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Foscarini, Griselini e Manucci: il restauro della Sala dello Scudo di Palazzo Ducale e le immagini dell'Asia (1760-1763).

Risulta ora necessario spostare l'attenzione dagli sconvolgimenti politici e artistici del Settecento indiano al contesto europeo e in particolare alla Venezia dell'Illuminismo. Questo consente di approfondire alcuni aspetti riguardanti la committenza e la rappresentazione dell'India in relazione agli spazi del potere veneziano e all'influenza dell'opera di Manucci nella lunga durata. Si cercherà così di mettere in luce un quadro più completo e globale dei rapporti tra artisti, committenti, eventi politici e percezione dell'esotico durante una fase cruciale della storia della Repubblica.

Nella seconda metà del XVIII secolo una serie di eventi di grande importanza videro impegnati uomini di cultura e gestori della cosa pubblica nella rappresentazione artistica degli spazi del potere. Una rappresentazione caratterizzata da un marcato interesse per la descrizione geografica del mondo. Quest'operazione culturale ebbe il suo epicentro simbolico in Palazzo Ducale, luogo emblematico e sede del potere centrale della Repubblica. Venne compiuta nel corso di pochi ma intensi anni (1760-63) per iniziativa di due personaggi illustri che stabilirono un proficuo confronto tra le loro originali idee. Queste ci appaiono oggi come lo specchio di un'epoca straordinaria e particolarmente “connessa” nelle relazioni tra Europa e India. Un'epoca che guardava al passato e ai trascorsi veneziani nel Subcontinente con nostalgia e ammirazione.

Nella seconda metà del XVIII secolo Venezia non era certamente all'apice della propria influenza politica, economica e strategica come lo era stata nei secoli precedenti. Di questo erano consapevoli i vertici di governo della Serenissima, i quali però erano particolarmente aggiornati sugli eventi storici a loro contemporanei.

Un episodio della committenza veneziana relativo alla conoscenza geografica dell'Asia permise una riflessione sul ruolo di Venezia e del suo

destino storico in relazione al potere politico. Permetterebbe inoltre una migliore comprensione della committenza di Manucci in India attraverso il ritorno e la ricezione della sua opera a Venezia.

In questo senso l'analisi del restauro della Sala dello Scudo in Palazzo Ducale assume un particolare significato. Fu un'impresa realizzata dal doge Marco Foscarini e dal geografo Francesco Griselini con attenzione al contesto storico internazionale e all'Asia nel periodo segnato dalla Guerra dei Sette Anni, il primo vero conflitto europeo su scala globale438.

In questo contesto gli “echi” della committenza artistica europea in India ritornarono a Venezia e vennero fatti propri da un'élite di governo e dalle sue istituzioni. Vediamo qui di seguito come.

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Durante il “Secolo dei Lumi” gli intellettuali veneti avevano cercato più volte di riflettere sui cambiamenti e sulle possibili strade da percorrere per risolvere alcune questioni di cruciale importanza. Salvare la Repubblica dalla stagnazione e dal declino divenne il leitmotiv dei dibattiti politici in quegli anni, con rilevanti ricadute culturali.

L'ampio e complesso dibattito sulla decadenza di Venezia nell'ambito del commercio internazionale, negli affari domestici ed esteri, fino agli eventi del 1797, per alcuni studiosi rimane ancora oggi aperto 439 . Certamente il ruolo di Venezia nel Mediterraneo orientale e in Asia era profondamente cambiato, anche se la Repubblica per alcuni versi “resisteva” nei suoi commerci440. Come ha sottolineato Marino Zorzi, è cosa notevole che persino nel 1796, a un anno dalla caduta della Repubblica, l'ultimo console di Aleppo in Siria fornisse notizie sull'arrivo dell'ultima muda

438 VITTORIO VIDOTTO e RENATA AGO, Storia Moderna, Roma, Laterza, 2004, cit. p. 191.

439 Cfr. MARINO ZORZI, I Francesi in Italia e la Fine dello Stato Veneto, in Atti del Convegno di Nozza di Vestone 10 maggio 1997, Brescia, 1997.

