• Non ci sono risultati.

2. 1 Le fonti a nostra disposizione

La rassegna delle notitiae letterarie, greche e latine, frammentarie e meno, che testimoniano l’esistenza della cosiddetta colonia di Korkyra Melaina, non può rinunciare a una premessa fondamentale: il nesonimo dell’attuale isola di Korčula, che i veneziani conoscevano come Curzola, compare, nelle fonti antiche, con differenti rese dei suoni vocalici nella radice raddoppiata e si trova attestata sia la forma Κέρκυρα sia la variante Κόρκυρα.

Pur riferite alla più nota Corcira-Corfù, alcune considerazioni di P. Chantraine1 possono costituire un ideale punto di partenza che, almeno linguisticamente, consente un parallelismo più che lecito. La forma Κόρκυρα si spiega per assimilazione dell’originaria /e/ alla /u/ che segue ed è, perciò, da ritenersi una formazione posteriore2; per l’etnico, invece, è attestato solo Κερκυραῖος che è quindi ritenuta l’unica e accettabile forma. Fin da subito, dunque, sarà opportuno riferirsi al toponimo di quest’isola con la dicitura Κέρκυρα che scelgo di traslitterare in Kerkyra onde evitare fraintendimenti con la più nota Corcira.

Tenendo saldo quanto detto, allora, senza tralasciare le informazioni che si ricavano dalla lettura delle testimonianze, verifichiamo di quale variante si servano le fonti antiche e se questo può costituire un discrimine per ulteriori riflessioni.

Seguendo, dunque, per quanto sarà possibile con tanti e tali testi, un ordine cronologico, la prima testimonianza che è d’obbligo affrontare è rappresentata dal cosiddetto Periplo di Pseudo Scilace3. Questo testo, benché gli studi più recenti ne facciano un centone composito e stratificato, ampliato, corretto e aggiornato con interventi di V e IV secolo a. C. su di un nucleo più antico, non sembra possa essere ritenuto più recente dell’ascesa

1

P. Chantraine, Dictionnaire étymologique de la langue grecque, Paris 1983, s.v. Κέρκυρα, d’ora in poi

Chantraine. 2

Per quanto riguarda le iscrizioni, in Attica, per V a. C. e IV a. C. sono attestate entrambe le forme, mentre nel resto della Grecia è nettamente più diffusa la variante Κορκ- in virtù della quale, H. J. Gehrke e E. Wirbelauer, ne consigliano vivamente la restituzione, salvo casi eccezionali. Cfr. Hansen - Nielsen,

An Inventory, p. 361. Sui toponimi di Corcira si veda il bel articolo di C. Antonetti, Drepane, Scheria, Corcira: metonomasie e immagini di un’isola, in C. Ampolo (ed.), Immagine e immagini della Sicilia e di altre isole del Mediterraneo antico, vol. I, Pisa 2009, pp. 323-333.

3

Molte delle fonti qui trattate afferiscono ai cosiddetti Geografi Minori; il loro testo è consultabile nella magistrale opera di C. Müller, Geographi Graeci Minores, III voll., Paris 1855, rist. Hildesheim 1965, d’ora in poi GGM.

78 al trono macedone di Alessandro Magno4 e costituisce per noi la prima fonte utile per un’indagine sull’isola di Kerkyra.

A partire dalle colonne d’Ercole, Pseudo Scilace ha trattato degli Iberi, dei popoli italici, di Liguri e Corsi, dei Celti e dei Liburni, per approdare, al paragrafo ventitreesimo, alla trattazione del popolo dei Νέστοι, i Nesti. Trattando delle coste dalmate il testo recita5: Ἐνταῦθα γάρ ἐστι νέος Φάρος, νῆσος Ἑλληνὶς, καὶ Ἴσσα νῆσος, καὶ πόλεις Ἑλληνίδες αὗται. Πρὶν ἐπὶ τὸν Νάρωνα ποταμὸν παραπλεῦσαι πολλὴ χώρα ἀνήκει σφόδρα εἰς θάλασσαν. Kαὶ νῆσος τῆς παραλίας χώρας ἐγγὺς, ᾗ ὄνομα Μελίτη, καὶ ἑτέρα νῆσος ἐγγὺς ταύτης, ᾗ ὄνομα Κέρκυρα ἡ μέλαινα· καὶ ἐκτρέχει τῷ ἑνὶ τῶν ἀκρωτηρίων νῆσος αὕτη τῆς παραλίας χώρας σφόδρα, τῷ δὲ ἑτέρῳ ἀκρωτηρίῳ καθήκει ἐπὶ τὸν Νάρωνα ποταμόν. Ἀπὸ δὲ τῆς Μελίτης ἀπέχει στάδια κ´, τῆς δὲ παραλίας χώρας ἀπέχει στάδια η´.

