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FORMA STATICA RIDUCIBILE

Nel documento Chirurgia della Mano (pagine 41-46)

REVISIONE CRITICA DELLE VARIE POSSIBILITÀ DI TRATTAMENTO DELLE LESIONI DEL LEGAMENTO

FORMA STATICA RIDUCIBILE

Una dissociazione SL è chiamata statica riducibile quando: 1) la lesione legamentosa è degenerativa e non riparabile; 2) gli stabilizzatori secondari sono

Figura 8. Disegno della tecnica di capsulodesi

vola-re. Un lembo del legamento radio-lunato-lungo (ra-dio-luno-piramidale) viene sezionato a base distale e ruotato e fissato con un’ancora di sutura sulla parte prossimale dello scafoide.

Figura 9. Disegno di innesto osso-legamento-osso

in sede fissato con due ancore di sutura e blocco tem-poraneo delle ossa carpali con due fili K.

A

C B

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Revisione critica delle varie possibilità di trattamento delle lesioni del legamento scafolunato

Figura 10. Tecnica chirurgica di innesto osso-legamento-osso. A)

dis-sociazione SL con distacco osteo-legamentoso del legamento omonimo dallo scafoide; B) blocco temporaneo delle ossa carpali con due fili di K dopo riduzione della DISI; C) allestimento dei due alloggi ossei in sede di inserzione del leg SL; D) ricerca dell’articolazione 3aCMC con ago; E) prelievo osso-legamento-osso e controllo con sede ricevente; F) alloggio delle ancore di sutura nelle sedi apposite; G) passaggio dei fili di sutura nelle porzioni ossee dell’innesto osso-legamento-osso; H) applicazione dell’innesto in sede e sutura; I) sutura capsulare con ac-corpamento delle sede innestata mediante passaggio dei fili di sutura nella capsula; L) risultato funzionale al controllo clinico finale: ottima flesso-estensione del polso con minima perdita del ROM.

insufficienti, con una conseguente instabilità statica dorsale del segmento intercalato (DISI); 3) la sublus-sazione è riducibile; 4) non vi sono alterazioni de-generative articolari. Questi pazienti possono essere

trattati con ricostruzione dello SL con innesto tendi-neo (3,28-33) e/o tecnica RASL (34-37) (riduzione-associazione dell’articolazione SL) o con tenodesi dinamica (38-40). D G L E F H I

RICOSTRUZIONE CON INNESTO TENDINEO

L’uso degli innesti tendinei per ricostruire il lega-mento SL si è notevolmente evoluto dalla sua de-scrizione iniziale fatta da Dobyns et al. (5) nel 1975. Brunelli e Brunelli 828.29) descrivono una tenodesi usando un lembo di flessore radiale del carpo (FRC) con risultati incoraggianti. Molti di questi pazienti ritornavano alle loro occupazioni con completa re-missione del dolore e ripresa della forza di presa, ma con una diminuzione media di 45° nella flessione del polso rispetto al controlaterale (32). Per questo mo-tivo il metodo è stato modificato da Van DenAbbeele

et al. (30), con ancoraggio al semilunare e non al

dorso del radio distale (Fig. 11). Moran et al. (18) hanno esaminato 29 pazienti con un’instabilità cro-nica isolata dello SL: 14 di loro sono stati sottopo-sti ad una capsulodesi e 15 alla tenodesi di Brunelli modificata. Ad una media di 36 mesi (range 24-84) i pazienti sottoposti a capsulodesi dimostravano una flessione media di 44° (range 10-55), una estensione media di 49° (range 15-70) con una diastasi media dello spazio articolare SL di 4.5 mm, mentre il grup-po dei pazienti sottogrup-posti a tenodesi dimostrava una flessione media di 40° (range 10-60) ed una esten-sione media di 43° (range 20-65) con una diastasi SL media di 4.3 mm. Al Mayo Wrist Score modificato il gruppo della capsulodesi evidenziava un caso eccel-lente, cinque buoni, sei medi e uno scarso, mentre il gruppo della tenodesi evidenziava tre eccellenti, tre buoni, sei medi e tre scarsi.

TENODESI 3LT

Garcia et al. (3,31) hanno modificato la tecnica di Brunelli e descritto una nuova tenodesi chiamata 3LT (three ligament tenodesis) (Fig. 12).

