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Fase del Ciclo e Aree di Investimento

Nel documento Come si finanzia un impresa innovativa? (pagine 83-87)

4.2 Business Angels

4.2.2 Fase del Ciclo e Aree di Investimento

Questo tipo di finanziatori non si limita a coprire finanziariamente lo sviluppo di una sola fase di vita di una start-up, essi infatti coprono più fasi di crescita. Come già detto in precedenza, questi finanziatori non si limitano a versare denaro nelle casse dell’impresa, ma contribuiscono alla gestione dell’impresa apportando competenze, esperienza e network, essi infatti iniziano a collaborare con le start-up già nella fase di Seed, ovvero nel momento in cui l’impresa non è ancora nata e l’idea deve ancora essere sviluppata e testa sul mercato. Essi continuano a collaborare anche nella fase di Start-up, ovvero quando l’idea è stata sviluppata a sufficienza per poter essere proposta al mercato. In questa fase il network degli angels è indispensabile poiché rende molto più semplice testare l’idea e trovare potenziali clienti. Questa loro risorsa continua ad essere indispensabile anche nella fase successiva, ovvero quando le start-up si approcciano realmente al mercato iniziando a commercializzare il loro prodotto o servizio. Gli angels continuano a lavorare fino alla fase chiamata Later Stage durante la quale la start-up continua a crescere. Le varie fasi non hanno la stessa durata, mentre la prima fase richiede tempo per poter sviluppare l’idea e trasformarla in un

più breve: mediamente le imprese necessitano di un anno per poter testare la loro idea. La fase di commercializzazione è in assoluto la più lunga, questo perché bisogna far conoscere il prodotto o il servizio al mercato e, molto spesso, è difficile comunicare al meglio la value

proposition dell’impresa poiché risulta essere molto innovativa.

Mediamente questa fase richiede ben 5 anni. Le tempistiche delle varie fasi dipendono da numerosi fattori, sicuramente la tipologia di angels è una determinante: la dimensione del network e le competenze fanno infatti la differenza nella rapidità di crescita di una start-up.

Gli angels investono denaro principalmente nelle prime due fasi sopradescritte poiché il potenziale di crescita è elevatissimo e il grado di avversione al rischio è minore. Questa specifica è molto marcata nei paesi anglosassoni: una ricerca effettuata nel 1995 da Freear, Sohl e

Wetzel28 ha evidenziato che negli Stati Uniti ben circa il 70% dei business

angels investe nelle prime due fasi, quota che scende lievemente in Gran

Bretagna fermandosi al 65%. La stessa ricerca ha dimostrato che in altri paesi questi investitori scelgono di operare in fasi in cui l’impresa ha già conquistato un buon livello di maturità, ovvero nelle fasi early stage e

later stage. È chiaro che essendo questi investitori attivi e non passivi,

questi non scelgono di impegnarsi con la start-up in una fase piuttosto che in un'altra solo ed esclusivamente valutando il rischio ed il rendimento del progetto, ma anche il grado di partecipazione all’attività d’impresa richiesto. La ricerca sopracitata riporta casi di angels che hanno scelto di investire nelle prime fasi dell’impresa perché erano veramente interessati all’idea o perché per loro costituiva una vera e propria sfida.

Nell’immaginario collettivo i business angels investono quasi esclusivamente in settori tecnologici: questo, però, non è vero. Come visto in precedenza è nella definizione di angel sono incluse due caratteristiche fondamentali, ovvero l’esperienza e le competenze, e non viene definito il loro background poiché essi provengono dai settori più disparati. Gli angels, chiaramente, non apportano solo competenze gestionali, ma anche di mercato e di prodotto, ovvero competenze legate ad uno specifico settore. Questo significa che in linea teorica esistono potenziali angel per ogni settore. Tutto ciò è stato dimostrato da Van Osnabrugge e Robinson29 nel 2000, essi notarono infatti che alcuni angels stavano investendo in settori molto diversi da quello tecnologico

come ad esempio nella costruzione di yacht o di arene per Hockey su ghiaccio o servizi di lavanderia. Questo perché essi sono interessati a progetti che possano crescere rapidamente e nei quali possano contribuire con le esperienze e le competenze che hanno raccolto durante i loro trascorsi lavorativi. Gli angel accettano un elevato grado di rischio e si aspettano una grande crescita, come suggerito da Fiti nel 1999. Tuttavia queste due caratteristiche non sono sufficienti a far ricadere la scelta di un angel su un progetto piuttosto che un altro: essendo un investitore attivo che concorre alla vita dell’impresa egli pretende di condividere con l’imprenditore o gli imprenditori le decisioni gestionali. Nel caso in cui essi non vorranno condividere con l’angel queste decisioni, egli perderà di interesse e deciderà di non investire. I vantaggi che le imprese possono trarre scegliendo come finanziatori sono innumerevoli. Oltre al grande network al quale le imprese possono

accedere, alle competenze ed esperienze proprie degli angels, essi apportano anche consistenti risorse finanziarie.

I dati riportati nel grafico sono stati raccolti dalla ricerca sui business

angels Francesi del 2004 e come si può notare, la maggior parte degli angels investe tra i diecimila e i trecentomila dollari. Una forbice piuttosto

elevata che deriva dalla presenza nel sistema francese di differenti investitori e di progetti con necessità finanziarie disparate. Questo ci da un'informazione fondamentale: gli angels sono finanziatori flessibili che hanno la capacità di investire piccole e grandi somme di denaro sfruttando talvolta il modello associativo.

Infine, Abernethy e Heidtman, nel 1999, studiando il mercato australiano dei business angels, si resero conto che essi riescono a risolvere un grande problema legato alle piccole e medie imprese innovative: la

successione. Talvolta succede che un socio di un'impresa esca dalla società lasciando un vuoto che non vuole essere colmato dai familiari ed è stato osservato che spesso interviene un business angel.

Nel documento Come si finanzia un impresa innovativa? (pagine 83-87)