Lì v’è la nuova Pharos6, isola greca, e l’isola di Issa7

, nelle quali vi sono città greche. Prima di costeggiare il fiume Narona8, una grande regione è decisamente prominente sul mare9. E v’è un’isola vicina a questa regione costiera, il cui nome è Melite10, e, vicino a questa, un’altra, il cui nome è Kerkyra la scura; quest’isola ha un promontorio che si discosta molto dalla regione costiera, mentre l’altro si distende fino al fiume Narona. Dall’isola di Melite dista dieci stadi, dalla regione costiera sette.

Le informazioni più evidenti che si ricavano dalla lettura di questo passo sono le misurazioni, apparentemente precise, delle distanze fra le varie località nominate. La difficoltà maggiore che, tuttavia, si incontra nella lettura di Pseudo Scilace, è comprendere appieno a che misura si riferisca esattamente il testo dal momento che lo στάδιον non era un’unità di misurazione standard, ma variava da 162m a 310m11

. A mio avviso, comunque, visto che l’origine discussa dell’autore che sta dietro Scilace non permette di propendere per nessun valore in particolare, volendo assumere il valore medio, cioè 186m, l’autore sostiene che Kerkyra disti circa 1860m da Mljet - ma in realtà la distanza è di ben 17.29Km - e 1302m da Pelješac, che nella realtà arriva anche

4

Cfr. A. Peretti, Il periplo di Scilace. Studio sul primo portolano del Mediterraneo, Pisa 1979, pp. 435- 438, 450 e 469-470 e 473. Cfr. anche G. Colonna, Il medio Adriatico: tradizioni storiografiche e

informazione storica, in «Studi Etruschi» 69, (2003), pp. 3-12. 5

Scyl. 23. 6-16.

6

E’ l’isola dai veneziani nota col nome di Lesina, in croato Hvar.

7

In veneziano Lissa, in croato Vis.

8

Il fiume in questione era conosciuto dai veneziani come Narenta, mentre in croato è detto Neretva.

9

E’ la penisola di Pelješac, conosciuta a Venezia come Sabbioncello.

10

E’ l’isola di Meleda, ora Mljet.

11

Cfr. C. F. Lehmann-Haupt, s.v., RE 3 A, 1930-1963. Cfr. F. Franciosi, Le misure di spazio e di tempo

79 ad essere di soli 1.26 Km. Vien quindi da pensare che l’autore sapesse solo che Kerkyra era molto vicina alla terra ferma, ma che non avesse avuto realmente la possibilità di effettuare delle misurazioni in loco, cosa che sembra più che plausibile.

La fonte più nota che menziona Kerkyra è Apollonio Rodio. Gli argonauti sono travagliati dalle peregrinazioni in Adriatico e nella descrizione della loro fuga dalla terra illea, Apollonio coglie l’occasione di nominare alcune delle più famose isole dalmate. Fra queste è anche Kerkyra Melaina che permette all’autore un brevissimo excursus eziologico e la presentazione di una variante del mito. Quando Ellanico narra l’etimologia della più nota Corcira-Corfù racconta di una giovane fanciulla, Corcira appunto, amata e abbandonata da Poseidone proprio sull’isola che da lei prese il nome: qui avrebbe generato anche Feace, eponimo e progenitore del popolo dei Feaci, che, com’è noto, abitava proprio l’isola di Corcira-Corfù12

