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2.4 ASSETTO TETTONO-STRATIGRAFICO DELL'ARCO CALABRO SETTENTRIONALE CON

2.4.2 FALDA LIGURIDE

Al di sopra delle unità carbonatiche sopra descritte, nel settore settentrionale dell’AC e prevalentemente in Catena Costiera, affiorano delle unità alloctone ad affinità oceanica (Falda Liguride) riferibili al dominio oceanico della Tetide, che nel Giurassico separava la placca Europea da quella Africana (Ogniben 1973; Amodio Morelli et al., 1976).

Le unità ofiolitiche affioranti in Calabria sono principalmente costituite da serpentiniti derivate da protoliti peridotitici, metabasalti e relative coperture sedimentarie caratterizzate dall’alternanza di metapeliti, metareniti, marmi e calcescisti (Amodio Morelli et al., 1976; Liberi et al., 2006).

I metabasalti rappresentano il litotipo più diffuso e si presentano porfirici ed afirici, sia isotropi sia foliati (De Roever, 1972; Amodio Morelli et al., 1976; Liberi et al., 2006; Liberi & Piluso, 2009; Filice et al., 2011). Le caratteristiche geochimiche mostrano che i metabasalti affioranti nell’AC settentrionale derivano da basalti sub-alcalini con affinità tholeitica (ambiente di dorsale medio-oceanica) tipo MORB transizionali (Spadea, 1979, 1994; Beccaluva et al., 1982; Liberi et al., 2006; Liberi & Piluso, 2009). Questa caratteristica, tipica di una crosta sviluppatasi durante i primi stadi di spreading oceanico (Bortolotti et al., 2001), ha permesso di correlarli con le rocce basiche delle sequenze ofiolitiche affioranti in Corsica (sequenza ofiolitica basale della Falda delle Balagne) e nell’Appennino settentrionale (Unità Liguri Esterne; Beccaluva et al., 1982).

Nella copertura metasedimentaria si osserva un incremento della componente carbonatica procedendo verso N (Liberi & Piluso, 2009). In particolare, le sequenze ofiolitiche affioranti

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nel settore meridionale (esempio: Unità di Gimigliano), sono costituite da scisti policromi, marmi e alternanze di metapeliti, metareniti e metacarbonati mentre, quelle affioranti nel settore settentrionale (esempio: Unità di Diamante e di Malvito) consistono di sottili livelli di radiolariti e di calcescisti (Fig. 13; Liberi & Piluso, 2009) di età Titonico-Neocomiano (Calcari a Calpionella; Lanzafame & Zuffa, 1976; Spadea et al., 1976). Contatti eteropici tra le diverse coperture metasedimentarie delle ofioliti della Calabria sono stati riconosciuti nel settore centrale della Catena Costiera (Lanzafame & Zuffa, 1976; Piluso et al., 2000).

I litotipi che costituiscono la Falda Liguride, presentano associazioni mineralogiche tipiche di condizioni di HP-LT, testimoniando un loro coinvolgimento all’interno di un cuneo di accrezione. In particolare, mostrano una iniziale impronta di HP-LT Alpina (Rossetti et al., 2001; Liberi et al., 2006; Tortorici et al., 2008), con età stimata al limite Eocene-Oligocene, tramite la geocronologia isotopica 40Ar/39Ar su miche potassiche (intorno ai 35 Ma secondo Rossetti et al., 2001), legata alla fase di subduzione, seguita poi da una retrocessione nella facies degli scisti verdi di basso grado (De Roever, 1972; Amodio Morelli et al., 1976; Rossetti et al., 2001; Liberi et al., 2006). Il percorso retrogrado di tali rocce è associato alla fase di esumazione che, secondo alcuni autori, si verifica attraverso una detachment estensionale tra 30 e 17 Ma (Rossetti et al., 2001, 2004), anteriormente cioè all’instaurarsi dei regimi estensionali legati alla fase tirrenica e con una velocità di risalita particolarmente importante, in modo tale da preservare condizioni di bassa termalità ed impedire il riequilibrio termico delle rocce subdotte.

In letteratura, le sequenze ofiolitiche affioranti nell’AC, vengono suddivise in varie unità tettono-metamorfiche:

 Dietrich & Scandone (1972) riconoscono due unità ofiolitiche: quella inferiore costituita dalle sequenze tipo Gimigliano, Diamante, Terranova e Fuscaldo-Rose, e quella superiore costituita dalle sequenze tipo Malvito. L’Unità del Frido, sempre di derivazione oceanica, che affiora estesamente nell’Appennino Calabro-Lucano, viene considerata da questi autori come una unità tettonica distinguibile e separabile dalle suddette unità.

 Amodio Morelli et al. (1976) suddividono i terreni ofiolitici in quattro unità: Diamante-Terranova, Gimigliano-Monte Reventino, Malvito e Frido, sulla base del grado metamorfico e nell’intensità della deformazione subita.

