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L’etologia (dal gr. êthos, costume, e lògos, discorso) viene definita come la scienza che prende in esame il comportamento degli animali nel loro habitat e si differenzia dalla psicologia animale e comparata principalmente per i metodi di lavoro che impiega. Diversamente dagli studiosi di psicologia comparata che tentano di capire, tramite la

14 P.C.CICOGNA (a cura di), Psicologia generale. Storia, metodi, processi cognitivi, Carocci, Roma 2001,

pp. 42-43.

15 L.MECACCI, op. cit., p. 200.

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ricerca sperimentale di laboratorio, i meccanismi che si trovano alla base del compor- tamento animale, poiché ritengono che molti dei processi psichici operino allo stesso modo in tutti gli esseri viventi a prescindere dalle specifiche differenze che li caratterizzano, gli etologi si propongono, invece, di osservare e descrivere i comportamenti peculiari di ogni specie così come si manifestano in modo spontaneo nell’ambiente naturale. È bene qui rilevare che le differenti modalità metodologiche adottate ai fini della ricerca condurranno a conclusioni scientifiche contrastanti17.

Scienza piuttosto giovane, deve la sua nascita in modo particolare al lavoro dello studioso austriaco Konrad Lorenz, anche se è possibile riconoscere la figura di etologo ante litteram in Charles Darwin18, si pensi alla sua fatica letteraria L’espressione delle emozioni

nell’uomo e negli animali, in cui vengono presi in esame gli atteggiamenti e le espressioni

facciali sia degli esseri umani che degli animali domestici. In questo volume, il naturalista inglese, sulla scorta delle proprie osservazioni, pose le basi per lo sviluppo delle ricerche successive e individuò come fondamentale il fatto che gli atti degli animali non-umani sono peculiari di ogni specie, nella stessa misura in cui può esserlo “il colore del mantello” o anche “la struttura delle ossa19.

All’inizio del secolo scorso, gli scienziati Charles Whitman e Oscar Heinroth proprio richiamandosi a questo tipo di indagine diedero l’avvio ai primi studi di carattere etologico. Essi analizzarono principalmente nei piccioni, anatre e oche le variazioni verificatesi nelle “attitudini caratteristiche delle varie specie”. Ma si poneva l’esigenza di trovare le leggi che avrebbero consentito di realizzare una classificazione delle osservazioni effettuate. A compiere i primi passi in questa direzione fu Wallace Craig. Egli presentò una classifi- cazione in linea generale del comportamento animale, dove venivano distinti i movimenti di ricerca o provocati dalla fame, da quelli per la scoperta e il consumo del cibo. Un esempio alquanto rilevante <<è quello del cane che cerca il cibo in diversi modi e superando diversi ostacoli. Il cibo, quando è stato trovato, fa da stimolo scatenando nella bestia l’atto consumatorio in forma determinata e caratteristica>>20.

Gli zoologi europei Konrad Lorenz e Nikolaas Tinbergen compresero l’importanza delle scoperte precedenti basandosi su una pluralità di osservazioni effettuate su svariate

17 A.BINAZZI, F.S.TUCCI, op. cit., p. 408.

18 Ivi, p. 409.

19 F.ALVAREZ,L.A. DE REYNA,F.BRAZA, Il comportamento animale (1973), trad. it., Istituto Geografico

De Agostini, Novara 1977, pp. 17-18. 20 Ivi, p. 18.

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specie di animali, come ad esempio pesci, rane, gabbiani, scimmie, e diedero prova che il comportamento è frutto dell’evoluzione rispetto all’adattamento e un fattore determinante per la sopravvivenza. Le loro ricerche, unitamente a quelle dello zoologo Karl von Frisch, concernenti le capacità sensoriali degli invertebrati e dei pesci, concorsero a costituire una disciplina connessa alla biologia con un approfondimento delle nozioni acquisite in campo zoologico in senso neo-darwiniano. Per la rilevanza delle loro scoperte Konrad Lorenz, Niko Tinbergen e Karl von Frisch furono insigniti del Premio Nobel per la fisiologia e la medicina nel 197321, da qui il riconoscimento dell’etologia come disciplina scientifica autonoma22.

