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Il Fiorentino, alludendo al caso del Gaurico e lo­ dando la prescienza del mago Coelite, dice che quest

Nel documento Tre illustri salernitani (pagine 47-52)

colse nel segno presagendo morte violenta all'indovino Oau- rico, il quale fu in realtà fatto impiccare dal vecchio Ben- tivoglio... (V. F. Fiorentino, B. Telesio, Voi. I, pag. 200—

Firenze Le Monnier, 1872).

Mi duole che un ingegno sì eletto e sodo e uno scrit­ tore sì prudente e coscienzioso nelle severe ricerche fallisca alla verità storica e affermi riciso e sicuro cosa del tutto falsa e vana. Più in là vedremo come anche l ’illustre Carducci s’inganni e sbagli ! È proprio il caso del Quandoque bonus dormitat Homerus!

V i l i .

Eran presso a sedici secoli che im­ perante Giulio Cesare s’era riformato il Calendario; e poiché il giro dell’ e- clittica o moto di rivoluzione della Terra l’ avevano computato di 365 giorni e sei ore giuste, così i 674 mi­ nuti secondi di differenza via via s’e- rano ingrossati in modo, che un giorno segnava il Calendario legale e un altro giorno veramente era. Per esempio il Calendario segnava oggi, 5 gennaio, ed invece doveva essere ed era 15 gennajo; poiché 1’ anno è 365 giorni, cinque ore, 48 minuti primi e 14 se­ condi, non già 365 e sei ore giuste. I dotti aveano notato la cosa, e fra gli altri fin dal sec. tredicesimo Rug­ giero Bacone aveva fatto delle pro­ poste, e nel Concilio di Costanza n’a- vean toccato Pietro d’Ailly e il Car­ dinal Cusa, e più ta rd i, Pontefice Leon X, ne aveano discusso Roberto Lincolniense e Paolo Middeburgen- s e , vescovo di Fossombrone. Riac­ cesasi la disputa toccò anche al nostro Gaurico di dir la sua, e cedendo la

penna al Giannone (Ist. Civ. voi. VI) riferisco le parole dello Storico: « Si affaticarono i primi ingegni d’Europa intorno all' emendazione del Calenda­ rio, e fra gli altri Giovanni Gennesio Sepulveda cordovese, Giovan-France- sco Spinola milanese, Benedetto Ma-

iorino, il famoso Luca Gaurico fami­

gliare di Paolo III, e Pietro Pitato veronese, il quale con un particolar suo libro refutò la sentenza del Gau­ rico. » Più tardi Gregorio XIII com­ piva la riforma, decretando che il 5 d’ottobre di quell’ anno 1582, non 5, ma 15 si chiamasse, saltando i dieci giorni che v ’erano di differenza.

Ora Tesser chiamato a partecipare alla discussione di sì arduo problema tra tanti dotti e il meritare un libro speciale di confutazione mi pare che sia non poco onore pel Gaurico, e mi meraviglio che il Pèrcopo, sì beneme­ rito de’ Gaurici, non faccia punto men­ zione della cosa. Del resto altri onori gli eran toccati, che gli portavano anche un po’ d’utilità e di onesto gua­ dagno, e mostrano l’estimazione e il pregio in cui era avuto da uomini non volgari, nè di poco conto.

Fra gli altri, cui aveva tirato 1’ o- roscopo (e non gliene scappava nes­ suno, specie dei pezzi grossi), era il giovane e splendido Principe di Sa­ lerno, Ferrante Sanseverino, allievo per di più e discepolo di Pomponio, fratel­ lo di Luca. Il quale Luca leggendo in

tabulis directionum vaticinava gran

cose ed onori al Sanseverino; e questi mosso da gratitudine e da devozione per l’astrologia e l’astrologo gli con­ feriva rectoriam seu benejicium Sanc­

torum Simeonis et Georgii, (S. Giorgio

presso Sanseverino.) Il diploma era in­ dirizzato a Luca Gaurico, reverendo

domino prothonotario apostolico sanc­ tissimi domini nostri papae,, e gli con­

cedeva facoltà di farsi rappresentare da un procuratore. Le rendite impor­ tavano e la prebenda, non la presenza in chi specialmente già conversava coi cieli e studiava gli astri. E qui mette bene raccontare un casetto cu­ rioso di due astrologi napoletani, che leggendo nello stesso libro, non van­ no d’accordo, e leggono chi scuro e chi bianco. Sono il Gaurico e Matteo Tafuri di Puglia, e dimorando en­ trambi a Venezia si guardavano in

cagnesco, facendosi un’aspra e sorda guerra. Combattevano i Francesi con­ tro gli Spagnuoli a chi di loro dovesse spadroneggiare in Italia, e il nostro aveva prognosticato busse e rovine ai Francesi. Per contrario il Puglie­ se, dandogli del falso e del bugiardo, prediceva vittorie ed onori. A Pa­ via , memoranda per 1' accanita bat­ taglia che vi fu combattuta il 25 feb­ braio del 1525 e per le memorande parole che Francesco I, prigioniero, scrisse alla madre: Tuito è 'perduto

fuorché l'onore; si vide chi dei due

fosse Yaugur verissimus; onde osanna e plausi al Gaurico, beffe e dileggio al Pugliese, che scappò in Inghilterra e capitò peggio anche là, per un’altra predizione fallita: fu messo in carcere e quasi ammattì. E poiché ci è venuto in taglio di toccar d’emuli e d’ invi­ diosi o di botoli ringhiosi, ci sia con­ sentito di dirne un m otto, poiché anche le bizze, le lizze e le diatribe entrano nella vita, e neppure Omero e l ' immortai Galilei la fecer franca dai Zoili e dai Caccimi Oh è una mala gramigna che non si sterpa, nè se ne monda mai interamente il terreno.

Celebre nella storia è l’Aretino, e pro­ prio quella lingua tabana e serpentina sbavò e sveleni contro il nostro e un suo collega. Mise fuori un Judicio o

pronostico de maestro Pasquino, quinto evangelista de anno 1527 dedicato al

marchese Gonzaga. Cominciava così l’Aretino lo suo Judicio — « Signore, la castronarìa del Gaurico e di quel bestiolo che sta col conte Rangone e gli altri giotti (sic!) ribaldi, vituperio de le prophetie, m ’ hanno quest’ anno fatto diventare philosopho. A la bar­ bacela di quella pecora de Abumasar et di Ptolomeo, io ho composto lo ju­ dicio del 1527 et non sarò bugiardo, come son li sopraditti manigoldi, che la minore et di meno importanza menzogna che habino detto è stato

il diluvio.... » E certi altri scazzanti

glieli scaraventò 1’ autore della Pria-

p ea^ che la decenza mi vieta di ri-

1) Lingua fradicia, marcia, senza sale,

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