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I L FOCUS SUL TERRITORIO RURALE

4 U NA PROPOSTA DI INDICATORI PER IL TERRITORIO RURALE

4.1 I L FOCUS SUL TERRITORIO RURALE

Nella fase iniziale di impostazione del framework metodologico si è posta particolare attenzione al punto di vista da adottare nell’osservazione del territorio rurale.

Nel presente lavoro, infatti, si è inteso mantenere il focus non solo sull’attività agricola agricoltura, intesa come attività umana, fonte di pressioni per l’ambiente e il territorio, ma, in senso più ampio, sullo stato e sulla qualità del territorio rurale.

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In particolare la scelta è stata determinata dalla possibilità che tale punto di vista offre di ampliare lo spettro dell’indagine allargando l’analisi alle relazioni e alle dinamiche che riguardano il territorio rurale. Tali aspetti sono legati alle diverse funzioni delle aree rurali: ricreative e paesaggistiche ma anche di tutela della biodiversità, di presidio del territorio e di contributo nella prevenzione del dissesto idrogeologico. Inoltre tale approccio permette di affrontare il problema del sovrasfruttamento del territorio rurale da parte di attività di urbanizzazione e infrastrutturazione che riducono il sistema rurale e tendono ad omologarne i modelli di comportamento e consumo come quelli urbani. Il territorio rurale assume così il ruolo di risorsa da tutelare e preservare.

Per l’analisi iniziale del territorio rurale si è ritenuto utile riferirsi al modello DPSIR. L’acronimo sta per

Driving forces (in italiano determinanti), Pressures (pressioni), States (stati), Impacts (impatti) e Responses

(risposte), e indica lo schema causale messo a punto dalla European Environmental Agency (EEA) per “definire le interazioni fra la società e l’ambiente” (EEA, 1995).

Il modello DPSIR è il metodo maggiormente utilizzato a livello europeo al fine di organizzare l’informazione ambientale rendendola maggiormente accessibile ai fini informativi e decisionali; esso permette di valutare la catena causale che conduce all’alterazione ambientale. Tale modello è stato proposto nel 1995 in fase di redazione del primo Rapporto sullo stato dell’ambiente europeo (“Europe’s Environment. The Dobris Assessment”) e ha origine dal precedente modello PSR (Pressures - States - Responses) ideato dall’OCSE. Il modello DPSIR (Figura 16) nasce proprio dal riconoscimento dell’incapacità del precedente modello dell’OCSE di identificare e di tenere conto di quei fattori legati alle attività umane (trend economici, culturali, settori produttivi) che hanno un’incidenza rilevante seppure indiretta nel determinare le condizioni ambientali. Tali fattori sono stati introdotti e classificati nel modello DPSIR come driving forces, ovvero fattori trainanti o determinanti o fonti di pressione. Il modello dell’EEA si distingue anche per l’introduzione degli impatti intesi come i reali effetti prodotti sulle componenti ambientali dall’interazione delle pressioni (Maffiotti et al., 2002).

L’approccio concettuale alla base dello schema DPSIR si caratterizza per il carattere di flessibilità che permette di percorrere le informazioni dalle cause agli effetti e viceversa secondo una struttura circolare a feedback (rappresentando anche in questo caso un miglioramento del modello PSR criticato proprio per la linearità e la mancanza di flessibilità).

Nello specifico le cinque componenti del modello sono:

 i determinanti che identificano i fattori, connessi in particolare allo sviluppo socio-economico, responsabili delle pressioni che influenzano le condizioni dell‘ambiente; aiutano i decisori ad identificare le fonti di pressione su cui intervenire per ridurre le problematiche ambientali;

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 gli stati che descrivono le condizioni in cui si trova l‘ambiente e servono a rappresentare le qualità legate a fattori fisici, chimici, biologici, naturalistici, economici da tutelare e difendere

 gli impatti che rappresentano di fatto le alterazioni ambientali, della salute umana e delle prestazioni sociali ed economiche e hanno la funzione di esplicitare le relazioni causa-effetto tra pressioni e stato;

 le risposte che esprimono gli sforzi compiuti dai decisori, ma anche dai cittadini, per migliorare la qualità dell‘ambiente; le risposte possono intervenire in corrispondenza dei diversi livelli dello schema e cioè dei determinanti (attraverso atti pianificatori, rimuovendo le cause primarie dell’alterazione ambientale), delle pressioni (moderandole od eliminandole), dello stato, (ripristinandone la compromessa qualità), degli impatti (con misure di compensazione e di mitigazione).

