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Excuditur divus Hieronymus, imo renascitur: ridar vita a Girolamo.

Erasmo si rappresenta fin dal 1508 come un martire del recupero della cultura classica, e certamente il suo appassionato studio di Girolamo lo spingeva già da anni all’emulazione di questo modello1

, tanto da descriversi come un alter Hieronymus, e – viceversa – anche a scegliere per la biografia del santo della Vulgata, i medesimi riferimenti autobiografici di Herculei labores.2

Infatti il desiderio che l’opera di erudizione geronimiana sia resa fruibile, divulgata e conosciuta lo coinvolge in un’impresa di correzione e commento di mole più che erculea: restituire Girolamo ai lettori significa percorrere le sue opere, ma anche attraversarne con difficoltà l’erudizione sottile e l’amplissima cultura.

Nella parte di Herculei labores che anticipa l’edizione dell’opera di Girolamo, nel 1515, Erasmo non nasconde la propria fatica nell’illustrare un testo in cui la cultura è quasi ostentata:

1 Già nel 1500, nella prefazione ai Collectanea, Erasmo indicava Girolamo come esempio di erudizione (a. 126, I, 292,

113 s.): non dubitaverim Hieronymum unum pro multis obiicere; cuius tam varia tamque recondita est eruditio. Nel di- cembre scrive a Greverade (A. 141, I, 332, 16): Flagrat iam olim mihi incredibili ardore animus Hieronymianas episto- las commentariis illustrandi, et nescio quis deus mihi pectus accendit agitque ut rem tantam et a nullo hactenus tenta- tam audeam animo concipere. E prosegue (Ib. rr. 30 ss.): Quod si talis autor dignis commentariis fuerit illustratus, futu- rum prospicio ut Hieronymiana gloria, tanquam nova luce accepta, quam latissime enitescat; ut passim in scholis, in auditoriis, in templis, domi, publice privatimque legatur et ediscatur.

L’amore per Girolamo è ribadito anche nella prefazione alla seconda edizione delle lettere, nel 1524. Cfr. A. 1451, V, 486, 45: Placuit Hieronymus adolescenti, placuit viro; sed nunquam mihi magis placuit quam nunc relectus.

2 La relazione tra Erasmo, la biografia di Girolamo, l’agiografia e la propria autobiografia ha visto negli anni numerosi

studi. Rice ritiene che l’immagine che Erasmo delinea di Girolamo sia un autoritratto, «that of a Christian scholar at- tractively but disconcertingly Erasmian in attitude and personality». Cfr. Rice 1985, 132-133.

Secondo Olin, per accuratezza la Vita Hieronymi è la prima biografia storica del santo, mentre l’impianto apologetico è motivato dall’esigenza di elogiare Girolamo come studioso ed erudito, i cui sforzi filologici sono assimilabili a quelli che Erasmo profondeva nell’edizione del Nuovo Testamento. Su queste basi, considerando Girolamo come un modello per l’Umanesimo cristiano di Erasmo, questa biografia è una vera e propria apologia pro vita sua. Cfr. Olin 1986, 271; ma cfr. anche Ferguson 1933, 130 e Olin 1987 e Brady-Olin nell’introduzione a CWE 61, xxiv. Sulla relazione tra bio- grafia e storia nella stesura della Vita, cfr. anche Bietenholz 1966, 89-98, il quale ritiene che la biografia di Girolamo sia un modello di autenticità storica e filologica, laddove però la storia è sempre sub specie aeternitatis per cui la più im- portante riflessione su di essa è l’esegesi delle Scritture.

Anna Morisi Guerra, soprattutto considerando che la ricostruzione del passato tiene conto della contemporaneità di chi ne tratta, ritiene che la Vita Hieronymi erasmiana sia addirittura «spudoratamente autobiografica». Cfr. Morisi Guerra 1987, 22; Morisi Guerra 1988, 18.

Sul questa scia Lisa Jardine sostiene che Erasmo abbia costruito nella biografia di Girolamo una perfetta proiezione di se stesso, soprattutto per promuovere la propria opera editoriale. Infatti la figura di Girolamo contribuisce a costruire una «multidimensional cultural persona…wholly compatible with that of the auctor on the model of the Church Father or the civic hero of Greece and Rome» Cfr. Jardine 1993, 4-5, 59. Pur riconoscendo nella biografia del santo gli ele- menti comuni con l’Umanesimo di Erasmo, altri studiosi, come Vessey e Chomarat, rifiutano la lettura della Vita Hie- ronymi in termini esclusivi di appropriazione e secolarizzazione perché in questo modo si separano in Erasmo la voca- zione letteraria e filologica dal suo progetto di promuovere una forma di fede fondata sulla conoscenza e l’interiorizzazione delle Scritture. Senza considerare l’impresa erasmiana dell’edizione del Nuovo Testamento e la cura di molti padri della Chiesa, Erasmo sembrerebbe ridurre Girolamo da santo a semplice studioso. Al contrario, Erasmo, identificandosi con Girolamo contribuisce al suo culto, ne accentua la funzione di exemplum. Cfr. Vessey 1994, 67; e Vessey 2004, 27. Cfr. anche Chomarat 1999, 109, 124. Clausi parla di naturale congruenza di stile tra Erasmo e Giro- lamo. Cfr. Clausi 2000, 13, 16. Cfr. Pabel 2008, 4-6, 175-180. Per Erasmo curatore dei padri della Chiesa si vedano O- lin 1979, in particolare su Girolamo pp. 35-38; e Cortesi 2008, in particolare pp. 123-125.

