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Fonti del Martirio di s Bartolomeo apostolo

La fonte principale di questo Martirio di s. Bartolomeo è rappre- sentata, come abbiamo detto, dall’Omeliario armeno. Che cosa sia taleOmeliario e con quale criterio sia stato redatto, l’illustre Aucher lo spiega espressamente nella sua opera sulle vite e i martirî dei Santi nel tomo XI, parte 2, p. 69, con queste parole: “ ‘La memoria dei giusti rappresenterà una benedizione per l’eternità’.10 Tale memoria per la chiesa degli Armeni è stata conservata da un uomo illustre, s. Gregorio Magno Vgajaser (martirofilo), catholicos degli Armeni,11 chia- mato un tempo “nobile Vahram”, figlio del sapiente, forte e pio uomo Gregorio Machistruoso, nel secolo undecimo d. C. Questi con inde- fessa attività ha raccolto, principalmente da selezionati manoscritti greci, le antiche autentiche vite dei santi martiri che a noi mancavano e, insieme ad altre orazioni panegiriche di santi e di feste del nostro Signore che ancora non erano state tradotte dai nostri santi interpreti, le ha volte in modo chiaro e fedele in lingua armena, e tutti questi scritti, raccolti in un grande volume, sono stati poi chiamati

Omeliario”.

Da tale genesi dell’Omeliario armeno consegue che l’età nella quale sono state compilate le vite dei Santi ivi contenute non può essere determinata nel complesso, ma dev’essere stabilita caso per caso sulla base di criteri interni. Il Martirio di s. Bartolomeo di cui trattiamo è annoverato dall’Aucher tra i più antichi documenti letterari armeni, ed egli alla fine di questo martirio aggiunge queste parole: “A 10 La citazione iniziale dell’Aucher fonde Vulg. Ps. 111 7: “In memoria aeterna erit

iustus”, con Vulg. Prov. 10 7: “Memoria iusti cum laudibus”, in cui ‘cum laudibus’ è sostituito da ‘in benedictione’, traduzione abbastanza fedele dell’ebraico ה ָכ ָר ְב ִל come anche Aquila aveva corretto con εἰς εὐλογίαν la versione dei Settanta interpreti μετ᾿ἐγκωμίων; vd. F. FiELD, Origenis Hexaplorum quae supersunt, Oxford 1867-75, II p.

329; così anche P. W. VAN DER HORST, Ancient Jewish epitaphs: an introductory survey

of a millennium of Jewish funerary epigraphy (300 BCE-700 CE), Kampen 1996, pp. 37- 38 (Contributions to Biblical Exegesis and Theology, 2).

11Nato verso il 1025, figlio di Gregorio Magistro Pahlavuni, ricoprì tale peculiare

patriarcato degli Armeni dal 1065 al 1105. Vd. A. KAPOIAN-KOUYMJIAN, Le Catholicos

Grégoire II le Martyrophile (Vkayaser) et ses pérégrinations, in Bazmavep, 132 (1974), pp. 306-25.

questo punto termina l’antica narrazione del nostro Omeliario che, se non dallo stesso Mosè di Corene, certo sembra redatta da uno dei santi Interpreti, un uomo esperto delle lettere antiche, che ha composto la sua storia in parte da versioni dal greco, in parte fors’anche su fonti siriache, in parte con l’integrazione di tradizioni fededegne della terra di Armenia”.12

Dieci codici manoscritti dell’Omeliario armeno sono conservati nella Biblioteca dei Padri Mechitaristi sull’isola di San Lazzaro. Il

Martirio di s. Bartolomeo, come precisa l’Aucher nell’esordio dell’edi-

zione di questo, è tratto dal secondo omeliario manoscritto, pp. 135- 147, che il medesimo scrittore nelle Vite dei santi XI, p. 2, p. 71, descrive in questo modo: “Il secondo omeliario è un manoscritto di grande formato in scrittura antica a lettere grandi, quasi maiuscole, che in età successiva altri scribi hanno in parte modificato, per il resto è una scrittura pura del secolo XI o XII. Gli scribi erano: Sergio, Hairuc, Stefano e altri”.

L’altra fonte da cui l’Aucher, come egli stesso dichiara, trasse le sue aggiunte fu M o s è C o r e n e n s e , storico armeno celeberrimo († 489), la cui epistola ad Isaac di Arzerun, allegata all’Aucher, nella storia della letteratura armena di Sukias Somal è recensita fra le opere autentiche di Mosè Corenense ed è detta “piena di storiche cognizioni”.13

Presso i S i r i si ritrova una testimonianza antichissima riguardo a s. Bartolomeo nel commentarius di s. Efrem in Evangelium

concordanspubblicato da poco presso i Mechitaristi di Venezia, alla

fine del quale si riferisce sui luoghi di predicazione di ciascun apostolo.14 Un’altra testimonianza dei Siri si ritrova all’interno del 12 Per l’era dei santi interpreti, che a partire dal IV secolo attesero a dotare

l’Armenia dei Sacri testi e di una biblioteca teologica di base, vd. G. R. CASTELLINO,

Letterature cuneiformi e cristiane orientali, in Storie delle letterature d’Oriente diretta da O. BOTTO, Milano 1969, 4 voll., vol. I pp. 432-3, nonché P. SUKIAS SOMAL (SOMALIAN),

Quadro della storia letteraria di Armenia, Venezia 1829, pp. 20-23.

