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La formazione del gruppo di operatori per interventi su “Doppia Diagnosi”

Giuseppe Russillo, Franco Lorusso, Massimo Costantino, Maddalena De Matteo

Premessa

Un ambito di intervento di così alta complessità quale quello che si con-figura nella “Doppia Diagnosi”, richiede l’enucleazione di una serie di strumenti scientifici e metodologici indispensabili per affrontare il va-sto ventaglio di criticità connessi con la natura stessa di tale problematica.  Un aspetto cruciale si colloca all’interno del bagaglio di competenze a disposizione o esprimibili dalle professionalità impegnate nella rilevazione, diagnosi e trattamento dell’ampia casistica in questione.  Un secondo non meno importante rilievo va posto sulle motiva-zioni, sull’orientamento al servizio, sulla stessa cultura organizzativa degli operatori. Questi ultimi troppo spesso sono relegati dalle dinamiche che contraddistinguono le modalità di erogazione degli interventi, in ruoli al tempo stesso rigidi e para-dossalmente indefiniti, la cui conformazione non favorisce di certo prospettive di rapida evoluzione professionale.

 Particolare funzione assume, proprio in base ai due punti appena tracciati, il modello formativo, la cui valenza va vista oltre che

all’interno un’ottica di acquisizione di conoscenze e competenze specialistiche, sotto una luce di attivazione di quelle energie, di quegli entusiasmi, di quei contributi “ad alto coefficiente di per-sonalità”, che ogni risorsa professionale, posta in condizioni ottimali è in grado di esprimere.

 In un’ottica complessiva, va poi osservata l’essenziale impostazione integrata che un modello di intervento sulla doppia diagnosi non può che far propria. La sua struttura necessariamen-te multiforme, costituita da una pluralità di soggetti che interagiscono poco ed in maniera frammentata, richiede una or-ganizzazione sistemica, che gradualmente vada ad assumere prin-cipi e prassi strategiche ed operative condivise.

Queste diverse connotazioni specifiche evocano strumenti di intervento mirati e, al tempo stesso, facenti parte di un itinerario coerente di azioni, in cui ciascuna supporti e favorisca il realizzarsi delle altre.

Il Bilancio di Competenze

Il gruppo di operatori partecipanti al progetto “Double Spiral”, di ricer-ca, formazione e sperimentazione di linee di intervento sulla doppia dia-gnosi, realizzato nel periodo 2003 – 2005 è costituito da: coordinatori di comunità terapeutica, medici, psichiatri, psicologi, educatori professio-nali, assistenti sociali, infermieri, personale O.T.A.. Suddivisi in due sottogruppi, nella fase formativa, ma con estese sessioni didattiche “di raccordo”, in plenaria, volte in maniera specifica a favorire l’integrazio-ne, hanno affrontato, in fase propedeutica a quella formativa vera e pro-pria, il Bilancio di Competenze. Si tratta di una metodologia di analisi, confronto e di sviluppo della consapevolezza rispetto alle competenze di cui ciascuno è portatore, sia a livello estrinseco che intirinseco. L’impostazione metodologica del Bilancio di Competenze è mirata all’esplicitazione e condivisione della mappa delle competenze detenu-te dagli operatori impegnati nel sisdetenu-tema di indetenu-tervento, appardetenu-tenenti alle due aree applicative, ovvero: l’ambito delle tossicodipendenze e quello dei disturbi psichici.

multifattoriale e nella definizione delle competenze possedute dai sin-goli operatori. La finalità di base per lo sviluppo professionale indivi-duale è il consolidamento e l’arricchimento del profilo indiviindivi-duale di ciascun operatore, il quale, attraverso un articolato assessment, si rende consapevole dello specifico know how in suo possesso e dell’approccio professionale alle problematiche sia diagnostiche che di prognosi, che in parte già costituiscono il suo bagaglio di conoscenza e di esperienza. In sostanza il Bilancio di Competenze punta a classificare i fattori di professionalità già detenuti dagli operatori e quelli assenti o da poten-ziare attraverso il programma formativo nelle sue diverse fasi.

Le competenze su cui l’intervento di mappatura e bilancio si focalizza possono essere ricondotte a tre classificazioni di base:

1. Competenze intrinseche, ovvero quelle attitudini ad agire, deci-dere, risolvere, recepire, confrontare, analizzare, rappresentare, che ciascun operatore ha maturato attraverso l’esperienza, speri-mentandone l’efficacia nell’attività pratica. Queste particolari at-titudini, maturate nel tempo ed anche a prescindere dal contesto professionale, sono classificate attraverso il riferimento ai “Metaprogrammi” della “Programmazione Neuro Linguistica” (Bandler, Grinder e altri).