TECNICA CHIRURGICA (FIG. 13 A-L)

Si utilizza lo stesso approccio articolare dorsale de-scritto per la capsulodesi. Viene creato un tunnel osseo lungo l’asse longitudinale dello scafoide, da dorsale a volare, entrando al livello del sito di origi-ne dell’inserzioorigi-ne della compoorigi-nente dorsale del le-gamento SL e raggiungendo la tuberosità scafoidea anteriore. Si allestisce quindi un lembo tendineo dal FRC nella seguente maniera: a livello del tubercolo anteriore dello scafoide, si pratica una piccola inci-sione palmare trasversa, si identifica il FRC e lo si isola. Si incide poi la cute alla giunzione muscolo-tendinea e si taglia la componente più ulnare del FRC che rimane attaccata distalmente. Il lembo tendineo a base distale viene fatto passare nella sede dell’in-cisione più distale (tubercolo dello scafoide) e lo si fa passare poi all’interno del tunnel dello scafoide. Si crea quindi una trincea ossea sul margine dorsale del semilunare e viene inserita un’ancora di sutura nel suo interno. Il lembo tendineo è fatto passare poi attorno al legamento radio-piramidale e lo si ribatte su se stesso. Lo scafoide, il semilunare e il capitato sono ridotti in maniera corretta e stabilizzati con due fili di K da 1.4 mm dopo aver tensionato l’innesto tendineo: un filo di K è utilizzato per la SL e l’altro

Figura 11. Tecnica di ricostruzione del legamento

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Revisione critica delle varie possibilità di trattamento delle lesioni del legamento scafolunato

Figura 13. Tecnica di ricostruzione chirurgica del

gamento SL. A) dissociazione SL con assenza di le-gamento omonimo; B) Rx laterale e postero-anteriore che dimostra l’applicazione corretta del filo di K nello scafoide per allestimento passaggio canalare; C) fre-satura per allestimento canale osseo nello scafoide; D) lembo di FRC che fuoriesce dal canale osseo dello scafoide; E) applicazione di ancora di sutura nell’al-loggio osseo del semilunare allestito per l’inserimento del legamento; F) lembo di FRC ribattuto e suturato su se stesso dopo esser stato fatto passare all’interno del legamento radio-piramidale; G) passaggio dei fili di sutura nella capsula a rinforzo finale del complesso ricostruito; H) aspetto Rx del polso sottoposto a rico-struzione del legamento SL con tecnica 3LT; I) risul-tato clinico finale di caso operato con questa tecnica; L) risultato radiografico: nota che in postero-anteriore permane l’apertura dello spazio SL nonostante la ri-costruzione. A D G L B C E H F I

per la SC. La parte distale dell’innesto tendineo è suturato su se stesso e quindi alla capsula.

Garcia-Elias et al. (31) hanno rivisto 38 pazienti trattati con ricostruzione secondo la tecnica 3LT ad un follow-up medio di 46 mesi: 28 pazienti avevano avuto una riduzione del dolore, 8 evidenziavano un leggero dolore durante le attività pesanti e 2 avevano frequente dolore. La media di movimento del polso era 51° in flessione, 52° in estensione, 15° di devia-zione radiale e 28° in deviadevia-zione ulnare. Non si sono riscontrati segni di necrosi ossea. In due pazienti si è avuto un collasso carpale.

La nostra esperienza su 15 casi dimostra una netta riduzione netta del dolore (scala VAS) che passa da 8 (pre-op.) a 1 (post-op.), un incremento della forza di presa da 26 a 33 kg e una riduzione della flesso-estensione del polso di circa il 10%. Tutti i pazienti sono tornati a fare sport e alla loro attività lavorativa. La media del DASH è risultata di 27 e la media del PRWE 18. Le radiografie post-operatorie eviden-ziavano un persistente gap SL, con un incremento dell’angolo SL, sebbene il Watson test fosse nega-tivo.

Bain (/32) ha modificato questa tecnica per rinfor-zare il legamento ICD, che è uno stabilizzatore se-condario del polso, ottenendo cosi una tenodesi di quattro legamenti. Il lembo tendineo del FRC è fatto passare all’interno dello scafoide e stabilizza il le-gamento volare scafo-trapeziale, il lele-gamento SL dorsale il legamento radio piramidale e il legamento ICD (Fig. 14).

