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ARCHITETTURA - MOVIMENTO - CINEMA

1.2.3 FOCUS: LA PERDITA DEL LUOGO

è grande, dove finisce, dove sono collocate le porte, quale è la sua forma.»25

Purini sostiene che lo spazio caratterizzante la metropoli moderna sia proprio l’opposto di quanto argomentato, generatore di un immaginario «definito non solo dall’archi-tettura, ma anche e soprattutto dal cinema, dalla letteratura e dall’arte, (…) pervaso dal fascino del pericolo, dalla sugge-stione della dismisura, dalla seduzione dell’incompletezza, dal richiamo dello spaesamento e dell’abbandono.»26

La storia di un luogo, con le sue conservazioni ed i suoi mutamenti, è gui-data, secondo l’autore, da fattori pratici, sociali e culturali che hanno come conseguenza mutazioni fisiche di tipo funzionale. Il diverso modo di agire, in seguito ad un mutamento, sulla struttura della città, può generare senso di estraniamento oppure un miglioramento che risulti armonico nonostante l’innovazione.

Il senso di identificazione ed orientamento può essere mantenuto solamente attraverso questo rispetto dei luoghi, preservando un buon rapporto con a città che altrimenti può risultare aliena ed ostacolare i meccanismi di parte-cipazione nella gestione degli spazi pubblici e privati. Essenziale è quindi il rispetto delle caratteristiche locali che non deve però frenare le spinte inno-vative.

La tesi di Marcella Peticca, che dedica un capitolo al pensiero di Christian Norberg-Schulz, recita che «la struttura del paesaggio si avvalora del genius loci in esso contenuto e ciò che l’uomo riesce a concretizzare è nient’altro che il risultato delle caratteristiche insite nel paesaggio stesso che lo accoglie.»27

In merito al corretto modo di agire sul territorio ed al rispetto dello spirito dello stesso trovo essenziale riferirmi allo studio che Kevin Lynch attua attra-verso il suo libro L’immagine della città, pubblicato nel 1960 e risultato di una

indagine quinquennale sul modo in cui gli individui che frequentano una città ne percepiscono lo spazio urbano ed elaborano le proprie sensazioni cir-ca l’esperienza spaziale.

Lynch, con approccio al tema concorde agli autori già citati, evidenzia l’im-portanza di una ragionata configurazione degli spazi urbani trattandoli in ma-niera astratta e ponendoli in funzione dei luoghi, che invece sono percepiti secondo il loro carattere proprio, fondamento del processo di identificazione.

Proprio in conseguenza di questi caratteri propri di ogni luogo, il Genius loci da indagare ed interpretare, l’autore non indica un modo in assoluto ottimale per la realizzazione degli spazi urbani.

« (…) è chiaro che il disegno urbano non ha a che fare con la forma in se stessa, ma con la forma come è vista e usata dagli uomini »28.

Kevin Lynch, 1964

Molti sono gli autori che nei loro scritti hanno affrontato il tema della perce-zione in contesto architettonico, fornendone molteplici approcci e impostan-done diverse chiavi di lettura. Il lavoro che abbiamo scelto di studiare in que-sta sede è quello di Kevin Lynch, urbanique-sta ed architetto novecentesco che ha contribuito ad una svolta nella teoria dell’urbanistica. All’interno della sua ricerca sulla percezione del paesaggio urbano individuiamo come il più famo-so il libro L’immagine della città, testo che ci apprestiamo a studiare essendo il metodo in esso presentato adeguato all’intento che stiamo perseguendo con la nostra tesi. Precisiamo inoltre che, nonostante il lavoro dell’autore risalga già agli anni ’60, esso costituisca tutt’ora un riferimento fondamentale per la lettura degli aspetti percettivi in ambito urbano. Come la fotografia è il mezzo che abbiamo scelto per la rappresentazione, così il metodo di studio concepito da Lynch è il mezzo che abbiamo scelto per l’approccio teorico.

« Sembra che per ogni città data esista un’immagine pubblica, che è sovrapposizione di molte immagini individuali. » 29

In questo modo Lynch, nel suo libro L’immagine della città, introduce il ca-pitolo dedicato appunto all’immagine delle città ed agli elementi che la com-pongono. La sua analisi è atta alla scoperta del “ruolo intrinseco della forma”, indagando gli oggetti fisici che sono percettibili. Le cinque tipologie di ele-menti in cui Lynch classifica le forme fisiche urbane sono: percorsi, margini, quartieri, nodi e riferimenti.

Nonostante la nostra analisi si riferisca non ad una città nel suo insieme ma ad una porzione di essa, ognuno di questi elementi-classe trova corrispondenza nel territorio preso in considerazione; procederemo dunque all’approfondi-mento del tema della percezione attraverso il metodo proposto dall’autore.

Ognuno degli elementi presentati non può esistere se non in relazione agli altri e, posto che «una certa realtà fisica può occasionalmente cambiare natura a seconda delle situazioni di osservazione» 30, ognuna delle classi può comprendere elementi “interscambiabili” a seconda, appunto, della situazione di osserva-zione. Un’autostrada può infatti rappresentare un percorso per un automo-bilista ma può definire un margine dal punto di vista di un pedone.

Vengono definiti percorsi i canali attraverso i quali si muove l’osservatore, che faccia questo abitualmente, occasionalmente o potenzialmente. Parliamo quindi delle strade, delle vie pedonali ed anche di linee dei trasporti pubblici, canali e ferrovie. Osserviamo, percepiamo e sperimentiamo la città muoven-doci lungo i percorsi in cui sono disposti gli altri elementi dell’ambiente in relazione tra di loro.

L’indagine che compie l’autore evidenzia come, a seconda delle caratteristi-che dei percorsi (proprie ed in relazione agli altri elementi), cambino le mo-dalità con cui viene percepita e vissuta la città.

La coesistenza di usi o di attività lungo una strada può determinarne la ri-levanza nella mente del fruitore: tale fenomeno, se sufficientemente promi-nente, può fare delle strade dei “quartieri lineari”. Strade particolarmente ric-che di attività commerciali, ad esempio, rimangono scritte nella memoria del fruitore come fiumi di pedoni. La dimensione spaziale delle strade è un’altra caratteristica che rafforza l’immagine di un percorso: catturano la nostra at-tenzione le strade particolarmente anguste o, al contrario, particolarmente ampie. Tendiamo inoltre, comunemente, ad associare il concetto di ampiez-za alla strada principale e quello di angustia alla strada secondaria, facendo automaticamente affidamento sulla strada ampia. Importanti per l’identifica-zione dei percorsi risultano essere quelle particolari caratteristiche che

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