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Fabrica che sembrano individuare nel parametro concettuale del manuum munus 58 ,

del membro maschile i cui echi sono facilmente rintracciabili nell’opera Allo scholare

che scrisse i fogli intitolati il Disinganno invia i necessarji avvertimenti Romolo

Spezioli

52

dove il medico marchiano indaga le vie escretorie del catarro proveniente

dalla pelvi renale attraverso i dotti dell’apparato genitale, secondo una via non

ancora oggetto di studio da parte degli anatomici del suo tempo

53

.

Lo studio della proposta medica vesaliana trova concreta applicazione nel

quotidiano esercizio della professione sanitaria, come attestano sia le assistenze da

Spezioli prestate a diversi esponenti di spicco della vita romana dell’epoca

54

sia la sua

attività di perito legale

55

. Ciò nonostante sarebbe erroneo ridurre la Fabrica nella

mera utilità di un manuale anatomico. Ora, anche se molti interventi sull’opera si

caratterizzano come momenti di studio e di indagine squisitamente medica, il volume,

nell’economia della biblioteca Spezioli, si pone nella sostanza come un testo filosofico,

mettendo in rilievo alcuni aspetti utili per cogliere la metodologia e l’epistemologia

dal medico marchiano perseguite nell’economia della biblioteca

56

prima, e nelle sue

opere

57

, poi.

A questo riguardo notabili sono le glosse presenti nel corpo ed a margine del

testo della Lettera a Giovanni Oporino e della Prefazione alla seconda edizione della

Fabrica che sembrano individuare nel parametro concettuale del manuum munus

58

,

ghiandola partono secondo Vesalio due canali: l’uno diretto alla fessura orbitale superiore, l’altro al forame lacero. La pituita oltre che per queste vie, defluisce anche attraverso i vari fori della base del cranio destinati al passaggio dei vasi e dei nervi. L’anatomia vesaliana della ghiandola pituitaria sarà sconfessata nelle pagine del De catharris: l’autore, Konrad Victor Schneider, sosterrà come inventati i quattro canali di scolo della pituita identificati dall’anatomista fiammingo. Cfr. KONRAD VICTOR SCHNEIDER, Liber de catarrhis specialisimus, quo juxta Hippocratem libro de Gland. & de Locis in

homine, septem catarrhi ..., Wittebergae, 1664, lib. II, cap. XVII. Per un’analisi più approfondita

dell’opera di Schneider vedi Infra, Parte Terza, Sezione Seconda, Capitolo I. 51 Cfr. A. VESALIUS, De humani corporis fabrica libri septem, cit., p. 123.

52 Cfr. ROMOLO SPEZIOLI, Allo scholare che scrisse i fogli intitolati il Disinganno invia i necessarji avvertimenti Romolo Spezioli, [s. n.], Padova, 1684. Per un’analisi dell’opera vedi Infra, Parte Seconda,

Sezione Seconda, Capitolo VI.

53 I prodromi di quest’analisi si rintracciano nelle carte denominate Relazione Basadonna, inerenti l’assistenza sanitaria da Spezioli prestata al cardinale Pietro Basadonna. L’episodio, tra i più infelici della sua carriera medica vista la morte dell’alto prelato, permette al medico di compiere un ampio studio sul catarro proveniente dal distretto renale, correlato da personali speculazioni anatomiche. Cfr.

Infra, Parte Seconda, Sezione Seconda, Capitolo II. 54

Per l’attività medica di Spezioli vedi Infra, Parte Seconda. 55

Compendiata nelle Ponderationes Medico Physicae. Cfr. Infra, Parte Terza, Sezione Seconda. 56

Cfr. Infra, Parte Prima, Capitolo IV. 57

Cfr. Infra, Parte Seconda, Sezione Seconda, Capitolo II- VI; Parte Terza, Sezione Seconda.

58 Nell’Officina vesaliana il <<dono delle mani>> assume diverse sfaccettature: è possibile rintracciarne, infatti, l’applicazione nella controversia col sistema galenico ed ancora nelle scoperte anatomiche rese possibili grazie alla diretta esperienza del cadavere. Il manuum munus non è , a mio avviso, solo un “meccanismo” per “vedere” all’interno del corpo: esso è il parametro concettuale che rende l’opera del

