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CAPITOLO 3. Commento traduttologico

3.7 Fattori culturali e residuo

Essendo Notizie confidenziali del nostro giornale un testo scritto e ambientato nella Cina degli anni Cinquanta del Novecento, sono presenti numerosi riferimenti alla cultura e alla storia cinese. In particolare, nel testo compaiono moltissimi termini che designano cariche politiche o associazioni tipiche della realtà cinese di quel tempo e che non hanno riscontro nella cultura della lingua d’arrivo. Si tratta di termini che «non si prestano a trasmissione in un’altra lingua con i mezzi soliti e richiedono al traduttore un atteggiamento particolare» (Vlahov, 1969: 432). Per questo motivo, durante la traduzione è stato necessario effettuare delle ricerche accurate per una resa migliore del termine. Tali termini, nella scienza della traduzione vengono detti «realia», ovvero

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[...] parole (e locuzioni composte) della lingua popolare che costituiscono denominazioni di oggetti, concetti, fenomeni tipici di un ambiente geografico, di una cultura, della vita materiale o di peculiarità storico-sociali di un popolo, di una nazione, di un paese, di una tribù, e che quindi sono portatrici di un colorito nazionale, locale o storico; queste parole non hanno corrispondenze precise in altre lingue.

(Vlahov, 1969: 438)

Partendo dai nomi di cariche politiche, si segnalano i seguenti realia con le rispettive traduzioni: 工业厅长 (gōngyè tīng zhǎng), «Direttore del Dipartimento Provinciale dell’Industria»; 矿上的党委书记 (kuàng shàng de dǎngwěi shūjì), «Segretario Generale del Comitato provinciale delle miniere»; 领导干部 (Lǐngdǎo gànbù), «quadri dirigenti». Un altro esempio ricorrente sono i nomi di organi ed istituzioni politiche anch’esse molto frequenti nel testo. I termini più ricorrenti sono 党省委 (dǎng shěng wěi) e 党中 央 (dǎng zhōngyāng) tradotti rispettivamente con «Comitato provinciale di Partito» e «Comitato centrale di Partito» insieme ai nomi di alcuni dipartimenti funzionali tra cui 省工业厅 (shěng gōngyè tīng) «Dipartimento Provinciale dell’Industria» e 党省委宣传 部 (dǎng shěng wěi xuānchuán bù) «Dipartimento Provinciale di Propaganda». Viene anche nominata un’altra importante organizzazione politica cinese di quel tempo: la «Lega della Gioventù Comunista Cinese» tradotta dal termine cinese 女青年团员 (Nǚ qīngnián tuányuán).

I termini sopra riportati indicano una gerarchia e un sistema tipici della realtà comunista ed è bene segnalare un altro elemento caratteristico del linguaggio comunista ed estremamente ricorrente nel prototesto: l’appellativo 同志 (tóngzhì) che è stato tradotto con «compagno». Sta ad indicare una persona che agisce per un bene comune ed esprime, al contempo, anche un senso di vicinanza con il prossimo e di appartenenza a una comunità, in epoca maoista indicava la militanza, incarnava la fede nella dottrina comunista. Si tratta di un elemento politico e culturale molto importante e il mancato riconoscimento di questo significato avrebbe reso incorretta qualsiasi traduzione. In altri casi, quando il riferimento culturale di un termine appariva più difficile da decifrare, la mera traduzione del termine non è stata ritenuta sufficiente ai fini di una corretta comprensione del testo. Si è ritenuto opportuno, dunque, inserire una nota a piè

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di pagina con la funzione di specificare il significato di un termine così da evitare interpretazioni sbagliate o dubbi del lettore in merito. Come primo esempio si veda il termine 单位 (dānwèi). In questo caso, si tratta di un realia vero e proprio, poiché nella cultura del testo di arrivo non è presente un elemento culturale corrispondente a quello cinese. Partendo dall’ipotesi che il lettore potrebbe non avere ben chiaro di che cosa si tratti, si è deciso in primo luogo di inserire una nota informativa per chiarire al lettore la funzione della danwei e poi, all’interno del testo, si è deciso di ricostruire il termine, ovvero di spiegarne il significato cercando di mantenere lo stesso tono utilizzato nella lingua di partenza e tradurlo con «unità di lavoro».

La stessa strategia è stata applicata anche per la traduzione del termine 解放(jiěfàng) che ha una rilevanza non solo culturale ma anche storica. 解放 si riferisce infatti a un periodo storico ben noto per il popolo cinese, ma che potrebbe essere sconosciuto a qualche lettore. Anche in questo caso, al fine di mantenere le sfumature del testo originale si è scelto di tradurre il termine con «Liberazione» e di spiegarne brevemente il riferimento storico in nota.

Dunque, è possibile affermare che, in questi esempi, si è optato per una traduzione semantica che mantenesse il significato originale rendendolo comprensibile al lettore, invece di seguire una traduzione comunicativa che avrebbe privilegiato l’uso di un riferimento culturale più vicino al lettore di arrivo, così da suscitare la stessa impressione del lettore di partenza. Così come spiegherebbe Osimo, si è scelta «l’appropriazione dell’altrui» piuttosto che «l’inserimento dell’altrui nel proprio» (Osimo, 2011: 86). In questo modo, si conserva il colore del testo originale e il lettore prende atto dell’elemento culturale diverso, ma ne comprende anche il significato. Risulta importante puntualizzare che la decisione di inserire le note a piè di pagina è stata fatta dopo aver considerato anche la possibilità che potessero appesantire la lettura. Tuttavia, si tratta di note che tendono a chiarire un riferimento culturale dando informazioni aggiuntive al fine di chiarire un elemento che può risultare sconosciuto al lettore, ma che non devono essere obbligatoriamente lette. La traduzione dei termini in questione permette di proseguire la lettura e di comprendere parzialmente il contesto anche ignorando la nota.

Inoltre, c’è da considerare anche la questione del «residuo» che inevitabilmente determina alcune scelte per la traduzione. Per residuo si intende quell’

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[…] elemento del messaggio che non giunge a destinazione. […] Un elemento della traduzione che, dopo aver elaborato la propria strategia, il traduttore decide di non tradurre all'interno del testo nella cultura ricevente perché risulta […] difficile o apparentemente impossibile da tradurre.

(Osimo, 2011: 307)

Se si fosse scelto di tradurre 单 位 semplicemente con «unità di lavoro» senza aggiungere una nota informativa, parte del significato del termine sarebbe andato perso. Questo perché l’espressione «unità di lavoro» non chiarisce di per sé tutto ciò che il termine cinese comporta e che non è necessariamente noto al lettore di arrivo. La nota risulta essere l’unico metodo per ovviare a questo problema ed evitare una “perdita” del significato che potrebbe andare ad intaccare la comprensione del contesto.

Indubbiamente, sarebbe preferibile evitare elementi che possano in qualche modo appesantire la lettura, tuttavia, dato che nella traduzione del metatesto si è voluta dare maggiore importanza alla trasmissione di un messaggio, bisogna fare in modo che questo risulti il più chiaro possibile, il che comporta l’inserimento di note ove necessario.

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4. Commento e confronto con traduzione inglese

In questo paragrafo verrà analizzato in tutti i suoi aspetti linguistici la traduzione in lingua inglese del prototesto intitolata Inside News a cura di Bennett Lee. La traduzione in lingua inglese si trova nel volume Fragrant Weeds, Chinese short stories once labelled as “Poisonous Weeds” risalente al 1983. Inoltre verranno confrontate le scelte traduttive del traduttore inglese con le strategie adottate nel metatesto in lingua italiana laddove sono state individuate differenze significanti.

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