proprio quello di prefissare una 'n' che ne impedisca la caduta.
A seguito dell'analisi proposta per la ricerca del significato di 'ndrangheta, per Trumper e colleghi è possibile affermare dunque che:
“ si possono porre due o tre punti fermi; un aspetto è l'esatta costruzione etimologica e storica della parola, un altro è la creazione del concetto, la sua evoluzione nel tempo e i suoi aggiustamenti semantici, infine, vi è il suo utilizzo in tempi moderni, dipeso dalla necessità, più esterna che interna, di specificazione e precisazione nel designare l'associazione criminale” (Male Lingue, p. 106).
Un'altra proposta etimologica più recente del termine, è quella presente in Nocentini, 2010, p. 746: fa risalire
'ndrangheta al calab. 'ndrànghita 'onorata società', corrispondente alla mafia siciliana e der. di 'ndranghitiari
'atteggiarsi a uomo valente e rispettato', der. del gr. bizant. andràgathia 'virtù, virile, coraggio, valore', dalla loc. anēr agathós 'uomo buono,valoroso', in quanto proprietà che distingue l'uomo rispettato e temuto e deciso a tutto per imporre il proprio rispetto.