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I limiti ed i problemi esposti nei due paragrafi precedenti mostrano come i teatri, nonostante vi siano rinomate professionalità nella gestione amministrativa e dei buoni cast artistici, non abbiano la possibilità di andare nella direzione produttiva desiderata e non riescano a raggiungere determinati obiettivi a causa di problematiche economiche. Il d.lgs 367/96 cerca, in questa prospettiva, di arginare il problema permettendo alla Fondazioni liriche di ottenere fondi di finanziamento privati per aumentare la produttività e migliorare qualitativamente la proposta artistica.

Le fonti di finanziamento dei teatri lirici possono essere rintracciabili in numerose tipologie di contributi a partire da quelle erogate dallo Stato. Essi, inoltre, comprendono i contributi di Regione, Provincia, Comune, i contributi forniti da enti pubblici o privati diversi da quelli territoriali, chiaramente entrate proprie di biglietti, bar, guardaroba fino alle eventuali entrate diverse e straordinarie. Considerati tali elementi, le Fondazioni hanno oggi la possibilità di ricevere ulteriori fonti di finanziamento dall'esterno con le attività di fund-raising. Tale attività non può essere considerata come attività aggiuntiva legata a quelle che la Fondazione già compie, ma come un'attività fondamentale e fondante per l'istituzione stessa per permetterle di raggiungere gli scopi istituzionali che si è prefissata. La Fondazione non persegue nessuno scopo di lucro, ma cerca fondi e finanziamenti privati da reinvestire nel processo produttivo e per svolgere l'attività prevista dallo statuto.

Certamente attraverso l'attività di fund-raising si vorrebbe fare raggiungere ai teatri quel grado di autonomia che non hanno mai raggiunto in passato. Il contributo

pubblico, infatti, è servito da un lato per coprire i costi di produzione sostenuti dai teatri negli esercizi precedenti permettendo loro di continuare l'attività malgrado la mancanza di risorse proprie, ma dall'altro non ha incoraggiato gli stessi teatri a migliorare la loro posizione economica alla ricerca di altre fonti di finanziamento, facendo sì che tutti si trovassero con un bilancio di fine esercizio a malapena in equilibrio e nessuna possibilità di investire nel futuro per la musica e per il teatro stesso. La crisi finanziaria dello Stato ha portato ad una significativa inversione di tendenza che di fatto ha spinto le Fondazioni liriche a cercare la loro autonomia economica, pur mantenendo gli obblighi statutari di organizzazione non profit. Il principio di autonomia delle entrate consiste essenzialmente nel ridurre i trasferimenti finanziari e nel valorizzare l'autonoma capacità di determinare le entrate. Gli stessi criteri di trasferimento regionale o statale sono stati modificati nella stessa direzione, premiando i teatri che hanno messo in atto interventi per trovare nuove forme di finanziamento attraverso il coinvolgimento di soggetti privati. Generalmente il soggetto privato sceglie di finanziare un soggetto pubblico a partire dall'adesione a specifici progetti e per l'immagine che può derivare dalla sua sponsorizzazione. La corrispondenza tra soggetto finanziatore e azienda musicale deve essere forte per evitare azioni che possano sembrare non coerenti o che possano indurre i consumatori fidelizzati a non riconoscersi più nell'azienda musicale o nel finanziatore stesso.

La forte capacità di innovazione che è richiesta ai teatri fa sì che essi debbano essere in grado di trovare alleanze di lungo periodo con istituzioni ed imprese che portino in modo costante e prolungato nel tempo le risorse, di sviluppare reti di associazioni di sostenitori che possano generare ulteriori risorse aggiuntive, di valorizzare il marchio anche in contesti specifici e che possano sviluppare politiche di servizio che siano in grado di aumentare il numero di spettatori nel teatro superando il suo vincolo dimensionale. Il privato non viene allora vissuto come semplice finanziatore, ma come soggetto che può cambiare ed innovare l'immagine dell'azienda musicale e che l'aiuti a rendere noti l pubblico gli elementi che la

rendono attrattiva. Per tali motivi il soggetto privato diventa finanziatore ed innovatore il che crea, oltre ai numerosi vantaggi evidenziate, anche dei problemi di accettazione. L'ingresso di finanziatori privati nelle istituzioni musicali determina costantemente perplessità poiché si inserisce in un processo di liberalizzazione che ha investito numerose aree del nostro paese, ma che, se non gestito nel modo giusto, potrebbe creare situazioni non desiderate lontane dagli scopi istituzionali delle istituzioni stesse. Importante è quindi non opporsi al nuovo processo, ma cercare finanziatori legati agli scopi della Fondazione e che siano in grado di migliorare la qualità artistica e gestionale senza interferire eccessivamente nella ricerca della soddisfazione dei loro interessi particolari. Altro ostacolo, non meno importante, per l'ingresso dei soggetti privati è certamente quello giuridico e burocratico. La legislazione in merito è farraginosa e poco chiara, anche se gli interventi governativi tentano di andare nella direzione giusta al fine di snellire e rendere più trasparente il processo. Ciò significa che il processo di superamento di questi limiti non è insormontabile, ma che il cambiamento da parte di istituzioni musicali che sono state gestite per anni secondo determinate modalità non può avvenire in breve tempo ed in modo automatico, ma lentamente e progressivamente, nel rispetto della tempistica fisiologica affinché il processo avvenga nel miglior modo possibile. I teatri devono, così, lentamente e con cura, cambiare la loro organizzazione interna ed aprirsi all'esterno per riposizionarsi sul mercato come un'istituzione appetibile per i finanziatori e come un'istituzione che possa fornire dei prodotti culturali innovativi e qualitativamente elevati senza dimenticare la tradizione teatrale che li caratterizza.

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