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FONTI D’ARCHIVIO E DOCUMENTARIE TRA SLOVENIA, EGITTO E ITALIA

La ricerca affrontata direttamente sul materiale storico depositato negli archivi, pubblici come pure privati, nella consul-tazione certosina dei documenti originali, conduce spesso a nuove scoperte riguardo la tematica affrontata, che in questo caso riguarda la vita e l’attività professionale di Antonio Lasciac.

Com’è noto, quasi nulla è rimasto dei documenti che avevano costituito il suo archivio privato, a eccezione del fondo di Parigi custodito presso l’archivio privato di Mercedes Volait e considerato nell’ap-posito capitolo 1.3 di questo testo.

Sono comunque emersi alcuni docu-menti inediti in Italia. Ne è un esempio la tavola originale del Piano regolatore di La-sciac per Gorizia presso l’Archivio Storico della Provincia di Gorizia, che assieme ad alcune bozze di edifici possibili, conserva-te presso il medesimo archivio, hanno per-messo una radicale rilettura del progetto urbanistico.

Altrettanto interessante è una lettera di Lasciac alle Assicurazioni Generali di Trie-ste, contenuta nell’archivio della Società medesima.

Essa permette di comprendere il parti-colare coinvolgimento dei progettisti che operavano per la Società, che non si limi-tava alla mera redazione del progetto degli immobili d’investimento che le Generali costruivano nelle maggiori città non solo europee, solitamente con il contributo dei

migliori professionisti che operavano sul luogo. Ad Alessandria d’Egitto, custodi-ti nell’archivio dell’organizzazione non governativa Centre d’Études Alexandri-nes (CEAlex), sono raccolti moltissimi documenti riguardanti lo sviluppo urbano e architettonico della città di Alessandria, piante e mappe catastali che testimoniano l’opera dell’architetto goriziano in quella città, nonché una raccolta di pubblicazioni di varie epoche, tra le quali guide cittadine e telefoniche, dalle quali è stato possibile rintracciare gli indirizzi presso i quali, nel tempo, Lasciac ebbe a risiedere od operare in terra d’Egitto.

In Slovenia è stata rinvenuta presso l’ar-chivio del Museo di Architettura e Design di Lubiana, una interessante corrisponden-] D GHOOD GLWWD LQWHUSHOODWD GD -Rå H 3OHčnik per la fornitura del materiale lapideo ne-cessario alla costruzione della Biblioteca Nazionale Universitaria di Lubiana, l’Indu-stria Pietre e Marmi di Antonio Radovich ad Aurisina nei pressi di Trieste.

Presso la stessa ditta anche Lasciac si ri-forniva per i suoi immobili egiziani, e dal-la lettura deldal-la corrispondenza è possibile comprendere il particolare clima anche culturalmente collaborativo tra progettisti e fornitori e gli incontri proficui che spesso avvenivano tra i primi, negli stabilimenti dei secondi.

SLOVENIA

Antonio Radovich (1896-1958), dopo il conseguimento della laurea in architettura a Venezia, pur senza abbandonare completa-mente l’attività progettuale, si assunse la re-sponsabilità della ditta di famiglia fondata dal nonno Leopoldo1 nel paese di Duino, che durante l’amministrazione austriaca faceva parte della Contea di Gorizia e Gradisca com-presa nel Litorale austriaco, Österreichisches Küstenland. Dopo l’annessione dei territori al Regno d’Italia nel 1919, Duino appartenne alla Provincia di Gorizia fi no al 1923, quando questa venne soppressa e divisa tra le provin-cie di Udine e Trieste per essere quindi ricosti-tuita nel 1928, senza però il comune di Duino che rimase assegnato a Trieste.

