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Il filtro della narrazione: scelta e magia in Ojamajo Doremi!

Nel documento Il mondo di Hosoda Mamoru (pagine 42-48)

3. GLI ANNI DELLA TŌEI ANIMATION

3.3 Il filtro della narrazione: scelta e magia in Ojamajo Doremi!

Dopo la breve esperienza allo Studio Ghibli a capo del lungometraggio Hauru no ugoku

shiro Hosoda viene richiamato alla Tōei e gli viene data la possibilità di dirigere due

episodi della quarta e ultima serie dedicata a Ojamajo Doremi (おジャ魔女どれみ, 1999,

“Magica Doremi”).

Ojamajo Doremi è una serie anime che fa il suo debutto nel 1999 sul canale TV Asahi, e

si concluderà nel 2003, con quattro stagioni all'attivo:

Ojamajo Doremi

Ojamajo Doremi # (Sharp)

Motto! Ojamajo Doremi

Ojamajo Doremi dokka-n!

Alle quattro serie si aggiungeranno poi tredici OVA, rilasciati dal 26 giugno all'11 dicembre 2004.

Il franchise è composto anche da una serie manga di quattro volumi, pubblicata dalla Kodansha e disegnata da Takanashi Shizue, già disegnatrice del celebre manga Ohayō!

Supanku (おはよう!スパンク, 1978, “Hello Spank”) per il quale nel 1981 ha vinto l'ambito

Kodansha Manga Award.

La serie conta anche due film, Eiga ojamajo Doremi shāpu (映画おジャ魔女どれみ#, 2000, “Ojamajo Doremi #: The Movie”) e Mōtto! Ojamajo Doremi: kaeru seki no himitsu (も~っと!おジャ魔女どれみ: カエル石のひみつ, 2001, “Ancora Magica Doremi: il

segreto della rana di pietra”). Il primo ha la durata di 27 minuti, rilasciato in occasione

del Tōei Anime Fair, insieme a un corto dei Digimon, mentre il secondo film fa il suo debutto nella stessa occasione, in concomitanza sempre con un film.

Il materiale dedicato alla serie si compone anche di una gran quantità di album, singoli e compilation dedicate ai vari personaggi, insieme a una light novel di tre volumi.

Gli episodi di cui Mamoru Hosoda si occupa sono due, l'episodio 40, intitolato ”Doremi e

la maga che ha smesso di usare la magia” e l'episodio 49, dal titolo “Sempre, sempre amici”.

Il primo è il lavoro che desta maggiore interesse, sia a livello artistico che di contenuti, quasi un manifesto di ciò che è stata finora e di come si sta evolvendo la sua produzione. E' il 2002, l'occasione fallita presso lo Studio Ghibli ancora è viva nel regista, tanto che il suo stato d'animo finirà per rispecchiarsi nei toni e nelle atmosfere dell'episodio. La trama gira intorno all'incontro, fortuito o predestinato non è dato saperlo, tra Doremi e una strega ormai “in pensione” di nome Mirai, che ha deciso di abbandonare il mondo della magia. La protagonista, visti gli impegni giornalieri delle sue amiche, va a trovarla per qualche giorno, la porta in giro per la città, mentre la signora le racconta della sua vita, dei suoi viaggi, delle difficoltà che derivano dall'avere poteri magici e dall'immortalità, come l'impossibilità di creare legami stabili e duraturi, che il tempo porta indissolubilmente a indebolire vista la differenza tra chi possiede la magia e i normali esseri umani. La strega Mirai ha come hobby la lavorazione del vetro in maniera artigianale, che ai fini narrativi permettere il confronto tra la durevolezza del materiale e l'immortalità, entrambe dalle simili proprietà. E' Mirai stessa a fare questo paragone, spiegando che “il vetro, una volta

raffreddatosi, a occhio nudo si muove a malapena. Ci vogliono centinaia e centinaia di anni prima che possa cambiare forma, tanto che per l'occhio umano questo cambiamento è impercettibile.”

Il vetro è considerato un solido amorfo, uno stato in qualche modo intermedio tra il solido e il liquido, e relativamente poco frequente in natura.

Così come il vetro necessita di centinaia di anni mentre il mondo tutt'intorno continua a scorrere, allo stesso modo le streghe vivono un'altra dimensione del tempo, il loro presente è differente da quello degli altri esseri umani. La vita delle streghe sembra scorrere eternamente nello stesso modo, con variazioni impercettibili all'occhio dei comuni mortali, così come il vetro e la sua forma.

Gli elementi in vetro ricorrono per tutto l'episodio, la finestra attraverso cui le due streghe guardano il cielo, le vetrate del barbiere o l'ampolla fuori dal negozio, dove si vede il riflesso deformato di Doremi. L'insistenza di Hosoda nel mostrare i riflessi nelle superfici in vetro vogliono sottolineare la dualità della realtà, dove il mondo reale va avanti con un suo tempo preciso, mentre il tempo del “vetro”, e di riflesso quello di Doremi, Mirai e tutte le streghe, vivono un corso differente, deforme, eterno. Per tutto il corso dell'episodio si ha la sensazione che la realtà faccia il suo corso, le amiche di Doremi sono sempre impegnate, il movimento delle macchine e delle persone intorno alle protagoniste, solo Doremi e Mirai sembrano vivere in un mondo a parte, fuori dal tempo, quasi immobili.