 Lanzafame et al. (1979), Spadea (1980), Beccaluva et al. (1982) distinguono l’Unità ofiolitica inferiore, comprendente l’Unità del Frido e di Diamante-Terranova, e l’Unità

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ofiolitica superiore, comprendente l’Unità di Malvito e di Gimigliano-Monte Reventino.

 Rossetti et al. (2001, 2004) distinguono due unità: Upper Ophiolitic Unit (UOU) e Lower Ophiolitic Unit (LOU). L’UOU rappresenta un melange tettonico ofiolitico caratterizzato da una matrice debolmente scistosa costituita da calcescisti, peliti e quarziti, in parte confrontabile all’Unità del Frido (Amodio Morelli et al., 1976), e da blocchi di varie dimensioni di rocce polimetamorfiche ultrabasiche e basiche, e di rocce di crosta continentale della Falda Calabride. L’LOU invece comprende le sequenze ofiolitiche di HP-LT (facies scisti blu), con associate coperture metamorfosate, affioranti nelle seguenti località della Calabria settentrionale: Diamante, Spezzano Albanese, Terranova da Sibari e Gimigliano.

Tuttavia, alcuni autori (Liberi et al., 2006; Liberi & Piluso, 2009) suggeriscono come le suddette suddivisioni in differenti unità, basate fondamentalmente su differenze del grado metamorfico, non vengono supportate dai loro studi, che invece evidenziano una evoluzione tettono-metamorfica confrontabile tra le sequenze ofiolitiche affioranti nelle differenti aree dell’AC. Più precisamente, riconoscono un evento progrado alpino di HP-LT con climax metamorfico a 0.9-1.1 GPa e ~380°C ed un successivo evento retrogrado in facies scisti verdi. Il diverso grado di deformazione subita dalle sequenze ofiolitiche dell’AC viene interpretata come l’effetto di una concentrazione della deformazione lungo zone di taglio durante le fasi subduttive mentre, la differenza di 0.2 GPa nelle condizioni di climax metamorfico raggiunte dalle diverse unità è da attribuire ai processi di subduzione e di successiva esumazione come porzioni tettoniche all’interno di un cuneo di accrezione.

L’Unità del Frido affiora diffusamente al confine Calabro-Lucano e mostra le tipiche caratteristiche di un melange tettonico (Monaco, 1993; Tortorici et al., 2008). Tale unità, è costituita da argilloscisti, contenenti associazioni di nannofossili dell’Oligocene superiore (Bonardi et al., 1993), con intercalazioni di metareniti, metasiltiti, quarziti e subordinatamente metacalcari e marmi con relitti di aragonite (Vezzani, 1969; Spadea, 1976). In questa successione metasedimentaria sono intercalati blocchi di dimensioni variabili di rocce ofiolitiche e di crosta continentale. In particolare, si rinvengono blocchi di serpentiniti, di gneiss a granato, di granofels, di anfiboliti, di marmi e di metacalcari, immersi in una matrice argilloso-arenacea (Liberi, 2005; Tortorici et al., 2008). In base alle caratteristiche petrografiche e petrologiche, sia le rocce ultramafiche sia le rocce di crosta continentale, sono

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correlabili alla sezione di litosfera continentale ercinica affiorante nell’AC settentrionale e precisamente in Catena Costiera (Liberi, 2005).

All’interno dell’Unità del Frido sono presenti blocchi di metabasalti con relative coperture metasedimentarie rappresentate da metaradiolariti e calcescisti (Liberi, 2005; Tortorici et al., 2008). I metabasalti e i calcescisti mostrano una associazione mineralogica di HP-LT (glaucofane, crossite, lawsonite e aragonite) e successiva sovraimpronta metamorfica in facies scisti verdi caratterizzata dalla presenza di clorite, albite ed epidoto (Liberi, 2005; Monaco and Tortorici 1995; Tortorici et al., 2008). La presenza di un grado metamorfico nettamente più elevato rispetto alla matrice, implica che i blocchi di ofioliti siano stati inglobati all’interno della sequenza sedimentaria che caratterizza il Frido successivamente all’evento metamorfico di HP-LT (Liberi, 2005). Pertanto, la formazione del melange tettonico del Frido potrebbe essere avvenuta in un bacino di sedimentazione posto in prossimità del margine continentale Calabride fortemente assottigliato e adiacente ad un cuneo di accrezione in crescita (Liberi, 2005). Infine, l’Unità del Frido è affetta da un metamorfismo di HP-LT di età tardo-Oligocenica (Cirrincione & Monaco, 1996) e registra solo le fasi deformative legate all’orogenesi Appenninica con polarità verso NE (Knott, 1987, 1994; Liberi, 2005).

Fig. 13. Schema dei rapporti stratigrafici esistenti all’interno delle sequenze ofiolitiche affioranti nelle varie zone dell’AC settentrionale (modificata da Liberi & Piluso, 2009).