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Facebook e le sue dinamiche di utilizzo

6. Nuove forme di realtà

6.1 Framework analitico della ricerca

6.1.1 Facebook e le sue dinamiche di utilizzo

L’osservazione partecipante si è sviluppata nell’arco di un anno e mezzo e ha prodotto un quadro interpretativo dell’universo di Facebook che mi ha fornito le coordinate socio-culturali per delineare le modalità di utilizzo di questo strumento di comunicazione, le tematiche emergenti da questa relazionalità digitale e i rapporti che intercorrono con le altre piattaforme virtuali e che nello stesso tempo mi ha permesso di individuare le linee guida per le interviste in profondità.

Facebook riveste per i suoi utenti una pluralità di funzioni: è un’arena comunicativa in cui è concesso rendere pubbliche le proprie opinioni e poi confrontarsi con quelle degli altri, è spazio di condivisione di interessi e passioni, è un luogo virtuale in cui incontrarsi e raccontare la propria vita attraverso pensieri, immagini, citazioni, narrazioni brevi, è un territorio nel quale è possibile manifestare i propri gusti in fatto di musica, letteratura, cinema e televisione, e in cui liberamente è ammesso dichiarare il proprio orientamento politico.

Tali pronunciamenti che riguardano il proprio vissuto esperienziale, le relazioni sociali, i gusti personali, la visione politica, possono generare approvazione quindi condivisione affettiva e/o ideologica oppure critiche aspre o ironiche.

Del resto chi si espone pubblicamente a dichiarare se stesso, i suoi pensieri, i suoi convincimenti, le sue emozioni, sa di mettersi nella scomoda posizione di divenire oggetto di discussione soprattutto quando si palesano le proprie opinioni politiche che possono dividere drasticamente chi è pro e chi è contro l’enunciazione iniziale.

Bisogna però ricordare che l’utente di Facebook ha la scelta, attraverso le impostazioni della privacy, di aprire il proprio profilo agli amici, agli amici degli amici,

oppure essere completamente pubblico. Il grado di fruibilità dei messaggi e la conseguente ampiezza del bacino di utenza incidono sulla qualità e la quantità delle risposte, sulla possibilità di innescare meccanismi di approvazione e di rifiuto.

Il primo passo dell’adesione alla community di Facebook è l’iscrizione. Iscriversi vuol dire entrare nel sito, mettere la propria email, digitare un password che viene ripetuta per confermare e successivamente scegliere il nome utente, rispetto al quale Facebook ti invita a usare il nome proprio, lasciando aperta la possibilità di modificare per un massimo di cinque volte il tuo nome utente.

Successivamente una serie di domande alla voce informazioni, in cui vengono chieste notizie e dati di base sulla tua vita, contribuisce a delineare il profilo che può essere maggiormente esaustivo con l’aggiunta di altre peculiarità e aspetti che descrivano il vissuto dell’utente come l’orientamento politico, religioso, sessuale, la situazione sentimentale, il percorso di istruzione compiuto, tutti elementi che contribuiscono a delineare la riconoscibilità del nuovo utente di Facebook.

I responsabili e gli investitori di Facebook hanno teso a creare una community in cui le persone si presentano con il loro nome e quindi sono riconoscibili nella loro identità e nello stesso tempo di garantire per loro un “foro” di discussione sicuro in cui sia possibile incontrare virtualmente gli utenti identificandoli dal loro profilo e dalle amicizie in comune.

Questa è una caratteristica di Facebook che viene orgogliosamente rivendicata; Facebook infatti presenta se stesso come un network che “aiuta a connettersi e a rimanere in contatto con le persone della tua vita”268.

Peter Thiel, un investitore di Facebook, ha dichiarato che considera «assai positivo il fatto che le persone reali abbiano sconfitto quelle finte»269; non tutti condividono questa linea editoriale di Facebook; ad esempio Geert Lovink riporta i giudizi drastici di Zadie Smith su questo network che viene considerato fondamentalmente falso nel suo essere eccessivamente patinato e accattivante: «Nella sua recensione del film

The Social Network (David Fincher, 2010), Zadie Smith disprezza la normalità di

Facebook per come viene definita dai suoi fondatori tutti un po’ autistici e computer-

nerd. «Forse è l’intera Internet a diventare come Facebook: gioviale e amichevole in

modo finto, teso all’auto-promozione, viscido e insincero». La generazione Web 2.0

268 www.facebook.it.

merita di meglio: «Facebook è il Far West di internet addomesticato per adattarsi alle fantasie e all’anima di un quartiere residenziale». Smith si chiede se non dovremmo opporci a questa pacificazione. «Eravamo destinati a vivere online. Dovevamo essere qualcosa di straordinario. Eppure che razza di vita è mai questa? Facciamo un passo indietro e osserviamo per un momento il nostro Muro su Facebook: non sembra improvvisamente ridicolo? La nostra vita è ridotta ad un formato come questo?»270.