13 P. SUKIAS SOMAL, Quadro, cit., p. 27. L’epistola in questione è stata

modernamente datata al sec. XI, risultando così nettamente più tarda dell’opera storica tramandata sotto il nome del Corenense, anche ad accettare la datazione più bassa di quest’ultima. Vd. p. 33 n. 85.

14Evangelii concordantis expositio facta a Sancto Ephraemo [...] edidit Georgius

Moesinger, cit., pp. 286-7 (in calce all’ultimo capitolo, intitolato “preces”): trattasi di traduzione condotta sulla versione armena, l’unica nota ai tempi del Mösinger, per la quale è oggi disponibile una moderna edizione critica: S. Ephrem, Commentaire de l’Évangile

codice siriaco 101 della Biblioteca Barbarini, vergato nell’anno 1192, in cui, dopo estratti dalle opere di Giacomo di Edessa e di Epifanio sulla vita e sulla morte dei Profeti, degli Apostoli e dei Discepoli del Signore, sono state tramandate alla memoria alcune poche informazioni ulteriori.15 In aggiunta Assemani, in Bibl. Or. t. III, p. V, mette in luce testimonianze dei Siri riguardo a s. Bartolomeo estraen- dole da Elia, vescovo di Damasco († 900 ca.), da Mares, figlio di

concordant, version arménienne, ed. L. Leloir, Louvain 1953-54, 2 voll. (Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium, 137, 145; Scriptores Armeniaci, 1-2). Per l’originale siriaco, scoperto verso la metà del sec. XX, si consulta attualmente: S. Ephrem, Commentaire de l’Évangile concordant, texte Syriaque, ed. L. Leloir, Louvain 1990 (Chester Beatty Monographs, 8).

15 Il Mösinger vi alluderà ancora alle pp. 18 e 79 della presente versione, senza

indicare bibliografia. Si tratta evidentemente di un inedito da lui reperito durante gli anni delle ricerche di codici siriaci a Roma, che non era stato pubblicato nel vol. I dei Monumenta Syriaca ex Romanis codicibus collecta (datato 1869). Non avrebbe dato posto ad esso nemmeno nel vol. II – curato da lui solo negli anni in cui viene a cadere la compilazione della presente Vita et martyrium s. Bartholomaei apostoli –, che sarebbe stato pubblicato postumo nel 1878. D’altronde G. Bickell, subentrato a licenziare tale volume, testimoniò l’esistenza fra le carte del Mösinger di molte altre trascrizioni, in merito alle quali sperava che sarebbero state almeno parzialmente pubblicate (“In schedis Georgii Moesinger multa adhuc exstant apographa Syriaca in edita [sic], quorum potissima saltem luci publicae donatum iri spero”, vd. Monumenta Syriaca [...], cit., vol. II p. VIII). Pur coadiuvati da autorevoli esperti, non siamo riusciti a ritrovare il manoscritto nella Biblioteca Apostolica Vaticana, all’interno dei fondi suscettibili di contenerlo.

I trattati e gli opuscoli De prophetarum vita et obitu, in due recensioni (Prophetarum vitae fabulosae, indices apostolorum discipulorumque Domini, Dorotheo, Epiphanio, Hippolyto aliisque vindicata, [...] ed. [...] rec. Th. Schermann, Lipsiae 1907, pp. 4-25 e 55-67), Index apostolorum (Prophetarum vitae [...], cit., pp. 107-17), Index discipulorum (Prophetarum vitae [...], cit., pp. 118-26) e Nomina apostolorum (TH.

SCHERMANN, Propheten und Apostellegenden, Leipzig 1907, p. 232 [Texte und

Untersuchungen 31.3]) non sono più attribuiti a Epifanio e vengono oggi studiati come elementi, e relativi annessi, di un corpus anonimo di Vitae prophetarum. Vd. M. DE

JONGE, Pseudepigrapha of the Old Testament as part of Christian literature: the case of

the Testaments of the Twelve Patriarchs and the Greek Life of Adam and Eve, Leiden 2003, pp. 43-48. Sulle versioni siriache dello pseudo-Epifanio vd. A. M. SCHWEMER,

Studien zu den frühjüdischen Prophetenlegenden. Vitae prophetarum I: Die Viten der großen Propheten Jesaja, Jeremia, Ezechiel und Daniel. Einleitung, Übersetzung und Kommentar; Vitae Prophetarum II: Die Viten der kleinen Propheten und der Propheten aus den Geschichtsbüchern. Übersetzung und Kommentar, Tübingen 1995-96 (2 voll.), I pp. 19-20 (Texten und Studien zum antiken Judentum, 49-50).

Salomone († 1135), da Ebedjesu († 1318) e da Amr († 1340).16 Altre fonti sulla vita e sul martirio di s. Bartolomeo reperibili presso i Greci e i Latini sono indicate e descritte negli Acta San- ctorum del Bolland17 e nelle annotazioni dell’Aucher.

16J. S. ASSEMANUS, Bibliotheca Orientalis [...], cit., III 2 pp. IV-V.

17 Vd. Acta Sanctorum Augusti [...], cit., t. V, in particolare le pp. 7-54. Tali fonti vi

sono descritte secondo diverse modalità: ora vengono citate, ora trascritte per porzioni più o meno ampie, mentre i testi greci vi compaiono per lo più in traduzione latina.

Asia minor sotto i Romani.

Da Atlas of the geography and history of the ancient world, ed. [...] by J. K. LORD, Boston 1902, p. 5.

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