L'erba medica rappresenta da sempre la principale coltura proteica e foraggera italiana.
La sua coltivazione è molto concentrata nel comprensorio del Parmigiano-Reggiano dove, nelle aziende da latte, l'erba medica occupa mediamente il 48% della SAU disponibile (nei sistemi produttivi da latte in generale è comunque presente per circa il 34 % della SAU). Il fieno di erba medica, quindi, è fra i fieni più utilizzati e può rappresentare la principale fonte di proteine nelle razioni. A seconda delle aree del Comprensorio, delle condizioni climatiche, agronomiche e della disponibilità di acqua si ottengono da tre a sei sfalci annuali. Il momento migliore dello sfalcio per ottimizzare qualità e quantità del fieno è quando la pianta termina la crescita e prima della fioritura.
Questo momento si raggiunge in tempi variabili dal precedente sfalcio e sfuma molto rapidamente per cui è determinante avere un cantiere di fienagione che consenta di completare le operazioni di raccolta al massimo entro 3-4 giorni. Se ciò non avviene sarà raccolta una maggiore quantità di foraggio ma con contenuto di proteine inferiore e con una fibra molto meno digeribile.
Figura 6: Composizione di 54 campioni di erba medica in purezza
(Pacchioli e Fattori, 2014)
33 Il livello quanti-qualitativo della biomassa prodotta dal medicaio dipende strettamente dal rapporto esistente fra i tessuti degli steli e quelli delle foglie della pianta.
Infatti, mentre la composizione delle foglie è molto simile a quella di un supplemento proteico (25,5% di proteina, poca fibra, una buona dotazione di carboidrati non fibrosi e un buon valore energetico), per i soli steli il basso livello proteico si associa ad una maggiore quota di proteina legata alla fibra, a sua volta elevata e meno disponibile rispetto alla pianta intera. La quantità di parete cellulare (aNDFom) degli steli di medica è molto simile a quella di un fieno di graminacee (53-58 %SS), ma risulta meno disponibile: il pNDF di una graminacea è circa il 70-72% della aNDFom, negli steli di erba medica solo il 57%. La qualità del prodotto ottenuto dall'erba medica dipende dal momento del taglio, da effettuarsi in stadi vegetativi idonei a compensare le esigenze di qualità del foraggio con quelle della pianta. Questo si ottiene raccogliendo a inizio fioritura (10% dei fiori aperti), anche se più spesso per lo sfalcio si attenda una fase di fioritura più avanzata (50%
dei fiori aperti). Dopo ciascun taglio risultano di estrema importanza per il ricaccio le riserve nutrizionali allocate nella corona e nelle radici, così come le condizioni sanitarie di queste ultime. In primavera le condizioni
ambientali (temperatura e luminosità) determinano uno sviluppo limitato dei fiori, quindi il grado di fioritura è un criterio non applicabile per il primo taglio. L’ultimo taglio autunnale dovrà essere eseguito almeno 4 settimane prima dell’arrivo delle gelate, per permettere il ricostituirsi delle riserve necessarie per il ricaccio primaverile. Valutando i risultati di prove condotte in vari progetti di ricerca si sono ottenuti i valori medi riferiti alla produttività di un medicaio di secondo anno con tutti i tagli realizzati a inizio fioritura oppure in fioritura avanzata. Se gli sfalci avvengono tra i due stadi
fenologici sopra descritti ci si trova in Figura 7(Pacchioli e Fattori, 2014) una situazione ottimale per un buon compromesso
tra quantità di foraggio ottenuto e qualità dello stesso.
34 Se lo sfalcio dell'erba medica avviene a completa fioritura, soprattutto a causa dell'andamento meteorologico avverso, si ha un peggioramento qualitativo. Infatti il fieno di un medicaio fiorito al 100% in genere non raggiunge il 16 % di proteina, la parete delle cellule lignifica rapidamente e la quota di NDF indigerito passa dal 22-25% della sostanza secca delle epoche di sfalcio precedenti al 40%. Per contro, anche a fronte di un fieno più proteico e con fibra più digeribile, una raccolta troppo anticipata (prefioritura-bottoni fiorali verdi) ripetuta nel tempo potrebbe mettere a rischio la successiva produzione del medicaio. Anche in questo caso c'è una sostanziale equivalenza tra la sostanza secca persa (-8,4% rispetto alla fioritura al 10%) e l'aumento della percentuale di proteina del fieno + 8 %), ma in termini di proteina prodotta per ettaro non si ottiene alcun miglioramento sostanziale rispetto all'inizio fioritura. Per quanto riguarda la composizione dei fieni di erba medica si può avere una composizione floristica diversificata a seconda del taglio, del fatto che il prato sia stato diserbato, irrigato, ecc.
Si parla quindi di 3 gruppi principali:
• Erba medica in purezza (MPU), cioè oltre l'80% delle specie presenti è erba
Medica (da medicai diserbati e da tagli successivi al primo nei medicai particolarmente puliti);
• Erba medica prevalente (MPM), cioè almeno il 60% delle specie presenti è
erba medica (da medicai non diserbati, dove le graminacee sono comunque presenti come infestanti);
• Erba medica con prevalenza di graminacee (MPG), cioè meno del 40% delle specie presenti è erba medica (da primo taglio di medicai non diserbati e da medicai vecchi, o comunque dove le graminacee hanno preso il sopravvento).
Il fieno di erba medica presenta un contenuto di proteina medio-alto (oltre il 16% della sostanza secca) sino a che le graminacee avventizie si mantengono al di sotto del 40%.
Oltre questa soglia il medicaio è un prato polifita e la composizione del fieno si avvicina molto a quella delle graminacee. È tuttavia molto raro trovare fieni aziendali che raggiungono il 18-20% di proteina. La quota di parete cellulare (aNDFom) si attesta sul 41-43% della sostanza secca, la lignina è tra il 7 e l'8%. A fronte di livelli di fibra inferiori rispetto alle graminacee foraggere, l'erba medica ha un aNDFom più lignificata.
35 Figura 8: Composizione nutrizionale di fieni di erba medica (Pacchioli e Fattori, 2014)
I livelli di fibra potenzialmente degradabile (pNDF) sono minori nell'erba medica pura o prevalente (rispettivamente il 54% e il 58% della aNDFom) e aumentano con la presenza di graminacee (67%). Gli amidi sono poco rappresentati nei fieni, soprattutto di erba medica, mentre gli zuccheri si attestano intorno al 7%. Al di là di questi dati medi, sicuramente indicativi per individuare i valori di riferimento, va sempre ricordato che il fieno, soprattutto quando la medica non è in purezza, presenta variabilità compositive estreme. L’ erba medica è la principale coltura proteica diffusa in Italia, ma si caratterizza per una quota di fibra indigeribile più elevata rispetto agli altri foraggi. È molto importante, quindi, da un lato conoscere la qualità della proteina che apporta (cioè la composizione in amminoacidi) dall’altro conoscere la disponibilità di tali nutrienti nel rumine. Il profilo amminoacidico dell’erba medica è simile a quello del latte soprattutto il rapporto lisina-metionina (nel latte è di 2,81 mentre nell’erba medica è di 2,66) quindi l’erba medica rappresenta un’ottima fonte di proteine per l’animale e viene modificata in senso migliorativo dalla proliferazione dei batteri ruminali (Pacchioli e Fattori, 2014).
36 Figura 9 (Pacchioli e Fattori, 2014)