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LA FIERA DELLA MADDALENA I

Nel documento LA FIERA DI SENIGALLIA (1458-1869) (pagine 28-54)

1. L’antica fiera della Maddalena

A Senigallia nel corso del tempo si svolsero diverse fiere. Negli anni di passaggio tra XV e XVI secolo, ad esempio, è testimoniata la celebrazione della fiera di San Francesco nei primi giorni di ottobre1, mentre un’indagine dell’età napoleonica ne conta ben cinque, inclu-dendo anche quelle di bestiame (Tab. 1). Ancora oggi a Senigallia si celebra la fiera di Sant’Agostino il 28 agosto, che però non ha niente a che fare con la fiera di Senigallia dell’età moderna, perché si tratta di due fiere distinte, che già nel Settecento si svolgono parallelamen-te con un proprio calendario2.

Tra tutte le fiere che ebbero luogo a Senigallia, solo una raggiunse un’importanza internazionale: l’antica fiera della Maddalena, che si svolgeva nei giorni attorno alla festa dedicata alla Santa, il 22 luglio.

È questa «la fiera di Senigallia» alla quale si fa riferimento quando si parla dell’età moderna senza usare altre specificazioni.

È utile chiarire preliminarmente cosa sia una fiera antica e quali siano le differenze tra fiera e mercato. A conclusione di un’opera fon-damentale sulla storia delle fiere, pubblicata nel 1953 dalla Société

1 Marcucci, La fiera di Senigallia, cit., pp. 24-25.

2 Nel 1771 la Fiera di Sant’Agostino è ricordata ad esempio nelle Memorie di Casa Ma-stai come «fiera de bestiami di ogni anno» che si svolge il 28 agosto. S. Anselmi, a cura di, Dalle memorie di Casa Mastai, vol. IV, In presenza di mal contagioso e con penuria di pane gran stridolenza 1762-1778, Amministrazione comunale, Senigallia 1990, pp.

138-139.

Jean Bodin di Bruxelles3, John Gilissen elaborò la seguente definizio-ne per le fiere antiche che ancora oggi è ampiamente condivisa4: «Les foires sont des rassemblements importants et organisés, à periodicité régulière et espacée, de marchands venant de régions éloignées»5. Essa si adatta bene alle fiere internazionali del basso medioevo e dell’età moderna, perché, sempre secondo Gilissen, questi convegni o raduni commerciali si differenziano dai mercati per le seguenti ca-ratteristiche: un mercato è un’istituzione di commercio locale, dove i mercanti vendono ai consumatori; esso ha una periodicità a breve scadenza (per lo più settimanale) e dura poco (mezza giornata o un giorno). Al contrario, la fiera è un’istituzione di commercio a grande distanza, dove i mercanti vendono ad altri mercanti; essa è annuale e dura diversi giorni: sette, quindici o anche più6.

Ovviamente si tratta di generalizzazioni e semplificazioni, che non esauriscono tutti i casi particolari che si possono presentare a uno storico. Ad esempio, come nota lo stesso Gilissen, questi criteri di distinzione tra fiera e mercato non sono assoluti ed esistono vari casi nei quali distinguere una fiera da un mercato non è così sempli-ce. Tuttavia, quelle individuate da Gilissen sono delle ottime linee guida che permettono di orientarsi nelle questioni sulla storia di una fiera, perché costituiscono dei punti di partenza chiari e precisi, che descrivono bene le caratteristiche generali del tema.

La storia della fiera di Senigallia o fiera della Maddalena abbrac-cia tutta l’età moderna, dato che cominabbrac-cia sulla fine del medioevo e termina negli ultimi decenni del XIX secolo. Come molte altre fiere, essa nasce come mercato che sorge spontaneamente nel giorno di

3 La Foire, cit. Sull’importanza di questo volume per la successiva storiografia sulle fiere:

Cassandro, Uomini d’affari, cit., p. 756, n. 1.

