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CAPITOLO 4 : IL CASO SHEA

4.3. Focus group

Per la realizzazione del progetto abbiamo deciso di agire seguendo una determinata strategia.

Come prima cosa gli operatori socio-sanitari, gli educatori professionali, l’assistente sociale, la psicologa, la dirigente ed io ci siamo riuniti e utilizzando la tecnica del focus group abbiamo deciso lo schema relazionale adatto a rappresentare la realtà del servizio.

Il mio ruolo è stato quello di moderatore degli incontri, durante i quali ho illustrato ai presenti cosa fosse uno schema relazionale Entità/Relazioni (in inglese Entity/Relationship) e quale fosse di conseguenza il loro compito.

Nella costruzione del modello E/R di una realtà si individuano gli oggetti che la compongono dette entità, gli attributi, che rappresentano le caratteristiche delle entità individuate e infine le associazioni che individuano le correlazioni logiche tra entità.

La logica dello schema utilizzato parte dal presupposto che un utente può ricevere più prestazioni, un operatore può erogare più prestazioni,

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mentre una singola prestazione si riferisce ad un solo utente ed un solo operatore ovvero è univoca. Di conseguenza tra utente e prestazione, come tra operatore e prestazione sussiste una relazione uno a molti:

Schema relazionale semplice (senza attributi) del modello E/R utilizzato.

Dopo aver illustrato la logica dello schema, ci siamo concentrati sulla definizione degli attributi di ogni entità.

4.4. Operazionalizzazione

La selezione degli attributi è iniziata dall’entità utente, ricercando le caratteristiche sulla scheda cartacea utilizzata e inserendo ulteriori informazioni aggiuntive ritenute importanti in modo da poter avere una più completa rappresentazione del soggetto e poter calcolare nuovi indicatori qualora vengano richiesti.

Di seguito riporto la schermata di inserimento utente, che descrive gli attributi dell’entità utente scelti durante gli incontri di progettazione; come possiamo notare certi attributi (parametri) vengono scelti attraverso una casella combinata, infatti, per agevolare il lavoro degli operatori, mi sono servito di un’interfaccia grafica composta da maschere, grazie alle quali l’inserimento dati e la ricerca sono semplificati e rientrano in schemi prestabiliti così da non poter inserire nel database parametri diversi da quelli scelti durante la progettazione.

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I parametri delle caselle combinate, stabiliti durante le riunioni, che si possono immettere in input quando inseriamo un nuovo utente sono:

Sesso  M, F. Distretto  1, 2.

Inviante  Ospedale, Neuropsichiatria, Medico di base, Famiglia. Ospedale  Medicina fisica, Lungo degenza, Salute mentale.

Motivo principale richiesta  Attività diurna e residenziale,

Inserimento (associazioni tempo libero – diurno – residenziale – lavorativo), Presa in carico psicologica, Progetti alla persona, Struttura intermedia, Valutazione.

Tutela giuridica  Amministratore di sostegno, Tutore, Curatore,

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Progetto in corso Vedi Motivo principale richiesta.

Diagnosi  Disabilità acquisita con RM, Disabilità acquisita senza

RM, Disabilità congenita/sindromica, Disabilità sensoriale, Disturbi neurodegenerativi, Disturbo generalizzato dello sviluppo, Doppia diagnosi, Pluridisabilità, Ritardo mentali con disturbi psichici e comportamentali.

Operatore di riferimento  Nomi degli operatori facenti parte del

servizio.

Legge 104/92  Stato di handicap, Stato di handicap con gravità. Legge 68/99 Punto 1, Punto 2, Punto 3.

I. Accompagnamento  Si, No.

Una volta inseriti gli utenti, il programma consente di effettuare una ricerca sulla base dei parametri che inseriamo in input, che comprendono tutti gli attributi dell’entità utente e sono racchiusi nella seguente maschera di ricerca:

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Come possiamo intuire la ricerca incrociata restituisce immediatamente tutti i campi dell’entità utente nella tabella riportata nella parte inferiore della maschera, consentendo attraverso un pulsante di poter stampare i risultati della ricerca.

In aggiunta si vanno ad inserire nuovi parametri composti, che permettono di ricercare, non solo una determinata età o percentuale di

invalidità civile, ma anche determinati range di valori.

Inoltre in questa schermata, che appare quando apriamo il database, troviamo il comando per l’inserimento di un nuovo utente che ci riporta alla maschera descritta precedentemente.

Un’altra funzione che ci permette di realizzare questa maschera è l’inserimento di prestazioni, effettuate ad un determinato utente; una volta lanciata la ricerca e trovato l’utente in questione, facendo un doppio click sul bottone appena a sinistra del nome dell’utente, sulla tabella inferiore, compare la maschera di Inserimento prestazione:

In questo modo rispettiamo le relazioni del nostro modello: una prestazione è riferita al solo utente in questione e viene effettuata da un solo operatore scelto attraverso questa maschera, precisando data e

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durata. Inoltre inseriamo anche la tipologia della prestazione e qualora fosse presente la sottotipologia, entrambe elencate di seguito:

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Una volta inserite le prestazioni effettuate il programma ci consente di fare una ricerca incrociata per alcuni campi dell’entità utente, dell’entità operatore e, naturalmente, dell’entità prestazione. Sapremo quindi con esattezza il numero e la durata complessiva in ore e minuti delle prestazioni facenti parte di una precisa tipologia ed effettuate da un determinato operatore ad uno o più utenti.