Duino era un centro importante per l’estra-zione della pietra d’Aurisina, un conglomerato

caratterizzato dalla grana fi nissima, dall’alta resistenza all’usura, di particolare compattez-za e luminosità, capace di straordinaria inal-terabilità rispetto il logorio del tempo. Tali caratteristiche sono attestate dai marmi estrat-ti dalle cave di Duino ancora all’epoca della Roma imperiale e utilizzati diffusamente per la costruzione della città di Aquileia dal I al V secolo d.c. Le cave furono poi abbandona-te e rispristinaabbandona-te dal governo austro-ungarico solo nel 1845, per la realizzazione di impor-tanti opere pubbliche, non ultima la linea della Ferrovia Meridionale, che con numerosi ponti e viadotti venne inaugurata nel 1860 per colle-gare Trieste con Vienna.

L’industria Pietre e Marmi di Antonio Ra-dovich, divenne ben presto rinomata per la particolare capacità nell’esecuzione dei ma-nufatti lapidei utilizzati dai maggiori archi-tetti dell’epoca e impiegati a Trieste come a Vienna, Budapest, Praga, Monaco e Lubiana. Erano utilizzati in grande quantità e spesso nella variante “fi orita” anche da Antonio La-sciac nelle sue opere in Egitto, come testi-monia la presenza della pietra di Aurisina, spesso nella variante proveniente dalla vici-na Cava di Repen sull’altipiano carsico nella zona di Monrupino, per la realizzazione di conci prefabbricati inviati via nave, di scale, terrazze, barbacani, poggioli e altri elementi decorativi (fi gg. 2, 3 e 4), che si voleva duras-sero a lungo nel tempo.

3. Palazzo Said Halim, scalini in Aurisina ad incastro. 4. Società Immobiliare Anonima d’Egitto, balconcino prefabbricato in pietra d’Aurisina.

Gli elementi prefabbricati, non solo da Radovich ma anche dalle tante altre industrie presenti nella zona, raggiungevano l’Europa o via terra tramite le linee ferroviarie, o via mare, imbarcati sulle navi mercantili, o - come nel caso della Cava Romana - direttamente dal molo di Sistiana, demolito attorno il 1991 per la realizzazione del villaggio turistico di Portopiccolo, oppure dal porto di Trieste, per raggiungere non solo le città costiere del Me-diterraneo ma anche oltreoceano all’Avana, nell’isola di Cuba dove, nella costruzione de-gli edifi ci a cavallo tra Otto e Novecento, de-gli scalini di pietra d’Aurisina costituiscono una variante meno pregiata rispetto al più nobile e bianco marmo di Carrara.

A una richiesta di fornitura di materiale lapideo dell’architetto Plečnik, per la realiz-zazione della Biblioteca Nazionale Universi-taria di Lubiana, alla quale stava attendendo (fi g. 5), Antonio Radovich rispose con una let-tera del 7 novembre 1936 nella quale (fi g. 6)2

illustrava la diffi coltà della esportazione delle merci verso il Regno di Jugoslavia, dovuta a motivazioni valutarie e doganali.

Nell’interessante premessa descriveva il clima collaborativo tra i fornitori e gli ar-chitetti e di questi tra loro, rimarcando come l’architetto Lasciac, di passaggio presso lo stabilimento di Aurisina, assieme ad altri avesse potuto visionare e apprezzare alcuni dei suoi progetti:

Molto stimato sig. professore!

La ringrazio infi nitamente per avermi mandato i Suoi lavori. Li ho ricevuti in ritardo per compren-sibili motivi.

I progetti sono molto interessanti e richiedono più giorni di studio e coinvolgimento.