4 Cassandro, Note per una storia, cit., p. 241; Id., Uomini d’affari, cit., p. 756, n. 1.

5 Gilissen, La notion de la foire, cit., p. 324.

6 Ibidem, p. 326.

una festa religiosa, quando l’afflusso di fedeli in città è tale da spin-gere qualche mercante a sfruttare l’occasione per vendere le proprie merci. Il giorno in questione è appunto la festa dedicata a Santa Maria Maddalena, il 22 luglio, celebrata a Senigallia con solennità7.

L’esistenza della fiera è documentata dal 1408, attraverso una te-stimonianza indiretta contenuta nei Codici Malatestiani conservati presso l’Archivio di Stato di Fano8. Ciò che caratterizza una fiera, però, è innanzitutto la sua franchigia e le relative date di istituzione e di soppressione possono essere usate per segnare l’inizio e la fine della sua storia. Per quanto riguarda la fiera di Senigallia, sappiamo che la sua franchigia esiste almeno dal 14589 e che, invece, verrà sop-pressa dal governo italiano nel 186910, per cui la fiera della Madda-lena di quell’anno è l’ultima ad essere celebrata con la sua franchigia secolare.

2. La franchigia di fiera

Nella sua formula più antica, la franchigia della fiera della Mad-dalena è costituita da due principi fondamentali: l’immunità perso-nale e l’immunità reale. La franchigia reale, o da imposta, comporta un’esenzione fiscale: in base ad essa le merci che arrivano, sono con-trattate ed escono dalla fiera sono esenti da tutti quei dazi che invece appesantiscono il commercio in tempi normali. Invece, la franchigia personale è la garanzia che permette a chiunque di partecipare alla fiera in sicurezza, protetto dall’autorità pubblica anche se ha dei con-ti in sospeso con la giuscon-tizia, a meno che non sia colpevole di

omi-7 Marcucci, La fiera di Senigallia, cit., pp. 10-11.

8 Ibidem, p. 11.

9 Ibidem, pp. 12-17.

10 Ibidem, p. 246; S. Anselmi, Nel giro di affari della fiera di Senigallia: case, botteghe e censi di una nobile famiglia del Settecento, in «Nuova Economia e Storia», a. II, fasc. 1-2, 1996, estratto, p. 29, n. 52.

cidio o di ribellione verso la comunità o la Chiesa11. In particolare, grazie all’immunità personale, un mercante che abbia debiti insoluti, contratti in precedenza, può partecipare alla fiera con la garanzia che l’autorità pubblica non potrà arrestarlo o sequestrare le sue merci, anche se è denunciato dal creditore12.

La franchigia reale subisce nel tempo continue limitazioni alla sua portata effettiva, perché, con il passare degli anni, vengono in-trodotti numerosi dazi e gabelle che non la rispettano più. Ad esem-pio, dal 1652 il dazio comunale dei colli, che colpisce tutte le merci che arrivano a Senigallia via mare, inizia a essere riscosso anche in tempo di fiera e continuerà ad esserlo fino alla sua abolizione nel 178713. Nel XVIII secolo, invece, il governo pontificio istituisce di-versi dazi protezionistici che colpiscono i manufatti di produzione estera che entrano nello Stato, anche se passano attraverso le fiere franche, come quella di Senigallia14. Inoltre, sin dal XVI secolo il commercio di fiera viene taglieggiato dalle «regalie», che il castellano esige dai mercanti su un numero crescente di merci15.

L’effettiva portata fiscale della franchigia reale viene così a ridursi sempre più, passando da totale a parziale, fino ad avere un’efficacia minima. Nella seconda metà del XVIII secolo, si arriva al punto che il sistema daziario in vigore in tempi normali e quello che vige in tempo di franchigia comportano aggravi sul commercio pressoché identici16.

