• Non ci sono risultati.

Fase 3 selezione delle specie vegetali e delle fitocenosi

Linee teoriche del recupero tecnico delle cave del Botticino

3.4 Fasi del recupero tecnico

3.4.3 Fase 3 selezione delle specie vegetali e delle fitocenosi

Le condizioni stazionali nelle cave dismesse sono generalmente molto avverse per l’at-tecchimento, la sopravvivenza, l’adattamento e lo sviluppo delle specie vegetali, tanto che anche gli interventi agronomici previsti per il recupero potrebbero non avere effetti significativi nel medio e lungo periodo. Pertanto, la selezione delle fitocenosi e delle specie vegetali da introdurre è una fase chiave per la ricreazione di ecosistemi di pregio. Nel rispetto dei vincoli amministrativi (es. prescrizioni del Piano Cave Provinciale e di aree protette sull’uso delle specie vegetali, norme fitosanitarie), le specie vegetali dovrebbero essere selezionate sulla base di:

- dinamiche vegetazionali spontanee che caratterizzano l’intero bacino estrattivo e le diverse superfici geomorfologiche;

- condizioni stazionali dell’area da recuperare (es. caratteristiche chimico-fisiche del substrato, clima);

- flora e vegetazione nelle comunità vegetali (semi)naturali circostanti la cava, sia reali che potenziali;

- autoecologia delle specie potenzialmente idonee per il recupero (es. fisiologia, tipo di riproduzione e dispersione dei semi);

- biologia delle popolazione delle specie potenzialmente idonee per il recupero.

Specie vegetali

Le specie vegetali da usare nei recuperi naturalistici dovrebbero essere autoc-tone e, quando possibile, di provenienza strettamente locale, a seconda della disponibilità sul mercato e/o della facilità di moltiplicazione degli individui in situ o ex situ. Infatti, il loro uso permetterebbe di:

- ricreare comunità vegetali con un patrimonio genetico simile a quello degli ecosistemi naturali preesistenti le attività estrattive;

- minimizzare gli interventi antropici, grazie alla loro resistenza o resilienza alle possibili fluttuazioni e/o cambiamenti repentini delle condizioni ambientali locali; - sopperire all’eventuale carenza di specie autoctone/locali nei dintorni della cava,

in grado di colonizzare la cava stessa (es. cave lontane da habitat naturali). In particolare: dovrebbero essere preferite specie autoctone locali con i seguenti attributi bio-ecologici:

- caratteristiche della comunità vegetali nei dintorni dell’area da recuperare o delle loro varianti in condizioni ambientali più limitanti (principio della dispo-nibilità) o adattate ad ambienti comparabili a quelli da recuperare (principio dell’adattabilità);

- eventualmente presenti nelle fasi più avanzate della successione vegetazio-nale che caratterizza gli ambiti estrattivi locali, se di interesse naturalistico; - con elevata capacità di adattamento e plasticità rispetto alle condizioni

clima-tiche (e macroclimaclima-tiche) locali;

- adattate a svilupparsi sulla superficie geomorfologica da recuperare e nelle particolari condizioni microclimatiche e pedologiche ad essa associate (es. condizioni di ristagno idrico in aree depresse, periodi di siccità sulle rupi arti-ficiali);

- adatte alle condizioni locali di esposizione, pendenza, persistenza idrica, po-tenza dello strato superficiale, presenza e profondità del materiale pedogeniz-zato (es. i versanti esposti a nord sono più freschi e quelli esposti a sud sono più aridi; la forte pendenza può limitare la presenza di essenze arboree); - in grado di attecchire e svilupparsi sul substrato utilizzato nella rinaturazione

tenendo conto della progressiva riduzione dell’efficacia delle tecniche agrono-miche;

- con un’idonea strategia competitiva che permetta di persistere in habitat osti-li: inizialmente dovrebbero essere preferite specie ruderali e stress tolleranti,

52

nati; le specie competitive potrebbero essere introdotte con interventi suc-cessivi;

- resistenti agli stress meccanici (es. taglio, strappo radicale, sommersione, in-terramento, inghiaiamento, azione del mantello nevoso, caduta di pietre e/o massi);