medico fiammingo, ma padovano d’azione un trattato scientifico nel senso moderno dell’espressione. Per comprendere al meglio quest’ultima accezione è necessario analizzare i contenuti extradiegetici presenti nel volume come il frontespizio, il ritratto dell’autore e le lettere miniate capoverso, veri luoghi letterari alternativi rispetto al testo scritto. Le illustrazioni che colgono quasi di sorpresa il lettore all’apertura del volume sono immagini ben note, ciò nonostante vorrei soffermarmi su due elementi contenuti nella pagina iniziale: l’uomo nudo aggrappato alla colonna di sinistra e la scimmia rappresentata in basso sulla scena. Quest’ultima è sia un chiaro riferimento alle pratiche autoptiche di galenica memoria, che mirano a mostrare la struttura del corpo umano tramite l’analogica trasposizione dei rilievi post-mortem condotti sui primati, sia la simbolica incarnazione della corruzione, del vizio e della decadenza per la presunta volontà di imitare l’essere umano. Il piccolo cercopiteco, colto in tutta la sua ferinità nell’atto di mordere la mano di uno spettatore durante la pubblica notomia, simbolizza anche la stagnazione dell’ars sanandi percepita da Vesalio nella temperie medica del suo tempo. L’anatomista, iconograficamente depauperato del suo principale strumento di indagine, la mano, è costretto a basare le proprie cognizioni sulla passiva accettazione degli insegnamenti, mentre solo la personale conoscenza del corpo può condurlo ad un’attività critica degli orizzonti prestabiliti. Proseguendo con l’esame del frontespizio, la nudità raffigurata nella sezione sinistra della composizione non è semplice vanitas: le membra desnude ricordano all’osservatore l’importanza dell’anatomia di superficie, il primo stadio dell’investigazione terapeutica. Come suggeriscono i corpi svestiti nell’Epitome e la miniatura della lettera capoverso V, ove trova descrizione il mito di Apollo e Marsia, ribadisce, la commistione tra manus opera e manuum munus è ben rappresentata dalla scarnificazione del più esterno organo umano, la cute, mentre il coltello del dio vincitore, novacula ante litteram, è mememto del come non vi sia riflessione senza esercizio manuale né pratica senza teoresi. La riconciliazione vesaliana tra l’homo faber e l’homo sapiens è, infine, ben rappresentata nelle incisioni delle lettere capoverso: queste ritratto gono dei putti, piccoli angeli paffuti identificabili con i discenti di Andrea Vesalio, indaffarati nelle “quotidiane occupazioni di un anatomista”: varie operazioni chirurgiche (V H, A, I, E ed F), necropsie (T, Q, R) o autopsie (S, D), reperimento del materiale anatomico tramite disseppellimento (I) o esecuzione (O minuscola, L, N). A questa classificazione è opportuno, a mio avviso, aggiungere il raggruppamento delle lettere C, P ed O minuscola in cui si mostrano le fasi della preparazione di un modello osteologico completo: mentre tre uomini sono intenti ad immergere una cassa perforata contente un cadavere in un torrente, un putto è colto nell’atto di bollire un cranio in un calderone (O minuscola). Le immagini, che illustrano due differenti metodi di macerazione delle ossa, accostate all’iniziale P, ove tre putti sono intenti nell’articolazione di uno scheletro, rammentano non solo il primario ruolo svolto dall’osteologia nello studio medico, ma anche la necessità della verifica sperimentale delle metodiche cliniche. Nel corso del primo libro della Fabrica, infatti, si descrivono diverse tecniche finalizzate all’allestimento dell’ossatura che, alla luce degli apparati suddetti, si mostrano essere più di semplici dettami procedurali: come i putti apprendono la corretta disposizione delle parti scheletriche, mettendo alla prova le conoscenze acquisite in linea teorica, così il medico esperisce il significato del diretto coinvolgimento in tutte le fasi del progetto conoscitivo. Ciò che appare come un puro esercizio manuale diviene il punto di partenza per una rinnovata experientia medica. Cfr. JOHN B. DE C. M. SAUNDERS, CHARLES D. O’MALLEY, The preparation of the human skeleton by Andreas Vesalius: an annotated

translation of the 39th chapter of the De humani corporis fabrica 1543, <<Bullettin of the History of

Medicine>>, Vol. 20 (1946), pp. 433- 460; HORST W. JANSON, Titian's Laocoon Caricature and the

Vesalian-Galenist Controversy, <<The Art Bulletin>>, Vol. 28, No. 1 (1946), pp. 49-53; H. W. JANSON, Apes and ape lore in the Middle Ages and the Renaissance, The Warburg institute, London, 1952, cap.

VII; GABRIELE FALLOPPIO, Observationes Anatomicae, S.T.E.M. Mucchi, Padova, 1964, Vol. III, p. 16; S. NANCY G. SIRAISI, Vesalius and Human Diversity in De humani corporis fabrica, <<Journal of the Warburg and Courtauld Institutes>>, Vol. 57, (1994), pp. 60-88; ANDREA CARLINO, La fabbrica del

corpo umano: libri e dissezione nel Rinascimento, Einaudi, Torino, 1994, p. 15- 16; MICHAEL REINECKE, Galen und Vesal : ein Vergleich der anatomisch-physiologischen Schriften, Lit, Münster, 1997, cap. III;

ANDREW CUNNINGHAM, The anatomical Renaissance, Scolar Press, Brookfield, 1997, cap. IV; MONIQUE KORNELL, Vesalius’s method of articulating the skeleton and a drawing in the collection of the

Wellcome Library, <<Medical History>>, Vol. 44 (2000), n. 1, pp. 97- 110; SUSAN P. MATTERN, Galen and the rhetoric of healing, John Hopkins University Press, Baltimore, 2008, pp. 17-21; SEBASTIAN

PRANGHOFER, “It could be Seen more Clearly in Unreasonable Animals than in Humans”: The

Representation of the Rete Mirabile in Early Modern Anatomy, <<Medical History>>, Vol. 53(4), 2009,

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ovvero nell’armoniosa collaborazione oculo- manuale impiegata nella diretta

investigazione del corpo umano, per un sapere che tende all’universale, ma sempre

passibile di revisione e controllo tramite l’esperimento, un valido criterio di metodo.

Come è noto, la Prefazione di Vesalio al suo trattato è molto più di una

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