Tutte queste informazioni, che prima non era possibile avere, se non con un consistente dispendio di tempo, saranno utili alla programmazione per una costante presa di coscienza della situazione con lo scopo di poter prevedere con velocità e facilità i bisogni e poter distribuire in modo più efficiente risorse umane e finanziarie che sempre più tendono a diminuire.

Nel momento in cui ci verrà richiesto il “numero di utenti per tipologia

di intervento e numero di prestazioni per tipologia di intervento: monte ore pro-capite degli utenti disabili assistiti in ADI, Aiuto Personale e Promozione dell’Autonomia Personale, per l’anno x” sapremo con

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Partendo dal progetto iniziale proposto a livello regionale in cui ogni singola azienda dovrebbe muoversi in autonomia per definire nuovi indicatori capaci di interpretare e definire la realtà locale in modo più efficace, ora è possibile ricercare nuovi parametri di confronto attraverso l’utilizzo di questo strumento che è in grado di rispondere a molteplici quesiti.

La programmazione con l’ausilio informatico permetterà ai dirigenti aziendali quindi di avere un minor dispendio di tempo, che potrà essere usato per garantire una migliore qualità del servizio; di conseguenza con questa operazione si auspica anche di aumentare il grado di soddisfazione degli utenti.

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CONCLUSIONI

Il metodo ideale di valutazione non esiste e la scelta è spesso dettata dalle circostanze che sono descritte da una molteplicità di variabili: il tempo, le risorse economiche ed umane, la complessità della materia e la previsione dei possibili effetti di una decisione.

Le decisioni non possono essere intese come un procedimento amministrativo, utile soltanto a chi ha responsabilità di natura esecutiva o gestionale. Esse sono “patrimonio” dell’intera comunità interessata al problema collettivo che la politica in oggetto tenta di risolvere.

Per questo il decisore deve servirsi di tutti gli strumenti a sua disposizione, in particolar modo dei collaboratori che lo circondano il cui scopo deve essere quello di agire con metodo per ridurre al minimo l’incertezza sulle decisioni prese, risultato ottenibile rilevando i bisogni con criteri statistici.

“La preoccupazione del decisore è sempre quella di ridurre i rischi insiti nel processo decisionale e il rischio su cui si focalizza l’attenzione dell’approccio razionale assoluto è riconducibile al concetto di

incertezza. Il concetto di incertezza è messo direttamente in relazione

con la quantità di informazioni in possesso del decisore e si assume che l’aumento delle informazioni riduca il numero delle possibili opzioni decisionali da considerare (perché le informazioni aggiuntive consentono di verificare che alcune opzioni decisionali produrrebbero un risultato peggiore di altre) … L’enfasi sulla dimensione tecnico- scientifica dell’analisi che supporta la decisione fa ritenere possibile raccogliere tutte le informazioni utili a ridurre l’incertezza e a costruire modelli di rappresentazione dei fenomeni su base deterministica, capaci di controllare l’incertezza del decisore e far emergere la decisione che “ottimizza” l’uso delle risorse.

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La produzione di informazioni risponde alla razionalità del metodo scientifico, mentre la gestione dei processi risponde alla razionalità dell’azione e risulta, quindi, più legata alle dinamiche che si sviluppano fra gli attori e ai vincoli di tempo e di risorse concretamente.” (di Giovanni Bertin in L. Bernardi, 2005).

Ritengo che, nonostante i limiti economici e burocratici imposti, sia doveroso, in una programmazione proficua, seguire con criterio i passi logici indicati fino a questo punto; anche se consapevoli che le decisioni non sempre potranno essere prese in concordanza con i dati prodotti, è doveroso svolgere costantemente un’analisi statistica che ci mostri nel modo più oggettivo possibile i bisogni della comunità. Questo ci permette di sapere, limitando il più possibile il livello di incertezza, quali sono le lacune presenti e poter, nel momento in cui si presentasse la possibilità, avanzare richieste specifiche motivate da solide basi statistiche.

“Questo processo (raccolta, elaborazione, confronto) è fondamentale per sviluppare quella creazione di senso che caratterizza il governo dei processi decisionali di una organizzazione complessa. In questa prospettiva va prestata sempre maggiore attenzione ai processi di comunicazione delle informazioni, che finiscono per essere altrettanto importanti della produzione delle informazioni. Una buona informazione non sufficientemente o non correttamente comunicata risulta inutile (se non dannosa) nello sviluppo del processo decisionale. Sicuramente il problema informato ha aumentato la sua rilevanza e complessità e non deve essere visto semplicemente come produzione e realizzazione di una ricerca una tantum, ma per riuscire a supportare il rapporto azione-decisione come processo continuo di supporto al governo dei processi organizzativi.” (di Giovanni Bertin in L. Bernardi, 2005).

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Bibliografia

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