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Andamento demografico dei residenti per anno

2.4 Valli del Pasubio

2.4.2 Evoluzione demografica

Con l’annessione al Regno d’Italia, si interruppe la richiesta di manodopera dall’Europa Centrale ed iniziarono i primi flussi migratori verso l’America meridionale e l’est europeo. Attorno al 1870 il fenomeno incominciò ad avere dimensioni notevoli ed andò accentuandosi verso fine secolo, interrompendosi con l’arrivo della Grande Guerra. Tutto il vicentino fu interessato da quest’esodo, ma Valli del Pasubio ne fu toccato in maniera particolare, a causa della povertà e dell’assenza di prospettive per il futuro, che spingeva la popolazione a migrare, sia temporaneamente che permanentemente. Terminata la guerra, l’esodo ripartì, questa volta anche verso l’America del Nord, l’Australia e la pianura veneta: i valligiani si trovarono in una sorta di stallo delle attività agricole, che non riuscirono ad attualizzare in modo che potessero stare al passo con le richieste di modernità provenienti dalla pianura; fu così che molti scelsero di spostarsi in città del vicentino dove invece l’industria era attiva e attenta al progresso. Al termine della Seconda Guerra Mondiale l’emigrazione proseguì, date le condizioni socioeconomiche già precarie e ulteriormente aggravate dai conflitti; anche in questo periodo Valli subì un forte esodo e la scelta dei Paesi verso cui dirigersi per cercare fortuna ricadde sull’America Settentrionale, Meridionale e sull’Australia, oltre che su centri delle Pianura Padana.

Lo studio dell’andamento della popolazione non si basa su dati certi51, se non a partire dall’Ottocento. In ogni caso, è noto che nel Quattrocento la densità di popolazione non era molto elevata e ciò permetteva alle famiglie residenti, che in qualche caso giungevano anche da altri paesi, di potersi assicurare da vivere lavorando i terreni coltivabili e bonificandone altri. Nel Cinquecento si testimonia un approssimativo aumento della popolazione, seguito da un calo provocato da decessi e migrazioni dovute alla necessità di rifugiarsi da calamità quali l’arrivo della peste, di carestie e delle locuste, che danneggiarono enormemente i raccolti. La povertà si fece sempre più grave e l’economia della zona incontrò periodi decisamente bui, se si considera anche il fatto che l’attività mineraria aveva già smesso di essere proficua.

Il Seicento vede l’arrivo nella vallata di una terribile pestilenza, che iniziò nel 1628 e continuò per alcuni anni, a cui si aggiunsero devastanti carestie, che proseguirono

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ciclicamente fino a Settecento inoltrato. Di conseguenza, si ebbero pesanti demografici, la sospensione dei commerci con paesi a rischio di contagio ed episodi di contrabbando e banditismo, oltre all’istituzione di caselli di vigilan

delle Fugazze. L’Ottocento vede un alternarsi di piccoli saliscendi del numero degli abitanti, che nei primi due decenni si aggirano attorno ai 3.500

a 5.000 nel 1842 e arrivare alla soglia dei 6.000 negli ul

principale del calo demografico è la massiccia emigrazione dal paese, fenomeno che, seppur con dinamiche differenti, permane tutt’oggi. Il Novecento si apre con una popolazione che conta circa 6.700 individui, numero che

1931, anno in cui si denota un calo che porta gli abitanti a circa 5.500; verso la metà del secolo il numero degli individui sale fino a quasi 6.000 persone, ma sarà destinato a scendere fino a circa 5.000 entro una decina d

all’inizio degli anni ’70. Di lì in poi, la popolazione andò sempre diminuendo, restando circa sui 3.700 abitanti negli anni Ottanta e 3.600 a fine secolo, ma calando progressivamente nel 2000, come si può vedere nel

Figura 2.46: grafico che riporta l’andamento demografico dal 1800 ad anni più recenti; Fonte: elaborazione dati Istat e Saccardo, 2004

ciclicamente fino a Settecento inoltrato. Di conseguenza, si ebbero pesanti demografici, la sospensione dei commerci con paesi a rischio di contagio ed episodi di contrabbando e banditismo, oltre all’istituzione di caselli di vigilanza sanitaria al Pian delle Fugazze. L’Ottocento vede un alternarsi di piccoli saliscendi del numero degli abitanti, che nei primi due decenni si aggirano attorno ai 3.500-4.000, per salire poi fino a 5.000 nel 1842 e arrivare alla soglia dei 6.000 negli ultimi anni del secolo; ora la causa principale del calo demografico è la massiccia emigrazione dal paese, fenomeno che, seppur con dinamiche differenti, permane tutt’oggi. Il Novecento si apre con una popolazione che conta circa 6.700 individui, numero che resterà quasi invariato fino al 1931, anno in cui si denota un calo che porta gli abitanti a circa 5.500; verso la metà del secolo il numero degli individui sale fino a quasi 6.000 persone, ma sarà destinato a scendere fino a circa 5.000 entro una decina d’anni, fino a giungere a meno di 4.000 all’inizio degli anni ’70. Di lì in poi, la popolazione andò sempre diminuendo, restando circa sui 3.700 abitanti negli anni Ottanta e 3.600 a fine secolo, ma calando progressivamente nel 2000, come si può vedere nel grafico che segue:

grafico che riporta l’andamento demografico dal 1800 ad anni più recenti; Fonte: elaborazione dati Istat e Saccardo, 2004.

ciclicamente fino a Settecento inoltrato. Di conseguenza, si ebbero pesanti cali demografici, la sospensione dei commerci con paesi a rischio di contagio ed episodi di za sanitaria al Pian delle Fugazze. L’Ottocento vede un alternarsi di piccoli saliscendi del numero degli 4.000, per salire poi fino timi anni del secolo; ora la causa principale del calo demografico è la massiccia emigrazione dal paese, fenomeno che, seppur con dinamiche differenti, permane tutt’oggi. Il Novecento si apre con una resterà quasi invariato fino al 1931, anno in cui si denota un calo che porta gli abitanti a circa 5.500; verso la metà del secolo il numero degli individui sale fino a quasi 6.000 persone, ma sarà destinato a ’anni, fino a giungere a meno di 4.000 all’inizio degli anni ’70. Di lì in poi, la popolazione andò sempre diminuendo, restando circa sui 3.700 abitanti negli anni Ottanta e 3.600 a fine secolo, ma calando

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