c a p o v i.
Feste del Signore 0 D e T e m p o r e.
Art. I. — Ciclo Natalizio.
L’ anno ecclesiastico si apre Coll’Avvento, il quale non è che la preparazione alla fesia del S. Natale. Q uesta perciò è la prima delle grandi feste che s’ incontrano nel calendario liturgico, e quindi la prima di cui dobbiamo occuparci nel tra tta re delle feste di N. Signore.
Essa è tra le più antiche feste della Chiesa, e nel IV secolo era già universale in occidente (1).
Parlando delle feste in generale, abbiamo accennato a un documento dell’ anno 856, il quale nota tra le feste principali e di precetto vigenti in Liguria il Natale colle seguenti, di S. Stefano, S. Giovanni e SS. Innocenti; feste che si osservarono sempre anche in seguito secondo il diritto comune. Anzi, ad esse si aggiun
sero altri giorni semifestivi o feriati, e una legge del 1336, la più antica delle leggi genovesi in materia, nota come feriati tutti i giorni dal 20 dicembre, vigilia di S. Tomaso, fino all’Epifania.
Quella del 1375 restringe le ferie dalla vigilia di Natale al primo dell’ anno ; così pure il sinodo del 1410.
(1) Duchesne, Origines du culte chrétien, IV Edit., p . 261 ; Ke l l n e r, L'Anno ecclesiastico e le feste dei santi, 1 1 9 ; Bonaccorsi, Il Natale, appunti d ’ esegesi e di storia ; Rig h e t t i, Il ciclo liturgico natalizio ; De Sa n ti, L’ origine delle Feste Nata
lizie , in Civ. C a t t 1906- 1907; Gastouè, Noel ; Vacandard, Le fètes de Noèl e td e l’Epi- phanie, in Rev. du Clergé Frangais, 1907 - 1908.
I nostri più antichi libri liturgici, del sec. X III, sfoggiano ancora una grande ricchezza di preghiere, residuo e ricordo delle antiche vigilie notturne che si premettevano alla grande solennità, secondo Γ antica disciplina della Chiesa (1).
II Collettario metropolitano ha cinque orazioni, una per la vigilia e quattro per la festa, prese tutte dal G regoriano ( M ura
tori, II, 7-11), e la 2a e 3a contenute già nel Leoniano (Ivi, I, 468-474). Oggidì non restano che la l a e 2a.
Le antiche vigilie notturne del Natale si conservarono a lungo fra noi, e alla fine del sec. XVI Mons. Bosio V isitatore apostolico, mentre vietava per nodationes et vig ilia s nocturnas, eccettuava però quelle del S. Natale ; Praeter quam in nocte N a ta lis Do
m itii (2). Tuttavia, diminuito il fervore religioso dei cristiani, quelle funzioni notturne non poteano a meno di portare inconve
nienti e disordini; e nel sec. XVII troviamo editti arcivescovili che ordinavano si celebrasse a porte chiuse la messa di mezza notte, o davano altre disposizioni analoghe per impedire disordini nelle chiese.
La festa del Natale fu, più che ogni altra, ispiratrice di poesia, e ci diede drammi ed altri componimenti che nel medio evo si alternavano alle funzioni liturgiche, e davano alla testa una sin
golare nota di popolarità, oggi sconosciuta (3). Riportiam o qui uno di tali componimenti, che trovammo in un codice del sec. X IV appartenente alla nostra metropolitana. Dalla lingua, tu tta latina, in cui è scritto, dagli attori e dal contenuto tutto composto di testi scritturali e liturgici, questo componimento o tropo apparisce non posteriore al sec. XII.
« Incipiunt testes qui respondent ad nos inquam :
Dic Ysaias : Ecce inquit virgo concipiet in utero et pariet filium: et vocabitur nomen eius Emmanuel: quod in terp retatu r nobiscum Deus.
Dic tu Jerem ias : Hic est inquit deus noster et non estima- bitur alius usque illo qui invenit omnem viam scientie et dedit eam Jacob puero suo et Jsrahel dilecto suo: post hec in terris visus est et cum hominibus conversatus est.
Dic P etrus: Tu es Khristus filius Dei unici.
(1 ) S. Cesario a v e a p r e s c r i t t o : Natale Domini et Epiphania ab hora te r tia noctis usque ad lucem vigilandum est (Ma r t e n e, De antiq. Eccles. ritib u s, T . IV , c . 1 5 , n. 10).
