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EVOLUZIONE STORICA DELLA MATERIA

CAPITOLO 2 NOTIZIE STORICO GIURIDICHE SULLE CONCESSION

2.2 EVOLUZIONE STORICA DELLA MATERIA

2.2.1 LA PROPRIETÀ FONDIARIA NELL’ANTICA ROMA

2.2.2 LE INVASIONI BARBARICHE. LA CADUTA DELL’IMPERO

ROMANO D’OCCIDENTE. L’INSTAURAZIONE DEL FEUDALESIMO 2.2.3 LA RIVOLUZIONE FRANCESE E LA FINE DEL SISTEMA FEUDALE 2.3 EVOLUZIONE GIURIDICA DELLA MATERIA

2.3.1 PREMESSA

2.3.2 EVOLUZIONE STORICA DELLA MATERIA 2.3.3 IL DEMANIO NEGLI STATI COSTITUZIONALI 2.3.4 IL PRIMO CODICE CIVILE DEL REGNO D’ITALIA

2.3.5 DAL CONCETTO DELL’AGER PUBLICUS AL DEMANIO MODERNO. LE MODALITÀ DI UTILIZZO DEI BENI DEMANIALI

2.3.6 LA GESTIONE DEI BENI MOBILI E IMMOBILI STATALI DOPO IL 1865

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2.1

PREMESSA

Lo strumento giuridico-amministrativo della Concessione Demaniale rappresenta il risultato ultimo di un'evoluzione dal punto di vista storico e culturale, ancor prima che sociale e giuridico, della disciplina dei rapporti di proprietà dei beni (mobili ed immobili) all'interno di uno Stato, inteso come apparato istituzionale, e la collettività dei cittadini.

Lo scopo di questo capitolo è comprendere pienamente il significato della Concessione Demaniale. Per fare ciò, è necessario effettuare un'analisi diacronica delle principali fasi dell'evoluzione storica di questo istituto.

Una prima forma di Concessione Demaniale era già presenta nella Roma Imperiale dove il complesso dei territori di proprietà della comunità, denominato "Ager Publicus", veniva di tanto in tanto assegnato ai cittadini meritevoli che portò alla creazione di una sorta di proprietà privata.

Successivamente, le invasioni barbariche, da parte dei popoli del Nord ed Est Europa intorno al 300 d.C., decretarono la fine di quell'ordine fondiario e la nascita di un nuovo "dominium" (da cui probabilmente deriva la parola latina "demanium") dei Re barbarici di discendenza celtica e germanica, che a sua volta diede origine al sistema feudale del vassallaggio e del latifondo inteso come proprietà privata concessa dal sovrano ai collaboratori più stretti o ai congiunti più prossimi.

Da qui, secoli più tardi con la nascita in Italia dei Comuni, si costituisce il Demanio Comunale e, parallelamente, il Demanio Ecclesiastico.

Il vero punto di svolta si ha con la Rivoluzione Francese,con il quale si instaura la sovranità del popolo sulle proprietà demaniali ed emerge una netta distinzione tra proprietà pubblica e privata, sancita dal primo Codice Civile della Francia Repubblicana.

Infine, quasi un secolo più tardi con l'unificazione del Regno d'Italia e la stesura del Codice Civile del 1865, si ha la definitiva evoluzione del concetto di beni pubblici (sia mobili che immobili) distinti in demaniali (inalienabili e imprescrittibili) e patrimoniali (utili allo svolgimento delle attività interne ed estere proprie di uno Stato).

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2.2

EVOLUZIONE STORICA DELLA MATERIA

2.2.1 LA PROPRIETÀ FONDIARIA NELL’ANTICA ROMA

Una chiara, anche se rapida e succinta, trattazione del tema delle Concessioni Demaniali non può prescindere da un breve ritorno alle origini prime della civiltà europea, ossia all’ordinamento fondiario dell’antica Roma, così come si formò, quasi automaticamente, all’indomani della fondazione della città e come si perfezionò nei secoli successivi.

Nei primissimi secoli infatti non esisteva nell’Urbe un sistema di “proprietà privata” come lo si intende oggi, in quanto tutto il territorio dello stato apparteneva alla comunità dei cittadini, e costituiva quello che si chiamava “AGER PUBLICUS”. Vigeva invece un sistema di assegnazione temporanea di porzioni di terre coltivabili ai singoli capifamiglia, in relazione alla loro capacità ed anche ai loro meriti in pace ed in guerra. Solo in un secondo tempo cominciò a costituirsi un sistema parallelo di proprietà semi-privata, mediante l’assegnazione “sine die” di piccoli appezzamenti di terreno ai cittadini che avessero ben meritato della “res-publica” sia in campo civile che, e soprattutto, in campo militare.

Con il passare degli anni e dei decenni, con l’accresciuta estensione del territorio dello stato, ed anche grazie alla continua evoluzione del concetto di proprietà, le cose cambiarono: si formarono possedimenti terrieri che con gli anni divennero sempre più vasti e che poi dettero origine ai “latifondi”, tacitamente riconosciuti dallo stato. Se si tiene presente che i loro proprietari avevano dato vita, nel frattempo, alla classe dei “patrizi”, che dominava lo stato romano in maniera pressoché assoluta, si capisce che l’idea stessa di RES PUBLICA aveva perso, a poco a poco, il suo originario significato. Rimase però sempre l’istituto dell’ “Ager Publicus” che era costituito da tutte quelle proprietà che – per ragioni diverse – rimanevano o ritornavano nella piena disponibilità dello stato.