. Nel quarto libro delle Argonautiche13, invece, Apollonio ambienta questo mito sulla meno nota isola di Kerkyra Melaina: αὐτὰρ ἔπειτ’ ἐπὶ τῇσι παραὶ Κέρκυραν ἵκοντο, ἔνθα Ποσειδάων Ἀσωπίδα νάσσατο κούρην, ἠύκομον Κέρκυραν, ἑκὰς Φλειουντίδος αἴης, ἁρπάξας ὑπ’ ἔρωτι· μελαινομένην δέ μιν ἄνδρες 570 ναυτίλοι ἐκ πόντοιο κελαινῇ πάντοθεν ὕλῃ δερκόμενοι, Κέρκυραν ἐπικλείουσι Μέλαιναν.

Dopo di esse giunsero a Kerkyra,

lì Poseidone fece vivere la figlia di Asopo,

Kerkyra dai bei capelli, lontano dalla città di Fliunte, avendola rapita per amore: essendo scura

i marinai che la scorgano dal mare, coperta in ogni parte da una nera foresta,

la chiamano Kerkyra Melaina.

Lo scoliasta, in margine a questi versi, annota:

12

Cfr. FGrHist 4 F 77 (= Steph. Byz. - Constant. Porph. De them. II p. 48 Bonn.) e Eust. 1. 197. 1 Κέρκυραν γάρ φασι τὴν Ἀσωπίδα Ποσειδῶν ἀγαγὼν εἰς Σχερίαν καὶ μιγεὶς, ἴσχει παῖδα Φαίακα, ἐξ οὗ οἱ Φαίακες.

13

Apoll. Rhod. Argon. 4. 566-571. Il testo rispecchia l’edizione oxoniense curata da H. Fränkel, Apollonii

80 Λίβυρνοι ἔθνος οἰκοῦντες ταύτας τὰς νήσους· Ἴσσαν τε καὶ Δυσκέλαδον καὶ Πιτύειαν· μεθ’ἃς εἰς Κέρκυραν ἦλθον.

I Liburni sono un popolo che abita queste isole: Issa, Discelade e Pitueia, attraverso le quali sono giunti a Corcira.

Seguendo lo stimolo a riflettere che offre questo testo, mi chiedo se davvero lo scoliasta si stia riferendo alla Corcira-Corfù, come pensano alcuni14 e sulla cui fondazione si tramandava una tradizione coinvolgente i Liburni15 o se, molto più probabilmente, non si parli semplicemente di Kerkyra Melaina, dal momento che il racconto mitico è teso a dar giustificazione dell’eziologia del nesonimo. L’importanza del passo di Apollonio è comunque tutta nell’attestazione, da parte di uno dei più dotti poeti ellenistici, della variante Κερκ- anche per la piccola Curzola16, un dato questo, di non poca importanza. Anche la Periegesi di Pseudo Scimno17 testimonia, con variante in omicron, l’isola di Korkyra Melaina. Questo poemetto giambico dedicato a re Nicomede di Bitinia riporta il nesonimo di Korkyra Melaina in una descrizione delle coste dalmate18.

Φάρος δὲ τούτων οὐκ ἄπωθεν κειμένη νῆσος Παρίων κτίσις ἐστὶν ἥ τε λεγομένη Μέλαινα Κόρκυρ’, ἣν Κνίδιοι κατῴκισαν.

14

Di questa idea è evidentemente G. Lachenaud, Scholies à Apollonios de Rhodes, Paris 2010, che, nell’indice degli scoli, rubrica queste occorrenze fra i loci di Cercyra, Schérie. Tale scelta interpretativa avrebbe comunque meritato, quantomeno, una nota chiarificatrice.

15

Sono diverse le tradizioni sulla cacciata dei Liburni da parte dei primi Corinzi giunti con lo scopo di colonizzare Corcira-Corfù. Cfr. S. Čače, Korkyra e la tradizione greca dell’espansione dei Liburni, in N. Cambi - S. Čače - B. Kirigin (edd.), Greek Influence along the East Adriatic Cost. Proceedings of the International Conference held in Split 24-26 settembre 1998), Split 2002, pp. 83-99 e in particolare p. 84, Strabo 6. 2. 4. Anche non volendo accettare la già consistente prova del contesto in cui è inserito il nome Κέρκυρα, non posso comunque provare che lo scoliasta conoscesse questi miti sulla nascita di Corcira.