440 Cfr. LUCIANO PEZZOLO, The Venetian Economy, in A Companion to Venetian History 1400-1797, a cura

di Eric Dursteler, Leiden - Boston, Brill, 2013, pp. 255-289. Quest'opera aggiornata contiene una vastissima bibliografia specialistica sulle questioni storico-economiche globali di Venezia nel periodo preso in considerazione.

veneziana: una carovana che proveniva dalla Persia carica di merci indiane441.

Ma se si tralasciano gli aspetti concernenti il ristagno economico e i «declini relativi» 442 , questioni storico-economiche complesse (che richiederebbero qui una troppo ampia e forse fuorviante trattazione), si può affermare che a Venezia nel XVIII secolo non vi fu crisi nell'ambito della cultura e delle arti. L”Illuminismo veneto” vantò alcuni illustri esponenti che erano in contatto con gli ambienti culturali più avanzati nell'Europa del tempo443.

Dopo questa premessa è bene procedere con ordine e analizzare i personaggi che contribuirono a questi sviluppi.

Marco Foscarini era un membro illustre dell'aristocrazia senatoria veneta444. Egli rappresentò per molti versi un'eccezione a differenza di molti suoi predecessori445.Fu un raffinato statista. Fu inoltre un uomo di cultura estesa a tutte le “forme” dell'Illuminismo: dalla politica alla geografia, allo studio della natura e dell'uomo, alla letteratura. La sua conoscenza spaziava dai manoscritti dei viaggiatori veneziani alle Indie orientali ai processi chimici più oscuri, come l'ossidazione del corallo rosso tropicale, tema con

441 Cfr. MARINO ZORZI, Venezia e i Paesi Lungo la Via della Seta nelle Raccolte della Biblioteca Marciana, in Le Vie della Seta e Venezia, a cura di Giovanni Curatola e Maria Teresa Rubin de Cervin, Roma, Leonardo

De Luca, 1990, p. 69.

442Questa definizione è stata utilizzata da MASSIMO COSTANTINI, Commercio e Marina, Il Mediterraneo all'inizio del XVIII secolo, in Storia di Venezia. Dalle Origini alla Caduta della Serenissima, a cura di

Pietro Del Negro e Paolo Preto, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, 1998, Vol. VIII, p. 555.

443 Quali opere fondamentali di riferimento sul tema, cfr: PAOLO PRETO, L'Illuminismo Veneto, in Storia della Cultura Veneta 5/1 - Il Settecento-, Vicenza, Neri Pozza, 1985, pp. 1-45. Cfr. inoltre: FRANCO

VENTURI Settecento Riformatore. L'Italia dei Lumi, II, La Repubblica di Venezia (1761-1797), Torino, Giulio Einaudi Editore, 1990.

444 Per la biografia di Marco Foscarini cfr: PIETRO DEL NEGRO, Marco Foscarini, Dizionario Biografico degli

Italiani, Vol. 49, 1997, pp. 390-395 che è anche consultabile online alla stessa dicitura sul sito della Treccani al seguente link: http://www.treccani.it/enciclopedia/marco-foscarini_(Dizionario-Biografico). Sulla sterminata produzione letteraria del Foscarini si veda la bibliografia contenuta in: MARCO FOSCARINI,

Necessità della Storia e della perfezione della Repubblica Veneziana, a cura di Luisa Ricaldone, Milano,

Franco Angeli Editore, 1983, pp. 67-82. Seguendo la sintesi bibliografica di Luisa Ricaldone si comprende che esiste un vasto corpus di manoscritti del Foscarini alla Hofbibliothek di Vienna. All'interno di questa raccolta vi è un'ampia sezione di codici riguardanti i viaggiatori veneziani, cfr. pp. 72-73. Come ha riportato Francis Haskell, questo è dovuto al fatto che l'intera biblioteca del Foscarini venne venduta durante il periodo austriaco al seguito del tracollo economico della famiglia veneziana e si trova ora a Vienna, a tal proposito cfr: FRANCIS HASKELL, Mecenati e Pittori. Studio sui Rapporti tra Arte e Società

Italiana nell'Età Barocca, 1960 tr.it. Firenze, Sansoni, 1985, p. 397.