L’etologia è caratterizzata da quattro concetti di fondo, ovvero il comportamento innato specie-specifico, la prospettiva dell’evoluzione, le predisposizioni ad apprendere e la metodologia etologica, di cui se ne fornisce per ciascuno una descrizione in nota, i quali poggiano essenzialmente sull’etologia “classica”, ossia sui contributi offerti dagli etologi europei, in particolare Lorenz, Tinbergen e Irenäus Eibl-Eibensfeldt, questi fu uno dei primi a stabilire una certa connessione formale tra psicologia ed etologia23.

21 Ivi, pp. 18-19.

22 E. VISALBERGHI, Idee per diventare etologo. Osservare il comportamento degli animali, Zanichelli,

Bologna 2006, p. 92.

23 P.H.MILLER, Teorie dello sviluppo psicologico (1983), trad. it., Società editrice il Mulino, Bologna

1994, pp. 299-301. Il comportamento innato specie-specifico. <<I comportamenti innati sono considerati simili agli organi del corpo, in quanto entrambi sono essenzialmente gli stessi in tutti i membri di una specie, sono ereditari, e sono di tipo adattivo (Lorenz 1937). Proprio come le strutture fisiche sono sotto il controllo genetico, così è per certi comportamenti. Anche se nessuna struttura fisica e nessun comportamento sono completamente innati, dal momento che sono sempre espressi in un particolare ambiente, l’etologia mette in luce il contributo biologico al comportamento. Gli etologi generalmente sono d’accordo sul fatto che un comportamento è innato se è (Cairns 1979): stereotipato nella sua forma (ad esempio una sequenza di azioni che non variano) attraverso gli individui di una specie; presente senza che ci sia stata una importante esperienza precedente che abbia potuto farlo apprendere; universale per la specie (cioè si trova in tutti i suoi membri); relativamente invariato in conseguenza dell’esperienza e dell’apprendimento, dopo che si è stabilito. Gli etologi hanno identificato tre tipi di comportamento innato: 1) riflessi, 2) tattismi (orientamento spaziale), e 3) azione a schema fisso. I riflessi sono semplici risposte a degli stimoli. I tattismi sono movimenti del corpo che orientano l’organismo verso un particolare stimolo. L’azione a schema fisso è un complesso comportamento innato che favorisce la sopravvivenza della specie; è una “sequenza geneticamente programmata di azioni motorie programmate” (Hess 1970) che ha origine nel sistema nervoso centrale da meccanismi ereditari specifici>>. La prospettiva dell’evoluzione. <<L’evoluzione implica un cambiamento filogenetico, cioè un cambiamento che avviene in una specie nel corso di molte generazioni, in contrapposizione a un cambiamento ontogenetico, cioè un cambiamento evolutivo che ha luogo durante la vita di un individuo. Ogni specie, incluso l’essere umano, viene considerata come una soluzione data ad uno dei molti problemi posti dall’ambiente, quali evitare i predatori, trovare cibo, e riprodursi>>. Le predisposizioni ad apprendere. <<La predisposizione ad apprendere comprende periodi di sensibilità e periodi di capacità di apprendimento generali e specifiche. I periodi di sensibilità o “periodi critici”, come sono chiamati talvolta, sono periodi specifici in cui gli animali sono biologicamente pronti a imparare un