16

J. Wilkes - T. Fischer Hansen, The Adriatic, in Hansen - Nielsen, An Inventory, p. 333, nelle annotazioni sulla grafia del toponimo non citano questa variante.

17

La storia di questo testo è piuttosto interessante. Il frammento principale è giunto a noi nel medesimo manoscritto che riporta l’epitome di Marciano di Eraclea e fu pubblicato inizialmente sotto il suo nome. Poi si credette di ricondurlo all’opera di Scimno, ma il Meineke, nel 1846, nella prefazione alla sua edizione, si sentì di escluderne totalmente la paternità. Tuttavia poiché egli, come il Müller, ne ha conservato il nome «utpote longo duorum saeculorum usu receptum» così ho ritenuto di fare anche qui. Cfr. E. H. Bunbury, A History of Ancient Geography, Amsterdam 1979. A ulteriore conferma che questo poemetto non sia opera di Scimno sta un confronto incrociato con gli scoli di Apollonio Rodio: nelle annotazioni ad Arg. 4. 284, infatti, lo scoliasta dimostra di conoscere lo Scimno con un’esplicita citazione, ma non ne dà invece ragione proprio nel luogo che include l’isola di Kerkyra Melaina nell’importante variante mitica sulle sorti della figlia di Asopo. Vien da credere, benché questo costituisca un argumentum e silentio, che se Scimno avesse dimostrato di conoscere l’isola di Kerkyra nella sua opera, lo scoliasta ne avrebbe sicuramente fatto cenno.

18

Scym. ll. 426-430. Il testo è tratto da A. Diller, The Tradition of the Minor Greek Geographers, Amsterdam 1986. Questa edizione è preferibile al testo di GGM poiché il Müller non poté servìrsi di uno dei manoscritti base, il codice Vatopedino.

81 Ἔχει δὲ λίμνην εὖ μάλ’ ἡ χώρα τινά

μεγάλην, παρ’ αὐτοῖς τὴν Λυχνῖτιν λεγομένην.

L’isola di Pharos non si trova molto lungi da queste è una fondazione dei Parii e l’isola detta

Melaina Korkyra, nella quale si insediarono i Cnidii. La regione ha una palude/un lago davvero molto grande, da loro detto Lychnites19.

Benché, purtroppo, sia mutila la parte di testo che riporta nel dettaglio le fonti utilizzate, l’autore dice di aver seguito Eratostene più di tutti, Eforo e Dionisio di Calcide, Cleone siciliano e Timostene20. In generale tuttavia, egli stesso ci dice di seguire, su tutti, l’autorevolezza di Eforo21

e, per quanto riguarda invece la descrizione dell’Adriatico, di Teopompo22, anche se spesso il lavoro si rivela di scarsa precisione: non va scordato, per esempio, per evitare di dare eccessiva considerazione a questa fonte, che Pseudo Scimno, in estensione territoriale, paragona la penisola di Pelješac al Peloponneso. Due le attestazioni del termine da parte di Strabone, la prima delle quali è ravvisabile nel secondo libro23:

Νῆσοι δέ εἰσὶν ἐνταῦθα συχναὶ μὲν αἱ πρὸ τῆς Ἰλλυρίδος, αἵ τε Ἀψυρτίδες καὶ Κυρικτικὴ καὶ αἱ Λιβυρνίδες, ἔτι δ’ Ἴσσα καὶ Τραγούριον καὶ ἡ Μέλαινα Κόρκυρα καὶ Φάρος, πρὸ τῆς Ἰταλίας δὲ αἱ Διομήδειοι.

Vi sono lì molte isole di fronte all’Illiria, le Apsirtidi, le Cirictiche e le Liburnidi, e ancora Issa, Tragurion, Melaina Korkyra, Pharos e le Diomedee, invece, rivolte all’Italia.