(2) Synodi Dioeces. et provine, sanclae genuensis ecclesiae, Genuae, 1833, p. 373.
(3) Bonaccorsi, Op. c., p. 125 seg. ; Ma r t e n e, Op. c., T. I l i , Lib. IV, c. XII ; D ’A n c o n a ,
Studi sulla letteratura ital. dei p r im i secoli, p. 47.
FESTE D EL SIGNORE 3 1
Die et tu Moises : Prophetam nobis Deus excitabit destribus nostris. Dominus anima que non audierit prophetam illum exter
minabitur de populo tuo.
Dic D avid: Adorabunt inquit eum omnes reges terre omnes gentes servient ei.
Lectov : Cui servient : dic cui servient.
Testis : Dixit dominus domino meo sede a dextris meis : donec ponam inimicos tuos scabellum pedum tuorum.
Lector : Quare tumultuate sunt et ceteri.
Testis: Astiterunt reges terre et principes convenerunt in unum adversus dominum et adversus Khristum eius.
Dic et tu Abacuch : Domine inquit audivi auditum tuum et timui consideravi opera tua et expavi.
Symeon: Nunc dimittis domine servum tuum in pace: quia viderunt oculi mei salutare tuum.
Zachavia pvopheta: Tu puer propheta altissimi \>Ocaberis preibis enim ante faciem domini parare vias eius.
Helisabeth : Unde hoc michi ut veniat ad me mater domini mei? ecce enim ut facta est vox salutationis tue in auribus meis exultavit in gaudio infans in utero meo.
lohannes Baptista : Quem me suspicamini esse non sum ego sed ecce venit post me qui ante me factus est cuius non sum dignus solvere corrigiam calceamenti : Ecce inquit agnus Dei : ecce qui tollit peccata mundi.
Item lohannes : Qui habet sponsam sponsus est, amicus autem sponsi qui stat gaudio gaudet propter vocem sponsi.
Khristus d ix it: Non sum missus nisi ad oves que perierunt domus israhel :
Virgilius poeta: Iam nova proienies celo dimittitur alto.
Dicebat, Khristo testimonium perhibebat.
Dic Nabucodonosor rex: Nonne, inquit, tres viros missimus in fornace legatos?
Dic sancte lohannes Evangelista : In principium erat verbum.
Lector : Dic et ubi erat.
Testis: Et verbum erat apud Deum.
Lectov : Die et qualis erat.
Testis : Et Deus erat verbum.
Lectov : Et quid agebat?
Testis : Omnia per ipsum facta sunt : et sine ipso factum est nihil.
Lectov : Ubi venit ? Testis: In propria.
Lectov : Et quare venit ?
Testis : Ut peccata tolleret mundi : et V erbum c a ro factum est et habitavit in nobis » (1).
Alla poesia del Natale si possono riferire i P vesepi. T ra c c ie di essi troviamo già in Roma ai tempi di Gregorio III ( 731-741 ), il quale nell’ oratorio del presepio in S. M. M aggiore f e c i t inm a- ginem auveam Dei genitricis amplectentem sa lv a to v e m D e u m nostrum in gem m is diversis (2); e prim a ancora vediam o indi
cato un presepe sancte Marie in S. Pietro in V atican o , sotto il papa Giovanni VII (705-707) (3). T u ttavia è a S. F ra n c e sc o d Assisi che si deve in modo speciale Γ origine dei P re se p i odierni, che si divulgò in modo speciale in Italia, Tirolo, G erm ania, B aviera.
A Genova ne troviamo traccie nel sec. XV. U n in v en tario della chiesa di N. S. delle Grazie, del 1495, ricorda Vestes due pvo regibus sive magis (4). Nel 1574, il parroco di S. G iorgio, G. B. Chiappe, avea ordinato allo scultore Matteo C astellino, p er figurare il Natale, cinque statuette che rappresentassero il B am bino, Virginem MaYiam, divum loseph, ac bovem e t a s in u m (5).