Sono piaciuti anche ai miei amici che ne hanno di-scusso, e tra loro anche l’arch. Lasciac che nell’oc-casione era mio ospite, prima del ritorno in Egitto. Ho letto che il progetto della Biblioteca Universita-ria è stato da Lei modifi cato. Perché? È interessante la suddivisione dei locali in pianta, le facciate sono severe, semplici e monumentali così che, è defi ni-to immediatamente il senso dell’edifi cio. Anche se i progetti della chiesa non sono in grado di capi-re perché sono in un altro milieu, risulta evidente come il Suo lavoro sia logico e fondato, sia nell’in-sieme che nei dettagli e come si adatti al luogo. Ciò desta rispetto per il maestro e insegna a parlare con l’architettura. Ciò da noi non c’è perché ci ser-viamo dell’abc, che non si distacca dalla tradizione, che è celebre ma troppo ortodossa. Nei suoi proget-ti l’architettura è subordinazione degli elemenproget-ti, e

8. Antonio Lasciac, villa per Pascià Yeghen al Cairo, 1927. serve allo scopo, laddove da noi il più delle volte lo scopo è legato alla tradizione. Così la vostra scuola offre qualcosa di innovativo ed ha più successo. Così mi sono permesso nell’occasione di dire ai lubianesi che non sanno ciò che hanno a Lubiana nella Sua persona, e mi posso permettere di ricono-scere che io so apprezzarVi e stimarVi molto me-glio di altri.

Come va con la pietra? È diventata una fac-cenda molto ingarbugliata! Se qualcosa non si allenta non se ne farà nulla. Il problema è stato causato sia dalla dogana che dalla

valu-ta. Con la dogana ho chiarito ed è possibile spostare. Ma oltre non è possibile. A Voi de-cidere il valore per tutti i diversi lavori e così dovrebbe ricalcolare nuovamente per ogni progetto singolarmente. Per questo la cosa migliore è che Vi preghi che gentilmente mi mandi il progetto e le domande e Le manderei così i prezzi singolarmente e studierei cosa e come converrebbe.

Altro intoppo è la valuta. Anche qui aspettavo che il dinaro prendesse un po’ di valore e pro-prio oggi ho sentito che anche i nostri com-mercianti ed industriali forzano su ciò perché sono impossibilitati ad esportare e che la va-luta non corrisponde al giusto valore del di-naro. Questa instabilità ed attesa è di ostacolo perché nessuno può decidersi dal momento che giorno per giorno cambia.

Poiché il contratto commerciale è stato chiuso ed i trasporti migliorati, anche la nostra nazio-ne ha interesse ad una stabilizzazionazio-ne e con ciò abbiamo la speranza di una buona conclusione. Sarei molto contento di collaborare con il mio lavoro ai Vostri progetti perché sarebbe per me soddisfazione ed onore.

9. Lettera di Lasciac a Gustavo Giovannoni, 17 luglio 1943. Con grande soddisfazione constato che anche Voi, signor professore, volentieri mi verrebbe incontro perché possa lavorare e la ringrazio di cuore. Aspetto le Sue stimate domande e con espressione di “udanosti” e rispetto porgo cordiali saluti. Va comunque ricordato, che Antonio La-sciac non utilizzava esclusivamente la pietra d’Aurisina, rivolgendosi spesso anche ad altri produttori, come l’Industria dei Marmi Vicen-tini dello stabilimento di Chiampo in provincia di Vicenza, che in un suo catalogo3 pubblicato attorno il 1930 ma senza data (fi g. 7)4, esibi-va anche due immagini della villa ultimata nel 1927 per Adly Pascià Yeghen (fi g. 8) nel quar-tiere di Garden City al Cairo da Antonio La-sciac, che aveva fornito per la pubblicazione le fotografi e scattate dal suo fotografo di fi ducia Aristide Del Vecchio e inserite identiche in un suo album fotografi co5.

L’architetto Radovich è menzionato da La-sciac in una corrispondenza del 17 luglio 1943 a un anziano Gustavo Giovannoni (1873-1947),

che aveva conosciuto e frequentato a Roma du-rante il periodo trascorso in quella città tra il 1888 e il 1895, nella quale traspare la confi denza tra i due ma anche una certa stanchezza da parte di La-sciac (fi g. 9):

Carissimo Amico Giovannoni,

Le invio una letterina di Monsignore Rev. Don G. Kren del Capitolo di Gorizia che le scrisse dopo la lettura dell’articolo della P. G. sulle nuove chiese del-la periferia di Roma.