La testimonianza è scarna e a carattere piuttosto enumerativo, ma permette di segnalare come in questo luogo straboniano Μέλαινα sia congettura del Pletho basata sulla lettura di un difficile testo papiraceo del II-III sec. d. C. (P. Oxy. 4459). L’altra attestazione, invece, si legge nel settimo libro24:

19

Interessante notare che Lychnites è il medesimo nome dell’attuale Lago di Ocrida, da dove sorge il Crni Drim, l’antico Drilon, il cui alveo sfocia proprio a sud di Lissos.

20 Scym. ll. 110-125. 21 Scym. l. 472 «ἅπαντας κατ’ Ἔφορον δηλώσομεν». 22 Scym. l. 370. «Θεόπομπος ἀναγράφει δὲ ταύτης τὴν θέσιν [sc. Ἀδριανὴθάλαττα]». 23 Strabo 2. 5. 20. 36-38. 24

Strabo 7. 5. 5. 24-26. Importante notare che il Palatino greco 398, del IX d.C, riporta la lezione Κέρκυρα.

82 Εἶθ’ὁ Νάρων ποταμὸς καὶ οἱ περὶ αὐτὸν Δαόριζοι καὶ Ἀρδιαῖοι καὶ Πληραῖοι, ὧν τοῖς μὲν πλησιάζει νῆσος ἡ μέλαινα Κόρκυρα καλουμένη καὶ πόλις, Κνιδίων κτίσμα, τοῖς δὲ Ἀρδιαίοις ἡ Φάρος, Πάρος λεγομένη πρότερον· Παρίων γάρ ἐστι κτίσμα.

Poi viene il fiume Narona e, attorno ad esso, i Daorizi, gli Ardei e i Plerei, con i membri dei quali intrattiene rapporti un’isola, Korkyra, detta la nera, e una città, fondata dai Cnidi, con li Ardiei invece Pharos, un tempo detta Paros proprio perché è una fondazione dei Parii.

Benché Strabone si limiti a una citazione dell’isola di Kerkyra, con forma in omicron, in un passo meramente descrittivo, forse anche da questo luogo è possibile evincere qualcosa di utile alla ricostruzione del quadro storico della vita dell’isola. Il Radt, che ha curato la più recente edizione del testo straboniano25, traduce questo passo con l’espressione «nahe bei den einen liegt die Schwarzes Korkyra genannte Insel und Stadt…bei den Ardiäern Pharos». Mi chiedo, invece, se il verbo πλησιάζω non sia da intendersi «essere in relazioni con» in una costruzione che spesso si accompagna al dativo26. A mio avviso sottointendendo, nella relativa, un sostantivo del tipo ἄνθρωποι si potrebbe interpretare il testo nel senso che propongo; che possa essere così si può sostenere anche sulla base del δέ successivo con cui Strabone vuole informarci dei rapporti fra le varie popolazioni, facendo operare un chiasmo fra Ardiei e Plerei. Tradurre, col Radt, «nahe bei», «vicino a» non sembra rendere con opportuna efficacia il pronome relativo in caso genitivo né, soprattutto, la particella δὲ. Gli Ardiei erano stanziati nelle immediate vicinanze di Pharos, mentre i Plerei operavano nella zona di Kerkyra, ma anche fino a Epidauro e Risinium, l’attuale Risan. Forse qui Strabone vuole informarci sui rapporti più estesi che riuscì a tendere Kerkyra Melaina, situata decisamente più a Nord delle popolazioni in questione27.

Procedendo in questa rassegna cronologica delle fonti s’inseriscono due autori latini: il primo, Plinio28, in Nat. Hist. 3. 30 scrive:

Ab Issa Corcyra Melaena cognominata cum Cnidiarum oppido distat XXV.

Corcyra, con la città omonima fondata dai Cnidi, dista venticinque miglia da Lissa.

25

S. Radt, Strabons Geographika, Göttingen 2002.

26

Cfr. H. G. Liddell - R. Scott, Greek-English Lexicon, Oxford 1968 s.v. πλεσιάζω, d’ora in poi LS.

27

Cfr. E. Olshausen, s.v. Pleraei, NPW.