445 Come ha ricordato Andrea Da Mosto in un aneddoto interessante su Foscarini ma nell'epoca di Manin

doge: «già quando [Manin] era salito sul trono, molto inquieta era la situazione interna della Repubblica per il sorgere delle nuove idee e per i dissensi sorti nello stesso patriziato e faceva prevedere tempi peggiori, che il Doge Marco Foscarini aveva preconizzato con le fatidiche parole: 'questo secolo dovrà essere terribile ai nostri figli e nipoti'». Cfr. ANDREA DA MOSTO, I Dogi di Venezia nella Vita Pubblica e

cui intratteneva i visitatori stranieri in interminabili conversazioni446. Se eccelleva nell'erudizione accademica poteva anche primeggiare nelle accese dispute politiche tra i gruppi riformisti e quelli conservatori. Era quindi un personaggio politico particolarmente dotato e complesso.

Come Francis Haskell ha sottolineato, la casata dei Foscarini era all'epoca la più facoltosa della Serenissima447. I Foscarini risiedevano nel loro palazzo dei Carmini e vantavano tra i loro membri mecenati e collezionisti di opere d'arte. Secondo lo studioso inglese la vera passione del futuro doge - chiave di lettura per comprendere il personaggio - era l'erudizione. In controtendenza rispetto agli altri patrizi veneti che in quegli anni abbellivano con affreschi le proprie ville di campagna, Foscarini collezionava libri rari e manoscritti, formando una magnifica biblioteca privata, oggi custodita all'Hofbibliotek di Vienna448.

Questo doge illuminato seppe mettere la conoscenza al servizio della politica. Come ha scritto Franco Venturi, egli riuscì a scalare i vertici del potere repubblicano, «come storiografo, come membro sempre più influente del Maggior Consiglio e finalmente, il 31 maggio 1762, come doge»449.

Il suo contributo culturale più importante per la cultura veneziana, per quanto riguarda lo studio dei viaggiatori in Asia nella prima età moderna, venne condensato in un'unica opera: Della Letteratura Veneziana. Il capolavoro storico-letterario di Foscarini, edito per la prima volta a Venezia nel 1752, rimasto incompiuto dopo la sua morte nel 1763, include una sezione sui viaggiatori veneti nell'età compresa fra il Medioevo e il finire del XVII secolo450.

Come è stato sottolineato da Piero Del Negro, ricollegandosi alle ricerche di Franco Venturi, Della Letteratura Veneziana contiene un pilastro

446 Per quanto riguarda le riforme economiche proposte da Foscarini negli anni precedenti al dogado vi

era anche quella di incentivare la lavorazione del corallo proveniente dall'Oceano Indiano. Cfr. FOSCARINI, Necessità della Storia... cit. p. 60. Sul commercio settecentesco del corallo dall'Oceano Indiano al

Mediterraneo con focus su Livorno in particolare, ma anche Venezia, cfr: FRANCESCA TRIVELLATO, The Familiarity of Strangers. The Sephardic Diaspora, Livorno, and Cross-Cultural Trade in the Early Modern Period, Yale, Yale University Press, 2009, pp. 224-232.

447 Cfr. HASKELL, Mecenati e Pittori... pp. 396-397 448 Cfr. Ivi., p. 397. Vedi nota n° 5, p. 397. 449 Cfr. ibidem

450 VENTURI, Settecento Riformatore.... cit. p. 3. Per l'opera di Foscarini cfr. MARCO FOSCARINI, Della Letteratura veneziana, Libri Otto di Marco Foscarini...Volume primo, Padova, Stamperia del Seminario,

fondativo su cui l'intera opera poggia, ovvero «una visione più libera della ricerca storica come elemento indispensabile per affermare il diritto delle nazioni alla propria esistenza»451.

Figg. 1 e 2. A sinistra: ritratto del doge Marco Foscarini (1696-1763), Della Letteratura Veneziana, Venezia, 1854.