Da Aurisina mi scrive l’architetto A. Radovich a pro-posito di un pilastro da me progettato per la chiesa del S. Cuore di Gorizia.

Non tocchiamo la questione dei prezzi di oggi, che forse si potrebbe sormontare, ma il fatto, che Voi nella Vs. carriera laboriosa avete mai incontrato, vi sembrerà quasi incredibile, che a me ora si presenta. Incomincio per dirvi che l’arte del novecento col suo lungo durare ha guastato i bravi operai del nostro tempo e se qualcuno esistesse ancora risulterebbe artefi ce indisciplinato privo di regole e metodi. Molto è stato scritto e discusso in merito senza risul-tati benefi ci.

Il novecentista arch. Ponti (forse ispirato dalle ma-estranze e dagli esecutori) ora plaude alla creazione di buone e nuove scuole d’arte; che poi praticamente non raggiungono lo scopo perché l’ambiente è già troppo viziato. Gli apprendisti trascurano di eserci-tarsi col lavoro nelle sane cognizioni dell’arte vera e si rifi utano di eseguire un interessante oggetto deco-rativo e persino di cornici più o meno ordinate. Mi domando io; come la fi niremo, come si restau-rerà i nostri monumenti deturpati o distrutti dai bar-bari Anglo-americani.

Gradisca Caro Amico i sensi della mia cordiale ami-cizia, mi saluti gli amici buoni e mi creda suo aff.mo Ant. Lasciac

A Giovannoni scriverà successivamen-te il 6 febbraio del 1947 anche la moglie di Lasciac, Maria, in occasione della scomparsa del consorte avvenuta il 27 dicembre del 1946 (fi g. 10)6:

Egregio Signor Giovannoni,

Ho ricevuto la sua gentile lettera e la ringra-zio tanto per la parteciparingra-zione che prende al mio dolore. Sono stata molto commossa per il suo gentile pensiero di volere fare una com-memorazione all’accademia [Accademia di San Luca] per il mio marito e mi affretto a darvi i dati voluti:

10. Lettera di Maria Lasciac a Giovannoni, 6 febbraio 1947.

11. Alessandria, zona centrale, Marchettini, 1887.

Arrivato in Egitto nel 1882.

Dopo aver lavorato per diversi anni in Ales-sandria è stato nominato architetto in capo dei Palazzi

Khediviali.-Ha rimodernato il Palazzo Reale di Abdin in Cairo, Ras El Tin e Montazah in Alessandria.-Fu l’architetto dei Principi Mohamed Ali tutt’ora principe ereditario, Youssef Kamal, Kamal El Din ecc….

Fece per la Khediva madre suo Palazzo a Co-

stantinopoli.-La Banca Misr, un capolavoro in stile arabesco Il Palazzo Zafaaran, palazzo dove il Governo Egiziano riceve tutte le delegazioni stranie-

re.-Il Palazzo delle Assicurazioni Generali. In Italia fece a Peruggia la villa del conte Bar-

biellini.-Ringraziandola di nuovo tanto, rimango Egre-gio Signore sua obbligatissima.

12. Mappa di Alessandria, Goud, 1905, foglio 31. 13. Mappa di Alessandria, Goud, 1905, foglio 32. 14. Mappa di Alessandria, Goud, 1905, foglio 33. EGITTO

Creato nel 1990 da Jean-Yves Empereur, direttore di ricerca al Centre national de la re-cherche scientifi que (CNRS) di Parigi, il Cen-tre d’Études Alexandrines (CEAlex) si occupa di ricerca riguardante l’archeologia e la storia di Alessandria d’Egitto. Nei suoi archivi sono conservati molti documenti del primo periodo egiziano di Lasciac, tra i quali una mappa del centro della città corrispondente al quartiere di Chérif Pacha, suddiviso in quattro quadranti, Planche B1, Marchettini 1887 (fi g. 11), nei quali gli edifi ci sono identifi cati attraverso una numerazione a cui fa riferimento l’allegato elenco dei proprietari. Sono così facilmente identifi cabili tre degli immobili costruiti per la Société Anonyme des Immeubles en Égypte, (quadrante sud-ovest, nn. 22, 22 bis e 23), la palazzina Jacque et David Aghion (nord-est n. 19), lo scomparso edifi cio da appartamenti dei S. Karam Frères (nord-ovest n. 5), mentre non appaiono, perché esterni ai limiti della mappa, il blocco commerciale del Passaggio Menasce e il palazzo Primi sulla Place de Consuls, la