28

83 Plinio sostiene che Kerkyra disti venticinque migliaia di passi da Issa e poiché un miglio romano corrisponde a 1.48Km, è da dire che l’autore si avvicina sostanzialmente alla realtà. Le venticinque miglia romane, infatti, corrispondono a trentasette chilometri, vale a dire poco più dei trenta oggi misurabili che separano le coste di Vela Luka, a Kerkyra, da quelle di Rukavac, sull’isola di Issa. Forse un segno della conoscenza di Plinio di questi luoghi o, semplicemente, dell’estrema attenzione posta al dato geografico.

Solo una citazione, invece, dal secondo autore. Nella Cosmografia Pomponio Mela29 si limita ad attestare il nesonimo in un elenco delle isole dalmate.

In Hadria Apsoros, Dyscelados, Absyrtis, Issa, Titana, Hydria, Electrides, Nigra Corcyra, Linguarum, Diomedia, Aestria, Asine atque ut Alexandria<e> ita Brundisio adiacens Pharos.

In Adriatico c’è Apsoros, le Disceladi, le Absirtidi, Issa, Titana, Hydria, le Elettridi, Corcira Nigra, Linguaro, Diomedia, Estria, Asine e Pharos distante da Brindisi come da Alessandria30.

Ritornando a un autore geco, è interessante la testimonianza di Agatemero, autore di età imperiale che nella Υποτύπωσις γεωγραϕίας scrive di come Korkyra, con variante in

omicron, fosse ritenuta una delle isole più importanti, «ἐπισημότερα»31.

Εἰσὶ δὲ καὶ ἐν τῷ Ἀδρίᾳ νῆσοι παρὰ τὴν Ἰλλυρίδα, ὧν ἐπισημότεραι Ἴσση καὶ ἡ Μέλαινα Κόρκυρα καὶ Φάρος καὶ Μελίτη, ὧν ἀγνοῶ τὰς περιμέτρους.

Ci sono, in Adriatico, isole lungo la regione d’Illiria, le più notevoli delle quali sono Issa, Melaina Korkyra, Pharos e Mèlite, delle quali ignoro le dimensioni.

Sempre in lingua greca, ma di età adrianea è invece lo storico Appiano che ci informa del vivo interesse romano sui territori d’area dalmata. Il passo della Storia Romana di nostro interesse32 è inserito nella narrazione delle vicende comunemente note sotto il titolo di Ἰλλυρική, le guerre illiriche che videro impegnata Roma in questo nuovo fronte. Fra gli episodi ascrivibili al periodo 230 a. C. - 228 a. C. figura anche il controllo

29

Mela Chorogr. 2. 114. Per P. Parroni, Pomponii Melae de Chorograhia libri tres, Roma 1984, pp. 21- 22 il testo fu redatto attorno agli anni 43-44 d. C.

30

Titana, Hydria, Linguarum, Estria e Asine sono note solo qui. E’ evidente il fraintendimento di Mela nel dire che la distanza che separa, da Alessandria, il Faro sia la medesima che intercorre fra Pharos e Brindisi. Cfr. Parroni, Pomponii Melae, pp. 366-367.

31

Agath. Geog. Infor. 23 cfr. GGM II p. 484.

32

84 di quella che potrebbe essere l’isola di Kerkyra Melaina, un possedimento che fu ora sotto il dominio di Agrone, re illirio, ora di Demetrio di Pharos, dinasta locale, ora, infine, sotto i Romani.

