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Le forme dell’accoglienza in Italia

L’accoglienza dei richiedenti di protezione internazionale, disciplinata in Italia dal D. Lgs. 140/05 in attuazione alla Direttiva 2003/9/CE che stabilisce norme minime relative all’accoglienza dei richiedenti asilo negli Stati membri, comporta l’obbligo giuridico per gli Statti membri dell’Unione europea a “garantire loro un livello di vita dignitoso e condizioni di vita

analoghe in tutti gli Statti membri” (par. 7 preambolo)57. Il richiedente asilo

soggiorna legittimamente sul territorio per tutta la durata della procedura di riconoscimento della protezione internazionale e ha diritto di essere accolto secondo quanto stabilito dalle disposizioni. Questo diritto dei richiedenti asilo e questo dovere degli Stati, nel caso specifico quello italiano, sono stati ripetutamente disattesi sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.58

56 http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Triton-e-Mare-Nostrum-le- caratteristiche-delle-due-operazioni-4faa7431-f919-4f18-ab52- d0ed89765e0f.html?refresh_ce 57 La tutela dei richiedenti asilo. Manuale giuridico per l’operatore. UNHCR, ASGI, SPRAR, Ministero dell’Interno, 2012, pp.104-105. Il D. Lgs. 140/05 è un strumento legislativo tuttora in vigore, ma è stato adottato prima dell’introduzione del Decreto qualifiche e del Decreto Procedure, quando il sistema di asilo era diverso da quello attuale. Il D. Lgs. deve essere letto insieme a questi ultimi.

58 OXFAM, ASGI (Associazione studi giuridici per l’immigrazione) e a Buon

Diritto denunciano quanto sta accadendo in merito all’operato degli “hotspots” voluti dall’Unione europea per rafforzare le procedure di identificazione dei migranti in arrivo. In particolare, il Centro di Primo Soccorso e Accoglienza (CPSA) di Pozzallo che si trova a Ragusa, avviene la privazione della libertà personale dei migranti sbarcati, a cui viene impedito di uscire dal Centro di Accoglienza. I migranti non vengono informati del loro diritto di chiedere la protezione internazionale, diritto previsto dalla normativa per chi arriva sulle coste, facendogli una domanda a tranello appena sbarcati i motivi per cui si trovano in Italia, e se per caso danno la riposta sbagliata (per motivi di lavoro o studio) gli viene negato il diritto di

Dal punto di vista qualitativo notiamo che c’è uno scarso rispetto degli standard minimi previsti dalla legge, dal punto di vista quantitativo invece vediamo che il numero di posti messi a disposizione spesso sono inferiori alle reali necessità.

Il principio fondamentale che regola l’accesso del richiedente asilo e dei suoi familiari alle misure di accoglienza è che lo stesso sia “privo di mezzi

sufficienti a garantire una qualità di vita adeguata per la salute e per il sostentamento proprio e dei propri familiari”.59 La valutazione

sull’insufficienza dei mezzi di sussistenza è operata dalla Prefettura60

secondo le istruzioni fornite dalla Circolare del Ministero dell’Interno.61 Un

ulteriore condizione per l’accesso all’accoglienza è la presentazione della domanda di asilo entro otto giorni dall’ingresso sul territorio nazionale, salvo cause di forza maggiore. Se il richiedente era già regolarmente soggiornante sul territorio ad altro titolo, i nove giorni decorrono dal verificarsi degli eventi che determinano il rischio di persecuzione o danno grave.62

L’accoglienza ha inizio dal momento della presentazione della domanda di asilo ma la Prefettura può comunque disporre interventi assistenziali precedenti e l’art.9 co. 4 del D. Lgs. n. 142/15 prevede che, il prefetto, sentito il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno, invii il richiedente nei centri governativi di prima accoglienza.