I metaprogrammi utilizzati nell’analisi prevista dal progetto “Double Spiral” sono disposti secondo lo schema seguente:

- Attivo/passivo; - Verso/via da;

- Sistema di Gruppo/sistema individuo; - Facilitazione/opposizione; - Sequenze/opzioni; - Obiettivo/processo; - Devo/posso; - Centratura interna/esterna; - Riferimento esterno/interno; - Concreto/ideale (Chunk).

La corrispondenza ai Metaprogrammi delle capacità intrinseche del sog-getto sarà classificata attraverso l’osservazione nei vari frangenti del

Bilancio di Competenze (interviste individuali, dinamiche di gruppo, condivisione del profilo) e correlata ai risultati del test “Big Five”. Que-sto inventario di personalità, in particolare, evidenzia i seguenti 10 sottodimensioni attitudinali, che, in parallelo, ricalcano la struttura dei 10 metaprogrammi sopra tracciati:

- Dinamismo - Dominanza - Cooperatività - Cordialità - Scrupolosità - Perseveranza

- Controllo delle emozioni - Controllo degli impulsi - Apertura culturale - Apertura all’esperienza

2. Competenze specifiche, da ricondurre alle particolari capacità applicative di metodi, strumenti, riferimenti per la diagnosi e la prognosi, come:

- inventari di personalità (MMPI), test proiettivi e rilevatori di patologie psichiche;

- ricostruzioni del vissuto soggettivo, delle relazioni oggettuali, degli episodi traumatici, secondo il “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali” DSM-IV;

- indirizzi terapeutici riconducibili ad una particolare metodologia scientifica di intervento, considerati nella coerenza di fondo che essi assumono nelle attività cliniche e di supporto;

- scale e parametrazioni per la classificazione del grado di disturbo come la “Scala per la Valutazione Globale del Funzionamento” VGF o le varie classi per la parametrazione dei reattivi psicologici; - rimedi terapeutici, farmacologici e strutturali, come repertorio

pro-fessionale riferito a livello applicativo esclusivamente agli psi-chiatri, a livello conoscitivo agli psicologi psicoterapeuti; - collegamenti e relazioni infrastrutturali con erogatori di

interven-to essenziali per costruire il contesinterven-to terapeutico (struttura delle ASL, SERT, Istituzioni di assistenza, centri di riabilitazione,

co-munità terapeutiche, imprese sociali, organizzazioni di pronto in-tervento, istituzioni universitarie, ospedaliere e di ricerca). Il quadro interpretativo del sistema delle competenze specifiche relative ai singoli operatori è comparato nel corso degli incontri formativi personalizzati con i risultati dell’indagine epidemiologica e con la casistica connessa all’analisi comparativa dei pazienti con “doppia diagnosi”. In questo modo si punta a far risaltare determinati fabbisogni formativi correlati alla particolare conformazione dell’assetto epidemiologico terri-toriale, documentato dall’indagine realizzata precedentemente.

3. Competenze sistemiche, ovvero capacità di impostare e consoli-dare ruoli e relazioni organizzative, di comprendere ed interpreta-re l’itinerario di un progetto o di un intervento insieme alle sue fasi critiche, di integrare il proprio agire con quello del gruppo, di comprendere la complessità di un fenomeno sociale, di immede-simarsi nelle situazioni e nei problemi.

L’itinerario ricostruttivo del Bilancio di Competenze si estrinseca attra-verso specifici momenti d’osservazione, quali:

 Ricostruzione autodescrittiva delle competenze intrinseche attra-verso i Metaprogrammi, ovvero delle strategie individuali conso-lidate di azione ed interazione, osservate secondo la P.N.L.;  Analisi delle motivazioni e delle attitudini specifiche e del

per-corso evolutivo di maturazione delle stesse;

 Osservazione delle competenze sistemiche e relazionali in grup-po attraverso un panel di problem solving;

 Quadro descrittivo per ciascun operatore osservato in sede di Bi-lancio di Competenze, da cui formulare un profilo individuale in cui siano posti in rilievo:

- le particolari competenze intrinseche utilizzabili in modo ottimale all’interno del contesto clinico,

in maniera metodologicamente impropria o estemporanea, e per-tanto da sviluppare e potenziare con il percorso formativo. Poiché i ruoli professionali degli operatori coinvolti nel progetto com-prendono, oltre alle differenti funzioni sociosanitarie normalmente espletate all’interno del servizio di appartenenza, funzioni istituzionali che si risolvono nell’organizzazione delle attività professionali espletate dai vari gruppi di lavoro, e comprende aspetti cruciali come la gestione del tempo e dei conflitti interpersonali, questa descrizione è realizzata tenendo conto del ventaglio eterogeneo, per ruolo professionale e background culturale, dei singoli destinatari.

