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Sono stati valutati tutti gli altri fattori (sesso, età, scolarità, durata del lavoro, durata del lavoro in malattie infettive) rispetto ai livelli di benessere soggettivo e di resilienza senza evidenziare correlazioni significative.

Discussione

Il primo dato dato rilevante è che il 57% del campione ha un punteggio che lo fa collocare nella fascia di resilienza alta (RA), mentre solo il 9% del campione ha un punteggio di bassa resilienza. Pur non avendo nessun elemento per valutare questo dato appare a prima vista come un reperto positivo.

Il secondo dato rilevante è che il benessere soggettivo sperimentato dal gruppo ad alta resilienza è significativamente maggiore del benessere soggettivo sperimentato dai gruppi a media e bassa resilienza. L’analisi separata dei tre item mostra che sia la felicità complessiva (primo item) che la soddisfazione attuale (terzo item) mostrano livelli medi significativamente più alti nel gruppo RA rispetto agli altri due gruppi. Il benessere emotivo non mostra differenze significative tra i gruppi e l’analisi dei singoli sub-item mostra che solo due delle dieci “sensazioni” sono significativamente maggiori nel gruppo ad alta resilienza rispetto agli altri due gruppi (piacere e felicità).

In sintesi, con i test usati, riusciamo a confrontare in questo gruppo di infermieri benessere e resilienza dimostrando una correlazione positiva tra i due costrutti psicologici.

La resilienza non è una costante individuale o un semplice tratto di personalità. Essa può essere accresciuta negli infermieri con varie strategie. Fra queste, i training per la resilienza possono incrementare questa attitudine negli infermieri. Questo tipo di studi potrebbero guidare le scelte sull’opportunità di un training sullo specifico target.

Nel nostro caso per esempio la misurazione della resilienza del campione ci indica che meno della metà del campione potrebbe giovarsi di un training per incrementare la resilienza (RB e RM che costituiscono il 43% del campione) quindi potrebbe orientare la scelta verso il non fornire un training. Tuttavia utilizzando gli stessi test in maniera non anonima potremmo individuare i soggetti appartenenti ai gruppi RM e RB e proporre il training. In sintesi, questo tipo di analisi potrebbe consentire scelte molto mirate su eventuali training per incrementare resilienza e benessere del personale infermieristico.

CONCLUSIONI

Al termine di questo percorso specialistico formativo, la mia riflessione personale sullo studio dell'argomento trattato, aggiunge e approfondisce considerazioni sulle risorse umane e professionali alle quali l'infermiere è chiamato a rispondere in ogni aspetto della sua vita. Diventa, cosi man mano inscindibile la crescita

personale, l' elaborazione dei vissuti propri e l'incontro con i vissuti dei pazienti.

Ho compreso maggiormente come nelle relazioni si possano individuare i percorsi per raggiungere

importanti obiettivi; ho fatto miei, seppur ancora teoricamente, concetti che mi appartengono per natura e aspirazione, avendo scelto una professione dove la cura non è intesa esclusivamente a livello farmacologico ma nella totalità di ogni aspetto dell'esistenza.

Riuscire a individuare tutte le risorse che aumentano la resilienza e utilizzarle è sicuramente un importante obiettivo che immagino più come un percorso attraverso il quale ci si conosce e ci si mette in gioco su un terreno che è anche quello delle emozioni e dei sentimenti, dove l'esperienza umana del dolore e della sofferenza trova completezza in intenti comuni come la guarigione e il sollievo dall'angoscia.

La capacità di contenere e accogliere dà certamente lo stimolo per espandere e trasformare in atteggiamenti positivi anche solo nelle condizioni in cui l'unica parola possibile è speranza.

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