villa Laurens, l’edifi cio per la Comunità isra-elitica alessandrina sulla rue Nabi Daniel, la stazione della ferrovia per Ramleh e la stazio-ne della listazio-nea ferroviaria per il Cairo, costruita successivamente alla redazione della mappa.

16. Galleria Menasce, pianta del secondo piano.

17. Mappa catastale n. 713, Galleria Menasce. 18. Mappa catastale n. 712, Palazzo Primi.

20. Mappa catastale n. 644, Edifi ci Comunità ebraica.

21. Mappa catastale n. 649, Palazzina Aghion.

Tali edifi ci sono invece presenti, a esclu-sione della villa Laurens e della stazione per il Cairo ancora esterne al perimetro, nei tre fogli della mappa Goud del 1905 (fi gg. 12, 13 e 14), che bene identifi ca la struttura della Place Mohamed Aly (or Place des Consuls), con il sistema degli Okelle, termine usato ad Alessandria per identifi care gli immobili a carattere misto, commerciale e abitativo, simili ai fondachi veneziani del XIII seco-lo o agli ancora più antichi caravanserragli orientali, wikala.

L’uso era, e parzialmente lo è ancora, d’ospitalità con appartamenti e alberghi nei piani superiori, mentre il piano terreno era adibito al commercio, usualmente lungo il percorso dei passaggi pubblici a cielo aper-to che intersecavano l’immobile secondo uno schema a croce, coperti parzialmente da volte dove veniva effettuata la vendita all’ingrosso delle merci, mentre per quella al dettaglio venivano utilizzati i negozi sulla

strada, dove potevano trovarsi anche caffè e uffi ci postali. Due tra le più importanti di queste strutture sulla piazza Mohamed Ali, oggi Midan Tahrir, sono l’edifi cio Primi e la galleria Menasce, ambedue costruiti da Lasciac ai due lati del Palazzo dei Tribunali Misti (fi g. 15, pianta).

La “Brimi okella”, come è nominato il palazzo Primi nella mappa del 1905, è stato demolita e ricostruita una cinquantina d’an-ni fa. Invece si conserva abbastanza bene la “Galleria Behor Menasce”, (behor in lingua ebraica signifi ca “il primogenito”), costruita tra il 1883 e il 1885 proprio di fronte alla statua equestre di Mohamed Ali scampa-ta pochi anni prima dal bombardamento di Alessandria. La Galleria non presenta trop-pe differenze ristrop-petto alle planimetrie depo-sitate al CEAlex (fi g. 16), dove sono pure custodite le planimetrie catastali, risalenti al 1935, di gran parte degli edifi ci alessandrini di Lasciac, oltre la Galleria Menasce (fi g. 17)

23. Mappa catastale n. 182, Villa principessa Fatima al-Zahra. 22. Mappa catastale n. 148, Villa Laurens.

24. Mappa catastale n. 617, Stazione ferroviaria di Alessandria.

25. Indicateur Égyptien Administratif et Commer-cial, 1897.

e l’okelle Primi del 1887 (fi g. 18), gli immo-bili per la Société Anonyme des Immeubles en Égypte costruiti tra il 1883 e il 1885 (fi g. 19), l’edifi cio per la Comunità israelitica del 1885 (fi g. 20), la Palazzina Aghion del 1887 (fi g. 21), la villa Laurens dello stesso anno (fi g. 22), la villa per la principessa Fatima al-Zahra costruita tra il 1919 e il 1923 (fi g 23) e la stazione della ferrovia per il Cairo, ultimata del 1925 (fi g. 24).