Strumento chiave di osservazione e approfondimento, a questo proposi-to, è la “Scheda Autodescrittiva”, redatta da ciascun partecipante e com-mentata, in apposito setting individuale con i conduttori del Bilancio. Essa tende ad evidenziare peculiari correlazioni tra le competenze e le attività ed il tipo di intervento a cui ogni operatore è chiamato.

SCHEDA AUTODESCRITTIVA DATI ANAGRAFICI: NOME: COGNOME: RESIDENZA: TEL.: DATA ENTE DI APPARTENENZA:

ATTIVITÀ ISTITUZIONALE DELL’ENTE:

ESPERIENZE DI FORMAZIONE

ATTIVITA’ PROFESSIONALI GESTITE PERSONALMENTE

ALTRE FIGURE PROFESSIONALI CHE COMPONGONO IL CENTRO IN CUI OPERA

FIGURE PROFESSIONALI DI RIFERIMENTO IN SITUAZIONI AD ALTA CRITICITA’ (CASI CHE FUORIESCONO DALL’ORDINARIO)

METODOLOGIE, INDIRIZZI E PRASSI DI INTERVENTO, STRUMENTI DIAGNOSTICI E DI TRATTAMENTO ADOTTATI NELL’ESERCIZIO DEL PROPRIO RUOLO

TAPPE E FASI PIU’ IMPORTANTI NEL PROPRIO ITINERARIO PROFESSIONALE

SITUAZIONI DI PARTICOLARE CRITICITA’ INCONTRATE E MODALITA’ ADOT-TATE NELL’AFFRONTARLE

COMPETENZE E STRUMENTI PROFESSIONALI DA ACQUISIRE PER PERFEZIO-NARE LE PROPRIE CAPACITA’ DI INTERVENTO

ATTUALI PUNTI DI FORZA O DA MIGLIORARE NEL SERVIZIO DEL PROPRIO CENTRO O ENTE

FIGURA PROFESSIONALE CHE TUTELA ED ISPIRA LA QUALITA’ DEL SERVI-ZIO NEL PROPRIO ENTE

DESCRIZIONE DEI SISTEMI DI RELAZIONE TRA I DIVERSI SOGGETTI CHE COMPONGONO IL CONTESTO D’INTERVENTO

OVVIAMENTE GLI SPAZI A DISPOSIZIONE DEI PARTECIPANTI, NELLA SCHEDA REA-LE, SONO MOLTO PIÙ ESTESI PER PERMETTERE UNA APERTA RIFLESSIONE.

Come si può notare, la Scheda Autodescrittiva costituisce un esplicito invito a guardarsi nell’organizzazione del centro di appartenenza, a evincere i diversi aspetti del proprio agire e comunicare nelle attività di ogni giorno. La sua maggiore efficacia consiste proproio nel far prende-re atto, a chi la prende-redige e poi la commenta, di prassi, atteggiamenti, moda-lità espressive, spesso al di fuori di una reale consapevolezza professio-nale.

Un articolato report susseguente al commento congiunto della scheda si sofferma sulle condizioni di base, presenti in ciascun soggetto analizza-to, utili ad integrare le proprie competenze con il gruppo di lavoro e con le altre professionalità del contesto clinico di intervento.

La ricostruzione del “vissuto esperienziale” attraverso la scheda aurodescrittiva permette di evidenziare risorse motivazionali, creative, analitiche, schemi mentali e operativi che, magari bloccati e fissati da episodi di “stallo” nell’esercizio del ruolo, possono rappresentare un valido spazio di manovra per l’empowerment individuale e di gruppo. Tutto ciò in linea con il criterio ispiratore del progetto, orientato a interconnettere e rendere sinergici ambiti conoscitivi ed operativi che spesso, di fatto, in determinate situazioni, tendono a divergere.

Ulteriore strumento di osservazione per il Bilancio di Competenze è rappresentato dalla rilevazione in itinere, nel corso dell’esperienza d’aula, dei metaprogrammi e del confronto con i riscontri del test “Big Five Questionnaire”, un inventario messo a punto da G.V. Caprara, C. Barbaranelli e L. Borgogni.

La prima rilevazione è effettuata utilizzando la scheda di seguito de-scritta.