Più tardi l’arte religiosa genovese svolse am piam ente il tem a del Presepio, non solo negli splendidi quadri e sculture che tu tto ra adornano le chiese e le case genovesi, ma sopratutto in quelle figurine che adornano i nostri presepi, e delle quali non poche costituiscono veri capolavori. Ma di questo non possiam o tr a tte nerci a lungo, e rinviamo il lettore all’ opera del C erv etto , I l Natale, il Capo d ’Anno e l ’E pifania nell’ arte e n ella storia, (Genova, 1903).
(1) Gf. Ordin. Rothomag., in Ducange, G lossariu m , alla voce F e stu m . (2) Lib. Pont., II, p. 78.
(■’) Rossi, Roma sotterranea, I, 140; Bonaccobsi, p. 110.
(4) Not. Andrea de Cairo, Filza 49, p. 232, Arch. di Stato.
>5) Not. Gerolamo Roccatagliata, Filza 35, 1571- 1575.
FKSTE DEL SIGNORE
Giacché siamo a parlare di costumanze del Natale, accenniamo ancora alla cerimonia del Confuoco, che era sì popolare a Genova nei secoli passati.
Il Confuoco, ossia albero laureato, era un tronco d’albero adorno di rami d’alloro, che ogni anno, la vigilia di Natale, l’Abate del popolo della valle del Bisagno, accompagnato dai maggiorenti e seguito dal popolo, recava al Palazzo Ducale, facendone la pre
sentazione al Doge, con un lungo cerimoniale, che ci è descritto dagli annalisti genovesi, e che qui tralasciamo per brevità, non appartenendo esso all’ argomento prefissoci in questo studio (1).
Forse le origini del Confuoco si riallacciano a quelle del Ceppo di Natale, Albero di Natale e simili, che troviamo diffuse anticamente non solo in Italia, ma in Francia, Inghilterra, Germania, ecc. (2).
La Comunione di Natale. — L’ obbligo della Comunione di Natale, consuetudine oggi completamente scomparsa, in antico era pressoché generalizzato in Occidente. Il concilio d’Agde in Francia, del 506, l’imponeva sotto pena di scomunica : SeculaYes qui Natale Domini, Pascha et Pentecosten non comunicaverint catholici non credantur, nec intev catholicos habeantur (3). Lo stesso ripeteva Attone di Vercelli (4), e poscia il Decreto di Gra
ziano, riportando il Conc. di Tours dell’813, Saltem ter in anno homines communicent... in Pasca videlicet, et Pentecosten et Natale Domini (5). In Liguria troviamo traccia della Comunione di Natale in una bolla di Alessandro III, del 1170-1172, in cui si riprova la condotta dei monaci di S. Michele di Ventimiglia ed altri, i quali in precipuis solemnitatibus oblationes eorum (dei parrochiani ) recipiunt, et ipsis in Nativitate et Resurrectione D om ini communicationem corporis et sanguinis D om ini lar
giuntur, contro i diritti della chiesa matrice di Ventimiglia (6).
Da questa consuetudine traeva origine la solenne Comunione che facevano a Natale nella nostra chiesa metropolitana i Serenis
simi Collegi, come notano ancora i Diari del sec. XVII. In seguito questa Comunione dei nostri governanti cessò; essi però conti
nuarono a recarsi ad assistere alla messa solenne nella stessa metropolitana, fino al principio del sec. XIX (7).
(1) V. Ce r v e t t o, Op. e., p 2 seg.
(2) Cf. Bonaccorsi, Op. c., p. 142 seg.
(3) Vn.MEN, Eistoire des Commandements de V Èglise, Paris, 1909, p. 192.
(4) Man si, Conc., T. XIX, 257, c. 73.
(5) I I I , De Consecrat., D ist. II, c. XVI.
(6) De sim o n i, Regesti delle lettere pontifìcie riguardanti la Liguria, D oc. XXVII-XXfX.
(7) Gazzetta, 1802; Cerv etto, Op. c., p. 18.
Feste dei Santi dopo Natale. — Alla festa di N a ta le si fecero avvertimmo sono antichissime e rimontano forse ai prim i secoli
(1) ASS., T. VI Septembris, 762.
(2) Ivi, T. V i l i Junii ; Ke l l n e r, Op. c., 200 ; Ri g h e t t i, 1. c ., p. 2 7 ; Fe r o t i n, Le Liber Ordinum, 609; Toulo tte, Le culte de S. Etienne en A friq u e e t ά R om e, i n N u o vo Bull. d’Archeol. Crisi., 1902.