Il sistema di accoglienza italiano nel corso degli anni è stato gestito nel contesto di quella che può essere descritta come un’emergenza permanente e

chiedere la protezione internazionale. http://www.asgi.it/allontamento- espulsione/oxfam-asgi-a-buon-diritto-hotspots-gravi-violazioni-diritti- migranti/ 59 Art. 5, co. 2 D. Lgs. 140/05. 60 Id., art. 3, co. 3. 61 Circolare n. 400/C/2005/1170/P/15.1.12. http://www.asgi.it/banca- dati/circolare-del-ministero-dellinterno-del-22-ottobre-2005/ 62 Art. 5, co. 4 D. Lgs. 140/05.

questo ha influenzato la modalità in cui si è di costruito a livello istituzionale un modello di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati. In sede di Conferenza Unificata (Governo, Regioni ed Enti Locali), tenuta il 10 luglio 2014,63 per fronteggiare il flusso straordinario di migranti forzati (adulti,

famiglie, e minori stranieri non accompagnati), si propone un Piano Operativo Nazionale che si articola in tre fasi. La prima fase consiste nella creazione di Centri di primo soccorso e assistenza nelle Regioni di sbarco o limitrofe; la seconda invece in prima accoglienza e qualificazione (Centri Hub Regionali e/o Interregionali) e la terza consiste in seconda accoglienza e integrazione (cioè nello SPRAR). Si afferma che lo SPRAR è perno del sistema di accoglienza di secondo livello sia per gli adulti sia per i minori stranieri non accompagnati, prevedendo il suo ampliamento attraverso una selezione dei i progetti di accoglienza validi messi in atto dalle Prefetture.

L’obiettivo della Conferenza Unificata è quello di organizzare il sistema di accoglienza in grado di rispondere in maniera dignitosa e rapida all’arrivo dei migranti, e quello di essere tempestivo nella risposta e creare in qualche modo un sistema ordinario di accoglienza.

Il Ministero dell’Interno a partire da gennaio 2014 attraverso il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione ha emesso numerose circolari a disciplinare le modalità di gestione in rapporto al crescente afflusso di cittadini stranieri. Nello specifico è stato predisposto un Piano nazionale di distribuzioni dei migranti attraverso le Prefetture, prevedendo la loro accoglienza all’interno di strutture individuate attraverso apposite Convenzioni. Così, su tutto il territorio nazionale, sono nate i Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS), via via più numerosi con l’ampliarsi del piano nazionale di accoglienza.

63http://www.integrazionemigranti.gov.it/Attualita/News/Pagine/Piano-

Il sistema di accoglienza64 per i richiedenti asilo e titolari di protezione

internazionale, comunque, continua a essere frammentato. Alla fine di ottobre 2015 comprende: 4 Centri di primo soccorso e accoglienza (CPSA); 7 Centri di identificazione e espulsione (CIE); 13 Centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) e Centri di accoglienza (CDA); 3.090 strutture di accoglienza temporanea (CAS) e 430 progetti della rete SPRAR che dà accoglienza a 21.814 persone, senza considerare i finanziamenti straordinari per accoglienza. In ragione delle differenti funzioni, questi hanno modelli organizzativi, voci di costo e tempi di permanenza diversi. A ottobre 2015 sul totale degli immigrati presenti nei centri di accoglienza, il 72%, cioè 70.918 è sistemato nelle strutture temporanee (strutture ricettive pubbliche o private), il 21% nei centri SPRAR e il 7% risiede presso i centri governativi.

Tabella 3 - Strutture di accoglienza – Presenze/posti al 10 ottobre 2015.

Fonte: Ministero dell’Interno65

Nonostante i tentativi di rendere il sistema di accoglienza maggiormente consolidato e rispondente alle esigenze dei migranti forzati che giungono in Italia, esso negli anni si è dimostrato inadatto e insufficiente; permangono forti asimmetrie nei vari livelli di accoglienza (tra un CARA e un CAS o uno SPRAR). In ogni caso, il consolidamento dello SPRAR e dei progetti diffusi al

64 Rapporto sull’accoglienza dei migranti e rifugiati in Italia. (Ministero dell’Interno), op.cit., p.28-31.

65 Rapporto sull’accoglienza dei migranti e rifugiati in Italia. (Ministero dell’Interno), op. cit, p. 28.

livello territoriale, con il coinvolgimento degli enti locali e del terzo settore, non deve far intendere che il sistema di accoglienza italiano si configuri come unitario e coerente, sia per quanto riguarda le sue politiche che per quanto riguarda la filosofia e la politica sottese. 1.6 Distribuzioni territoriali dei migranti Nella Conferenza Unificata del 10 luglio 2014 si afferma che, nel caso in cui la capienza del sistema SPRAR risulti insufficente o non immediatamente fruibile, appre necessario programmare la distribuzione dei migranti giunti sulle coste italiane, secondo contigenti progressivi di 10.000 unità, ed in relazione alle esigenze di accoglienza, secondo i seguenti criteri di rapartizione regionale:

1. percentuale della quota di accesso al fondo nazionale per le politiche sociali;

2. esclusione dei Comuni colpiti dai terremoti che rientrano nel cratere sismico e sia dei Comuni interessati da sopravvenute situazioni di emergenza;

3. quote alla effettiva permanenza sui territori e non alle assegnazioni iniziali.

