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LE ISOLE CONTESTATE TRA CINA E GIAPPONE

3. Evoluzione del “discorso” cartografico

Il linguaggio e la ‚rappresentazione‛ sono cambiati con l’evoluzione della controversia.

Le immagini, i disegni, le carte possono essere considerati ‚linguaggi visivi‛, che incidono sulla percezione individuale a sua volta influenzata inconsciamente dal contesto in cui si vive o si cresce (selfcaging, Eva, 2012); per questo motivo una persona che non ha alcuna conoscenza di qualche pro- blema specifico non tende alla flessibilità e non analizza i dati reali.

Analizzando la prima (1961, prima dell’inizio della controversia) e la seconda (1982) edizione del manuale navale cinese Liang Zhong Haidao Zhenjing (Due vie del mare) è evidente come sia avvenuto un cambiamento nella terminologia a causa dello sviluppo politico della questione: nella prima edi- zione l’annotatore Xiang Da descrive le isole – anche se individualmente citate con i loro nomi cinesi – dicendo che «Diaoyu è un’isola nell’arcipelago Senkaku lungo la rotta marittima da Keelung, Taiwan a Ryukyu», e poi di nuovo «Diaoyu, parte dell’arcipelago Ryukyuan Senkaku»; mentre nella seconda

“LA RIVOLUZIONE NON È UN PRANZO DI GALA‛ 1709

edizione pubblicata una volta che le controversie avevano avuto inizio, queste annotazioni sono state trasformate in «Diaoyu nel mare a nord-est di Keelung, Taiwan». Lo stesso cambiamento delle espres- sioni è avvenuto nella spiegazione dell’Isola di Chikan (Chiwei in cinese).

Il caso più interessante, invece, è la descrizione dell’Isola di Huangwei e della sua posizione, di- cendo che «si trova nell’arcipelago di Senkaku tra Taiwan e Ryukyu. È nota anche come isola di Jiu- chang» (che è indicata come Kuba-jima in nota del traduttore giapponese-cinese-inglese nella prima edizione) «si trova nel mare a nord-est di Taiwan cinese. È un’isola sotto la giurisdizione di Taiwan». Questa dizione sostiene fortemente la posizione politica cinese, sottolineando la sua volontà di sovra- nità su qualcosa a cui si riferiva, solo 20 anni prima, usando termini giapponesi. È molto difficile im- maginare come tali cambiamenti siano opera autonoma e individuale del cartografo. Sembra piuttosto che Xiang Da stesse utilizzando mappe giapponesi, poiché non solo ha menzionato le isole come parte dell’arcipelago di Senkaku, ma anche perché si è spesso riferito all’isola di Diaoyu come l’Isola di Yudiao, che è un termine più vicino alla trascrizione giapponese di Uotsurijima. Questo documento in realtà figura tra i pochi su cui la Cina non ha imposto un accesso limitato; cosa strana rispetto al suo atteggiamento in merito alla questione.

Da parte sua il Giappone ha nominato una commissione che si prefigge proprio di raccogliere tutte le mappe, documenti e materiale grafico sulle isole Senkaku. Tra le mappe raccolte dalla commissio- ne, è interessante considerare il caso di Una mappa completa delle Ryukyu, redatta da Akamine Kousei nel 1958. In questa mappa le isole Senkaku sono inserite nel gruppo Isole Yaeyama. Essa mostra anche le Isole di Tokara e le isole Amami della prefettura di Kagoshima, le isole Ryukyu e la parte nord di Taiwan; il confine geografico delle isole Ryukyu incluse le isole Senkaku è stato circondato da una li- nea rossa che le comprende.

Ciò che è particolarmente rilevante in questa mappa è che sostenga la tesi attuale del Giappone, in quanto le Senkaku sono sotto l’amministrazione della prefettura di Okinawa e fanno parte delle Nan-

sei-shōto, Isole sud-occidentali del Giappone.

Vale la pena menzionare come ci sia stato un cambiamento significativo nelle espressioni dei me- dia giapponesi, che in passato si erano sempre riferite alle Isole Senkaku, Prefettura di Okinawa, se- guite da note in Cina come Diaoyu, mentre negli ultimi tempi c’è stato un evidente passaggio verso la cancellazione di quest’ultima parte, mostrando la volontà di sottolineare la sovranità giapponese sull’area senza alcuna concessione.

Quando si analizza l’attività sui social media giapponesi in merito a questo problema è evidente che le persone comuni raramente scrivono qualcosa su un argomento simile, con la maggior parte dei tweet e dei post di Facebook in realtà scritti da giornalisti e politici. Non solo questo, ma reti e re-share sono principalmente provenienti da siti web prevalentemente legati o controllati dallo Stato e rara- mente suscitano commenti personali.

A causa della censura non è stato possibile eseguire la stessa ricerca sui social media cinesi.

È molto difficile anche trovare un materiale cinese originale e ufficiale soprattutto per il rigoroso controllo governativo su Internet tramite una massiccia censura e limiti (se non proprio proibizioni) imposti per l’accesso alle reti social e ad altri tipi di risorse online. Tra le pochissime mappe che sono state pubblicate ce n’è una la cui data di creazione è purtroppo sconosciuta. Questa mappa mostra le isole con il loro nome cinese, ma all’interno della linea che segnala esplicitamente i confini del Giap- pone, risultando così controversa per le rivendicazioni cinesi. Tuttavia esse sono indicate usando il termine cinese 釣魚 列島.

La maggior parte delle organizzazioni internazionali, delle società e dei siti web affermati sceglie il modo apolitico di usare entrambi i nomi, molto spesso con una descrizione del problema. Questo tipo di atteggiamento, quando si rappresenta uno spazio simbolico può in molti casi essere considerato una scelta politica stessa; anche se si può ridurre o sostenere il ruolo di una delle parti usando una pa- rentesi o piccoli caratteri, si cerca di voler soddisfare i requisiti fondamentali necessari all’informazione senza esprimere il proprio punto di vista o di mostrare favoritismi.

1710 ATTI DEL XXXIICONGRESSO GEOGRAFICO ITALIANO