Geert Lovink si chiede se non sia necessario trovare una via d’uscita da un panorama comunicativo che egli considera ristretto nella sua normalità e distopico nella sua privacy, ma il successo di utenti che ha riscosso Facebook dimostra come esso sia una formula vincente e che quindi le scelte compiute siano funzionali alla diffusione di tale piattaforma mediatica.

Il profilo di Facebook ha subito nel tempo delle modificazioni. All’inizio il nome utente era accompagnato solo da una foto, una rappresentazione connotativa e denotativa della personalità del fruitore.

La foto presente nel profilo può rafforzare la riconoscibilità del fruitore. Può dire qualcosa del suo vissuto affettivo e culturale e/o delle sue passioni. Essa ha la funzione di un biglietto da visita che mette a conoscenza gli amici, gli amici degli amici, il pubblico, di ciò che è importante per l’utente che sceglie una determinata rappresentazione per parlare di se stesso.

Ora alla fotografia si è aggiunta quella che si chiama “immagine di copertina”: nel momento in cui il profilo si è trasformato in un diario che rappresenta la cronistoria degli eventi significativi che hanno segnato la vita digitale dell’utente è stata offerta l’opzione di inserire una ulteriore traccia visiva della sua identità.

L’introduzione alla propria identità digitale attraverso un messaggio iconico viene potenziata dall’inserimento dell’immagine di copertina che può essere paragonata alla copertina di un libro e che potrebbe essere il riassunto visuale della storia che nel diario viene narrata.

La scrittura di Internet però, a differenza di quella che compare nei testi in formato tradizionale, è soggetta al mutamento, così come le immagini che compaiono sul digitale.

Una storia sul digitale non viene raccontata una volta e per sempre, ma è contraddistinta dalla dinamicità diegetica: come muta la vita del fruitore di Facebook, così possono mutare il nome prescelto per presentare se stesso, la foto che accompagna questo nome e l’immagine di copertina che potenzia semanticamente la presentazione del profilo.

L’iscrizione e la creazione del proprio profilo sono il primo momento di familiarizzazione con lo strumento comunicativo di Facebook. Il secondo momento è contrassegnato solitamente dalla ricerca di amici con cui entrare in contatto e dalla parallela richiesta da parte di altri utenti di entrare in amicizia con lui. I primi “amici” con cui si costruisce una rete di rapporti online sono di solito persone che si conoscono nella vita reale e che a volte assumono la funzione di socializzatore del nuovo fruitore di Facebook quando comincia ad entrare in un mondo a lui sconosciuto. Con i primi amici inizia la vita digitale dell’utente che può divenire un nodo di un esteso e interrelato network che può tendere sino all’infinito.

I rapporti comunicativi tra amici possono assumere forme diverse, pubbliche o private.

Si può scrivere sui diari reciprocamente postando pensieri, immagini e video che tutti possono vedere: i diari divengono il luogo di una comunicazione reciproca che è aperta a tutti i contatti presenti nell’una e nell’altra cerchia di amici dei protagonisti dell’interazione.

Esistono forme private di comunicazione che potremmo definire “sommerse”: la “chat” che è una procedura di instant messaging tra due interlocutori, un dialogo sincrono basato sull’immediatezza del rapporto comunicativo, o i messaggi privati che possiamo descrivere come una via di mezzo tra lettera, posta elettronica e messaggio sul cellulare.

Se le interazioni attraverso chat possono avvenire solo tra amici, che si scambiano parole come se fossero l’uno di fronte all’altro nella vita reale, i messaggi privati possono essere indirizzati anche a chi non fa parte dei contatti dell’utente, sono un’offerta comunicativa che può rappresentare un modo per allargare la rete degli amici.

È possibile creare ex novo un gruppo di contatti o aderire a uno già esistente, basati entrambi su interessi comuni, sulla comune appartenenza a un luogo di lavoro, a una

località di villeggiatura, a una esperienza vissuta insieme, ad esempio nel campo della solidarietà sociale e umana, dell’educazione culturale oppure del divertimento.

Questi gruppi possono essere aperti o chiusi, sia per quanto riguarda la visibilità dei contenuti sia per quanto riguarda la possibilità di potersi iscrivere.

I gruppi chiusi possono essere visualizzati come “isole”, micro-comunità che vivono all’interno di un contesto comunicativo più vasto.

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