FESTE DEL SIGNORE 35
della pace della chiesa. Anche la chiesa parrocchiale di S. Stefano in Genova è una delle più antiche della città ; la cripta di recente scoperta sotto il coro, si fa rimontare al sec. Vili.
Sono pure, od erano, dedicate al santo le chiese di Cichero, Campoflorenziano, (ora distratta), Capraia, Geminiano, Pannesi, Parodi, Rapallo, Rosso e Salterana, tutte assai antiche.
La festa di S. Stefano, che come già avvertimmo, antica
mente fu sempre di precetto, nel Collettario metropolitano ha tre orazioni, residuo della lunga liturgia che si svolgeva in tal giorno.
La prima, odierna, è presa dal Gregoriano ed è comune agli ambro
siani e gallicani; le altre due sono del Gelasiano.
La festa si celebrava con particolare solennità nella chiesa di S. Stefano in città, ove intervenivano i canonici della metro
politana, ai quali secondo un’ antichissima consuetudine i monaci offrivano un pranzo, che poi in seguito a disposizioni del papa Eugenio III del 1150 ed altre, nel 1217 fu commutato in un canone in denaro (1).
Lo stesso anno 1217, il Card. Ugolino d’ Ostia, poi Papa Gregorio IX, consacrava la suddetta chiesa di S. Stefano in città, assistito da Sinibaldo Fieschi, poi Papa a sua volta col nome d’ Innocenzo IV. Ad uno di questi due Papi si attribuisce la donazione del prezioso cofano contenente una mano del santo, che tuttora si venera in quella chiesa. È probabile che anche la reliquia sia stata donata insieme col cofano (2).
Altra reliquia consistente in un piede del santo, preso nella chiesa di S. Sofia a Costantinopoli da certo Ogerio Turricella, verso il 1265, secondo la narrazione dell’ anonimo riportata nel Libro degli Anniversari, si esponeva nella chiesa di S. Francesco di Castelletto nelle due feste del santo (3). Nella metropolitana, nel 1386, si venerava una costa ed altra particella di osso di S. Stefano (4). 1 Diadi del sec. XVII ricordano altre reliquie alle Vigne e in S. M. di Castello.
S. Giovanni Evangelista. — Sull’ antichità della festa abbiamo detto sopra. Per la storia del suo culto in Liguria, ricordiamo il monastero dedicato ai santi Pietro, Giovanni, Paolo ed altri, in Luni, indicato nell’ anno 597 in una lettera di S. Gregorio (5).
(1) Arch. Gap. S. Lorenzo, Cod. P. A. 35-36: 70-71: P. B. 22-35.
(2) II Cofano di S. Stefano, Noie d’arte, in Riv. Dioces. genovese. 1915, p. 348 seg.
(3) ASLS., Voi. X, p. 422, 443.
(4) Documenti, N. V.
(5) Dssim o n i, Op. c., p. 45.
Tra le chiese dedicate al santo ricordiam o S. G io v an n i di P rè in Genova (1098?), S. Giovanni di Borbonoso in S a m p ie rd a re n a , eretta nel 1198 in honorem beati lo h a n n is E v a n g e lis te d alla famiglia Borbonoso, la chiesa di Paverano (1118), M a tta ra n a (1258), Cerrè (1272), ecc. In S. Siro, nel 1237, 9 ag., veniva c o n sa c ra to un altare di S. Giovanni Evangelista (1) ; altro alta re d el sa n to tro viamo in S. Lorenzo nel 1386, ed altro nella pieve di R apallo nel 1325 (2).
La festa nel Collettario metropolitano ha q u a ttro orazioni, di cui la prima, odierna, proviene dal Leoniano, e le a ltre tu tte dal Gregoriano.
Il giorno di S. Giovanni Evangelista, del 1437, G en o v a sc u o te v a il giogo del duca di Milano; e in riconoscenza d e lla ric u p e ra ta libertà, si decretò che ogni anno in tal giorno il D oge e il Senato si recassero ad offrire un pallio d ’ oro all’ a lta r e di S. G io
vanni nella chiesa di S. Giorgio (3).
SS. Innocenti. — Anche di questa festa p arlam m o g ià sopra.
Per la liturgia notiamo che il Collettario ha tre o razio n i, di cui la prima, che è 1’ odierna, è presa dal Gelasiano, la se c o n d a dal Leoniano e Gregoriano; della terza non si conosce la p ro v en ien za.