Alle streghe resta soltanto la possibilità di osservare il vetro che cambia forma, tale è il loro isolamento e senso di solitudine, qualcosa che solo loro riescono a percepire.

Anche l'acqua, l'origine liquida del vetro, è tema ricorrente in tutto l'episodio, un ulteriore filtro per la realtà che Hosoda rappresenta in vari modi, ad esempio attraverso la pioggia, nei vari contenitori, le varie pozzanghere, durante la lavorazione. Un'incessante rappresentazione di liquidi e superfici di vetro, attraverso cui il registra vuole mostrare, in maniera diversa e distorta, la realtà vista con gli occhi delle streghe.

Dopo il loro primo incontro, Doremi torna a trovare Mirai e sbircia all'interno di un armadio: al suo interno trova moltissime foto della strega in compagnia di persone diverse, ma una in particolare colpisce la sua attenzione, dove è in compagnia di un giovane bel ragazzo. Mirai spiega che è una persona molto cara a lei, con cui ha trascorso soltanto qualche giorno moltissimi anni fa, ma con cui ormai non è più in contatto, senza accennare alle motivazioni. La strega coglie dunque l'occasione per parlare ancora una volta della vita e del destino che attenderà la piccola Doremi, nel caso decidesse di continuare la sua strada sulla via della magia.

Il critico Sayawaka insiste sulla questione del filtro anche parlando delle fotografie, ovvero che “rappresentino nient'altro che una realtà filtrata dall'obiettivo della macchina fotografica analogica, che a sua volta muti la percezione stessa del reale. Questa mutazione della realtà, la presenza della finzione e il fatto che tutto sia filtrato si allunga anche allo spettatore, “vittima” delle scelte di Mamoru Hosoda e “costretto” a guardare la realtà di Doremi attraverso il filtro cinematografico.”49

Concluso il lavoro artigianale sul vetro, sul finire dell'episodio, dopo l'arrivo di una cartolina dall'Italia, Mirai comunica a Doremi che il giorno dopo se ne andrà, partirà per l'Italia, dove ad aspettarlo c'è il ragazzo presente in foto visto precedentemente, ormai invecchiato e sul punto di morire, colui che le aveva insegnato tutto sull'arte del vetro e di cui è stata innamorata. Mirai sottolinea come il signore in questione non crede certo alla sua immortalità e al fatto che possa essere realmente lei, bensì crede che sia la nipote della Mirai da lui incontrata in gioventù. La strega, nonostante lui non sappia chi è realmente, vuole comunque prendersi cura del suo amato nei suoi ultimi istanti di vita. Questa situazione riassume il triste destino a cui una strega va incontro, una vita fatta di rinunce, di segreti, di emozioni nascoste e dall'impossibilità di avere legami.

In questa occasione, Mirai invita Doremi ad andare con lei, così da continuare ad insegnarle le tecniche di lavorazione del vetro, una decisione difficile da prendere, poiché accompagnarla comporterebbe separarsi dalla casa, dalla famiglia e dagli amici, separarsi dal mondo “normale” degli esseri umani e avvicinarsi a una realtà totalmente diversa.

49 SAYAWAKA, “Garasu no uchi no majotachi” (Le maghe all'interno del etro), Eureka, 666, vol. 47- 12, 2015, pp.153-159

Il termine ultimo per prendere la decisione è il giorno dopo, il giorno della partenza, per cui Doremi non ha molto tempo a disposizione. Il rientro a casa è rappresentato con toni scuri, poca luce, in lontananza è visibile la sorellina esercitarsi al piano insieme alla madre, Doremi in un primo momento le fissa, quasi a mostrare la distanza inspiegabilmente creatasi tra di loro, per poi scappare in camera sua, nel buio, sola, a riflettere sul suo futuro.

La protagonista, pur svolgendo insieme alle sue amiche il percorso per diventare strega è ora turbata, ha dei dubbi sulla sua vita, sulla sua famiglia, sul suo presente. Il cambiamento di Doremi non è spiegato molto chiaramente, ma è intuibile da alcune scene chiave. La scena in cui Mirai le offre da bere, una bevanda verde, affacciate sul giardino, ha un ritmo molto lento, la bambina fa delle riflessioni personali, parlando di se stessa, del futuro, delle sue amiche, che sembrano avere un obiettivo e dei talenti ben definiti, tranne lei. In quel momento, Mirai, giocando con il bicchiere, è ipotizzabile che lanci una sorta di incantesimo su Doremi, portandola a dubitare del suo mondo, della sua realtà. Questa è una teoria supportata da alcuni fan e non ha purtroppo controprove, né conferme da parte dello staff o di Hosoda stesso, ma spiegherebbe il successivo turbamento di Doremi.50

Nel periodo di riflessione si nota anche in classe, con la testa fra le nuvole, persa nei suoi pensieri, e si sente in sottofondo la voce dell'insegnate:

“Ah, that's right. At that moment I was reminded of the lemon concealed in my sleeve. The books were just a pile of colors all jumbled up...”