A destra: ritratto del geografo Francesco Griselini (1717-1787), situato sulla facciata del teatro Jacquard di Schio.

Come evidenziato da Gianfranco Torcellan, i migliori eruditi dell'epoca di Foscarini, tra i quali Apostolo Zeno e Gasparo Gozzi, contribuirono alla realizzazione dell'opera che aveva la virtù di «saldare strettamente l'erudizione alla politica, sulla scia di una tradizione rinascimentale che insisteva sui legami delle lettere coll'amministrazione dello stato»452. Quella tradizione aveva radici molto antiche che si riallacciavano a quella cinquecentesca di Giovanni Battista Ramusio e Giacomo Gastaldi e di altri celebri viaggiatori veneziani nelle Indie orientali.

Tra il 1760 e il 1762 Foscarini ricoprì la carica di senatore, procuratore di San Marco e successivamente quella di doge, carica che mantene fino alla sua morte prematura nel marzo del 1763. Nell'ambito dei dibattiti storiografici sulla sua figura, emerge un ritratto di Foscarini più complesso: una figura in realtà poco aperta ai nuovi moti illuministi e poco

451 Cfr. DEL NEGRO, Marco Foscarini..., cit. pp. 390-395.

452 Cfr. PIERO DEL NEGRO e PAOLO PRETO, Storia di Venezia, Vol. VIII, - L'ultima Fase della Serenissima,

Roma, Treccani, 1998, p. 49. Tale opera è consultabile anche online con la medesima dicitura al seguente link: http://www.treccani.it/enciclopedia/l-ultima-fase-della-serenissima-introduzione_(Storia- di-Venezia).

incline alle riforme che sembravano indispensabili a salvare la Serenissima dall'opprimente immobilismo settecentesco453. «Lassar le cose come le sta», mantenendo però come finalità la salvezza della nazione, «l'autorità de la razon, de la storia e de le leggi»: questo potrebbe essere la sintesi del pensiero politico di Foscarini nei tormentati anni della “correzione” del 1761- 62, nei quali si assistette a uno scontro generazionale tra “anziani” e “giovani” in una battaglia ideologica tra conservatorismo e riformismo454.

Anche nella politica estera si era scelto di non osare e la neutralità nei conflitti internazionali rimaneva per la Repubblica veneta l'unica strada da percorrere. L'analisi storica che Foscarini aveva fatto delle glorie della cultura veneziana venne però elevata a riflessione di grande importanza sul comportamente da mantenere dinnanzi a un'epoca di profondi scoinvolgimenti politici a livello globale455.

In quel momento storico la Guerra dei Sette Anni (1756-1763) veniva combattuta dalle due principali potenze europee, la Francia e l'Inghilterra. Lo scenario bellico coinvolgeva i quattro continenti e riguardava soprattutto l'India, come abbiamo visto nel capitolo precedente. Nel contesto della percezione veneziana della Guerra dei Sette Anni, si cerca qui di analizzare la figura di Foscarini anche per quanto riguarda il contesto indiano.

Da patrizio conservatore per tradizione e mentalità il doge fu anche uno statista che trovava la propria profonda vocazione nella storia e nella rappresentazione della stessa. Si può dunque pensare che l'unica vera riforma realizzata da Foscarini sia stata tramandata come un testamento volto a sottolineare l'importanza del passato per una classe politica in declino.

Sembra quindi interessante interpretare in questa prospettiva il restauro della Sala dello Scudo di Palazzo Ducale, della quale Foscarini stesso commissionò il lavoro a uno dei più importanti intellettuali veneti del

453 Cfr. DEL NEGRO, Marco Foscarini... cit. pp. 390-395.

454 Cfr. DEL NEGRO ePRETO, Storia di Venezia, Vol. VIII... cit. pp. 49-50. Per il discorso di Foscarini al

Maggior Consiglio della correzione del '61-'62: Biblioteca del Museo Correr, Parlata Fatta in Maggior

Consiglio dal Procuratore Marco Foscarini nella Correzione dell'Anno 1761-1762, Ms. Cicogna 1106, n°

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