Come più volte accennato, la Direttiva 2013/34/UE prevede una semplificazione degli obblighi amministrativi e contabili nei confronti delle imprese di ridotte dimensioni e un alleggerimento dagli oneri73 che ne derivano, in quanto esse sono la categoria che contribuisce maggiormente al Pil del Paese. Le PMI sono imprese composte al massimo da 250 dipendenti, con un fatturato annuo inferiore a 50 milioni di euro e il totale del bilancio di massimo 43 milioni di euro. Si suddividono in: micro, piccole e medie imprese.
Tabella 1: Definizione delle PMI europee
Categoria di imprese Totale Bilancio Fatturato (Ricavi)
Numero medio di dipendenti
Microimprese <2 milioni <2 milioni <10
Piccole Imprese <10 milioni <10 milioni <50
Medie Imprese <43 milioni <50 milioni <250
Fonte: Allegato I.1. dell’ “Annual Report on European SMEs 2014/2015”.
Gli obiettivi principali, che tale intervento legislativo si pone, possono essere riassunti come segue: 1) raggiungere l’armonizzazione contabile a livello comunitario74
, in modo da rendere i bilanci confrontabili, ovvero redatti secondo le medesime regole relativamente alla forma e al contenuto. Questa esigenza nasce dal fatto che ogni Stato membro è caratterizzato da un differente sistema economico, politico, ma anche storico e sociale. Nonostante ciò, bisogna evidenziare che il conseguimento dell’obiettivo non deve precludere il rispetto delle condizioni giuridiche minime riguardanti l’ampiezza delle informazioni finanziarie che dovrebbero essere rese pubbliche;
2) stabilire un equilibrio tra gli interessi dei destinatari dei bilanci e l’interesse delle imprese a non dover sopportare obblighi informativi sproporzionati.
73 Oneri amministrativi definiti entro dei limiti proporzionali (stabiliti all’art. 3 della Direttiva) commisurati alle
dimensioni delle imprese.
74 La Direttiva propone un avvicinamento ai principi contabili internazionali da parte della legislazione di ogni Stato
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È necessario sottolineare il fatto che deve essere garantito un ulteriore equilibrio tra l’esigenza di reperire informazioni e i costi che inevitabilmente ne derivano. Vi è, altresì, la necessità di non creare eccessive distinzioni tra le tipologie di imprese a causa delle semplificazioni relative alle loro diverse dimensioni.
Il progetto di persecuzione delle finalità era iniziato già nel 2007, quando la Commissione ha divulgato la Comunicazione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale europeo e al Comitato delle Regioni inerente al tema della crescita intelligente e della ripresa economica, in seguito alla crisi economica mondiale che aveva coinvolto anche l’Europa: “[…] La
crisi ha messo in luce l’esigenza di porre rimedio, spesso con vera urgenza, a una regolamentazione incompleta e scarsamente efficace nei suoi esiti. […] In sostanza, è indispensabile dotarci di una legislazione confacente se vogliamo conseguire gli ambiziosi traguardi di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva definiti nella strategia Europa 2020”75.
L’anno successivo, precisamente il 30 settembre 2008, la Commissione europea emette un’ altra Comunicazione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale europeo e al Comitato delle Regioni dal titolo: “Pensare anzitutto in piccolo (Think Small First), Uno Small
Business Act per l’Europa”76. Come accennato nei precedenti capitoli, l’obiettivo è quello di
rendere le PMI attraenti per il panorama economico: è necessario riconoscere il loro ruolo, la figura dell’imprenditore nella società e il loro contributo sostanziale alla crescita dell’occupazione e alla
prosperità economica. La politica e i media devono appoggiare lo spirito imprenditoriale e la
volontà di assumere rischi che caratterizzano l’imprenditore e la sua impresa: […] essere favorevole
alle PMI deve divenire politicamente normale, in base alla convinzione che le regole devono rispettare la maggioranza di coloro che le usano: ecco il principio “Pensare anzitutto in piccolo”.
Lo SBA si propone di migliorare la visione globale della politica nei confronti dello spirito imprenditoriale, introducendo il suddetto principio nei processi decisionali e promuovendo lo sviluppo delle PMI: il nome “Act” individua la volontà di riconoscere il ruolo centrale delle piccole e medie imprese nell’economia europea, attivando un set di principi per la formulazione e
attuazione delle politiche sia a livello UE che degli Stati membri:
75 Comunicazione della Commissione europea dell’8 ottobre 2010 a Bruxelles; COM(2010) – 543definitivo; “Legiferare con intelligenza nell'Unione europea”.