Ἄγρων ἦν βασιλεὺς Ἰλλυριῶν μέρους ἀμφὶ τὸν κόλπον τῆς θαλάσσης τὸν Ἰόνιον, ὃν δὴ καὶ Πύρρος, ὁ τῆς Ἠπείρου βασιλεύς, κατεῖχε καὶ οἱ τὰ Πύρρου διαδεξάμενοι. Ἄγρων δ’ ἔμπαλιν τῆς τε Ἠπείρου τινὰ καὶ Κέρκυραν ἐπ’ αὐτοῖς καὶ Ἐπίδαμνον καὶ Φάρον καταλαβὼν ἔμφρουρα εἶχεν. […] Δημήτριος δ’, ὁ Φάρου ἡγούμενος Ἄγρωνι (Φάρου τε γὰρ αὐτῆς ἦρχε καὶ ἐπὶ τῇδε Κερκύρας), παρέδωκεν ἄμφω Ῥωμαίοις ἐπιπλέουσιν ἐκ προδοσίας. […] ἡ Ἄγρωνος γυνή πρέσβεις ἐς ‘Ρώμην ἔπεμψε […] οἳ δὲ ἀπεκρίναντο Κέρκυραν μὲν καὶ Φάρον καὶ Ἴσσαν καὶ Ἐπίδαμνον καὶ Ἰλλυριῶν τοὺς Ἀτιντανοὺς ἤδη Ῥωμαίων ὑπηκόους εἶναι […] Ῥωμαῖοι δ’ἐπ’ αὐταῖς Κέρκυραν μὲν καὶ Ἀπολλωνίαν ἀφῆκαν ἐλευθέρας.

Agrone era re di quella parte d’Illiria attorno al golfo del mar Ionio, che tennero Pirro, re dell’Epiro, e i suoi successori. Agrone, dopo aver nuovamente conquistato alcuni territori dell’Epiro e, oltre a questi, Kerkyra33

, Epidamno e Pharos, vi pose una guarnigione.

[…]Demetrio, il governatore di Agrone a Pharos, consegnò per tradimento entrambe le città (reggeva Pharos e oltre a questa Kerkyra), ai Romani invasori per mare.

[…] La vedova di Agrone inviò ambasciatori a Roma […]a loro fu risposto che Kerkyra, Pharos, Issa, Epidamno e gli Illiri Atintani erano già soggetti a Roma. […] in quell’occasione i Romani resero libere Kerkyra e Apollonia.

Risulta tuttavia di maggior interesse la menzione, sempre in Appiano, dell’etnico per gli abitanti di Kerkyra: ἑτέρους δὲ αὐτῶν ἀποστάντας, Μελιτηνοὺς καὶ Κορκυρηνούς, οἳνήσους ᾤκουν, ἀνέστησεν ἄρδην, ὅτι ἐλῄστευον τὴν θάλασσαν · καὶ τοὺς μὲν ἡβῶντας αὐτῶν ἔκτεινε, τοὺς δ’ἄλλους ἀπέδοτο34 . 33

Si noti che Κέρκυρα è lectio sempre attestata in V, il Vaticano greco 141, il codice più antico del testo di Appiano. Altri codici recenziori, come B, il Veneto Marciano 387, e L, il Leidense Vossiano miscell. 7, riportano invece Κόρκυρα. Cfr. P. Viereck - A. G. Roos, Appiani Historia Romana, vol. I, Lipsia 1962, p. 331.

34

85

altri, fra loro, che si erano ribellati, i Meliténi e i Corciréni, che erano isolani, egli (sc. Augusto) distrusse completamente, poiché praticavano la pirateria; mandò a morte quelli che fra loro erano giovani, mentre vendette come schiavi gli altri.

Troviamo, dunque, registrata l’attestazione di Corciréni, ben diverso dal Corcirei, modellato su Κερκυραίος / Κορκυραίος o sul tucidiceo Κορκυραϊκός35 e forse ideato da Appiano proprio per la volontà di non creare confusione nel lettore36.

Anche Claudio Tolomeo riporta il nesonimo di Kerkyra, attestato in variante con

omicron e affiancato dall’appellativo μέλαινα37. Τῇ δὲ Δαλματίᾳ νῆσοι παράκεινται Ἴσσακαὶπόλις μβ γ´ μγ Τραγούριον καὶ πόλις μγ μβ Λ´ δ´ Φαρία καὶ πόλις μγ μβ γ´ Κόρκουρα38 ἡ μέλαινα μδ μα Λ´ δ´ Μελίτη νῆσος μδ ς´ μα γ´

In Dalmazia le isole sono ai gradi: Issa e città 42.3 43. Tragurio e città 43. 42. 45/60

35

Cfr. Thuc. 1. 118. 1. Il termine, al neutro plurale, si riferisce alle vicende di Corcira.