In antico questa festa si celebrava con p a rtic o lare so len n ità in S. M. di Castello, e un documento del 1137, c h e p e rò non è ammesso da tutti per autentico, ricorda la solenne p rocessione che si faceva a elevo et populo ia m ie n si in s o le m n ita te Innocentium (4). Relique dei SS. Innocenti venivano collocate nell’ altare nella consacrazione della stessa chiesa, fa tta nel 1237.
Altre reliquie troviamo nel 1322 in S. Francesco di C astelletto , ed altre nella metropolitana, in S. Matteo, S. A m brogio e S. Domenico, pervenutevi da Pola nel 1382. A nche in S. A g o stino gli Innocenti riscuotevano culto speciale ; come p u re a Galla- neto e a S. Biagio in vai Polcevera (5).
Circoncisione. — Al giorno primo di gennaio negli a n tich i libri liturgici troviamo notate tre feste, cioè 1’ o tta v a di N atale, la Circoncisione di Gesù, e Γ ufficiatura ad p vohibendum ab id o lis.
Liturgicamente 1’ Ottava di Natale tiene il p rim a to dell’ a n ti
chità, perchè intimamente concessa colla festa di N atale, e si tro v a
(1) ASLS., Voi. XXXIX, 255.
(2) Documenti N. V, e ASLS., Voi. c., p. 498.
(3) Belgrano, Feste, ecc., Dissert. 1, c. I, p. 9.
(4) V ig n a, Illustrazione storica, a rtistic a ed epigrafica d e lla c h ie s a d i S. M. d i Castello, 1864, p. 76 seg. e p. 468.
(5) D elu cciii, La chiesa d i S Agostino, p. 1 1 7 ; S c h i a p p a c a s s e , G a lla n e to , p. 5 9 .
FESTE DEL SIGNORE 37
di preferenza negli antichi libri liturgici romani : In octaba D om ini (1). La seconda venne come conseguenza della prima, poiché essendo stato Gesù circonciso l’ottavo giorno dopo la nascita, perciò nel Vangelo di questo giorno si leggeva il rac
conto del fatto, e a poco a poco a questo concetto s’ispirarono pure le preghiere, sicché tutta la lesta liturgica si ebbe l’impronta e il nome de Circumcisione Domini, come leggiamo già nel lezionario di Capua del 546, negli atti del Concilio di Tours del 567, nel messale di Bobbio ed altri.
La terza ad prohibendum ab idolis, dai cristiani contrapposta alle orgie pagane che si praticavano in questo giorno in onore di Giano, è pure assai antica, e se ne trova traccia nei libri litur
gici e nelle omelie dei Padri dal secolo IV in poi. Riguardo all’Alta Italia ricordiamo il Capitulare sancti Palili, milanese del sec. VII, colla pericope ab idolis in Kal. lanuavias; e il sacramen
tario di Bergamo, che pure ha un’ orazione relativa a questo (2).
I SS. Padri poi ci dànno più particolareggiate notizie in propo
sito. S. Massimo di Torino ( +408-423) ci dice che alle calende di gennaio al mattino gli uomini « mature ad publicum cum munusculo, hoc est cum strenis unusquisque procedit et salutaturus amicos, salutat praemio ante quam osculo ».
II che sarebbe poco male; ma il peggio è quello che segue:
« Se a Deo formati homines, aut in pecudes, aut in feras aut in portenta transformant... Decorem vultus humani... squaliore sor
dium et adulterina foeditate deturpant... Auspicia etiam vanissimi colligere se dicunt, ac statum vitae suae inanibus indiciis aesti
mantes, per incerta avium ferarumque signa imminentis anni futura rimantur ». E non erano solamente i pagani che si davano a queste pratiche, ma anche i cristiani, come deplora il santo : « Sunt enim plerique christiani qui post acceptam fidem prioribus vanitatibus involvuntur, et cum natalis dominici nobiscum gratiam procurarint, cum gentilibus calendarum convivia ebriosa
procu-(1) Ca b r o l, Fé te de la Circoncision, in Dietim. d ’Areheol., HI, 1717; Cab r o l, Le prem ier jo u r de Γ an et la fète de la Circoncision, in Rev. du clergé frangais, genn. 1906; Id., Origines liturgiques, 1906, Append. C; Bu n g k r, Geschiekte der Neujahrefeier in der Iù'rehe, Gòttingen 1911; Gu e r r in i, La festa della Circoncisione e il Capo d'Anno, in S. Cecilia, Genn. 1904; Rig h e t t i, Op. e., 29.