FIGURA 16: SCHEMA DEL MODELLO DPSIR.

4.1.1I

L

M

ODELLO

DPSIR

PER IL TERRITORIO RURALE

Lo schema DPSIR risulta particolarmente utile al fine di un’analisi ambientale come quella che ci si propone, permettendo di riconoscere e ricostruire, in maniera schematica, le complesse dinamiche che governano i sistemi ambientali, e le relazioni tra le fonti e le conseguenze dei problemi ambientali, non sempre di immediata comprensione.

L’agricoltura si pone in una posizione particolare rispetto allo schema DPSIR: essa infatti può essere vista al contempo come attività inquinante e come attività inquinata.

DETERMINANTI (urbanizzazione, crescita

demografica, sviluppo economico, ecc.)

IMPATTI

(modifiche nello stato della qualità ambientale, della

salute umana, ecc.) PRESSIONI

(emissioni di inquinanti, consumo di risorse, ecc.)

STATO (qualità delle componenti ambientali,

salute umana, ecc.)

RISPOSTE (politiche, leggi, piani,

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Nel modello riportato in Figura 17 l’attenzione è rivolta ad analizzare le relazioni causali derivanti dalla pratica agricola, che in questo caso rappresenta il determinante, cioè attività inquinante, che a cascata causa le pressioni sull’ambiente e quindi gli impatti e le conseguenti risposte.In tale schema i determinanti sono rappresentati dalla pratiche agricole, intese come uso del suolo, produzione e gestione agroforestale. Il secondo passo individua le pressioni che determinano i cambiamenti indesiderabili ma anche dei benefici ambientali sulla qualità dell’ambiente agricolo. Il settore primario è, infatti, un’attività che può apportare anche dei benefici all’ambiente, in maniera più o meno evidente a seconda della compatibilità ambientale delle pratiche adottate. Si possono evidenziare possibili impatti positivi sul suolo e sulle acque che contribuiscono alla difesa idrogeologica e all’abbattimento degli inquinanti, sulla fauna, grazie alla funzione di corridoio ecologico, sulla biodiversità sia genetica che ecosistemica, sul clima, in grado di limitare i cambiamenti climatici, sul paesaggio. Infine si possono considerare i benefici per la popolazione: l’agricoltura rappresenta innanzitutto un’opportunità di occupazione (forse adesso più che nel recente passato) specialmente in aree marginali o soggette a spopolamento, oltre ad offrire dei servizi di tipo ricreativo (es. turismo rurale).

FIGURA 17: AGRICOLTURA COME ATTIVITÀ INQUINANTE. PROPOSTA DI MODELLO AGRICOLO DPSIR (DA ARPA LOMBARDIA, 2003, MODIFICATO). Lo stato descrive la qualità ambientale, intesa come qualità del suolo e del paesaggio, alle risorse naturali, agli habitat e alla biodiversità. Tali aspetti servono a porre in rilievo sia le eventuali criticità che le situazioni

politica pubblica, segnali del mercato, atteggiamenti sociali tecnologia, uso del suolo,

produzione, gestione agroforestale

sugli habitat, sulla biodiversità, sulle risorse naturali, sulla diversità dei paesaggi inquinamento, sfruttamento eccessivo delle risorse, conservazione e miglioramento del paesaggio DETERMINANTI = PRATICHE AGRICOLE PRESSIONI = PROCESSI NEGATIVI E POSITIVI PER L’AMBIENTE IMPATTI = AMBIENTE GLOBALE STATO = SPECIFICITÀ LOCALI RISPOSTE = FATTORI CHE INFLUISCONO SULLE PRATICHE AGRICOLE

qualità del suolo, qualità del paesaggio, risorse naturali, habitat e biodiversità locali

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positive da preservare. Gli impatti, positivi e negativi, riguardano i cambiamenti a carico delle componenti individuate nello stato. Infine le risposte, cioè i fattori che influiscono sulle pratiche agricole, sono individuate nelle azioni di politica pubblica, nei segnali del mercato, nel progresso tecnologico e negli atteggiamenti sociali.