Nella Biblioteca dei libri rari del CEAlex, sono stati poi rinvenuti alcuni annuari i quali, come il citato Almanacco per la città di Go-rizia, oltre a comprendere gli elenchi di uffi ci pubblici, del personale, comprendeva anche quelli relativi a personaggi di rilievo, tra i quali Antonio Lasciac per la sua attività di architetto. La più antica di queste pubblicazioni è quella dell’Indicateur Égyptien Administratif et Commercial en usage près les Ministères, les Tribunaux, les Administrations de l’État, les Banques, etc., etc. (fi g. 25), relativa

l’an-26. The Egyptian Directory, 1908

27. Cartolina pasquale inviata a Maria Lasciac..

28. Mittente Dolfo Carrara, Gorizia, senza data.

no 1897, dal quale risulta che già pochi anni dopo il suo arrivo in Egitto, Lasciac si era stabilito al Cairo. Le altre consisto-no nel The Egyptian Directory, l’Annuaire Égyptien du Commerce de l’Industrie, l’Ad-ministration et la Magistrature de l’Égypte et du Soudan (fig. 26) e riguardano gli anni 1908, 1913 e 1941.

L’edizione del 1908 non riporta la resi-denza di Lasciac ma solamente la sua quali-fi ca (architecte) e il suo numero di telefono (V.653), nemmeno nell’elenco specifi cata-mente dedicato agli architetti operanti al Cai-ro, dove è citato col solo cognome e nome mentre nella stessa pagina, a fi anco del nomi-nativo dell’architetto Skynder, A.H, che nel 1899 ne aveva sposato al Cairo la fi glia Plau-tilla, è presente l’indirizzo: Careh Chérifein. Nell’edizione del 1913, nella parte riguar-dante la Maison Civile de S. A. Le Khedivè, appare la dicitura: Architecte en chef, Palais Khédiviaux: Antoine Lasciac bey.

29. Cartolina inviata ad Antonio Lasciac.

31. Frontespizio dell’album donato al Principe Tewfi k, 1932 circa. Altri indirizzi di Lasciac al Cairo, erano

già noti grazie a un fondo di ventuno carto-line spedite a lui e alla sua famiglia (figg. 27 e 28) e recuperate fortunosamente sul mercato antiquario7, alcune delle quali però non riportano l’indirizzo a testimonianza della notorietà raggiunta dall’architetto go-riziano (figg. 29 e 30).

Dalle cartoline e dagli annuari alessan-drini, che però riportano i dati raccolti l’an-no precedente alla stampa, di Lasciac sol’an-no riscontrabili i seguenti indirizzi al Cairo:

1896: square Halim, r. Boulaq (atelier); 1907: Cairo, senza indirizzo;

1910: Palazzo Djelal Teufi chieh; 1912: Ch. Elfy bey 3, derrière le Cinéma Cosmographe;

1934-1936: rue des Bains, 3;

1940: Opera House Pension, 2, midan Ibrahim-pacha;

s.d.: Boustan el Dekka, 11.

Uno dei più importanti tra gli archivi egi-ziani, è rappresentato dall’ Institut d’Égypte, fondato al Cairo da Napoleone Bonaparte nel 1798, il quale trovandosi in posizione antistan-te rispetto al palazzo del Senato egiziano, fu purtroppo dato alle fi amme il 17 dicembre del 2011 nel corso delle manifestazioni connesse con la “Primavera araba” d’Egitto.Tra gli oltre duecentomila testi antichi e le migliaia di do-cumenti custoditi al suo interno, molti dei qua-li riguardanti le ricerche effettuate dai Savants francesi durante la Campagna d’Egitto, vi era un album fotografi co senza data, realizzato da Lasciac per essere donato al Principe ereditario

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