11 Marcucci, La fiera di Senigallia, cit., pp. 17, 26-27.

12 Ibidem, pp. 47-48.

13 Ibidem, pp. 50-51, 127-129, 154. Raccolta di tutti gli editti che si osservano nella fiera della città di Senigallia e delle tasse di tutti i Dazi camerali, e Comunitativi, tanto per l’introduzione che per l’estrazione, che si esiggono in detto tempo per comodo de’ signori negozianti, e forastieri che intervengono a detta antichissima fiera, Pesaro, 1785, pp. 25-31 Il testo è stato pubblicato online ed è raggiungibile al link: http://librisenzacarta.it/

podpress_trac/web/332/0/editti_fiera_di_senigallia.pdf.

14 Marcucci, La fiera di Senigallia, cit., pp. 133-147.

15 Ibidem, pp. 54-59, 125-127. Raccolta di tutti gli editti, cit. pp. 32-36.

16 Marcucci, La fiera di Senigallia, pp. 151-152.

Al contrario, la franchigia personale sembra conservare intatta per lungo tempo la sua efficacia; sappiamo ad esempio che a metà del XVII secolo essa viene fatta rispettare17. L’immunità personale è confermata ancora nel 1744 da una bolla di papa Benedetto XIV, ma nella pratica essa sembra essere caduta in disuso. Per questo secolo, infatti, si hanno testimonianze di banditi, anche per reati diversi dall’omicidio e dalla ribellione, ai quali si proibisce l’accesso alla fiera o che proprio in essa sono ricercati18.

A un certo punto della sua storia, dunque, la fiera della Mad-dalena diventa «franca» solo di nome, perché perdono efficacia i due principi che sono alla base della sua franchigia. Soprattutto nel Settecento, i mercanti arrivano alla fiera non tanto per le esenzioni e le garanzie della franchigia, quanto perché attratti dalla sicurezza dell’esito per le loro merci.

La franchigia, dunque, riveste uno scarso rilievo per il successo della fiera19, benché essa continui a regolarne lo svolgimento, se-gnando l’inizio e la fine delle contrattazioni. Infatti, la durata del convegno commerciale coincide con i giorni di franchigia: nella ta-bella 2 vengono riassunte le informazioni che Roberto Marcucci ha ricostruito sull’evoluzione della durata della franchigia. La tabella si riferisce alla durata «normale» della fiera, cioè a quella definita in base alle norme in vigore nei vari periodi. In diversi anni, invece, la franchigia ebbe durate differenti da quelle indicate, grazie a conces-sioni speciali. Ad esempio, furono anni di durata eccezionale il 1633 (15 giorni?), il periodo dal 1649 al 1658 (13 giorni) e il 1674 (18 giorni)20.

17 Ibidem, pp. 46-47.

18 Ibidem, p 125, n. 3.

19 Anselmi, Nel giro di affari, cit., p. 16; Marcucci, La fiera di Senigallia, cit., p. 126.

20 Ibidem, pp. 45-46.

3. Le magistrature con competenze sulla fiera

Nel corso della sua esistenza diverse magistrature ebbero compe-tenze sulla fiera della Maddalena. Per avere un quadro più chiaro di queste magistrature, è opportuno ricordare che in età moderna la città di Senigallia appartiene dapprima al territorio del ducato di Urbino e, in seguito, allo Stato della Chiesa. Il passaggio avviene nel 1631, quando Francesco Maria II Della Rovere muore senza lasciare eredi e il suo ducato viene devoluto alla Chiesa, diventando così una Lega-zione pontificia, amministrata da un cardinale che ha sede a Urbino21. Nel Cinquecento, la principale autorità che si occupa del conve-gno commerciale è il Capitano della fiera. Si tratta di una magistra-tura straordinaria, che funziona nei soli giorni di fiera, l’esistenza della quale è testimoniata dal 1515. Inizialmente, il Capitano della fiera ha solo il compito di mantenere l’ordine pubblico, ma in segui-to le sue funzioni aumentano, fino a comprendere l’attribuzione di soprintendente della fiera, di ministro di polizia e di giudice unico per tutte le cause che hanno relazione con la fiera.