Nell’ambito della ricerca è stata messa a punto una ulteriore proposta di modello DPSIR (Figura 18) incentrata sul territorio rurale e sulle pressioni che su di esso vanno ad impattare. Il risultato è un modello che si può definire complementare a quello precedentemente analizzato.

L’agricoltura nello schema proposto assume, in sostanza, il ruolo di attività inquinata. La costruzione di infrastrutture, la destinazione di superfici ad altri usi, diversi da quelli legati alla agricoltura, hanno impatti più o meno importanti sulle aree rurali. Tale aspetto risulta particolarmente rilevante in quanto l’agricoltura è maggiormente vulnerabile rispetto al degrado ambientale. La sua stessa esistenza, infatti, è fortemente dipendente dalla qualità delle risorse ambientali (soprattutto acqua e suolo) su cui si basa il ciclo produttivo agricolo. Il fatto che le zone agricole possano svolgere tante e tali funzioni determina l’importanza che esse hanno per l’intero equilibrio territoriale di un’area.

FIGURA 18: L’AGRICOLTURA COME ATTIVITÀ INQUINATA. PROPOSTA DI SCHEMA DPSIR PER IL TERRITORIO RURALE.

IMPATTI DIRETTI Inquinamento del suolo e delle acque Diminuzione di acqua disponibile per usi agricoli Diminuzione permeabilità dei suoli Aumento del rischio idrogeologico Perdita di biodiversità Effetti negativi per il clima a livello locale Degrado del paesaggio agrario e perdita di elementi significativi del paesaggio Diminuzione della produzione agricola food Diminuzione della qualità del prodotto IMPATTI INDIRETTI Perdita della funzione corridoio ecologico Perdita funzione tampone per aree protette Effetti negativi per il clima a livello globale Perdita di conoscenze e pratiche tradizionali Diminuzione aree libere per nuove destinazioni d’uso Diminuzione degli occupati in agricoltura Spopolamento aree marginali Occupazione di suolo

agricolo per infrastrutture e urbanizzazione

Occupazione di suolo da parte di infrastrutture e parchi energetici

Emissioni da traffico e da industrie Abbandono di aree agricole Creazione di superfici artificiali

Piani territoriali regionali e comunali Programmi di Sviluppo Rurale Piani di gestione SIC e ZPS Politiche divari settori (trasporti, energia, turismo, industria…) Politica Agricola Comunitaria Infrastrutturazione

Urbanizzazione Incentivazione delle

energie rinnovabili DETERMINANTI

IMPATTI PRESSIONI STATO = TERRITORIO RURALE RISPOSTE

Qualità del suolo agricolo e delle acque Biodiversità – Flora e fauna

Microclima locale Qualità del paesaggio agrario

Aspetti culturali (sapere locale, relazioni con il territorio) Aspetti economici (redditività delle aziende)

Aspetti sociali (occupazione)

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Il punto di partenza, nella predisposizione dello schema, è stato l’individuazione dello stato (quello del territorio rurale e, in generale, dell’agricoltura) per poi ricostruire, a ritroso, le pressioni, i determinanti e i possibili impatti. Infine si è ragionato sulle riposte che possono intervenire nello schema causale al fine di limitare gli impatti negativi e di favorire i benefici.

Lo stato delle aree agricole è rappresentato dalla qualità del suolo e delle acque indispensabili per la pratica agricola, dalla biodiversità, sia delle specie coltivate, o allevate, che della flora e della fauna selvatica che traggono beneficio dalla presenza delle aree agricole e dalla varietà di ambienti che le attività agricole determinano. Un'altra componente da considerare è la qualità del paesaggio agrario: le pratiche agricole negli anni hanno modificato il territorio che è diventato una testimonianza delle attività umane e un fattore di identificazione per le comunità locali. Infine lo stato è rappresentato anche dagli aspetti legati alla popolazione come gli aspetti sociali (opportunità di occupazione, di integrazione del reddito, di impiego di categorie sociali svantaggiate), economici (redditività delle aziende agricole e delle attività connesse all’agricoltura), culturali (l’insieme dei saperi e delle tradizioni delle comunità locali) e quelli legati al tema della salute e della qualità della vita (soprattutto in riferimento alla salubrità del prodotto).29

Nel modello proposto agiscono da determinanti non più le sole pratiche agricole ma anche:  infrastrutturazione;

 urbanizzazione;

 incentivazione delle energie rinnovabili.