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2.2.2 LE

INVASIONI BARBARICHE. LA CADUTA DELL’IMPERO

ROMANO D’OCCIDENTE. L’INSTAURAZIONE DEL FEUDALESIMO

A partire dal IV secolo d.C. ciò che restava del sistema fondiario (imperiale) romano cominciò a dissolversi, sotto la spinta delle invasioni dei popoli del nord e dell’est dell’Europa, che a lungo avevano premuto sui confini. L’organizzazione statuale degli invasori era basata sulla sovranità assoluta di un capo (o re), che dominava persone e cose e che basava la sua permanenza al potere sulla fedeltà assoluta dei suoi “comites”, ai quali attribuiva in godimento perpetuo possedimenti terrieri anche estesi e diritto di vita e di morte sulle persone a tali possedimenti legate. Si vennero così a formare, sulle rovine dell’impero di Roma, numerosi stati più o meno solidi e potenti, in cui il potere era organizzato in maniera piramidale, secondo il sistema noto come “vassallaggio.” Nell’arco di nemmeno due secoli, e cioè dall’anno 305 alla fine dell’Impero Romano d’Occidente furono del tutto cancellati sia il concetto di “ager publicus” romano che quello stesso di proprietà privata, l’applicazione dei quali, nell’arco di circa un millennio, tanto aveva contribuito allo sviluppo della civiltà e della potenza del popolo romano.

Fu in quel periodo di rivolgimenti politico-istituzionali e di crollo del sistema di potere consolidato che, per indicare il complesso dei possedimenti di cui i sopraggiunti capi (o re) barbarici si erano impadroniti, venne coniata, probabilmente derivandola dal termine latino “dominium”, la parola “demanium” che ancora oggi viene comunemente usata per indicare tutte quelle proprietà mobiliari ed immobiliari, di qualsivoglia natura, che lo stato moderno riserva a sé, e che sono collettivamente indicate con il termine: beni demaniali33.

All’incirca nello stesso periodo, e parallelamente al demanio feudale propriamente detto, avente quindi un esclusivo contenuto politico, si sviluppò - anche grazie alle investiture concesse ai vescovi e ad altri importanti dignitari della Chiesa - un demanio ecclesiastico, che per lungo tempo fu utilizzato soprattutto come strumento di potere personale dei dignitari stessi, anziché servire ad alleviare le miserabili condizioni di vita del popolo romano sottomesso e spesso angariato. Non furono rari, però, i casi in cui gli invasori permisero che i sudditi conservassero,

33 Cfr. anche S. Cassese, I beni pubblici. Circolazione e tutela, Giuffrè, 1969, p. 294 che avverte che il

termine demanio deriva come è noto da dominium – domaine (francese): quindi i due termini sono equivalenti, ma il secondo termine – demanio – è normalmente adoperato in uno solo dei sensi possibili per indicare una specie di beni degli enti pubblici e non come termine riassuntivo di più specie di beni pubblici.

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in tutto o in parte, i loro beni. Ciò dette origine a quel tipo di proprietà che fu detta allodiale o burgensatica, (dal germanico BURG = borgo o città, derivò il termine burgensis per indicare la popolazione originaria dei territori occupati dai barbari).

Alcuni secoli più tardi, cioè dopo la nascita dei liberi Comuni, i beni pervenuti ad essi a qualsiasi titolo vennero a formare il “DEMANIO COMUNALE”: in totale, quindi, per alcuni secoli esistettero fino a quattro tipi di demanio, tre dei quali sopravvivono ancora oggi.

2.2.3 LA RIVOLUZIONE FRANCESE E LA FINE DEL SISTEMA FEUDALE

Il sistema feudale subì nei secoli alcune modificazioni che non ne intaccarono però la sostanza, tanto che nell’Europa occidentale e centrale, di discendenza celtica e germanica, esso sopravvisse – pur subendo profonde modifiche - fino alla Rivoluzione Francese, che ne segnò la fine, dapprima dal punto di vista giuridico, ma ben presto anche dal punto di vista pratico. Per oltre un secolo da quell’evento, però, molti aspetti del feudalesimo sopravvissero invece in larghe parti dell’Europa orientale.

Il cambiamento sostanziale introdotto dalla Rivoluzione consistette nel fatto che il “demanio” o, per essere più precisi, l’insieme dei beni mobili ed immobili aventi carattere “pubblico” non era più sotto il controllo di un despota e dei suoi “vassalli”, bensì del popolo (o della collettività) attraverso i suoi rappresentanti (più o meno) liberamente eletti34. E ciò soprattutto dopo le grandi rivoluzioni liberali che dettero origine alla formazione di Parlamenti elettivi e di governi “costituzionali”.

34 Sulla sopravvivenza degli istituti economici del feudalesimo fino alla Rivoluzione Francese, si veda A.

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