Questa magistratura finisce così per togliere di fatto la città alla sovranità dei duchi di Urbino nei giorni di franchigia, e forse per questo motivo il duca Francesco Maria II sopprime la carica nel 159022.

Le attribuzioni del Capitano della fiera sono allora divise tra il castellano, al quale passa la giurisdizione militare, e il luogotenente, che eredita le competenze giudiziarie23. Il castellano, o governatore delle armi, abita nella fortezza della città ed è il comandante del pre-sidio militare oltre che capitano del porto24, pertanto a lui vengono

21 Polverari, Senigallia nella storia, vol. III, cit., pp. 113-119; Marcucci, La fiera di Senigallia, cit., pp. 43, 69.

22 Ibidem, pp. 29-32.

23 Ibidem, pp. 33, 54.

24 S. Anselmi, a cura di, Dalle memorie di Casa Mastai, vol. III, L’ampliazione di Senigallia 1747-1762: tomo I, anni 1747-1754, Amministrazione comunale, Senigallia 1988, p. 22.

affidate le funzioni di polizia di fiera dopo il 1590. I vari castella-ni che si succedono nel tempo si rendono protagocastella-nisti di diverse angherie, soprattutto in relazione ai propri emolumenti, generando continui conflitti con i mercanti e la comunità. Ad esempio, i ca-stellani aumentano arbitrariamente il numero delle merci soggette a «regalìa», una sorta di tributo richiesto ai mercanti e calcolato in percentuale sulle merci stesse25.

Il luogotenente è il rappresentante in città dell’autorità governa-tiva, cioè del duca di Urbino prima e dal 1631 del Legato pontificio.

Relativamente alla fiera, questo magistrato esercita la funzione di giudice per tutte le cause civili che hanno attinenza col convegno commerciale; in caso di ricorso in appello, esse sono poi giudicate dal Legato26.

Il Legato pontificio ha autorità e competenze larghissime riguar-do al convegno commerciale: concede o meno la licenza per tenere la fiera; emana disposizioni di polizia, come il divieto di transito per le carrozze nelle strade della fiera; fino al 1680 circa, prende anche provvedimenti in materia sanitaria, come l’imposizione di quarante-ne a mercanti che arrivano da regioni sospette27. Al Legato spetta an-che l’alta giurisdizione sulla fiera e, come abbiamo visto, la giustizia civile sulle cause di fiera è esercitata in suo nome dal luogotenente.

Almeno dal 1698, però, il suo rappresentante in città in tempo di fiera non è più il luogotenente, bensì un proprio uditore, che vi è inviato appositamente col titolo di Governatore della fiera28. Le competenze del Legato sulla fiera si riducono nel XVIII secolo, dal momento che quelle sanitarie passano al tribunale della Consulta, mentre la giustizia civile viene esercitata dal Consolato di fiera, le

25 Marcucci, La fiera di Senigallia, cit., pp. 54-59. Raccolta di tutti gli editti, cit. pp. 32-36.

26 Marcucci, La fiera di Senigallia, cit., pp. 69-70.

27 Ibidem, pp. 69-73; p. 69, n. 1.

28 Ibidem, pp. 212-213.

sentenze del quale non ammettono il ricorso in appello, se non in ra-rissimi casi29. Il Legato si trova così a esercitare soprattutto funzioni connesse con il mantenimento dell’ordine pubblico e con la polizia di fiera, intesa nel senso più ampio, comprendente ad esempio anche disposizioni per l’illuminazione e la pulizia delle strade30.

Dal 1680 circa, le competenze del Legato sulle questioni sanita-rie passano al tribunale della Sacra Consulta di Roma. Attorno alla fine del Seicento, infatti, si concentra nella Consulta la giurisdizione sanitaria di tutto lo Stato ecclesiastico, per cercare di regolare uni-formemente, a livello statale, i provvedimenti necessari a tutelare la salute pubblica. Da questo momento è dunque il tribunale della Consulta a decidere da Roma sulle misure sanitarie da prendere re-lativamente alla fiera, sui divieti, le quarantene, le limitazioni alle provenienze da ammettere al convegno commerciale31. Nel 1716, invece, il Consolato di fiera viene a sostituire l’uditore del Legato nella funzione di giudice per le cause di fiera. Infatti il Consola-to di fiera è una magistratura temporanea alla quale, nei giorni del convegno commerciale, «vengono demandati i poteri della giustizia civile, in materia di commercio»32. Sostituito da un altro tribunale di commercio solo per il periodo napoleonico, il Consolato di fiera continuerà a svolgere le sue funzioni fino agli ultimi anni che prece-dono la soppressione della franchigia33.