- resistenti a sostanze fitotossiche, parassiti e/o malattie;

- con buone capacità riproduttive (es. specie in grado di riprodursi dal primo anno dopo l’impianto vegetativamente e/o tramite numerosi e piccoli semi vitali facil-mente disperdibili dal vento, penetrabili nel terreno e germinabili; Fig. 23);

Fig. 23 Dispersione anemocora nelle cave di calcare: spiga di Dactylis

glomerata. Foto: F. Gilardelli

Inoltre, le specie dovrebbero essere selezionate sulla base delle caratteristi-che morfo-anatomicaratteristi-che e funzionali in grado di contrastare i principali fattori abiotici limitanti e migliorare le condizioni ambientali del sito da recuperare. In particolare, dovrebbero essere selezionate specie con buone capacità biotec-niche in grado di (es. Wali 1999):

- consolidare i versanti (es. specie arboree ed arbustive con habitus radicale fittonante);

- contrastare eventuali problemi d’erosione superficiale (es. da vento e pioggia) tramite il rapido e permanente sviluppo della copertura vegetale e dell’ap-parato radicale (es. Poaceae). Nelle prime fasi della colonizzazione, potrebbe essere positivo l’uso di un numero limitato di specie annuali e biennali molto produttive unitamente alle specie perenni per incrementare la copertura vege-tale (la ricchezza floristica potrebbe essere incrementata successivamente); - proteggere e migliorare il substrato, come, per esempio, specie in grado di

produrre abbondante lettiera e sostanza organica, specie con diversi apparati radicali in grado di esplorare tutto il substrato e/o di migliorare la fissazione dell’azoto come nel caso delle Fabaceae (Fig. 24);

- migliorare dell’impatto visivo: es. specie con ciclo vegetativo lungo e copertura vegetale sempre presente durante tutto l’arco dell’anno (es. specie sempre-verdi o con apparati aerei disseccati nei periodi non vegetativi).

Fig. 24 Attitudine delle specie a migliorare le caratteristiche chimico-fisiche e biologiche del substrato: radici con noduli radicali di batteri azotofissatori di Anthyllis vulneraria

54

Le condizioni ambientali avverse ed eterogenee delle cave potrebbero inibire (anche solo localmente) la germinazione delle specie ed il loro attecchimento (Kirmer & Mahn 2001). Pertanto, test di germinazione preliminari (Fig. 25), meglio se eseguiti diretta-mente in campo, potrebbero fornire utili indicazioni sulla germinabilità delle specie selezionate e quindi sulla loro idoneità ad essere utilizzate.

Fig. 25 Test di germinazione in condizioni standard di temperatura e luce: A) in vaso, utilizzando il substrato per la rinaturazione e B) in capsule Petri, su carta da filtro.

Foto: F. Gilardelli

a B

Selezione del materiale

Il materiale da utilizzare dovrebbe essere selezionato in base alla possibilità di reperimento (mercato, direttamente in natura), trasporto, conservazione ed ac-climatazione, nonché al tipo d’impianto (es. semina, trapianto) ed alle tecniche di manutenzione previste. È importante assicurarsi che il materiale:

- abbia una provenienza locale, per ovviare al rischio di inquinamento genetico con le popolazioni locali;

- presenti una buona variabilità genetica (es. evitando di utilizzare individui pro-venienti da una o poche piante madri) in modo da riproporre la variabilità tipica, o perlomeno simile, delle popolazioni naturali.

Fitocenosi

Il recupero naturalistico delle cave dovrebbe tendere alla ricreazione di un mo-saico di comunità vegetali, ambienti e fitocenosi (es. prati aridi, zone arbustate, zone boscate, vegetazione rupicola) che siano spontaneamente o potenzialmen-te presenti nell’area in cui si trova la cava (Baldiraghi et al. 2009). La vegeta-zione reale e potenziale che caratterizza il contesto in cui la cava da recuperare è inserita dovrebbero quindi essere usate come modello, sia per composizione floristica, sia per struttura.

Documenti correlati