La tecnica 3LT è stata ulteriormente modificata sem-pre da Garcia-Elias (Chee et al. (33)) nella forma spirale: ovvero il lembo tendineo del FRC non viene fatto passare attorno al legamento radio-piramidale e

ribattuto su se stesso, ma viene fatto passare all’in-terno del piramidale e ripreso volarmente mediante un’incisione palmare, simile a quella usata per la de-compressione del nervo mediano. Il legamento viene fissato al radio ripercorrendo il decorso dei legamen-ti radio-carpici volari. Questa tecnica è ulegamen-tilizzata quando il complesso carpale, semilunare e pirami-dale, trasla in senso ulnare ma è ancora facilmente riducibile. E non coesistono lesioni cartilaginee. Garcia-Elias nei suoi casi preliminari ha riportato ri-sultati incoraggianti. Non esiste casistica sufficiente per produrre studi statistici.

TECNICA RASL

Herbert et al. (34) hanno descritto un nuovo approc-cio basato sull’osservazione che spesso un fallimen-to di un’artrodesi SL produce dei risultati superiori, da un punto di vista clinico, alla fusione. Questa tecnica innovativa consiste in una riduzione aperta, nella riparazione del legamento residuo e nella pro-tezione della riparazione bloccando la SL con una vite per 12 mesi o più. Lo scopo di questa tecnica è creare una fibrosi intercarpale che sia sufficiente per permettere un pieno carico alle due ossa, usando una vite per controllare la diastasi SL (Fig. 15A,B). Rosenwasser et al. (35) hanno usato questa procedu-ra utilizzando viti Herbert cannulate e recentemente hanno riportato una casistica con eccellenti risultati a lungo termine in 31 pazienti affetti da instabilità cronica statica dello SL e un follow-up medio di 6,4 anni. Il DASH era 17 e la VAS 1,65.

L’utilizzazione di una vite per stabilizzare lo spazio SL non è, comunque, una cosa corretta e la lettera-tura mostra pareri contrastanti. Filan e Herbert (36) raccomandano di rimuovere la vite dopo pochi mesi

Figura 14. Disegno di tecnica di ricostruzione del

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Revisione critica delle varie possibilità di trattamento delle lesioni del legamento scafolunato

a causa degli effetti disastrosi che potrebbe avere la vite lasciata per molto tempo. Cognet et al. (37) hanno pubblicato risultati veramente scarsi e foca-lizzano la loro attenzione sulle conseguenze disa-strose dovute alla ritardata rimozione della vite: in tutti i loro casi il semilunare e la parte prossimale dello scafoide erano distrutti con secondaria grave degenerazione dell’articolazione radio-carpale. La loro conclusione è che questa tecnica non dovrebbe essere usata.

In realtà questa tecnica trova indicazione quando c’è diastasi SL, ma lo scafoide non è ruotato quindi ci troviamo di fronte ad una forma statica riducibile con minima rotazione dello scafoide. Essa, infatti, non domina la rotazione dello scafoide.

TENODESI DINAMICA [T2?]

Una più semplice alternativa a queste procedure è la tenodesi dorsale dinamica che utilizza l’estensore

radiale breve del carpo (ECRB) come descritto da Seradge (38), Brunelli (39) e Peterson (40) (Fig. 16). Quest’ultimo autore utilizza l’estensore radiale lun-go. La tecnica proposta non ricostruisce lo SL, ma limita la flessione dello scafoide trasferendo l’ECRB alla parte distale e dorsale dello scafoide. I risultati dell’esperienza di Seradge sono significativi: la for-za aumenta del 65%, la flesso-estensione del polso aumenta del 9% con una media di deviazione radiale di 6°. La valutazione funzionale con la scala di Gre-en e O’BriGre-en riporta risultati eccellGre-enti nell’85% dei casi e il dolore migliora nel 94% dei pazienti, ed il 93% di questi raccomandano fortemente questa tec-nica. Risultati simili sono riportati dagli altri autori.

Nel documento Chirurgia della Mano (pagine 41-46)