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Riguardo al modo di operare degli etologi, lo studioso Danilo Mainardi, in un’intervista rilasciata negli anni Settanta, spiegava che il lavoro svolto in quel periodo dagli etologi si sviluppava lungo tre fasi: la prima “in natura”, sostanzialmente descrittiva, dove si andava a elaborare un etogramma, il quale non forniva alcun tipo di informazioni su ciò che generasse i comportamenti, ad esempio sulla questione istinto-apprendimento; la seconda, analitica, in cui si andava a indicare ad esempio il rapporto tra appreso e inscritto a livello genetico; la terza, quella di sintesi, nella quale tutto andava a essere reinterpretato alla luce della situazione naturale al fine di comprendere il significato in termini evolutivi, vale a dire in termini di “valore per la sopravvivenza”, dei singoli comportamenti analizzati all’interno dei laboratori, perché c’è da dire che anche se gli etologi progettano diverse tecniche di sperimentazione in natura, a volte però occorre portare l’animale in laboratorio nella prospettiva di ottenere delle risposte a determinati punti di domanda24.

Dagli anni Sessanta e Settanta i principi e le tecniche dell’etologia sono stati adottati in quell’ambito di studi concernenti il comportamento umano, un indirizzo di ricerca definito “etologia umana”25, nell’intento di dar prova che molti comportamenti assunti dall’uomo sono universali, cioè a prescindere dalla diversità culturale, comportamenti che è possibile riscontrare in tutti popoli, poiché patrimonio genetico della specie. Secondo la visione etologica, l’essere umano conserva e manifesta tuttora degli aspetti comportamentali che

nuovo comportamento. In questi periodi l’animale è particolarmente sensibile a certi stimoli e ha dei comportamenti particolarmente suscettibili alla modificazione. L’esempio più noto, in campo etologico, di un periodo di sensibilità è tratto da Lorenz. Dopo la nascita, di solito nel primo o nei primi due giorni, certi uccelli (le oche, per esempio) sono più capaci di imparare le caratteristiche distintive della loro madre e perciò anche della loro specie. Durante il periodo di sensibilità il piccolo impara a seguire uno stimolo e arriva a preferire quello stimolo, un fenomeno chiamato imprinting. L’imprinting aumenta le possibilità di sopravvivenza dei piccoli perché ne assicura la vicinanza al genitore, cioè lo fa essere vicino al cibo e al riparo e lo tiene lontano dai predatori e da altre situazioni pericolose. Un altro modo in cui la biologia controlla indirettamente il comportamento si trova nelle capacità di apprendimento generali e specifiche. Il patrimonio genetico include, particolarmente negli esseri umani, una capacità generale impressionante di imparare dall’esperienza. Gli esseri umani sono educabili e molto adattabili. Come conseguenza della generale capacità umana di apprendere, fondata su base biologica, abbiamo sviluppato delle culture per aiutarci all’adattamento. Ogni cultura è trasmessa alla generazione seguente per mezzo dell’imitazione e di altre forme di apprendimento, perciò anche l’adattamento culturale ha la sua origine biologica. Le capacità di apprendimento specifiche fanno da complemento alle capacità generali. Le capacità di apprendimento specifiche riflettono il fatto che un orga-nismo non impara qualsiasi cosa con la stessa facilità, ciascuna specie ha predisposizione ad imparare certe cose con più facilità di altre. Contrariamente agli assunti della teoria dell’apprendimento classico, non è vero che tutte le risposte sono condizionate con eguale facilità a tutti gli stimoli>>. La metodologia etologica. <<Gli etologi si basano su due metodi generali per studiare il comportamento: l’osservazione naturalistica e la sperimentazione di laboratorio>>. Ivi, pp. 301-312.

24 P.CARUSO (a cura di), Danilo Mainardi. Intervista sull’etologia, Laterza, Bari 1977, pp. 45-46.

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ha sviluppato nel periodo del Paleolitico inferiore, quando da raccoglitore di frutti nati spontaneamente diventò cacciatore26:

Se l’ambiente umano, nel corso della storia, è profondamente mutato per l’intervento dell’uomo stesso che ha dato vita a società e a culture diversissime nelle abitudini e nei costumi, non altrettanto sono cambiati i connotati della specie umana, perché i tempi dell’evoluzione naturale e dello sviluppo filogenetico sono estremamente più lenti di quelli dell’evoluzione culturale. Così, sia pure in una molteplicità di forme e di modi determinati dalla cultura di appartenenza, tutti gli uomini conservano ancora oggi strategie di comportamento antichissime27.