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I. Dar vita a un contesto in cui imprenditori e imprese familiari possano prosperare e che sia gratificante per lo spirito imprenditoriale;
II. Far sì che imprenditori onesti, che abbiano sperimentato l’insolvenza, ottengano rapidamente una seconda possibilità;
III. Formulare regole conformi al principio di “Pensare innanzitutto in piccolo”; IV. Rendere le pubbliche amministrazioni permeabili alle esigenze delle PMI;
V. Adeguare l’intervento politico pubblico alle esigenze delle PMI: facilitare la partecipazione delle PMI agli appalti pubblici e usare meglio le possibilità degli aiuti di stato per le PMI;
VI. Agevolare l’accesso delle PMI al credito e sviluppare un contesto giuridico ed economico favorisca la puntualità dei pagamenti nelle transazioni commerciali;
VII. Aiutare le PMI a beneficiare delle opportunità offerte dal mercato unico;
VIII. Promuovere l’aggiornamento delle competenze nelle PMI e ogni forma di innovazione; IX. Permettere alle PMI di trasformare le sfide ambientali in opportunità;
X. Incoraggiare e sostenere le PMI perché beneficino della crescita dei mercati.
Sono state fatte diverse proposte legislative ispirate ai principi sopracitati, tra cui il regolamento
generale di esenzione per categoria riguardo agli aiuti di Stato (General Block Exemption Regulation on State Aids) e quello che definisce lo statuto della Società Privata Europea (SPE).
Poi, ve ne sono altre due che sono, invece, articolazioni dello SBA: la proposta legislativa volta ad
aggiornare, semplificare e armonizzare ulteriormente le norme vigenti sulla fatturazione IVA e alleviare gli oneri sulle imprese e una modifica alla direttiva 2000/35/CE sui ritardi di pagamento per far sì che le PMI siano pagate puntualmente in tutte le transazioni commerciali.
Solo nel marzo 2011, il Consiglio europeo ha reso possibile la riduzione degli oneri amministrativi derivanti dalla normativa di bilancio per le imprese di piccole dimensioni. Al fine di comprendere le motivazioni che hanno portato alla proposta e, infine, al raggiungimento di questo traguardo, è utile analizzare i dati economici relativamente alla distribuzione delle categorie di imprese nel territorio comunitario.
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Le piccole e medie imprese rappresentano il 99,8% (il 92,7% sono microimprese) del totale delle imprese comunitarie e, in Italia, sono considerate il cuore dell’economia nazionale.
Se si confronta la situazione italiana con quella degli altri grandi Paesi europei, si può notare che in Italia l’81% della forza lavoro è impiegato in una PMI (la metà in una microimpresa), nel Regno Unito, invece, la percentuale scende al 46%; mentre in Germania e in Francia si arriva al 39%. Il ruolo ricoperto da questa tipologia di impresa assume sempre più importanza nelle politiche comunitarie, in vista della definizione degli obiettivi dettati dalla strategia “Europa 2020”77
, adottata dalla Commissione nel marzo 2010.
L’ “Annual Report on european SMEs 2014/2015”78
della Commissione europea ha stabilito che il 2014 è stato il primo anno di crescita occupazionale positiva nelle PMI europee riguardanti il settore non finanziario dopo la crisi finanziaria mondiale. La relazione mostra come la situazione finanziaria di queste imprese si stia riprendendo in questi ultimi anni, portando addirittura a nuove assunzioni. Fino al 2013 si è parlato di ridimensionamento di questa tipologia di impresa e, infatti, veniva sfruttato solo lo 0,5% della forza lavoro. L’anno successivo, invece, le PMI hanno rappresentato il 71,4% della creazione di nuovi posti di lavoro nel settore delle imprese non finanziarie.
Sulla base dei dati stimati, nel 2014, circa 22,3 milioni di piccole e medie imprese hanno impiegato quasi 90 milioni di persone (l’occupazione è cresciuta del 1,2% nell’arco di un anno; mentre nel 2013 quest’ultima era diminuita dello 0,5% rispetto all’anno precedente) e generato più di 3.700 miliardi di euro di valore aggiunto79 nei Paesi dell’UE (corrispondono al 58%). Quest’ultimo, in comparazione all’anno precedente, è cresciuto del 3,3% (nel 2013 era cresciuto dell’1,6%, rispetto al 2012).