36

E’ da notare che questo lemma non è registrato né in LS né in Chantraine. A. Ercolani - U. Livadiotti,

Appiano. La conquista romana dei Balcani, Lecce 2009, nella nota 105 a p. 98, non danno risalto a questa

variante appianea. Non accetta la forma Corcireni come etnonimo degli isolani di Kerkyra A. Mastrocinque, Da Cnido a Corcira Melaina, Uno studio sulle fondazioni greche in adriatico, Trento 1988, p. 8 nota 3 secondo il quale κορκυρήνους, sarebbe da definirsi una «correzione di Schweighaeuser» modellata sul codice O. Ma, a essere precisi, in I. Schweighaeuser, Appiani Alexandrini Romanarum

Historiarum, I vol., Leipzig 1785, p. 852 nota a linea 37, l’editore scrive «In Graeco terminationem, licet

insolitam, et vocalem ο in prima sillaba h.l. relinquendam, literam ῥ autem inferendam, duxi» intendendo restituire una lezione data dal consensum omniumcodicum e non congetturarne una propria. Mastrocinque sostiene che Corcireni sia da rigettare anche perché il codice C riporta la lectio Corcyreos, ma non dice che C, in quanto traduzione latina del teso di Appiano, non poteva che esprimersi così per indicare gli abitanti di Corcira Nigra, con un lemma naturalmente derivato da Corcyra, il nome latino per l’isola di Kerkyra. Di conseguenza se O riporta Κορκυηνούς e lo Schweighaeuser ha restituito una ῥ sembra più che accettabile accoglierne la proposta perché è più condivisibile accettare l’omissione di una <ρ> nel testo greco che dedurre la forma originaria dalla traduzione latina.

37

Ptol. Geog. 2. 16. 14. Il testo è tratto da C. F. A. Nobbe, Claudii Ptolemaei Geographia, Hildesheim 1966, p. 136.

38

Si presti attenzione al fatto che qui, e solo qui, il nesonimo compare con un dittongo /ou/. Müller,

Claudii Ptolemaei Geographia, Paris 1883 accoglie la lezione Κόρκυρα, senza dittongo, ma, come dice il

Nobbe, «Müller codex U in Bibliotheca Vaticana tunc temporis repperi non potuit» e «huius editio […] in duo maxime vitia incurrit, quod varietas lectionum et annotatio in magnam congeriem confusae sunt textu». Mi è sembrato più opportuno accogliere la lezione del Nobbe.

86 Pharia e città 43. 42. 3

Korkyra la nera 44. 41. 45/60 L’isola di Mèleda 44.6 41. 3

Più tecnico il linguaggio di Elio Erodiano in Prosodia Catholica, pagina 261, linea 30, un passo che ci informa sull’ambiguità della pronuncia del nesonimo e che venne ripreso anche da Eustazio di Tessalonica39:

Σισύρα· εἰ δὲ βραχύ προπαροξύνεται, Κέρκυρα νῆσος. ἀμφιβόλως ἔχει ἡ τῆς νήσου γραφή. λέγεται γὰρ καὶ διὰ τοῦ ο Κόρκυρα, ἑτέρα δὲ Κέρκυρα ἐντὸς τοῦ Ἰονίου διὰ τοῦ ο μάλιστα λεγομένη Κόρκυρα ἡ καὶ Μέλαινα καλουμένη.

/sis:yra/: se è breve l’accento cade sulla terzultima come in /k:εrkyra/ l’isola. La grafia dell’isola (del nesonimo) è in dubbio. Si dice, infatti, anche Korkyra con la “o”, un’altra Kerkyra, dentro/al di qua dello Ionio, è spesso detta, con la “o”, Korkyra, chiamata anche Melaina.

Interessante notare come il passo di Erodiano/Eustazio ribalti completamente ciò che si potrebbe dire della grafia differente fra Kerkyra e la più nota Corcira. Qui il grammatico, ben sapendo e confermandoci che l’antica forma del nome di

Documenti correlati