I migranti saranno distribuiti in maniera equilibrata tenendo conto della popolazione, del PIL e del numero dei migranti già ospitati da ciascuna regione.

Rispetto agli anni precedenti in Italia c’è una maggior distribuzione dei migranti sul territorio nazionale che via via ha interessato quasi tutte le regioni italiane, anche se con percentuali molto diverse tra loro. Alla fine del 2013 la regione con più richiedenti asilo o titolari di protezione internazionale era la Sicilia, circa il 42%; negli anni questa percentuale è

andata diminuendo. Alla fine del 2014 era il 22%, e ad ottobre 2015 il valore è del 13%. La Toscana attualmente accoglie il 7%, questo dato nel 2014 era del 4% e nel 2013 solo del 1%. Questo dimostra che c’è stata una maggior redistribuzione sul territorio nazionale.

Figura 3 distribuzioni dei migranti per regione al 31/12/2013 (tot 22.118 presenze).

Figura 4 distribuzioni dei migranti per regione al 31/12/2014 (tot 66.066 presenze).

Figura 5 distribuzioni dei migranti per regione al 10/10/2015 (tot 98.632 presenze). Fonte: Ministero dell’interno66

Anzi proprio la regione Toscana vanta sul suo territorio “il modello di accoglienza diffusa”67, distribuita in piccoli gruppi sul gran parte del

territorio regionale. Il modello dell’acoglienza diffusa nasce nel 2011 con l’emergenza Nord Africa, dopo avere consultato gli Enti Locali e contando la collaborazone con il terzo settore e il volontariato. L’obiettivo della Regione è quello di evitare grandi concentrazioni e tendopoli (intenzione del Governo invece era quello di crearli), realizzando un accoglienza decentrata. Il sistema prevede un profugo ogni seicento abitanti, perché da una parte si vuole fare un accoglienza dignitosa e dall’altra invece, si vuole favorire il processo d’integrazione delle persone sul terriotrio. Fino ad ora sono state utilizzate case o appartamenti sfitti, locali di associazioni o alberghi vuoti. In totale le

66 Rapporto sull’accoglienza dei migranti e rifugiati in Italia. (Ministero

dell’Interno), op. cit, pp. 29-30.

67W. Fortini, Rifugiati: in Toscana l’accoglienza è diffusa

strutture attive a settembere 2015 sono 390 e sono coinvolte un centinaio di di cooperative e associazioni a gestire l’accoglienza.

La rete dello SPRAR a giugno del 2015 ha accolto il 25% dei 78 mila richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale,68 rispetto al 2012

(7.823 posti). Nel 2014 sono stati accolti 21.660 beneficiari ordinari, 272 nei progetti per i disabili e disagio mentale e 1.142 in quello per minori stranieri non accompagnati, per un totale di 23.074 accolti. Di questi 23.074, 113 beneficiari sono transitati in più progetti SPRAR di categorie e tipologie differenti, di conseguenza, il numero effettivo degli accolti è 22.961.69 Come

ben sappiamo lo SPRAR ha un numero di posti limitati e spesso la permanenza dei beneficiari viene prolungata nel tempo. Uno dei principali motivi è che le persone che entrano nello SPRAR nella maggior parte dei casi sono ancora in fase di richiesta asilo, quindi persone che non hanno ancora avuto audizione dalla Commissione territoriale e i sei mesi indicati nelle linee guida non sono sufficienti per avviare il percorso di autonomia prefissato. Un’altra causa che influisce è il ricorso che viene fatto dopo il diniego; per tutto il periodo del ricorso, il richiedente asilo ha diritto a permanere nella struttura della rete SPRAR. Inutile sottolineare che questa dilatazione dei tempi ostacola l’inserimento dei nuovi arrivi che fanno richiesta della protezione internazionale in Italia. Ci si augura che lo SPRAR in futuro diventi il modello di accoglienza ordinario in tutte le Regioni. 68 Dossier statistico immigrazione 2015, op. cit. 69 Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2015, op. cit., p.106.

Capitolo 2 Il progetto SPRAR