(2) R B., A nno XXVIII, 1911, p. 263: Auctarium solesmense, p. 20. N e lla Spagna
p u r e è a n tic h is s im a q u e sta festa c o n tro i sa tu rn a li p a g a n i del 1° g e n n a io , e p rim a del sec. VII v ig e v a la p ra tic a del d ig iu n o in rip a ra z io n e di q u e i d is o rd in i. ( Fer o t in, Libet' Ordinum, 450, e Liber mozarabicus Sacramentorum, 83).
rant; cum benedictionem nobiscum divinitatis a ccep erin t, cum illis omnia superstitiosa observant » (1).
Altrettanto press’ a poco dobbiamo ritenere c h e si p ra ti
casse in Liguria, e quindi anche da noi s’ im ponesse la festa cristiana ad prohibendum ab idolis nei primi tem pi : m a i d o cu menti che ci rimangono sono troppo tardivi p e r ric o rd a rla . L’elenco dell’anno 856 chiama la festa del 1° dell’ a n n o O ctava Domini, i documenti del sec. XII e posteriori C ir c u m c is io n is , e il Collettario metropolitano la dice ancora Octava D o m in i. Esso ha per questa due orazioni ; una presa dal G elasiano, D e u s q u i nobis nati Salvatoris diem celebrare concedis o c ta v u m , s ’a g g ira tutta sul mistero della Natività, e la seconda presa d al G reg o rian o , Deus qui salutis aeternae Beatae M ariae, che si u sa tu tto ra , associa alla festa di Gesù anche la sua V ergine M adre, conform e al nuovo aspetto che aveva già preso questa festa, c h e in m olti calendari è notata col titolo N a ta le sanctae M a ria e . A nzi a Roma si dicevano due messe, una del Natale e l’ a ltr a della Madonna (2).
Come già abbiamo notato, da noi fin dal sec. IX la C irco n ci
sione era elencata tra le feste di precetto, e tale fu fino al sec.
XIX. Il Registro x\rcivescovile del 1143 la nota tr a le solennità in cui si facevano dai fedeli speciali offerte nella c h ie sa m e tro politana (3).
Epifania. — La festa, che nel sec. IV era u n iv e rsa le nelle chiese d’ Oriente, a principio del sec. V era pure g ià a c c e tta ta in tutto l’Occidente, benché con qualche diversità c irc a 1’ oggetto della testa, celebrandosi in alcune, come Roma, A frica, R av en n a, l’adorazione dei Magi, mentre invece la chiesa g allicana, Γ ambrosiana ed altre dell’ alta Italia, com m em oravano insiem e la nascita di Gesù, l’ adorazione dei Magi e il suo B attesim o. L a festa era delle più solenni, e sopra abbiamo rico rd ato la p re sc ri
zione di S. Cesario: Natale D om ini et E piphania ab hova te rtia noctis usque ad lucem vigilandum est.
A Genova troviamo ancora traccia di quelle vigilie nelle molte orazioni che contiene il Collettario, cioè q u a ttro pel giorno
(1) S. Massimi Opera, in Migne, P.L., Tom. LVII, 254 seg.; Tom. XVII, 637 seg.
\ edasi anche S. Pier Grisologo (Ravenna) e Attone di Vercelli, in M ig n e Tom. L1I, 609 SHg : Tom. CXXXIV, 835 seg.
(2) Tomasi, Opera, Roma 1751, T. V., p. 25.
(3) ASLS., Voi. II, P. V, p. 5. Altri documenti del 1175 e 1190 relativi alle offerte
di questo giorno, vedi in F e r r e t t o , Documenti intorno a lle r e la z io n i f r a N o v i e V alle Scrivia, I, 74 e 123.
FESTE DEL SIGNORE 39
della festa, più una per la vigilia ed una per l’ottava ; tutte son prese dal Gregoriano, e riguardano l’adorazione dei Magi. Non
della festa, più una per la vigilia ed una per l’ottava ; tutte son prese dal Gregoriano, e riguardano l’adorazione dei Magi. Non