Varie altre magistrature sono presenti alla fiera con competenze

29 M. Bonvini Mazzanti, Il consolato di fiera a Senigallia, 1716-1861, in «Quaderni storici delle Marche», n. 9, 1968, p. 494.

30 Marcucci, La fiera di Senigallia, cit., pp. 215-219.

31 Ibidem, p. 69, n. 1, pp. 100-103; S. Anselmi - P. Sorcinelli, Epidemie e rivalità com-merciali nelle piazze marittime marchigiane, secoli XVI-XIX, in «Economia e storia», a.

XXIV, fascicolo 3, luglio-settembre 1977, pp. 300-302.

32 Bonvini Mazzanti, Il Consolato di fiera, cit., p. 490; Marcucci, La fiera di Senigallia, cit., pp. 212-214.

33 Bonvini Mazzanti, Il Consolato di fiera, cit., pp. 502-505.

diverse, come i consolati esteri, che si moltiplicano soprattutto nel Settecento, per tutelare i sudditi delle rispettive «nazioni»34. Un’altra carica, che nel XVIII secolo svolge un ruolo importante per la fiera è quella del Capitano del Golfo. Si tratta del magistrato veneto che ha il comando di una flotta militare veneziana, con il compito di pro-teggere il commercio in Adriatico35. Per quanto riguarda la fiera, nel Settecento il Capitano del Golfo svolge ufficialmente l’incarico di rendere sicura la navigazione attorno al porto di Senigallia nei giorni del convegno commerciale, pattugliando la zona con alcune galere36. 4. I rapporti con Ancona

Uno degli aspetti di lungo periodo che caratterizzano la storia della fiera della Maddalena è il suo rapporto con Ancona, che è la piazza mercantile più importante situata nelle vicinanze di Senigal-lia. In età moderna i rapporti tra le due città sono ambivalenti, per-ché per un verso le loro economie sono complementari, mentre per un altro esiste una forte rivalità commerciale tra di esse. Ancona presenta numerosi vantaggi rispetto a Senigallia sia dal punto di vista delle infrastrutture, sia da quello della tradizione commerciale. In-fatti Ancona è dotata di un ampio porto, accessibile anche a grandi navi, ed è anche sede di alcune case di commercio37 (Fig. 1). Senigal-lia, al contrario, dispone di un piccolo porto con bassi fondali e non ha grosse ditte commerciali.

34 Marcucci, La fiera di Senigallia, cit., pp. 214-215.

35 F. C. Lane, Storia di Venezia, Einaudi, Torino 1991 (edizione originale: Baltimore 1973), p. 80.

36 G. Pagani, Venezia e la fiera di Senigallia. Studio economico per i secoli XVII-XVIII, in

«Atti e memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le Marche», serie IV, vol. VI, fasc. III, 1929, pp. 11-13 e 39; S. Anselmi, a cura di, Dalle memorie di Casa Mastai, vol. III, L’ampliazione di Senigallia 1747-1762, t. II: anni 1755-1762, Amministrazio-ne comunale, Senigallia 1989, p. 190.