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divus Hieronymus, ut divitem quandam ex omni disciplinarum et autorum genere construc- tam penum habuit in pectore, ita nemo doctrinae suae opes in scriptis ambitiosius, ut ita dicam, ostentat.3

Nella prefazione alle epistole dell’anno successivo questo sfoggio di erudizione è considerato però anche utile per scuotere dall’indolenza ed esortare allo studio:

Accedit ad haec varia quaedam et admirabilis omnium rerum mixtura, quam affectavit etiam Hieronymus, sed omnino felicissime, pia nimirum ambitione et sancta quadam ostentatione iactitans opes suas, quo magis veternum nobis excutiat et oscitabundos ad arcanae scripturae studium expergefaciat.4

Anche lo stato di conservazione dei codici di Girolamo era tale da scoraggiare Erasmo, come si dice in Herculei labores: quam gravis cum mendarum portentis, quibus illic scatebant omnia, mihi fuit

lucta.5

Nelle tre epistole contemporanee inviate a Roma nel 1515, ai cardinali Riario e Grimani e al ponte- fice, si annuncia con orgoglio l’imminente edizione di Girolamo, come se il santo, grazie a un Her-

culeus labor stesse rinascendo finalmente a nuova vita dopo un lungo oblio causato da errori e lacu-

ne: Excuditur iam dudum divus Hieronymus totus, imo renascitur, antehac adeo depravatus ac

mutilus.6

Erasmo rischia quasi la propria vita pur di ridonarla al suo autore preferito: parum abfuerit quin

memet labore confecerim, dum operam do ut reviviscat Hieronymus;7

e mette a disposizione tutto il

suo impegno: Iampridem hoc moliebar…uti divus Hieronymus nobis totus quasi renasceretur8 fin-

chè l’espressione Hieronymus renatus entra nel suo vocabolario.9

L’edizione, preceduta da laboriose correzioni, integrazioni, espunzioni, serve soprattutto a rendere leggibile l’opera, infatti già in Herculei labores Erasmo afferma che la ratio del proprio lavoro era che il lettore non percepisse alcuna fatica nella lettura: ea ratio est, ut fructus et utilitas ad omnes

perveniat, molestiam nemo sentiat nisi unus ille, qui sustinet; perciò si annunciano gli scholia, quae cum suis argumentis adiecimus,10 cui Erasmo fa cenno anche nella lettera a Leone X: adiecimus

commoda suis locis scholia, quoties incurrit quod lectorem remoraturum esse videatur.11

La comprensibilità dell’opera è fondamentale per Erasmo, altrimenti il suo lavoro di correzione sa- rebbe inutile, come ridare vita alla persona-Girolamo senza le sue opere.

Così si legge nella prefazione alla prima edizione:

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Adag. 2001, rr. 476-479. Cfr. anche A. 335, II, 87, 275 ss. (indirizzata a Leone X, datata 1515): Ad hoc quoniam divus Hieronymus, ut est omni genere litterarum absolutissimus, ita mirus est opum suarum ostentator.

4 A. 396, II, 216, 195.

5 Adag. 2001, rr. 479-480. Cfr. anche A. 396, II, 213, 60 ss.: atque hi rursum ipsi quam foede mutili, quam contaminati,

quam prodigiosis mendis undique scatentes ut non magni referat sic superesse!

6 A. 333, II, 71, 64. Cfr. A. 334, II, 77, 130: Fervet ingens officina, excuditur…divus Hieronymus, imo renascitur. 7

A. 333, II, 71, 79 s. cfr. anche A. 335, II, 88, 290: Tantum hic laboris exantlatum est, vt parum abfuerit quin meipsum enecarim, dum sedulo adnitor vt Hieronymus renascatur.

8 A. 334, II, 76, 100.

9 A. 334, II, 77, 155: Huic igitur renatum Hieronymum consecrabimus. Cfr. A. 421, II, 255, 113: Hieronymus prodibit

totus renatus.

10 Adag. 2001, r. 471 s. 11

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Ea cum intelligi non queant nisi undiquaque doctis, etiam si forent emendatissima, quid fieri credis, cum ita vitiata, mutilata confusaque sunt omnia ut si ipse revivisceret Hieronymus, libros suos nec agnosceret nec intelligeret?12

Ora il testo è leggibile senza difficoltà, con facilitas, anche dai semidocti, quindi la vita di Girolamo è moltiplicata dal numero dei suoi potenziali lettori, che non sono più soltanto quelli che hanno una discreta preparazione, e soprattutto è preservata dal rischio di ulteriori manipolazioni:

Deinde quando non omnibus contigit tot linguarum ac litterarum cognitio, si quid remorari po- terat lectorem mediocriter eruditum, id scholiis additis illustravimus quae geminam utilita- tem adferant:alteram quod tam insignis author, qui antehac nec ab eruditissimis legi poterat, posthac a semidoctis poterit intelligi; alteram quod iam non perinde proclive fuerit cuivis depravare quod ab aliis est restitutum13.

La preoccupazione dell’accessibilità al testo rimane anche per la seconda edizione:

Admiscuimus autem huic volumini praefationes...et scholiis additis intelligibiliores; sed eas duntaxat quae vere Hieronymi sunt.14

Erasmo, nel promuovere quest’operazione filologica, ma anche di divulgazione dei testi di Girola- mo, si propone come un erudito letterato della cristianità. Per questo la promozione del proprio la- voro, che inizia con Herculei labores e prosegue nelle epistole prefatorie successive, e quella delle

Christianae litterae convivono perfettamente: come Girolamo, primo modello di filologia cristiana,

riportò alla luce le Scritture, così Erasmo ne ripropone l’opera e gli intenti.

L’edizione di Girolamo, incluso l’annuncio della sua preparazione nella seconda parte di Herculei

labores, può essere considerata l’inizio di una nuova epoca di produzione letteraria cristiana, una

nuova patristica15.