Tali determinanti causano delle pressioni riconoscibili principalmente nell’occupazione di suolo agricolo per la costruzione di infrastrutture, per l’espansione urbana ma anche per la creazione di parchi energetici. Il suolo agricolo viene così sostituto da aree artificiali. La presenza di aree industriali e di infrastrutture viarie sono responsabili dell’emissioni di inquinanti.

Per quel che riguarda gli impatti un aspetto da considerare è l’impossibilità di limitare l’osservazione a quelli che riguardano il solo territorio rurale. Dato che il rapporto tra aree agricole e il resto del territorio è molto stretto va specificato che il degrado del sistema rurale e la perdita di aree agricole, con tutte le funzioni che esse possono svolgere, ha degli effetti anche al di fuori dalle aree rurali.

Gli impatti che potremmo definire diretti e circoscrivibili all’agricoltura e al territorio rurale sono:  inquinamento del suolo e delle acque;

 diminuzione di acqua disponibile per usi agricoli;

 diminuzione permeabilità dei suoli e conseguente aumento del rischio idrogeologico

29 Un aspetto importante che influenza la qualità del territorio rurale da non dimenticare, anche se nell’ambito del presente lavoro viene solo marginalmente affrontato, è il grado di compatibilità ambientale delle pratiche agricole: agricoltura tradizionale oppure integrata, biologica o biodinamica, monocoltura o rotazioni, allevamento intensivo o estensivo, ecc. sono sicuramente responsabili di livelli diversi di qualità ambientale.

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 perdita di biodiversità;

 effetti negativi per il clima a livello locale;

 degrado del paesaggio agrario e perdita di elementi significativi del paesaggio;  diminuzione della produzione agricola food;

 diminuzione della qualità e della salubrità del prodotto.

Gli impatti indiretti con effetti che si diffondono all’esterno del settore primario e del territorio agricolo sono:

 perdita della funzione di corridoio ecologico;  perdita della funzione tampone per aree protette;  effetti negativi per il clima a livello globale;  perdita di conoscenze e pratiche tradizionali.

Le risposte sono rappresentate sia dalle politiche di settore (ai diversi livelli europeo, nazionale e regionale) che riguardano l’energia, i trasporti, l’industria, il turismo, tramite la definizione di programmi di sviluppo, sia dai piani territoriali di livello regionale e comunale, tramite le scelte di trasformazione e conservazione del territorio.

L’analisi del modello DPSIR mette in evidenza la complessità del tema della ruralità. Numerose sono infatti le dinamiche coinvolte da considerare. Si evidenzia la necessità di strumenti in grado di ridurre tale complessità arrivando ad una rappresentazione semplificata e al contempo efficace nel cogliere gli elementi caratterizzanti e nel mettere a fuoco i principali nodi critici.

Un altro aspetto che emerge dall’analisi del modello DPSIR è l’importanza delle aree rurali per gli equilibri di un intero territorio. Come visto nel precedente paragrafo gli impatti derivanti dalla perdita e dal degrado delle aree agricole hanno ricadute che interessano a cascata diverse componenti fisiche e biologiche dell’ambiente, oltre ad interessare aspetti economici, sociali e culturali del territorio rurale e non.

Un’ultima considerazione riguarda il fatto che, proprio in virtù dell’importanza che riveste e delle numerose funzioni che può svolgere, il territorio rurale necessita di un maggiore grado di conoscenza, a supporto di una valutazione attenta delle scelte trasformative di tali zone; le aree rurali vanno considerate all’interno degli strumenti urbanistici non come aree flessibili, pronte alla trasformazione, ma come valore aggiunto per il territorio e per la popolazione.