37 Marcucci, La fiera di Senigallia, cit., p. 61.

La rivalità municipale tra le due città risale a lunga data, ma si manifesta con maggiore intensità a partire dalla seconda metà del Seicento, quando Ancona attraversa una fase di crisi economica, mentre la fiera di Senigallia sembra accrescere la sua importanza. In questo periodo, gli anconetani tentano a più riprese di ottenere dal papa la concessione per celebrare una fiera a maggio per ravvivare la propria economia. Tuttavia, i senigalliesi insorgono ogni volta che questo accade, perché la fiera di maggio interferirebbe con i traffici commerciali della Maddalena, che sarebbero dirottati su Ancona. Le lamentele di Senigallia vengono ascoltate dai papi, che inizialmente concedono e in seguito vietano la celebrazione di questa fiera ad Ancona, in tre diverse occasioni: la prima nel 1657-1659, poi nel 1694-1695 e infine nel 1720-172138.

Nel Settecento la rivalità tra le due città si accentua, perché nel 1701 il lazzaretto di Ancona viene promosso a lazzaretto di Stato e la città ottiene la «privativa delle contumacie»39, una sorta di mono-polio sulle quarantene per la costa adriatica dello Stato della Chiesa.

Da questo momento, «legni e imbarcazioni provenienti da luoghi sospetti non sono ammessi a pratica nei porti pontifici dell’Adriati-co, se non sono munite delle fedi di Sanità di Venezia o non hanno scontato le imposte quarantene nel lazzaretto d’Ancona»40.

Venezia e Ancona diventano quindi «guardiane» della salute pub-blica in Adriatico e Ancona acquista gradualmente anche un diritto d’iniziativa, segnalando casi sospetti e provvedimenti da prendere, che il tribunale della Consulta poi rende esecutivi41. Senigallia si tro-va dunque a dipendere da Ancona per le questioni sanitarie e ogni

38 Ibidem, pp. 61-68 e 104-107; A. Rocchetti, Del diritto della fiera di Sinigaglia. Me-moria estesa di commissione dell’Ecc.mo Municipio di detta Città, Pattonico e Pieroni, Sinigaglia 1862, pp. 9-10.

39 Marcucci, La fiera di Senigallia, cit., p. 102.

40 Ibidem, pp. 102-103; Anselmi – Sorcinelli, Epidemie e rivalità, cit., p. 302.

41 Marcucci, La fiera di Senigallia, cit., pp. 99-103.

volta che la fiera viene proibita o limitata per motivi di contagio, i senigalliesi sospettano si tratti di una congiura a loro danno, or-ganizzata dagli anconetani42. In alcuni casi, Ancona trae effettiva-mente dei vantaggi dalla sospensione della fiera di Senigallia43. In-fatti, quando le barche con provenienze sospette devono scontare la quarantena nel lazzaretto di Ancona e contemporaneamente la fiera viene proibita, i commerci avvengono ad Ancona anziché a Senigal-lia, perché le merci vi vengono smaltite clandestinamente44. Inoltre, la concessione del porto franco ad Ancona nel 173245 contribuisce ad alimentare la rivalità, perché da questo momento Ancona assu-me una posizione di vantaggio ancora più netta su Senigallia46. La concorrenza rimane molto accesa ancora alla fine del secolo, come dimostra il caso della «congiura degli anconetani» del 1785, quando alcuni commercianti di Ancona e Foligno si accordano per boicotta-re la fiera non portandovi le loro merci47.

Nonostante le rivalità, Ancona e Senigallia hanno due econo-mie complementari, e la vicinanza della grande piazza di Ancona ha influito positivamente sullo sviluppo della fiera48. Innanzitutto, Senigallia dispone di un piccolo porto canale, che a causa dei bassi

42 Anselmi – Sorcinelli, Epidemie e rivalità, cit., p. 297.

43 Ibidem, pp. 297, 300, 305, 308

44 Marcucci, La fiera di Senigallia, cit., pp. 108, 118-119.

45 Caracciolo, Il porto franco, cit.

46 R. Paci, La fiera di Senigallia negli anni della riforma doganale di Pio VI (1785-1788),

46 R. Paci, La fiera di Senigallia negli anni della riforma doganale di Pio VI (1785-1788),

Nel documento LA FIERA DI SENIGALLIA (1458-1869) (pagine 28-54)

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