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1.5 Psicopatia: basi neurobiologiche

1.5.1 Focus sulla corteccia prefrontale

La psicopatia è un disturbo di personalità definito da una costellazione di caratteristiche interpersonali, affettive e comportamentali che includono manipolazione e inganno, grandiosità, superficialità emotiva, mancanza di empatia e rimorso, uno stile di vita impulsivo e irresponsabile e la violazione persistente di norme e aspettative sociali (Cleckley,1976; Hare , 2003). Le radici di questo complesso disturbo sono poco chiare , ma c’è un incremento delle evidenze empiriche che rilevano l’importanza dei fattori genetici, la presenza di precursori della psicopatia osservabili sin dall’infanzia e l’associazione tra psicopatia e una serie di anomalie neurobiologiche ( Patrick, 2006; Viding, 2005).

Il primo indizio che la coscienza morale possa essere compromessa, pur mantenendo intatte le capacità cognitive in generale, è stato fornito da alcuni studi circa i danni cerebrali acquisiti, che provocavano comportamenti moralmente impropri in individui precedentemente normali e soprattutto socialmente adattati (Macmillan, 2000). In analogia allo sviluppo delle teorie eziologiche sulla psicopatia, questi cambiamenti comportamentali furono classificati sotto l’etichetta di “ sociopatia acquisita” (Blair e Cipolotti,2000; Eslinger e Damasio,1985). Una rassegna degli studi su questo tipo di lesione ha mostrato che le interferenze basate sul concetto di sociopatia acquisita tendevano a sottolineare il ruolo della corteccia prefrontale a discapito di altre aree corticali e subcorticali potenzialmente coinvolti (Molle et al, 2003). Sia la crescente evidenza di una implicazione di diverse aree cerebrali, sia le complesse manifestazioni della psicopatia suggeriscono che questo disturbo ha una base neuroanatomica più distribuita di quanto si credesse (Molle t al, 2005; Raine e Yang, 2006) Di conseguenza le ipotesi iniziali secondo cui la sociopatia acquisita offrirebbe una cornice neuroanatomica valida anche per la psicopatia si possono confermare oggi solo in parte. In seguito a ciò, l’interesse dei ricercatori si è rivolto alla psicopatia vera e propria. Il

primo studio metodologicamente controllato sulle basi neuro anatomiche della psicopatia ha portato ad evidenziare una riduzione del volume della scoprì una riduzione di volume della corteccia prefrontale dell’11% in soggetti maschi psicopatici che vivevano in comunità, la maggior dei quali aveva commesso reati violenti come stupro o omicidio (Raine et al, 2000). La psicopatia è stata collegata anche ad un aumento nella sostanza bianca del corpo calloso e della corona radiata (Raine et al, 2003). L’aumento del volume del corpo calloso è correlato alla presenza di una bassa reattività del sistema nervoso autonomo in risposta allo stress, e secondo quanto riportato dagli autori potrebbe essere il risultato di un arresto precoce nella generazione assonale o di un aumento della mielinizzazione della sostanza bianca. Ulteriori approfondimenti hanno permesso di rilevare poi che il volume della corteccia prefrontale era ridotto solamente in quegli individui marcatamente psicopatici che erano stati arrestati per i loro crimini (Yang et al, 2005). Questo sottogruppo di soggetti mostra anche una riduzione di volume nell’ippocampo anteriore (Raine et al, 2004). Negli studi veniva anche riportata una correlazione inversa tra punteggi ottenuti alla PCL-R e il volume totale di materia grigia nella corteccia prefrontale. Laakso e collaboratori (2001) attraverso studi di RMN non hanno, invece, trovato differenze statistiche nel volume di sostanza bianca e sostanza grigia prefrontale tra detenuti alcolisti di sesso maschile e soggetti di controllo, e inoltre i punteggi dei detenuti alla PCL-R erano inversamente correlati al volume dell’ippocampo posteriore.Adolescenti delinquenti mostrano un ritardato sviluppo del lobo frontale (Bauer, 2003)e i pazienti psichiatrici violenti mostrano nelle regioni temporomediali e prefrontali un metabolismo più basso di quello dei pazienti non violenti. In altri studi emerge un coinvolgimento delle aree ippocampali nella patogenesi della psicopatia, in uno studio condotto da Millington e collaboratori (2002) criminali violenti hanno volumi medi dell’area temporale destra più piccoli rispetto ai soggetti di controllo.

Al momento attuale non sono stati condotti molti studi di RMN funzionale su campioni di soggetti con disturbi di personalità. Uno studio condotto da Kiehl e collaboratori (2001) ha valutato quali aree cerebrali venivano attivate in pazienti maschi psicopatici durante l’ascolto di parole che esprimevano emozioni negative. I risultati di questo esperimento hanno mostrato un’attivazione delle regioni frontali e temporali inferiore a quella di soggetti di controllo, suggerendo che nei soggetti psicopatici ci sarebbe un importante deficit nei processi emozionali. Studi di RMN funzionale condotti su soggetti con

diagnosi di disturbo bordeline di personalità hanno mostrato in questi soggetti una marcata attivazione dell’amigdala , bilateralmente, e di specifiche regioni frontali, rispetto ai soggetti controllo. Questi differenti risultati hanno consentito di differenziare i correlati anatomici dei due disturbi di personalità che presentano aspetti clinici a volte sovrapponibili. Studi PET hanno mostrato anomalie a livello dell’area prefrontale e del cingolo anteriore in soggetti violenti (Bassarath, 2000). Raine e collaboratori (2000) hanno studiato l’attività metabolica cerebrale di un gruppo di soggetti colpevoli di omicidio e hanno trovato una riduzione a livello della corteccia prefrontale mediale e laterale rispetto ai soggetti di controllo. Di particolare rilievo è il fatto che tale riduzione fosse evidente nei soggetti che avevano commesso gli omicidi per ragioni affettive, ma non nei soggetti che avevano commesso omicidi per altre ragioni.

Nonostante i progressi nella comprensione delle basi neuroanatomiche della psicopatia, manca ancora un quadro complessivo delle differenze morfologiche tra il cervello degli psicopatici e quello delle persone normali o con altri disturbi psichiatrici. Mentre la rilevanza di questi studi è chiara quando conducono a risultati positivi , essi potrebbero sottovalutare il ruolo di ulteriori regioni cerebrali, così come di sottoregioni all’interno delle regioni di interesse. Le conclusioni che derivano da questi studi potrebbero essere quindi incomplete, in quanto è probabile che le anomalie cerebrali alla base della psicopatia siano distribuite in regioni distanti tra loro, e che i confini non coincidano con tradizionali punti di riferimento anatomici o con aree citoarchitettoniche distinte.

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