Uno dei padri fondatori dell’etologia umana è lo studioso austriaco Eibl-Eibensfeldt, che con le sue osservazioni interculturali ha comprovato l’origine evolutiva di diversi atteggiamenti sul piano sociale. Alcuni gesti umani come per esempio il saluto, il bacio, oppure i comportamenti riconducibili all’aggressività, alla paura dell’estraneo, alla bramosia di potere, alla gentilezza e quant’altro, avrebbero tutti una base innata e non sarebbero dunque figli della cultura e dell’educazione28.

Per taluni studiosi il comportamento dell’essere umano è ancora inquadrabile nella dicotomia tra fattori innati e fattori acquisiti, secondo la scuola tedesca di etologia facente capo a Irenäus Eibl-Eibensfeldt; per altri ricercatori invece, la funzione dell’etologia umana è quella di portare alla luce la <<specifica complessità dello sviluppo psichico umano nel quale i processi biologici maturano all’interno di una fitta rete di relazioni sociali e culturali>>, ed è proprio in questo quadro che si muovono gli psicologi inglesi quali John Bowlby e Robert A. Hinde, i cui lavori, il primo sull’attaccamento madre- figlio29 e il secondo sulla comunicazione non verbale e sullo sviluppo del comportamento sociale, sono ritenuti particolarmente innovativi30.

Dalla fine degli anni Sessanta e per tutti gli anni Settanta, l’etologia si diffuse anche tra il pubblico non specialistico, e a questo contribuì la pubblicazione di libri più divulgativi, come ad esempio quelli di Konrad Lorenz o quelli di Desmond Morris che hanno reso

26 A.BINAZZI, F.S.TUCCI, op. cit., p. 413.

27 Ibidem.

28 Ibidem.

29 L.MECACCI, op. cit., pp. 384-385. Il lavoro sull’attaccamento ha un debito nei confronti di Darwin e

della teoria dell’evoluzione sia diretto, dato dalla conoscenza della teoria dell’evoluzione che egli aveva maturato nella sua formazione, sia indiretto, dato dai contributi di alcuni tra i più importanti filoni della psicologia del Novecento che hanno subito l’influenza del darwinismo. F.ORTU, C.PAZZAGLI, R.WILLIAMS,

La psicologia contemporanea e la teoria dell’attaccamento, Carocci, Roma 2006, pp. 19-23.

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familiare l’idea circa il comportamento umano come riducibile a schemi innati, in buona parte comuni anche al comportamento animale. Per fare un esempio: il fenomeno della guerra sarebbe stato possibile inquadrarlo nei comportamenti di aggressione e di lotta per la sopravvivenza rilevabili anche nelle specie animali. Con Sociobiology del 1975, l’ecologo e zoologo statunitense Edward O. Wilson si apprestò a delineare la “sociobiologia” come l’orientamento interdisciplinare di studio nel quale andavano a convergere la biologia, la sociologia e le scienze umane31. Egli definì la sociobiologia come <<lo studio sistematico delle basi biologiche di tutte le forme di comportamento sociale, compreso il comportamento sessuale e parentale, in tutte le specie di organismi, compreso l’uomo>>32. Nel 1978 venne costituita la Società internazionale di etologia umana; l’anno seguente nacque la rivista Ethology and Sociobiology. La sociobiologia, rispetto all’etologia umana, va ad accentuare <<il ruolo dei fattori genetici nella determinazione del comportamento umano, non solo specie-specifico, ma anche strettamente individuale>>. Attorno a questo impianto della sociobiologia si è sviluppato un forte dibattito tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta. Alcuni critici la ritengono una forma aggiornata di “darwinismo sociale”, in cui i comportamenti sociali verrebbero spiegati e giustificati in virtù del fatto di essere biologicamente determinati33.

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