I versi sono tratti da un racconto breve di Kaiji Motojirō, autore giapponese del primo periodo shōwa (1926-1989), intitolato Lemon, considerato uno dei suoi più grandi capolavori, che parla di un “Io” tormentato, che ha perso interesse nella realtà quotidiana, in cui ormai si sente insoddisfatto e irrequieto.

La trama del racconto si ricollega con lo stato d'animo che Doremi sta vivendo, un sentimento di ansia e insoddisfazione verso la realtà, verso la propria vita, verso ciò che la

50 “Hosoda Mamoru no saikōkessaku [Doremi to majo wo yameta majo] sono osoroshisa ni tsuite” (A proposito della paura nel capola oro di Mamoru Hosoda “Doremi e la strega che ha chiuso con la magia”) http://runsinjirun.seesaa.net/article/142584893.html 20-09-2016

rendeva felice fino a qualche istante prima ma che ora è terribilmente messo in discussione. La prima parte dell'episodio contrasta moltissimo in questo senso, con Doremi che porta Mirai in giro per la città, le mostra i suoi luoghi preferiti, le ripete quanto ami la città e la sua vita lì.

Il giorno dopo, al tramonto, Doremi si trova di nuovo a un punto di svolta, a un incrocio. La scelta è simboleggiata da Hosoda con un incrocio a Y, il quale è presente fin dall'inizio dell'episodio, che simboleggia la scelta consapevole che Doremi fa ogni volta che va a trovare Mirai.

Davanti a lei si dipanano due strade, due vie, due vite. A sinistra, si torna alla normalità, alla vita di tutti giorni, la famiglia, gli amici, mentre a destra si prospetta un nuovo mondo. Decide di andare a destra, di prendere la via più difficile, la vita della strega solitaria e abbandonare il mondo che conosce, ma al suo arrivo Mirai se ne sarà già andata.

Forse Mirai non era mai stata intenzionata a portare Doremi con sé, ma voleva soltanto metterla alla prova, poiché come strega voleva che prendesse consapevolezza di ciò che il futuro le avrebbe riservato, mettendola in guardia da quanto conosceva già, un banco di prova, per non farsi illusioni e prendere subito coscienza della situazione.

Su cosa pensi realmente Mirai, non si hanno certezze, è un personaggio che non può essere considerato né buono né cattivo, si mostra sicuramente come una persona che vive bene in solitudine, che ha accettato la sua situazione di immortale, lontana dall'energia e la positività di Doremi, quasi che abbia perso un po' di “umanità”. Tutta la vita passata a confrontarsi con gli esseri umani, le loro emozioni, le loro debolezze, l'hanno portata a svalorizzare le loro vite, tanto da indurre la ragazza ad abbondare la sua fallace vita per intraprendere una più pura e vera con lei. I rapporti umani le sembrano finti, illusori, come il rapporto instaurato con l'ormai anziano vecchio amore, basato su bugie, senza la possibilità di esprimersi sinceramente. Una donna che ha accettato il suo destino, più simile a una condanna, e che vorrebbe che Doremi faccia altrettanto. Forse per non sentirsi più sola, forse per poter finalmente condividere con qualcuno il suo destino.

Hosoda, come già accaduto nella serie Akko chan, condanna la magia e il suo utilizzo nell'aiutare gli altri, è possibile che attraverso Mirai continui la sua lotta all'uso delle arti

magiche, ponendo all'attenzione sul suo lato oscuro.

Il regista si occuperà anche all'episodio 49, dove il tema centrale è la solitudine di Hazuki, costretta a confrontarsi con le scelte per il futuro scolastico, e indecisa su quale scuola scegliere.

Se nell'episodio 40 quella di Doremi era una scelta tra la vita che già conduceva e un nuovo mondo, anche qui la scelta di Hazuki è tra restare con le sue amiche, mettendo da parte le proprie inclinazioni. oppure seguire i propri sogni e ambizioni e iscriversi a un'altra scuola, anche se ciò potrebbe compromettere un distacco.

La stanza e il mondo esterno, divise da un vetro, rappresentano due mondi diversi, due scelte di vita distinte.

Il pessimismo, lo sconforto e il timore verso il futuro aleggiano per tutto l'episodio, frutto della disavventura di Hosoda allo Studio Ghibli, una riflessione sulle proprie scelte e sul futuro.

Durante la lavorazione su Doremi, il regista fa la conoscenza di uno dei main producer dello studio Madhouse, Masao Murayama, e inizieranno a girare le prime idee riguardo la produzione di TokiKake, nel quale verranno poi riproposti molti temi qui presenti, come il rapporto tra i personaggi, il futuro e le sue incertezze, l'utilizzo simbolico di incroci e segni stradali per rappresentare le emozioni e l'animo dei protagonisti.

Nel documento Il mondo di Hosoda Mamoru (pagine 42-48)

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