77 Commissione europea: “La strategia Europa 2020 punta a rilanciare l'economia dell'UE nel prossimo decennio. In un mondo che cambia l'UE si propone di diventare un'economia intelligente, sostenibile e solidale. Queste tre priorità che si rafforzano a vicenda intendono aiutare l'UE e gli Stati membri a conseguire elevati livelli di occupazione, produttività e coesione sociale. In pratica, l'Unione si è posta cinque ambiziosi obiettivi – in materia di occupazione, innovazione, istruzione, integrazione sociale e clima/energia – da raggiungere entro il 2020. Ogni Stato membro ha adottato per ciascuno di questi settori i propri obiettivi nazionali. Interventi concreti a livello europeo e nazionale vanno a consolidare la strategia”.
78 Annual Report on European SMEs 2014/2015: SMEs start hiring again, novembre 2015.
79 Il Valore Aggiunto è l'incremento di valore che si verifica nell'ambito della produzione e/o distribuzione di beni e servizi finali grazie all'intervento dei fattori produttivi (capitale e lavoro). È, quindi, la differenza tra il valore finale dei beni e servizi prodotti e il valore degli stessi acquistati.
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Questi dati devono essere suddivisi tra le varie categorie che compongono le PMI: la percentuale dell’occupazione totale per le microimprese era pari al 29,2%; mentre le piccole e medie imprese rappresentavano rispettivamente il 20,4% e il 17,3%.
Per quanto riguarda la percentuale del totale del valore aggiunto, le microimprese detenevano il 21,1%; mentre le piccole e medie imprese il 18,2% e il 18,5%, rispettivamente.
Il miglioramento delle condizioni economiche e commerciali ha contribuito in misura rilevante alla ripresa delle PMI. Tuttavia, non vi è ancora un recupero completo dalla crisi e, di conseguenza, la percentuale di occupazione deve aumentare ulteriormente. Comparando i dati attuali con quelli del 2008, si può notare come il livello di occupazione, nonostante il recente aumento sopracitato, sia ancora dell’1,3% inferiore rispetto al 2008; mentre il numero di piccole e medie imprese, presenti nel territorio comunitario, nel 2014 è superiore di quasi il 3,6% rispetto al 2008.
Il livello di sviluppo, nel 2014, non è uguale per tutti i Paesi membri:
- Austria, Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Malta, Regno Unito e Svezia hanno superato, nel 2014, la percentuale di occupazione delle PMI e i livelli di valore aggiunto del 2008;
- Estonia, Finlandia, Lituania e Paesi Bassi hanno avuto un tasso di crescita positivo, in termini di valore aggiunto, ma sono ancora al di sotto del 2008 per quanto riguarda i livelli occupazionali; - Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Grecia, Italia, Irlanda, Lettonia, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Ungheria, Slovenia e Spagna non hanno ancora raggiunto i livelli del 2008, né relativamente all’occupazione né al valore aggiunto.
Secondo la relazione annuale, si assisterà ad uno slancio, nel 2015 e nel 2016, dello sviluppo delle PMI: una crescita annua del valore aggiunto del 3,3% per il 2015 e del 3,7% nel 2016; un aumento dell’occupazione dello 0,8% e dello 0,9%, rispettivamente riguardante il 2015 e il 2016 e la creazione di circa 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro nel 2016.
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I dati, sopra esaminati, possono essere riassunti dalle seguenti tabelle:
Tabella 2: Situazione PMI
Confronto 2013 vs 2014 2008 vs 2014
Livello di occupazione +1,2% -1,3%
Valore aggiunto +3,3% +2,4%
Numero di imprese +1,2% +3,6%
Fonte: Annual Report on European SMEs 2014/2015
Tabella 3: Previsione per PMI
Previsione EU28
Livello di occupazione +1,7%
Valore aggiunto +7%
Numero di imprese +1,2%
Fonte: Annual Report on European SMEs 2014/2015
In conclusione, queste stime statistiche evidenziano l’importanza delle PMI per l’economia degli Stati membri e, di conseguenza, il loro bisogno di essere tutelate dai cambiamenti legislativi che avvengono nel corso del tempo. La stessa distinzione, che la Direttiva 2013/34/UE propone al fine di semplificare la redazione del bilancio a queste tipologie di imprese, è fondamentale per facilitare l’introduzione di queste realtà aziendali nei mercati mondiali che risultano essere sempre più tecnologici e globalizzati. L’obiettivo è quello perseguito già dalle precedenti Direttive (la IV e la VII), ovvero la creazione e lo sviluppo di un mercato unico europeo che sia efficace ed efficiente.
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