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In questa tesi di laurea si prende in considerazione l’interprete di conferenza, in particolare mentre utilizza la modalità di consecutiva. Per questa ragione, dopo aver spiegato le differenze tra le varie modalità interpretative, si vuole fornire una analisi di che cosa si intende per conferenza come evento comunicativo, nel quale l’interprete è chiamato a prestare il proprio servizio volto alla buona riuscita di uno scambio proficuo tra i partecipanti all’evento.

«Si può pensare alla conferenza come a un fenomeno complesso schematicamente rappresentabile con un triangolo dai vertici dominati da tre “c”, le iniziali delle sue principali componenti: che cos’è, chi vi partecipa, come funziona».

Russo, 1999: 89

1.4.1 Che cos’è

La conferenza è un evento comunicativo ben codificato e organizzato, con regole internazionali e procedurali ben precise e con uno scopo chiaro. L’attività della conferenza è organizzata attraverso norme che definiscono lo svolgimento dei lavori, la ritualità, la programmazione, l’argomento da trattare e persino la lingua da utilizzare. La conferenza, dunque, non è un incontro casuale o improvvisato di persone, bensì un evento comunicativo caratterizzato da «un’interazione umana che implica intenzionalità e agentività tra i

partecipanti, cioè gli agenti che veicolano significati e scopi con mezzi linguistici e non» (Ibidem).

La parola conferenza di per sé è un termine polisemico con il quale si possono intendere diverse denominazioni: simposio, convegno, riunione, assemblea o congresso. In ognuno di questi caso, però, ci si trova in un contesto formale caratterizzato da un insieme di regole implicite o esplicite che ne definiscono le finalità (ad esempio spiegare le ultime ricerche in un particolare settore, oppure illustrare gli ultimi dati relativa ad ambiti specifici ecc.), i comportamenti da mettere in pratica (quando prendere la parola, quando intervenire per porre domande ecc.) e la lingua specialistica (tecnica, giuridica, medica ecc.) più adatta al contesto di riferimento (Ivi: 90). Conoscere questa serie di norme contestuali, che fungono da cornice dell’evento – anche chiamato frame –, permette ai partecipanti, e all’eventuale interprete, di comprendere il susseguirsi degli accadimenti all’interno della conferenza e, quindi, di anticiparli (Ivi: 91).

La conferenza, dunque, è una interazione comunicativa attorno a un tema prescelto spesso volta alla diffusione o condivisione di idee tra i partecipanti. Quando presente, l’interprete ha il ruolo di facilitare la comunicazione tra gli altri attori e non quello di intralciare il processo dialettico, pertanto, come sottolineato nel secondo paragrafo, è un partecipante non protagonista (Ivi: 102).

1.4.2 Chi vi partecipa

I partecipanti a una conferenza interpretata si possono classificare in cinque categorie: l’iniziatore del processo, o organizzatore, il committente dell’interprete, il relatore, il pubblico, o ricevente del testo di arrivo, e l’interprete. Oltre a queste cinque figure, è bene menzionarne una sesta che spesso non è presente fisicamente al momento dell’interazione, ma viene citata dagli interlocutori, proprio per rispettare l’insieme di norme implicite presenti nell’evento comunicativo: il patrocinatore e/o sponsor che rende possibile l’organizzazione dell’incontro grazie ai suoi finanziamenti (Russo, 1999: 94).

L’iniziatore del processo può essere una organizzazione o un ente pubblico o privato che può gestire in modo diretto l’organizzazione e pianificazione dell’evento, ma spesso delega il lavoro a degli individui o membri dell’organizzazione o ente.

Il committente è proprio quel membro a cui l’iniziatore del processo, o organizzatore, delega la pianificazione dell’evento.

Il relatore, o i relatori, hanno il compito di pronunciare il proprio discorso, un contributo a favore o per l’approfondimento del tema dell’incontro.

Il pubblico varia a seconda della conferenza. Può essere formato da un gruppo di persone esperte del settore, alti funzionari, delegati politico, studenti o persone incuriosite dall’argomento.

L’interprete, infine, è colui che produce un testo orale, in lingua di arrivo, basandosi sulle informazioni presenti nel messaggio enunciato in lingua di partenza per facilitare la comunicazione e la comprensione tra gli altri partecipanti, soprattutto tra il relatore e il pubblico. L’interprete è un partecipante non protagonista ma essenziale ai fini dell’interazione. Le sue principali competenze tecniche sono quelle linguistiche e traduttive ma deve saper mettere in campo anche quelle comunicative e interculturali in quanto svolge anche la funzione di mediatore culturale. Tale ragionamento è l’oggetto di questa tesi di laurea.

1.4.3 Come funziona

Nella conferenza si utilizza, di solito, un modello per cui si predilige il monologo al dialogo, cosa che invece non succede nelle interpretazioni di trattativa. In questo monologo, il relatore espone le proprie riflessioni al pubblico senza grandi interruzione, eccezion fatta per le sessioni di domande e risposte nelle quali lo scambio dialogico è più evidente e nel caso in cui venga prevista l’interpretazione consecutiva. L’atto linguistico della conferenza, il monologo, si può suddividere su tre livelli in base allo studio del linguaggio come “azione”: l’atto locutorio (atto del dire), l’atto illocutorio (il fare nel dire) e l’atto perlocutorio (le conseguenze o l’influenza che l’atto del dire provoca) (Russo, 1999: 97). Ogni atto locutorio provoca una reazione, che sia una risposta o una ripetizione, e, per essere valido, deve essere ricevuto nel modo corretto, altrimenti la forza del messaggio locutorio verrà persa (Ivi: 97-98).

Questa suddivisione, sebbene venga messa in discussione da complesse analisi pragmatiche che prendono in considerazione anche le funzioni degli enunciati, è fondamentale per avvallare l’idea che l’interprete non è un mero strumento di decodifica linguistica, ma che senza di lui la comunicazione non esisterebbe e che le sue parole e il modo in cui vengono espresse provocano delle reazione negli altri partecipanti.

È bene, quindi, chiarire che «l’interprete deve essere un facilitatore della comunicazione nella misura del possibile affinché la conferenza (…) non si limiti a essere un rituale sociale fine a se stesso, ma assolva veramente il suo scopo» (Ivi: 102).

1.5 IL RUOLO DELL’INTERPRETE NELL’EVENTO COMUNICATIVO: